domenica 9 gennaio 2011

L'eresia nascosta nelle ambiguità


San Domenico schiaccia l'eretico:
notare il testo dei "mamotreti"
che contiene tanti serpenti
Per essere formalmente eretici basta deviare esplicitamente dalla Verità rivelata. Per esempio, è eretico chi nega che con la Consacrazione il pane e vino diventano Corpo e Sangue di Nostro Signore.

Piccolo quiz: come si fa a nascondere la propria eresia scansando le meritate condanne? Risposta: con l'ambiguità.

Storicamente nessun eretico ha mai ammesso di essere eretico. Ogni eretico si è presentato come uno che in qualche modo ha capito più e meglio degli altri, addirittura meglio della Tradizione e del Magistero, vantando la propria interpretazione come se fosse stata dettata dallo Spirito.

Ma mentre il normale cattolico non fa altro che rinviare all'insegnamento della Chiesa (a partire dallo stesso Apostolo Paolo: «se anche un angelo disceso dal cielo vi insegnasse qualcosa di diverso, sia anatema!»), l'eretico non riesce a non mettere al primo posto la propria idea: "sì, i cristiani della domenica dicono così, ma noi sappiamo invece che..."

Il tipico neocatecumenale dirà che il Sommo Catechista Kiko non insegna contro la Transustanziazione; sembra non abbia mai parlato di Transignificazione=presenza simbolica, ma se anche non ha usato il termine specifico, di fatto il comportamento con le specie del pane durante la celebrazione e il doppio Tabernacolo che conferisce pari dignità alla Parola, dicono il contrario . Dirà anche che non insegna contro la Presenza Reale (non lo faceva nemmeno Lutero). Dirà anche che non insegna contro le verità di fede. Di fronte ad un tribunale di uomini queste cose sono "vere", poiché Kiko non nega pubblicamente e chiaramente che la Consacrazione fa diventare Corpo e Sangue quel pane e vino.

Ma attenzione: non è vero soltanto ciò che è dimostrabile come tale nei tribunali.

È il metodo catechetico di Kiko ad essere diverso, adattato esattamente a questa necessità: parlare senza dire, affermare senza dichiarare. Il motivo per cui è difficile il dialogo con i neocatecumenali è soprattutto questo: Kiko non attacca direttamente le verità di fede, non le nega a chiare lettere e non utilizza i termini teologici esatti per riferirsi a loro. Al contrario, agisce come se fossero già negate: Kiko insegna attraverso la prassi.

Kiko non ha dato e non darà mai l'esatto nome teologico che identifica ciò che il Cammino fa già. Probabilmente non si sentirà mai parlare di transfinalizzazione dai cosiddetti "catechisti", che magari si sperticano pure a ribadire di credere alla Presenza Reale (anche Lutero ci credeva). Il problema è nella prassi: è da quel che fanno Kiko e i suoi seguaci che si capisce che c'è un serio problema teologico, dottrinale, liturgico. Dopotutto lex orandi, lex credendi: tra ciò che uno crede e ciò che celebra c'è un legame evidente. La prassi liturgica neocatecumenale parla chiaro, mostra gesti e stile che non sono della liturgia cattolica e attingono abusivamente e frequentemente dall'ebraismo.

Osserviamo inoltre che la catechesi neocatecumenale non parla direttamente di ciò che quella prassi veicola, anzi sovente la terminologia ricalca il linguaggio cattolico per riempirlo con i contenuti di Kiko.

Kiko non parla direttamente della transfinalizzazione, ma catechizza sulla Pasqua di Cristo (intesa ambiguamente) che come il Carro di Elia passa per portare l'assemblea alla Gloria e all'allegria. Non impone di credere nella transfinalizzazione ma impone di usare la focaccia azzima come pane eucaristico, che viene consumata tutta, come se al termine della celebrazione fosse di nuovo ridiventata pane. Kiko non afferma direttamente la transfinalizzazione ma ogni suppellettile sacra nelle "aule liturgiche" neocatecumenali è "mobile" e "funzionale" alla sola celebrazione. Compreso il fonte battesimale, che viene svuotato dell'acqua benedetta completamente alla fine dei Battesimi. Senza contare che l'adorazione silenziosa e in ginocchio (almeno prima della Comunione) è materialmente impossibile ai neocatecumenali...

Kiko non parla apertamente contro la Tradizione e contro il Concilio di Trento (trannne alcune esplicite bordate allo spirito Tridentino) ma "catechizza" sulla paganizzazione della Chiesa del Medio Evo e sulla "storia della salvezza" con un salto di sedici secoli, come se la Chiesa fosse stata nel buio dal 313 al 1962 (da Costantino all'apertura del Concilio Vaticano II). Kiko non catechizza contro la devozione ai Santi e alla venerazione delle Icone della tradizione cattolica, ma catechizza ambiguamente contro il "devozionismo" e contro la "paganizzazione". Risultato? Nelle chiese costruite da lui non c'è posto per le devozioni dei Santi nè l'iperdulia alle immagini della Vergine Santissima, così come il rosario non è veramente incoraggiato, ma inserito di striscio dopo la Tappa di Loreto in concomitanza con la devozione al S. Rosario di Giovanni Paolo II. E risulta che persino il rosario della comunità ha le sue peculiarità che lo differenziano...

Di fronte a tanta ambiguità, si può comprendere quanto sia scarso il valore di certi gesti propagandistici (come ad esempio l'erigere una "cappella dell'adorazione", più brutta di un garage, e geograficamente lontanissima dai neocatecumenali) e della grottesca coerenza di altri gesti (come il porre un conopeo nero sul tabernacolo, una croce rovesciata alle spalle del Papa, con la scusa - addotta quando l'abbiamo stigmatizzata - che simboleggia la crocifissione di Pietro e tuttavia con l'innegabile consapevolezza che si tratta di un simbolo comunemente usato in altri ambiti chiamiamoli così oscuri... etc).

È grazie all'ambiguità che le sensibilità dei singoli neocatecumenali in qualche modo riescono ad auto-giustificarsi e a pensare che Kiko sarebbe stato frainteso dai suoi "nemici".

Per concludere, osserviamo Kiko mentre riesce a parlare dell'Eucarestia trascurandone i significati originali e assegnandovi invece significati diversi e stranissimi rispetto alla tradizione liturgica cattolica:

«Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa. Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando parlano della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – continua Kiko spiegando i motivi dell’importanza della Comunione sotto la specie del vino – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino. Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati».

Ciò che più colpisce nelle versioni attuali di quel che resta dei siti e blog neocatecumenali è la crescente opera di mimetizzazione, nel senso che vengono sempre più veicolati contenuti cattolici come se fossero propri del cammino; il che, chi lo conosce dall'interno e lo ha abbandonato di recente, sa quanto essi non abbiano alcun diritto di cittadinanza e non corrispondano, come già sottolineato, alla prassi effettiva... Significativamente non vengono mai citati gli Orientamenti, a causa del segreto; il che sarà un problema, qualora dovessero davvero essere approvati per un duplice motivo:
  • per la mole dei testi: si parla di oltre 3000 pagine; chi si prenderà la briga di leggerle tutte?
  • per la blindatura all'esterno che caratterizza il cammino, che non consentirà a nessuno di verificare se i testi eventualmente resi pubblici corrispondono a predicazione e prassi effettive
Riesce dunque difficile pensare che molte persone semplici possano verificarne la corrispondenza dall'interno, anche perché all'interno è molto accentuata l'autorità dei catechisti e resa molto penetrante la Tradizione orale dal clima creato e dallo stile di comunicazione martellante e coinvolgente, che enfatizza ed assolutizza il "fare" il cammino, rispetto allo studio ed all'approfondimento di testi, un "fare" che non può prescindere dalle prassi utilizzate da sempre, pena lo snaturamento del cammino stesso...

Ipsa conteret...

Riprendo da "Una Fides", come intervallo di sosta (non per gli interventi) in questa domenica

"Quando il veleno ariano ebbe contaminato non una piccola regione ma il mondo intero, quasi tutti i vescovi latini cedettero all'eresia, alcuni costretti con la violenza, altri sedotti con la frode. Una specie di nebbia offuscò allora le menti, per cui non era possibile distinguere la via da seguire. Per essere al riparo da questa peste contagiosa il vero e fedele discepolo di Cristo dovette preferire l'antica fede a queste false novità" (San Vincenzo da Lerino, Commonitorium).

“È possibile che i nostri nemici debbano dispiegare tanta attività, fino ad avere la superiorità, mentre noi restiamo senza far niente, tutt’al più applicati a pregare, senza metterci all’opera? Non abbiamo forse delle armi più potenti, la protezione del Cielo della Vergine Immacolata? L´Immacolata, vittoriosa e trionfatrice su tutte le eresie, non cederà il posto al nemico che rialza la testa, se troverà dei servitori fedeli e docili ai suoi ordini: riporterà nuove vittorie più grandi di tutto quello che si può immaginare" (San Massimiliano Kolbe)

sabato 8 gennaio 2011

Il Cammino è nato chiedendo soldi

Alle origini del Cammino Neocatecumenale, il primo gesto fondamentale è chiedere soldi. Cito dal discorso della Carmen "Adidas" Hernàndez del 28 giugno 2002:


«Dicevo che ho incontrato Kiko una prima volta, perché mia sorella diceva: "Ho conosciuto un messianista come te, lo devi conoscere", abbiamo preso un appuntamento nella piazza Cibeles, in un bar di fronte alla posta, lui ha tardato mezz’ora e alla fine quando doveva andare via mi ha chiesto mille pesetas, i soldi per il taxi. Capito? Questo è stato il mio primo incontro con Kiko. Il secondo incontro è stato in un bar di Palomeras. [...]

Allora, in quel bar di Palomeras Altas io guardavo Kiko così, perché venivo da grandi sofferenze e lui mi sembrava un giovanotto in pieno cursillismo… e mi dice che aveva avuto una visione della Madonna che gli aveva detto di fare comunità come la Sacra Famiglia di Nazareth».

giovedì 6 gennaio 2011

Brevi nozioni di logica


Piccolo aneddoto introduttivo: un giorno uno sconosciuto disse ad alta voce che due più due fa quattro. Subito ci fu un tumulto di folla.


Ci fu uno che disse: ma come ti permetti? Ma chi sei? Hai finito di dire idiozie? Non ti conosce nessuno! Stupido! Parli proprio tu che vuoi sommare a tuo guadagno i numeri? Proprio tu che non fai mai autocritica? Non hai nessuna laurea in matematica, perciò devi tacere! (fallacia "ad hominem").

Ci fu un altro che disse: ma come osi? Non esiste nessun documento di nessuna università scritto per dimostrarlo! E tu vuoi convincerci senza citare documenti ufficiali? (fallacia "ad auctoritatem").

Ci fu un altro che disse: ma come ti permetti? La maggioranza delle persone non sta dicendo nulla su quel risultato, per cui il tuo è un calcolo azzardato! (fallacia "ad judicium", talvolta fallacia "ex silentio").

Ci fu un altro che disse: ma come osi? A me non risulta, né risulta ad alcuno dei miei amici: non hai il diritto di trarre una simile conclusione! (fallacia "ad ignorantiam").

Ci fu un altro che disse: ma come ti permetti? Guarda che io chiamo Tizio e Caio! (fallacia "ad baculum" o "ad verecundiam").

Si potrebbe andare avanti a lungo, ma preferiamo fermarci qui: ai lettori di questo blog non sfuggirà che stiamo parlando delle fallacie degli strenui difensori del Cammino Neocatecumenale, cioè di coloro che si trovano a difendere l'indifendibile.

Qui non pretendiamo di convertire alla verità chi è solidamente radicato nei propri pregiudizi: dopotutto ricordiamo che perfino Nostro Signore appariva poco convincente ai farisei, che quando finalmente riconoscevano un miracolo (bontà loro!) lamentavano che era stato operato in giorno di sabato...

Ci rivolgiamo piuttosto a coloro che dentro o fuori del Cammino si interrogano sulla sua effettiva bontà, a coloro che hanno appena cominciato il Cammino e non hanno ancora fatto propri quei metodi, a coloro che di fronte all'evidenza hanno ricevuto dai neocatecumenali risposte come quelle sopra esemplificate, hanno ricevuto mezze verità (cioè intere bugie), hanno ricevuto spiegazioni incomplete e complicate.

Chi difende l'ambiguità e la menzogna avverte sempre l'urgente bisogno di far corto circuito verso la soluzione (sapendo bene che solo con abbondanti tempo, pazienza e parole sarà finalmente possibile rettificare verso la verità). Per esempio, è tipico dei neocatecumenali ragionare così: «tu critichi i nostri canti? ma i nostri sono canti biblici! tu dunque critichi la Bibbia!» Quante parole ci vogliono per mostrare la fallacia di tale affermazione?

Una delle più sentite necessità dei neocatecumenali è definirsi "approvati" dalla Chiesa in modo da annichilire chiunque abbia da ridire sugli abusi liturgici, sugli svarioni dottrinali (e le vere e proprie eresie insegnate con sottile ambiguità), rispondendo: «tu critichi il Cammino? ma noi abbiamo lo Statuto! tu dunque critichi la Chiesa!»

A tale scopo piegano a quel significato preconfezionato qualsiasi notizia li riguardi. Fa impressione, ai fedeli cattolici poco informati, sentir dire che Giovanni Paolo II ha scritto nel 1990 «riconosco il Cammino» (preparatevi ad un «tu dunque critichi papa Giovanni Paolo II?»). Eppure, per capire l'inganno, bastava conoscere qualche particolare in più su quella lettera (provate a questo link: una delle più famose mistificazioni neocat), che fa naufragare miseramente ogni slogan neocatecumenale del tipo: «tu giudichi! il Papa ci loda!»

Un amico parroco ti dice che dopotutto il Cammino sarebbe "approvato", magari ha saputo che ha «la stima e la benevolenza della Santa Sede»... Sì, queste parole le ha pronunciate veramente papa Benedetto XVI. Ma se non ci limitiamo all'estrapolazione di quella frase e leggiamo tutto intero il discorso pronunciato dal Papa, vediamo che la realtà è molto meno piacevole per i neocatecumenali.

La prima cosa che colpisce è che il Papa, nonostante il suo notevole spessore culturale (di cui ha sempre dato ampie dimostrazioni, per esempio, nelle udienze del mercoledì)... sembra parlare come la propaganda neocatecumenale: quel discorso, evidentemente, gli è stato consegnato già scritto, come spesso avviene quando si tratta di discorsi di circostanza (non vorremo mica che il Papa perda tre quarti del suo tempo per scriverseli con tutti i saluti e gli auguri e correggerseli indovinando tutti i numeretti che deve citare?) in cui aggiunge poco di suo.

E quel "poco" cosa può essere? Per l'ennesima volta il Papa ammonisce i neocatecumenali (disobbedienti ai vescovi e isolati come una setta), raccomandando loro «un cammino di docile adesione alle direttive dei Pastori e di comunione con tutte le altre componenti del Popolo di Dio». Piccolo quiz: e quando dei Pastori non vogliono il Cammino? Come ad esempio in Giappone...

Quindi il Papa fa capire che il Cammino Neocatecumenale, così com'è, non è molto efficace (eufemismo) ma «sarà ancor più efficace nella misura in cui vi sforzerete di coltivare costantemente quell'anelito verso l'unità che Gesù ha comunicato ai Dodici durante l'Ultima Cena». Piccolo quiz: perché ha precisato "costantemente"?

Insomma, se leggete tutto il discorso del Papa capite subito che i neocatecumenali estrapolano le sole parole che fanno loro comodo, guardandosi bene dal citare i continui, incessanti richiami all'unità, alla docilità, all'osservanza delle norme liturgiche e delle leggi della Chiesa, perché sanno bene che tutti questi continui richiami non hanno altra causa che una perenne disobbedienza.

Se il Cammino è così ostinatamente disobbediente, perché il Papa non lo blocca immediatamente ed anzi temporaneamente acconsente ad ammannirgli perfino qualche elogio? Ovvio: perché ha a cuore le anime semplici che ancora non si sono rese conto di ciò che è in realtà il Cammino, e che in buona fede ancora credono che il Cammino conduca a Cristo invece che a Kiko.

Il Papa, che è più paziente di me, rischia le novantanove pecore nel deserto per salvare quella recalcitrante incamminatasi sulla cattiva strada. Quanto ancora dovrà inseguirla? Quanto ancora durerà la sua pazienza?

Il Papa è certamente al corrente del terribile ricatto psicologico di cui sono vittime i neocatecumenali: «se lasci il Cammino sei perduto! se critichi il Cammino sei satana! sei fuori dalla Chiesa!» (quante tristi testimonianze in tanti decenni riportavano concordi questo atteggiamento feroce e crudele dei cosiddetti "catechisti"! e quanta faticosa premura del Papa nei confronti delle anime ingannate e ingabbiate nella tela del ragno neocatecumenale!)

Quanto agli elogi... chi di noi non è mai stato bambino discolo che in certe circostanze ha sentito sua madre o suo padre dire "ma che bravo" anziché essere punito come sapeva di meritare? Chi di noi non ha mai visto un sorriso accompagnato da un "poi a casa faremo i conti" magari espresso con un eloquente silenzio? Forse che al Papa sia vietato tener conto delle circostanze come invece fanno i genitori che non possono immediatamente dare una lezione al proprio figlio ostinatamente capriccioso?

Mi dispiace dover utilizzare tante parole per esprimere concetti così semplici: è come dover spiegare con pazienza e rigore che sì, due più due fa quattro, e che sì, il cielo è blu. Senza contare che mentre noi qui vogliamo ascoltare e capire tutto ciò che dice il Papa, i neocatecumenali al contrario estraggono solo le parole da utilizzare come propaganda, senza né farsi domande, né riflettere, né cercare di capire tutto il resto, poiché «abbiamo lo Statuto!» «Tu giudichi!»

È facile immaginare come va a finire: quando qualcosa è scomodo, tra i neocatecumenali passa sotto silenzio. Avete presente la cosiddetta lettera di Arinze? Quella che contiene le «decisioni del Santo Padre» in materia di liturgia per il Cammino, che il Santo Padre si aspettava fossero «attentamente osservate» dai neocatecumenali? Bene: la prima cosa che avvenne, ai vertici del Cammino, fu di negarne ogni valore!

Pochi giorni dopo fu il Papa stesso a confermare che le decisioni erano proprio le sue: lo disse di persona ai neocatecumenali che riceveva in udienza (quell'udienza che i neocat ingannevolmente intitolarono: "il Papa manda le famiglie neocatecumenali in missione!" come se fosse stato il Papa a sceglierle e mandarle).

Ma cinque giorni dopo la triade Kiko-Carmen-Pezzi scrive a Benedetto XVI che quelle decisioni sarebbero state contrattate con i vescovi tenendo però conto «dei fratelli più piccoli e più lontani». Ossia che la comodità del Cammino vale più delle decisioni del Papa (tutte queste cose le abbiamo documentate e ripetute da anni!) Anche quando queste decisioni diventano parte integrante dello Statuto neocatecumenale (articolo 13, comma 3, nota 49).

Quando si può estrarre una "lode" da un discorso del Papa, subito fanno gran baccano. Ma quando invece ci sono le "decisioni del Santo Padre" diventano sordi ad ogni richiamo, e addirittura se ne fanno beffe.

No, non stiamo scherzando. 17 gennaio 2006: Kiko scrive al Santo Padre «siamo contentissimi» della lettera di Arinze (sottinteso: ma decideremo noi quando e come obbedire, in virtù di non meglio precisati «fratelli più piccoli e lontani»). 13 giugno 2008: all'indomani dell'approvazione degli Statuti "definitivi ma incompleti" Kiko esultava dicendo: «Ora è il Papa a dover combattere con Arinze!» e sulle «decisioni del Santo Padre» commentava: «una catastrofe! siamo perduti!» Dunque, che ve ne pare?

D'altronde, come meravigliarsi di tutto questo? Il fondatore del Cammino va dal Papa non per ascoltarlo, ma per pretendere che i Vescovi accettino il Cammino. La "nueva estetica" kikiana è autocelebrativa oltre che agghiacciante. Ma non sentirete mai un neocatecumenale dire: "Kiko, in tale azione, ha sbagliato" oppure: "Kiko, dicendo così, ha sbagliato" o almeno: "quell'icona (o quel canto) di Kiko è inadatta alla liturgia", o almeno: "Kiko disegna delle brutture"...

Per difendere l'indifendibile è necessario fare a meno della logica, è necessario utilizzare stratagemmi e inganni, giochi di parole, ambiguità. Conoscendo i trucchi della propaganda neocatecumenale, si capisce subito chi sta (consapevolmente o no) dalla parte delle tenebre.

E si capisce cosa intendeva san Pio da Pietrelcina quando, ancor prima che Kiko e Carmen si stabilissero a Roma, già li aveva definiti i nuovi falsi profeti.
(da: by Tripudio)

mercoledì 5 gennaio 2011

Ancora ingiurie e accuse, nonché inesattezze e mistificazioni spacciate per insegnamenti cattolici

Non posso passare sotto silenzio questa tronfia pagina del blog falsario, per smentirne con vigore le inesattezze spacciate per insegnamenti cattolici

Cita lvvfl:
Dalla Predica di Avvento alla Casa Pontificia del 24-12-2010 di Padre Raniero Cantalamessa ofmacap (intanto faccio notare che quando si citano le fonti occorre essere precisi: la predica è del 10.12.2004]

2. Transustanziazione e transignificazione

Senza usarne il termine, in questa strofa dell’inno [si riferisce all'Adoro Te devote, che la Tradizione attribuisce a S. Tommaso d'Aquino] è racchiusa la dottrina della TRANSUSTANZIAZIONE, cioè, come la definisce il concilio di Trento, della “mirabile e singolare conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e di tutta la sostanza del vino nel sangue di nostro Signore Gesú Cristo” [10]...

In tempi recenti la teologia ha perseguito questo stesso tentativo di tradurre in un linguaggio moderno il concetto di transustanziazione con ben altra strumentazione e serietà, ricorrendo alle categorie esistenziali di TRANSIGNIFICAZIONE TRANSFINALIZZAZIONE. Con queste parole viene designato “l’atto divino (non umano) in cui la sostanza (cioè il significato e il potere) di un segno religioso è trasformato con la rivelazione personale di Dio” [11]"
Ma poi p. Cantalamessa aggiunge, ma lvvfl si guarda bene dal riportarlo: "...Come sempre, il tentativo non è riuscito al primo colpo. In alcuni autori (non in tutti) queste nuove prospettive, più che spiegare la transustanziazione, finivano per rimpiazzarla. In questo senso nell’enciclica Mysterium fidei Paolo VI disapprova i termini transignificazione e transfinalizzazione; più esattamente, disapprova, scrive, “coloro che si limitano a usare soltanto questi termini, senza fare parola anche della transustanziazione”.

CAPISCI CARO URLODELDRAGO E VOI TUTTI AMICI LA VILTA' L'IPOCRISIA DI MARIA GUARINI!! GIOCA VIGLIACCAMENTE SULLE PAROLE CERCANDO DI TRARRE IN INGANNO LE PERSONE CHE NON SANNO NULLA E FACENDO CREDERE CHE KIKO SIA UN ERETICO.
[fine della citazione incompleta e sviante]
Capisci, Urlo del Drago ed amici carissimi, quanto c'è da rimaner disorientati anche da questi nuovi predicatori, che sviliscono quanto il Signore ci ha 'consegnato' per mezzo degli Apostoli durante l'Ultima Cena, fino alla fine dei tempi? Quanto al defensor cammini ad ogni costo, notate bene come, oltre a scaraventare il mio nome sul web insieme ad accuse e ingiurie del tutto gratuite, il suo intervento è incompleto mentre, con l'omissione di una parte del discorso, ne mistifica il senso effettivo, 'piegandolo' al suo arbitrio dimostratorio ad usum cammini. Non c'è bisogno che io gli ributti addosso gli epiteti rivolti con livore e scorrettezza nei miei confronti, non è il mio stile, ma non posso ignorare che essi riguardano il suo, non il mio comportamento...

Intanto riporto ipsissima verba di Kiko Arguello che smentiscono Lvvfl, e anche il predicatore della Casa Pontificia, che esprime cose sconcertanti, ma lo fa in maniera più sfumata...
Con il Concilio di Trento, nel XVI secolo, si fissa tutto rigidamente imponendo in modo radicale il rito romano.“In quest’epoca nascono tutte le filosofie sull’Eucarestia. “Quando non si capisce quello che è il sacramento, a causa della svalorizzazione enorme dei segni come sacramenti, e quando non si capisce quello che è il memoriale, si comincia a razionalizzare, a voler dare spiegazioni del mistero che c’è dentro. Precisamente perché, il mistero trascende la sua unica spiegazione, c’è il sacramento. Il sacramento parla più dei ragionamenti. Ma a quel tempo, poiché non si capisce,… si cerca di dare spiegazioni filosofiche del mistero. E così incominciano i dibattiti su: ‘Come è presente?’ Lutero non negò mai la presenza reale, negò solo la parolina ‘transustanziazione’ che è una parola filosofica che vuole spiegare il mistero [in realtà Lutero limita la presenza alla celebrazione e, al pari del Kiko prima maniera (ora la fa praticare a modo suo) irride l'Adorazione al di fuori della Messa]. ...Ma la cosa più importante non sta nella presenza di Gesù Cristo. Egli dice: ‘Per questo sono venuto: per passare da questo mondo al Padre’. Ossia, la presenza fisica nel mondo ha uno scopo che è il resuscitare dalla morte. Questa è la cosa importante. La presenza è un mezzo per il fine che è la Sua opera: il mistero di Pasqua. La presenza è in funzione dell’Eucaristia, della Pasqua” (Orientamenti, p. 325). “Il memoriale che Egli lascia è il Suo Spirito resuscitato dalla morte, presente con tutto il suo mistero di morte e resurrezione, fatto vita per portare al Padre tutti quelli che celebrano la Pasqua, tutti quelli che celebrano la cena con Lui. La Chiesa primitiva non ha problemi a proposito di questa presenza” (Orientamenti p. 326).
Commento:

Se non c’è cambiamento di sostanza (‘transustanziazione’) ma solo di significato - e quindi esclusivamente con valore di simbolo - in vista della celebrazione (‘transfinalizzazione’), allora nei frammenti eucaristici avanzati non ci sarebbe più la presenza del Cristo, perché questi cesserebbero di simboleggiare la sua presenza. Non ci si preoccupa infatti per le briciole, e tanto meno di conservare le ostie dopo la celebrazione. Kiko e Carmen non capiscono, e perciò rifiutano la transustanziazione che non spiega, ma descrive il mistero che noi accettiamo con atto di fede. “La conversione di tutta la sostanza del pane nel Corpo di Cristo e di tutta la sostanza del vino nel suo Sangue; conversione singolare e mirabile che la Chiesa Cattolica chiama giustamente e propriamente transustanziazione”.

Inoltre, non è del tutto falso quello che dice l'iniziatore del Cammino quando cita il "mistero della pasqua", ma è un pezzo di verità assolutizzato, tralasciando tutto il resto, cioè un'eresia. Infatti la Chiesa insegna: Gesù non è presente nell’Eucarestia solo col ‘Suo Spirito resuscitato’, ma anche col Suo Corpo. L’Eucarestia non è solo proclamazione della Risurrezione, ma ripresentazione del sacrificio redentore di nostro Signore che ci ha salvati con la sua Morte e Risurrezione. In queste espressioni è giustificata la partecipazione all’Eucarestia di tutti i presenti. Ecco perché i NC attendono di essere serviti seduti attorno ad una "mensa" anziché offrire un Sacrificio davanti ad un "altare": vedi Lettera del Tripode al papa e la pagina dedicata all'Eucaristia...

Completiamo il discorso tornando ad esaminare (repetita iuvant) come Kiko Argüello "spiega" ufficialmete il motivo teologico della Comunione nel Cammino neocatecumenale! Ed ecco le prime, sconcertanti ambiguità dopo l'approvazione... che nessuno, nella Chiesa ha trovato disdicevoli

http://korazym-neocat.blogspot.com/2008/06/cammino-neocatecumenale-giallo-in.html

“Noi l’abbiamo finora sempre fatta da seduti, e non per disprezzo – ha affermato - ma perché per noi è sempre stato molto importante comunicarsi anche con il Sangue. Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”. E qui, aprendo una lunga parentesi, l’iniziatore ha riassunto la sua catechesi sull’ultima cena, sul pane e sul vino: “Quando nelle cena della Pasqua ebraica si scopre il pane si parla di schiavitù, quando si parla della Terra promessa scoprono il calice, la quarta coppa. In mezzo a questi due momenti c’è una cena, quella nel corso della quale Gesù disse “Questo è il mio Corpo” (a significare la rottura della schiavitù dell’uomo all’egoismo e al demonio) e “Questo è il mio Sangue” (a significare la realizzazione di un nuovo esodo per tutta l’umanità). Più tardi – ha continuato Kiko – i cristiani toglieranno la cena e metteranno insieme il pane e il vino . Ora, nel Cammino abbiamo molta gente lontana dalla Chiesa, non catechizzata, e nei segni del pane azzimo (la frazione del pane) e del vino noi diamo visibilità a quei significati”. “Abbiamo scelto di fare la comunione seduti – ha affermato Kiko avvicinandosi al cuore della questione - soprattutto per evitare che si versasse per terra il Sangue di Cristo. La nostra paura era che se si versasse il Vino per terra: se fosse successo per tre volte, saremmo stati denunciati e ce la avrebbero vietata”. Invece, con il fedele seduto, questi ha il tempo – ha spiegato Kiko - di “accogliere il Calice con tutta calma e senza movimenti bruschi, di portarlo alla bocca, di comunicarsi con tranquillità e in modo solenne”. Seduti come seduto era anche Gesù”, ha specificato Carmen alla sua destra [del resto così continuano a fare nonostante la lettera di Arinze e lo Statuto - vedi immagine a lato: gli unici in piedi sono i ministri che passano con i calici, Garda convivenza ottobre 2010]. Dal canto suo padre Mario Pezzi rilevava che la decisione originaria di comunicarsi seduti era stata presa di comune accordo con la Congregazione per il Culto Divino e con il cardinal Mayer, prefetto fra il 1984 e il 1988.
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Argüello ha insomma messo in evidenza soprattutto il fatto che il papa avesse dato il suo via libera a quella sorta di compromesso che prevede da un lato la Comunione in piedi, come richiesta dalla Congregazione del Culto Divino, e che dall’altro però esenta il Cammino dalla processione [ma se l'ha chiesta il Papa stesso!], che la lettera del card Arinze invece imponeva. “Ora è il papa a dover combattere con Arinze”, esclamava Kiko in conclusione, senza specificare nulla – ancora una volta – riguardo a presunte differenze fra “pane” e “vino”. Un'esclamazione di una sfacciataggine inaudita, come se la pertinace disobbedienza alle prescrizioni date dal Papa attraverso la Congregazione del Culto Divino non riguardassero più il suo cammino, che le ha aggirate attraverso uno statuto anomalo, ma aprissero ora una controversia tra la Congregazione e il Papa stesso... Inaudito e incredibile, soprattutto perché da nessuno in Curia rilevato. E tutto va avanti come se niente fosse e non esistesse questo enorme 'vulnus' nella Chiesa!

E vogliamo ancora discutere su quale sia il pensiero teologico di Kiko Argüello?

Nelle comunità portiamo avanti infatti una catechesi basata sulla Pasqua ebrea, con il pane azzimo a significare la schiavitù e l’uscita dall’Egitto e la coppa del vino a significare la Terra promessa”

Capito? Questo non solo non è la Messa cattolica, non è nemmeno un rito cristiano è un rito EBREO!!! La nostra Terra Promessa, la nostra Pasqua è Cristo. La nostra salvezza è il Suo Corpo Offerto, il Suo Sangue versato "in Sacrificio" per noi...

È vero che Gesù nella Cena pasquale con i suoi discepoli probabilmente ha pronunciato la benedizione finale sulla quarta coppa; ma ha dato a tutto un significato NUOVO, quello che hanno vissuto e vivono i cristiani da sempre...

Il cosiddetto ritorno alle origini di Kiko non è un ritorno alle nostre origini ebraiche, è un ritorno all'ebraismo tout court!

Se la Messa è un Sacrificio - ed essa è il Sacrificio di Cristo ri-presentato al Padre, non è solo il memoriale della Cena - è evidente un dato: Kiko nega l'"espiazione" (è scritto nero su bianco nei "mamotreti").. Ebbene, cosa viene detto nella formula di Consacrazione? "...versato "in sacrificio" per voi...". Sapete che parola usano i cristiani di lingua ebraica per indicare questo termine? "kippur".. e allora? Agnus Dei qui "tollit"= non tolse, ma "prese su di sé"... il capro espiatorio, il Kippur... ricorda niente? Strano che la giudaizzazione, così spinta nel Cammino, non sia arrivata almeno ad ammettere questo, e cioè che il giorno del Kippur (dell'espiazione) che gli ebrei celebravano una volta l'anno, ormai è sostituito dall'espiazione compiuta da Cristo Signore una volta per tutte e riattualizzata, con i fiumi di Grazia che ne derivano, ad ogni Santa e Divina Liturgia su ogni Altare cattolico...

Non ci dilunghiamo in notazioni sulle sottolineature di Carmen e di P. Mario Pezzi... che sono gravi, ma di fronte a questa pseudo-teologia kikiana sul cuore della nostra fede, impallidiscono.

In sostanza oggi abbiamo, da una parte, la Tradizione viva della Chiesa e l`insegnamento profondo, chiaro e costante di Benedetto XVI sulla Santa Liturgia, il suo senso, i suoi simboli, i suoi tesori, e la Liturgia da lui celebrata e, dall`altra parte, abbiamo uno statuto che non solo non rispetta la dottrina della fede cattolica ma non segue neppure l`insegnamento del Papa (e neppure le sue prescrizioni), uno Statuto che fa unicamente riferimento alll`insegnamento di Kiko Argüello e alla sua pseudo teologia che ha inventato un nuovo rito e un nuovo iter catechetico.

Ci domandiamo che nome porta il ponte che collega, non osiamo dire che unisce, un insegnamento e il suo contrario ? Che cosa è successo su questo ponte perché si arrivi a quello Statuto con quel contenuto e sopratutto con quell`articolo 13 che istituzionalizza le celebrazioni private del CNC e la nozione kikiana di Eucaristia con il suo relativo rito ?

Più i giorni passano e più ci interroghiamo, anche perchè ogni giorno veniamo a conoscenza di elementi che non possono che aumentare le perplessità che già sono tante !

venerdì 31 dicembre 2010

Lettera aperta ai neocatecumenali che è un consuntivo di fine anno

Consuntivo di fine anno, che è anche la sintesi del nostro percorso fin qui. Chiediamo ai possibili lettori neocatecumenali di fare attenzione alle parole. Qui non usiamo slogan: qui invitiamo a ragionare sui fatti, mossi dalle vostre obiezioni più frequenti, che si condensano in una sola: "siamo 'approvati', chi non ci approva è contro la Chiesa". [L'immagine non è scelta a caso: un primo piano del mio messale accanto a quello degli amici di Maranatha, durante il Pontificale di mons. Burke in S. Pietro, settembre 2009]

Cosa significa essere "approvati" dalla Chiesa? Significa forse essere infallibili?

  • E se una cosa sbagliata riuscisse a carpire con l'inganno l'approvazione della Chiesa?
  • E se l'approvazione fosse data da strutture della Chiesa in contrasto con ciò che vorrebbe il Papa?
  • E se i destinatari dell'approvazione disubbidiscono poi alle indicazioni che avevano ricevuto con l'approvazione?
Non sono domande campate in aria. Sono tutte relative al Cammino Neocatecumenale.

Alle persone semplici, che si contentano dei titoli di giornale per sapere come va il mondo, sfuggono purtroppo i dettagli più importanti. Proviamo ad esaminarli uno ad uno.
  1. Il Cammino è sempre stato criticato per gravi errori in campo liturgico e dottrinale (senza contare quello disciplinare e altri campi) che non ha mai corretto.

    Secondo voi la Chiesa può mai approvare l'abuso liturgico e l'eresia? Al più la Chiesa può stabilire che entro certe determinate condizioni (che includono la correzione e la condanna degli errori) si può dare un'approvazione. Ma attenzione: "approvazione" è un termine troppo generico per chiarire la situazione, poiché c'è approvazione e approvazione. Per esempio: un conto è la "associazione privata di diritto diocesano", altro livello è la "prelatura personale"...

    Siate onesti intellettualmente: come considerereste il caso di qualcuno che insegna errori, ma quando viene criticato grida di avere "l'approvazione"?

  2. Il Cammino ha ottenuto uno Statuto ma ancora non ha corretto né condannato i propri errori (forse che bisogna aspettare che giungano condanne dall'alto? abbiamo già visto quanto pesino per il Cammino le "decisioni del Santo Padre").
    Infatti gli abusi liturgici continuano, l'insegnamento di ambiguità e di vere e proprie eresie continua, e nessun "catechista" neocatecumenale ha il coraggio di spiegare perché non si torna al Messale Romano ed al Catechismo della Chiesa Cattolica, che sono garantiti dal Papa anziché dal Kiko.

    C'è forse ancora bisogno di altri testimoni? (ancora?!) Sono parecchi decenni che giungono sempre le stesse testimonianze sulle storture neocatecumenali: vuol dire che nel Cammino nulla è cambiato, nulla cambia.

    Noi ci rivolgiamo alle anime semplici, a quelle che ancora non si sono adattate al "metodo" neocatecumenale, a quelle che ancora sono convinte che Kiko sarà pure il fondatore del Cammino ma resta sempre il Papa ad essere il vero e unico vicario di Cristo.

    Riflettete, dunque: come cosiderereste una realtà che si autodefinisce cattolica, che ha ricevuto tanto di Statuto, ma che sotto sotto nel chiuso delle sue comunità continua a professare gli stessi errori per i quali ha sempre ricevuto e riceve tante critiche?

  3. Il Cammino ha ottenuto lo Statuto "definitivo ma incompleto" (tuttora incompleto, perché mancante del Direttorio) nonostante il Papa fosse notoriamente contrario.

    Lo confermarono per esempio i vescovi giapponesi (detestati dai vertici del Cammino): a fine aprile 2008 venivano rassicurati da Benedetto XVI che non aveva alcuna intenzione di prolungare gli Statuti temporanei, e neanche venti giorni dopo il cardinal Rylko telefonava a Kiko (che in quel momento era in Israele) per notificargli l'approvazione appena avvenuta.

    Dunque: lo Statuto definitivo dei neocatecumenali è un atto della Chiesa o no? Lo ha emesso un Pontificio Consiglio, nella persona del cardinale Rylko, ma contrariamente alle intenzioni del Papa. Che ve ne pare?

    Purtroppo questa mossa del fatto compiuto è architettata bene, poiché se il Papa contraddicesse un Pontificio Consiglio allora coerentemente dovrebbe sciogliere immediatamente tutti i pontifici consigli e caricarsi di tutto il loro lavoro (senza contare che il "precedente" creato autorizzerebbe ogni Papa successivo a pasticciare in ogni modo).

    Non ci fa meraviglia: succede ovunque che dei sottoposti si sostituiscano ai loro superiori. Ma cosa vi può suggerire il fatto che ciò avvenga anche nella Chiesa? Il fatto che qualcosa che proclami di essere opera dello Spirito abbia necessità di andare di fatto contro il Papa?

    Riflettete e provate a dire secondo voi, di fronte ad un'approvazione sgradita, il Papa cosa dovrebbe fare? Vediamo cosa ha fatto: è restato in silenzio. Un silenzio durissimo, un silenzio assordante: per un anno intero ha evitato di parlare di Statuti neocatecumenali.

    Se il Papa fosse stato contento, lo stesso giorno dell'approvazione ne avrebbe parlato. O almeno, il giorno dopo. Oppure ad una udienza del mercoledì, diamine! Invece no: un silenzio totale, interminabile. Come lo spiegate?

    E quando finalmente parla ai neocatecumenali, cosa dice? Dice forse "bravi"? Dice forse "i vostri errori non sono errori"? No, al contrario: raccomanda di seguire le indicazioni dei vescovi (sottinteso: quelli uniti col Papa; non vorrete mica seguire solo i vescovi "amici vostri"?) e incoraggia all'unità (perché mai il Cammino deve essere sempre richiamato all'unità? Hanno dunque ragione tutti i vescovi che hanno lamentato che il Cammino ha creato solo divisione?).

  4. Ultimo punto: il Cammino Neocatecumenale disobbedisce al suo stesso Statuto.
    Si potrebbero fare tanti esempi, a noi preme ricordare quel fatidico articolo 13, al comma 3, che fa diventare Statuto neocatecumenale la famosa "lettera di Arinze" (contenente le "decisioni del Santo Padre") del 1° dicembre 2005 e la conferma del Santo Padre stesso del 12 gennaio 2006, quando disse ai neocatecumenali che confidava che le norme liturgiche che vi aveva appena dato (in sintesi: seguire il Messale Romano senza aggiunte né omissioni) venissero rispettate.

    Quindi, come vedete, il problema è serio. Cosa pensereste di un'associazione che vanta di avere lo Statuto e che poi nei fatti lo contraddice continuamente?

    Dobbiamo anzitutto combattere contro la falsa propaganda, quella che dice "X è approvato, perciò X non deve essere criticato". Che questo X sia il Cammino o qualsiasi altra componente ecclesiale, a noi non importa: l'errore merita la correzione, non la lode.

    In secondo luogo, ma di uguale importanza, dobbiamo combattere contro l'ignoranza. Cioè dobbiamo informare, dobbiamo far conoscere. Solo i figli delle tenebre temono la luce. Solo gli operatori di iniquità temono che le loro opere vengano scoperte.

    In terzo luogo, non possiamo aspettare che il problema si risolva da solo: abbiamo il diritto e il dovere di far conoscere ai legittimi pastori della Chiesa questi problemi.

    Noi che abbiamo conosciuto direttamente e indirettamente il Cammino Neocatecumenale sappiamo che è un vero tumore per la Chiesa cattolica. Sappiamo che vi è concentrata una tale quantità di errori liturgici e dottrinali, che è naturale parlare di eresia neocatecumenale (e uomini di Chiesa molto più saggi di noi e più santi di noi ci hanno preceduto nel dimostrarlo a chiare lettere). Sappiamo che il Cammino si è fatto strada con mezzi tutt'altro che santi (non è la prima volta nella storia della Chiesa), sappiamo che continua ad ingannare le anime delle persone semplici.

    Ed è proprio per queste ultime che abbiamo tanta premura (così come ne ha il Papa: per non perdere la pecorella smarrita è disposto a rischiare le altre novantanove).

    Parliamo delle anime che si illudono di aver finalmente trovato nel Cammino una strada per vivere meglio la fede. Ma a poco a poco scoprono che il Cammino insegna che la liturgia è una festicciuola, una chiassata da osteria, dove al centro dell'attenzione non c'è il Signore ed il suo intermediario (cioè il sacerdote), ma c'è l'assemblea dove si gareggia in monizioni, canti, risonanze, balletti...

    Scoprono che il Cammino insegna le cose della fede non come le insegna la Chiesa (che nei secoli ci ha più volte dato un comodissimo strumento: il Catechismo, certificato dal Papa stesso) ma come le insegna Kiko (il quale, seppur in rarissime occasioni, ha perfino ammesso che negli Orientamenti/Direttorio c'era qualche errore e qualche svarione).

    Scoprono che nel Cammino i cosiddetti "catechisti" non sono al servizio dell'insegnamento della Chiesa, ma sono al servizio di Kiko e di se stessi.

    Scoprono che nel Cammino è vietato avere dubbi sui fondatori (e si è costretti a inventare spiegazioni complicatissime quando i fondatori la sparano grossa: come Kiko che risponde per iscritto al Papa il 17-1-2006 che non vuole toccare la liturgia neocatecumenale, come Carmen che a giugno 2002 minaccia dicendo "questo Pontificio Consiglio avrà un futuro grandioso se appoggerà il Cammino Neocatecumenale"), è vietato avere dubbi su tutta la gerarchia dei "catechisti" (anche quando fanno figuracce mondiali come l'ineffabile Gennarini)...
Non è bello stare qui da anni e anni a ripetere sempre le stesse cose, però quando si ripete la verità ci si può stancare, ma non si getta mai la spugna. Mi dispiace aver dovuto utilizzare tante parole per spiegare tutte queste cose, ma il dubbio che pongono in molti sul fatto che la Chiesa avrebbe "ufficialmente accettato il Cammino Neocatecumenale", non meritava una risposta breve.

Di fronte a ciò che osserviamo e documentiamo e invitiamo a verificare, chiunque abbia un minimo di onestà e di buona volontà comincerà a farsi delle domande.

Vogliamo concludere con una testimonianza centrata sulla Liturgia, che è la "fonte e il culmine", della nostra Fede, il 'luogo' privilegiato del nostro rendere il vero culto a Dio e accogliere, insieme alla Salvezza che sgorga dal Sacrificio del Figlio diletto e dalla sua Risurrezione, tutte le Grazie di cui abbiamo bisogno, partendo da queste parole di mons. Guido Marini: "La vera azione che si realizza nella liturgia è l'azione di Dio stesso, la sua opera salvifica in Cristo a noi partecipata (...) Dio stesso agisce e compie ciò che è essenziale, mentre l'uomo è chiamato ad aprirsi all'azione di Dio"

È questo quel che avviene nelle celebrazioni del Cammino Neocatecumenale?
Ci sono quattro ammonizioni, le risonanze, le preghiere dei fedeli, e poi le effusioni della pace, e poi i canti urlati a voce piena... È Dio che agisce? È Lui il Protagonista?

Dio nel CN non è più riconoscibile neppure allo 'spezzare il Pane', perché perfino quel gesto è usurpato da mani estranee.

Si può nel CN cantare da seduti, distrattamente un Agnello di Dio che finge di rendere onore ad una Presenza che invece resta nascosta e marginale.

Dove mai è possibile la dovuta adorazione al Dio che agisce, se il silenzio nel CN è meticolosamente censurato? Se ho il cuore superbamente ingombro di parole e di volti e di abbracci di effimera pace?

Non è lì il Dio che agisce e che salva. Mi spiace tanto, ma non posso chiudere gli occhi.

Mi spiace per chi rimane nel CN e non sa, non vuole vedere.

Mi spiace per me. Per la fatica che mi costa ancora oggi scrollarmi di dosso la polvere dei dieci anni consumati inseguendo il sogno di un incontro. La fatica di ricostruirmi il cuore. Di restituire al mio Signore quel che gli appartiene di me, del mio tempo, del mio stare al mondo.

E che il Signore voglia ascoltare l'insistente grido dei Suoi figli.

La Chiesa è malata. E se il più grande male che è stato fatto all’uomo è stato il tentativo di eliminare dalla sua vita la trascendenza e la dimensione del mistero, se questa è la malattia, non si tratta di una banale influenza da curare con un antipiretico.

Rivitalizzare lo spirito della liturgia in tutto il mondo a me sembra che equivalga a curare un sintomo, allarmante e grave, ma pur sempre un sintomo di una malattia più profonda che intacca il cuore stesso della Chiesa, il suo essere sacramento di Cristo nel mondo.

Se accade che nella stessa Chiesa c'è chi celebra la Messa Gregoriana su altari rivolti ad oriente, e chi celebra in sale di alberghi a quattro stelle un'Eucarestia che di fatto disconosce il valore redentivo del Sacrificio di Cristo, allora il problema non è 'come' celebrare, ma piuttosto per 'Chi'. In Chi crede questa Chiesa così, come dire, ecumenica? Di quale Volto vuol farsi trasparenza, di quale Dio parla?

Si tratta semplicemente che la liturgia deve essere vissuta e che deve essere al centro della vita della Chiesa. Certo, questo è necessario, urgente. Ma non basta a rendere di nuovo credibile questa Chiesa così invasa da stridenti contraddizioni. Non basta a render ragione del suo porsi come la sola salvezza possibile.

Se è ancora vero che fuori dalla Chiesa non v'è salvezza, allora questa Chiesa deve uscire dall'ambiguità non solo liturgica, deve reimparare a parlare la stessa lingua, ad annunciare lo stesso Dio Salvatore e Redentore, ogni giorno, in ogni luogo.

Più volte è stato citato Amerio: "Di due cose c'è bisogno per custodire la Verità. Primo: rimuovere l'errore dalla sfera dottrinale(...) Secondo: rimuovere la persona in errore(...) Se questo servizio papale non è esercitato, sembrerebbe ingiustificato dire che è stato usato ogni mezzo per custodire la dottrina della Chiesa"

Non mi sembra che le cose vadano in questa direzione. Certo, si comincia dall'inizio. E anch'io amo questo Papa, mi fido di lui, della santità della sua volontà, della sofferta coerenza del suo impegno a 'riparare' la sua Chiesa.

Ma io sono rimasta sola con la mia nuda coscienza a cercare di capire da che parte sta la Verità vera del Vangelo di Gesù Cristo. Perché appunto al Cammino sembrerebbe esser stato concesso il privilegio dell'ambiguità, che equivale alla licenza di disobbedire e di mentire.

La Chiesa non può permettersi i vizi del mondo, che sono appunto l'ambiguità, il compromesso, la menzogna, perché così smette di essere credibile, Madre e Maestra, amata dimora dei cercatori di Dio.

giovedì 30 dicembre 2010

UN DIRETTORIO FANTASMA …PER CATECHESI SENZA CATECHESI

Dicembre per il Cammino Neocatecumenale è stato segnato fino a questo momento da due notizie che esso stesso si è premurato stranamente di pubblicizzare come mai aveva fatto con nessun evento – forse nemmeno per l’approvazione definitiva dello Satatuto – in maniera del tutto fuori dal consueto: il diniego opposto al Cammino dalla conferenza episcopale giapponese e il “ conseguente” incontro dei vescovi nipponici col Papa, avvenuto il 13 dicembre scorso; la presunta avvenuta approvazione del direttorio neocatecumenale contenente gli “orientamenti” catechetici elaborati (e utilizzati) ormai da più di 40 anni da Kiko Arguello e dalla sua "consigliera spirituale," signorina Carmen Hernandez.

Si tratta – ripeto - di una prassi (quella di pubblicizzare preventivamente queste notizie) che il Cammino ha sempre accuratamente evitato e che, dunque, ha tutta l’aria di essere stavolta costituita da una vera e propria infornata industriale di fumo negli occhi sia per gli adepti sia, soprattutto, per gli osservatori esterni come noi.

Per quanto concerne la prima notizia (la quaestio giapponese) si è discusso a lungo e in modo molto approfondito nei threads più recenti, anche se essa continua a restare nel discrimine del detto/ ma non detto, della “minaccia non minacciata”, com’è abituale per i ncn, quella che da più testimonianze pervenute e controllate sembra essere stata in una recente convivenza a Porto San Giorgio una vera e propria diffida di Kiko a chi di dovere, pena una sorta di scisma, affinchè sia rimossa d’autorità e dall’alto (ammesso sia possibile) la decisione, sfavorevole al Cammino, assunta dai vescovi del Giappone.

Circa la seconda notizia (la presunta approvazione del Direttorio Neocatecumenale da parte della Santa Sede) forse vale la pena di spendere invece qualche riflessione ulteriore nell’attesa che la notizia – se vera – trovi la sua conferma ufficiale.

In effetti di quest’araba fenice, chiamata Direttorio Neocatecumenale all’esame della Santa Sede si è parlato e si parla tanto, ma non si conoscono i reali contorni della vicenda. I numerosi volumi che lo costituiscono circolano ormai da molti anni, e nemmeno tanto segretamente, ma che i dicasteri vaticani se ne siano occupati o se ne stiano occupando sul serio risulterebbe soltanto, oltre che dall’accenno contenuto a più riprese nello Statuto, da due notizie, entrambe di fonte neocatecumenale:

1) l’intervista rilasciata da Arguello a Roma, all’indomani dell’approvazione definitiva dello Statuto, nella quale lo Spagnolo annunciava che gli Orientamenti neocatecumenali erano stati approvati già dal 2003 e che era desiderio del Santo Padre che essi fossero pubblicati;

2) Le dichiarazioni di “avvenuta approvazione ufficiale” dei medesimi orientamenti divulgata dai catechisti ncn nelle recenti convivenze di inizio corso e di riporto e ripresa più volte in queste ultime settimane anche sul web oltre che nelle varie comunità. Altro, a livello ufficiale o semiufficiale, non è dato conoscere, dunque un sia pur banale approfondimento forse si impone a ragion veduta.

Se ci fermiamo un attimo a riflettere, ci accorgiamo infatti che quello dell’approvazione del cd. Direttorio è un falso problema. E’ vero che di esso si fa menzione strumentalmente nello statuto ncn approvato ( e non era affatto legittimo farlo attraverso un discutibilissimo rinvio, per delle norme assolutamente importanti nella vita di un gruppo ecclesiale, a un fantomatico testo all’epoca e ancora oggi ufficialmente sconosciuto e mai approvato), ma è pur vero che sarebbe la prima volta nella storia della Chiesa, qualora lo si approvasse, che si legittimerebbe un sistema di catechesi del tutto, o quasi, diverso dall’impostazione ecclesiale ed ufficiale del concetto stesso di catechesi.

LA CATECHESI SENZA CATECHESI

La catechesi neocatecumenale, e in genere la catechesi avulsa dalla tradizione ecclesiale, è segnata, come osservava R. Amerio, “… da due momenti intrinsecamente legati: l’abbandono della pedagogia cattolica della trascendenza del Vero all’intelletto e l’abbandono della certezza di fede sostituita dall’esame e dallopzione soggettivi…”.

Questo tipo di catechesi , di cui si fregia e si avvale il Cammino Neocatecumenale, avviata in Francia fin dagli anni Sessanta del secolo scorso, fu portata a regime con la promulgazione di “Pierres Vivantes” nel 1982. E’ significativo però che questo testo non solo non ottenne l’approvazione della Santa Sede, ma aprì addirittura un conflitto tra episcopato francese e Santa Sede, tanto che lo stesso cardinal Ratzinger pochi mesi dopo la promulgazione di Pierres Vivantes si recò a Lione per riprovare pubblicamente la nuova catechesi in quanto essa invece di avanzare verità a cui prestare assenso di fede, proponeva soltanto testi bliblici lumeggiati secondo il metodo storico-critico e rimetteva all’esame del catecumeno la facoltà di dare o meno l’assenso.
In altri termini, il cardinale Ratzinger osservava che questo tipo di catechesi ( perfettamente sovrapponibile nel metodo, oltre che in molti contenuti, fino alle virgole con le catechesi neocatecumenali) tendeva a staccare dalla Chiesa le verità di fede che la Chiesa annuncia da sempre e proponeva al credente di farsene interprete e giudice – come osserva R. Amerio- sicchè la Bibbia così staccata rischiava di divenire puro documento soggetto alla critica storica e la Chiesa medesima veniva declassata a semplice strumento per la creazione di opinioni soggettive.

Secondo il cardinale Ratzinger la catechesi cattolica è invece una didattica, cioè una comunicazione di verità, e il suo contenuto è il dogma della Chiesa, non già la parola della Bibbia storicamente e filologicamente astratta e men che mai il coacervo di “intuizioni” o di convinzioni di un laico, peraltro non autorizzato, bensì la parola della Bibbia conservata e comunicata agli uomini , ma dalla Chiesa, insieme a tutto il deposito costituito dalla Sacra Tradizione e dal Magistero !

UNA PRIMA CONCLUSIONE BANALMENTE OVVIA

Se il cardinal Ratzinger allora ( anni 80 del secolo scorso, vale a dire appena 30 anni fa) difese a spada tratta la tradizione catechetica della Chiesa e la relativa impostazione metodologica dalle gravi contaminazioni rinvenute in Pierres Vivantes ( Un testo catechetico che, tutto sommato, pur essendo avulso dalla legittimazione ecclesiale, non prevedeva cammini gnostici conclamati) non si capisce perché oggi la Chiesa stessa dovrebbe esaminare ed approvare un sistema catechetico quanto meno originale qual è quello fantasiosamente messo insieme da Kiko e Carmen in sostituzione (!?) del Catechismo della Chiesa Cattolica!

martedì 28 dicembre 2010

Note di attualità: l'Almudena chiusa per un crollo e un insolito pistolotto di Tornielli sui "Tradizionalisti"


Una piccola nota di cronaca, emersa attraverso Google da un articolo di El Pais del 21 dicembre scorso. Niente di eclatante; ma per un periodo indeterminato le celebrazioni sotto la corona misterica di Arguello saranno sospese.
El insólito cierre de la catedral católica de Madrid al culto público durante las Navidades tiene una causa: la caída de cortantes lascas de piedra desde las columnas de uno de los arcos torales que circundan el altar mayor. Un informe de la consultora técnica especializada Intemac relativo a las razones que explican lo sucedido, lo atribuye a deformaciones surgidas entre el núcleo de hormigón de los fustes y el chapado de piedra que los recubre. Tal incompatibilidad, que data de muchos años atrás, causó los desprendimientos. La falta de uniformidad de la piedra, caliza de Monóvar, y su estereotomía -el tipo de corte al que fue sometida- aceleraron el problema, que ha llevado al Arzobispo a trasladar el culto navideño a la colegiata de San Isidro, en Toledo, 37.
Mi ha colpito la circostanza che il crollo sia avvenuto il giorno della vigilia dell'Immacolata. Un caso, certamente...

Approfitto per inserire un altro dato di attualità, sorto dall'insolito e per certi versi inquietante pistolotto di Natale, inopinatamente posto dal vaticanista Andrea Tornielli, sulla questione del cosiddetto "protestantesimo Tradizionalista". A questo siamo arrivati.

Inserisco il mio intervento, al solito sommerso da una profluvie di altri di ogni genere, tra i quali tuttavia spiccano quello di Messa in latino e un impegnativo confronto di Stefano. Questa è la situazione nella nostra Chiesa...
http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2010/12/25/la-liturgia-e-il-protestantesimo-tradizionalista/#comments

Caro Dr. Tornielli,
innanzittutto Buon Natale (siamo ancora nel Tempo di Natale).
Ho letto con sorpresa e anche con sgomento la sua ‘tirata’ contro i “tradizionalisti”, ancor più inaspettata proprio perché è stata scaraventata sul blog durante il giorno di Natale.
Vorrei permettermi di farle due osservazioni:
  1. Non confonderei un certo “tradizionalismo ideologico” da lei chiamato per nome come se esso identificasse tutto il Tradizionalismo, né con la FSSPX né con gli amanti della Tradizione tout court, che sono semplici cattolici che appartengono alla “Chiesa militante” non perché l’ha detto De Mattei, ma perché tutti noi cattolici (lei compreso) apparteniamo alla Chiesa Militante in stretta comunione con quella Trionfante e quella Purgante, e cioè nella Comunione dei Santi, abolita perfino dal lessico cattolico dai neo-protestanti che l’hanno persino espunta dal NO (essi sì davvero protestanti!).
    Questo termine non si addice a coloro che amano la Tradizione, i quali non ‘protestano’, ma ‘supplicano’ che cessi finalmente lo scempio e l’oscuramento delle verità di fede cattoliche. E lo fanno, non “pretendendo di avere la Verità in tasca”, come lei dice, né pretendendo di insegnare qualcosa al Papa né a nessun altro, ma in virtù di ciò che diceva Dom Gueranger: “… quando il pastore si cambia in lupo, tocca anzitutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la dottrina discende dai vescovi ai fedeli; e i sudditi non devono giudicare nel campo della fede i loro capi. Ma nel campo della Rivelazione vi sono dei punti essenziali dei quali ogni cristiano, per il fatto stesso di essere cristiano, ha la necessaria conoscenza e la custodia obbligatoria.
  2. La seconda osservazione che mi permetto di farle è che con la sua ‘stroncatura’, mi sembra abbia fatto sua la “vulgata”, che sta prendendo sempre più consistenza nella realtà ecclesiale, cavalcata da pseudo-fedeli al Papa solo a parole, che sono tradizionalisti solo in senso moralistico per ciò che attiene la famiglia e la morale mentre, per il resto, calpestano dottrina e liturgia e ignorano ogni indicazione del S. Padre osannato e seguito quando approva ed incoraggia e ignorato quando ‘indica’ e ‘corregge’. Sono essi che hanno ‘coniato’ questo termine di “protestanti con pretesa di avere la verità in tasca”, e ormai lo usano ad ogni piè sospinto per tappare la bocca a coloro che si permettono – con diritto-dovere di cattolici battezzati e cresimati -, di denunciare documentando abusi liturgici e distorsioni dottrinali, ormai addirittura entrati a pieno titolo nelle pastorali di moltissime diocesi…
E’ questo uno degli aspetti – purtroppo non l’unico ma il più subdolo – della crisi odierna (credo che neppure lei possa dire: “che bel vestito ha l’imperatore”!) che è nella e non DELLA nostra (nessun “noi-voi”) Chiesa, perché quella Una Santa è viva e intangibile nel suo Mistero di Corpo Mistico di Cristo e Sua Sposa.

Vorrei aggiungere alcune notazioni al mio richiamo alla “chiesa militante”, definizione molto precisa, che sembra ormai superata dalla sottolineatura conciliare delle immagini di “Chiesa pellegrina” e/o chiesa “sacramento” e “comunione” in contrapposizione a quella gerarchica, che non esauriscono la realtà teandrica – e non solo accentrata sull’uomo – della Chiesa-Mistero …
Premesso che “gerarchia” presuppone un “ordine” fondato sulla “comunione”, ovviamente è esatto dire che la Chiesa è “pellegrina”, come è esatto dire che la Chiesa è sacramento e comunione… d’altronde è la comunione in Cristo che fa la Chiesa e, quindi, se non ci fosse sempre stata la “comunione”, anche prima del concilio, non ci sarebbe più la Chiesa… Preciso che questo non significa rinnegare il concilio, ma interpretarlo nel senso della ‘continuità’ propugnata dal Santo Padre…

Inoltre “Chiesa militante”, implica l’idea di una chiesa che lotta, ma è bene precisare che non si tratta di una lotta con le ‘persone’ …insomma non si intende una chiesa di crociati né vecchi né nuovi, ma “La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.” (Ef. 6,12)

Aggiungo una interessante puntualizzazione scaturita dal dibattito:

A chi mi faceva notare che: “i termini “Chiesa pellegrinante” e “Chiesa comunione”, pur corretti, inclinano pericolosamente verso un’impostazione neo-veterotestamentaria: Chiesa come nuovo Popolo Eletto. La realtà (1Pt 2, 9) è che la Chiesa è “popolo che Dio si è acquistato”, cioè popolo dei Redenti (=ricomprati…dal possessore tirannico Satana!). L’inclinazione ereticale cui accennavo non può che portare ai disastri a cui ha già condotto in ambito protestantico: alla fine, il “secondo Israele” tende a dissolversi, e resta il “primo” !”

Replicavo: grazie per la precisazione. A me premeva la sottolineatura di come i due termini non esauriscano tutta la realtà della Chiesa. E’ tipico delle affermazioni conciliari e relative post-applicazioni fare affermazioni lapidarie, tipo slogan, che colpiscono l’immaginazione e l’emotività, ma non esauriscono la ricchezza semantica di una terminologia compiutamente descrittiva e dinamicamente viva in Cristo come “Chiesa Trionfante Militante e Purgante” e le profondità ontologiche che l’identità della Chiesa presuppone.

In effetti affermare realtà esatte, ma incomplete, fa passare sotto silenzio quello che esse non dicono e che, nel corso del tempo, viene sotterrato, sepolto, dimenticato, lasciato da parte. Anch’io ho sempre notato che indicare la Chiesa come “popolo di Dio” non è un progresso, ma un regresso di sapore vetero-testamentario, dato che la Chiesa E’ innanzittutto il Corpo Mistico di Cristo, Sua Sposa… non è ininfluente, eliminare il Nome del Signore e, soprattutto, ‘velare’, accantonare questa realtà UNICA e meravigliosa che ci fa Chiesa in Lui…

A questo punto mi preme puntualizzare la sempre maggiore evidenza delle due (e forse più, purtroppo) anime riconoscibili nella Chiesa visibile del nostro tempo, nella quale è ormai difficile orientarsi e districarsi dal garbuglio di innovazioni e mistificazioni spacciate per spirito conciliare, che la cultura egemone sta continuando a tessere e portare avanti, tentando di delegittimare qualunque voce cerchi di 'mostrare' le Verità cattoliche senza travestimenti né modernisti né da cosiddetta 'nuova pentecoste'.

E mi preme anche sottolineare come queste diverse anime si siano di fatto alleate coniando la 'vulgata' di un tanto fantomatico quanto improbabile "protestantesimo Tradizionalista" ponendosi come "conservatori"... quante etichette!

In realtà i 'conservatori' di oggi sono coloro che intendono conservare il cosiddetto spirito del concilio facendo di esso - che ha messo in un angolo i Dogmi assoggettandoli ad una assurda evoluzione - un intoccabile nuovo "superdogma"...

Vorrei osservare che il termine "conservatore" non si addice alla Tradizione, che 'conserva' nel senso che 'custodisce', il "Despositum Fidei" Apostolico; ma nello stesso tempo non conserva alcun tipo di fissismo, che non le si addice in quanto essa è VIVA nel senso, insegnato da mons. Gherardini, della “continuità evolutiva”, che esclude tutti quei criteri immanentistici che si sono imposti, dall’Illuminismo ad oggi, sia alla filosofia che alla teologia. Gli Apostoli ci hanno lasciato quanto da Cristo avevano ricevuto ratione ecclesiae, non i carismi personali ma le verità riguardanti la Fede e la Chiesa.
I Padri la chiamano Traditio Dominica o Traditio Apostolica “lo Spirito Santo vi ricorderà tutte le cose che vi ho insegnato io” (Gv 14, 26). L’insufflatio dello Spirito [Presente nella Chiesa: dove c'è il Figlio, c'è anche il Padre e lo Spirito Santo] non ha per oggetto una o più, ma “quaecumque dixero vobis”: tutte le cose, acquisizioni sempre più approfondite, nova et vetera (Gv 16,13).

domenica 26 dicembre 2010

Pubblicazione "catechesi" neocatecumenali: "status quaestionis"

Questo è l'ultimo sviluppo del nostro dialogo: lo inserisco perché appare lo "status quaestionis" sulla ventilata possibilità di pubblicazione delle Catechesi del Cammino neocatecumenale.

Così scrive UDD:
La pubblicazione dei Direttori Catechetici sarà un aiuto per tutti, soprattutto per i parroci che accolgono il cammino ma lo conoscono poco. Resterà naturalmente il problema della loro corretta attuazione in parrocchia e quindi sarà responsabilizzato il parroco affinchè possa vigilare sulla pratica seguita nelle comunità confortato da documenti ufficialmente approvati.
Il mio auspicio è che il cammino lo si faccia dove effettivamente il parroco, responsabile della pastorale, lo vuole e si metta a disposizione per seguirlo in prima persona in comunione con i catechisti.
Buon Natale a tutti gli osservatori e ai lettori del blog. Non condivido le vostre osservazioni sul cammino ma resto convinto dell'utilità delle critiche fondate su argomentazioni teologiche.
Risponde Tripudio:

Ricambio gli auguri, ma non posso non rilevare la contradditorietà dell'ultima affermazione. Come si fa ad essere convinti dell'utilità delle critiche fondate su argomentazioni teologiche, alle quali evidentemente riconosce validità, se poi dice di non condividere le nostre osservazioni sul cammino? E, di seguito, pubblico la risposta di Tripudio, che è l'esatta percezione della realtà:

Vorrei brevemente rispondere ad UDD che afferma che la pubblicazione del "Direttorio" sarà di "aiuto".

In teoria dovrebbe essere di aiuto: in pratica non sarà così. Non sarà così per l'eccessiva lunghezza: quale parroco ha il tempo di leggersi 3100 pagine? Mettiamoci per un attimo nei panni di un parroco indaffarato che a stento ha tempo di leggere documenti della Santa Sede, della CEI, della diocesi, della forania...

Non sarà di aiuto per un altro motivo: nessuno garantisce che la predicazione dei cosiddetti "catechisti" neocatecumenali rispecchierà il contenuto del Direttorio. Il motivo è semplice: per parecchi decenni hanno imparato a memoria la pappardella kikiano-carmeniana... cosa farebbero con 3100 pagine di pappardella corretta e aggiornata? Soprattutto: accetteranno di farsi correggere? Kiko ha mai accettato di farsi correggere dal Papa?

Vorrei che qualche neocatecumenale mi spiegasse come si potrebbero mai risolvere tali problemi. Finiremmo infatti per avere una versione "teorica" del Cammino, descritta (in modo estenuante) da Statuto (inapplicato) e Direttorio (ignorato)... ed una versione "reale" del Cammino, per la quale valgono sempre le sue strampalate e stra-sbugiardate dottrine.

L'appunto che muoverei a UDD è infatti questo: voi neocatecumenali vi auto-osannate per la possibile pubblicazione del Direttorio... quando in realtà dovreste considerarlo una guida per correggervi, non un documento per aumentarvi di prestigio.

La cosiddetta attuazione non va fatta dunque "in parrocchia", ma nelle comunità neocatecumenali. Si ritorni al Catechismo della Chiesa Cattolica, quello originale, senza aggiunte né omissioni! Si ritorni al Messale Romano, quello originale, senza aggiunte né omissioni! Allora sì che sarà (finalmente) facile dire che il Cammino fa crescere la Chiesa. Così com'è, infatti, il Cammino fa crescere sé stesso, al pari di un tumore che espande sé stesso a danno del corpo che lo ospita.

Io condivido e aggiungo. Così dovrebbe essere; ma, guarda caso, il card Canizares, nella sua recentissima intervista rilasciata a Tornielli usa il solito linguaggio ambiguo e cerchiobottista. Non mi si dica che è una critica; perché è una amara constatazione, che fa segnare un inatteso regresso nella capacità di affrontare l'attuale ineludibile crisi.

Tant'è che il cardinale può dire: " la liturgia, questo è un fatto, è stata “ferita” da deformazioni arbitrarie, provocate anche dalla secolarizzazione che purtroppo colpisce pure all’interno della Chiesa. Di conseguenza, in tante celebrazioni, non si pone più al centro Dio, ma l’uomo e il suo protagonismo, la sua azione creativa, il ruolo principale dato all’assemblea.", ma poi non disdegna di celebrare il "Rito" modificato da un laico, e fa suo il linguaggio neocatecumenale che ovviamente implica la relativa prassi. Il cardinale allude infatti al "nuovo movimento liturgico" che sembra aver fatto tramontare, il progetto di "Riforma della Riforma" così come lo aveva concepito Benedetto XVI, esprimendo intenti ancor più rivoluzionari con queste parole: “Dobbiamo considerare il rinnovamento liturgico secondo l’ermeneutica della continuità nella riforma indicata da Benedetto XVI per leggere il Concilio. E per far questo bisogna superare la tendenza a “congelare” lo stato attuale della riforma postconciliare, in un modo che non rende giustizia allo sviluppo organico della liturgia della Chiesa." e, poi, "Questo impegno sarà accompagnato dalla revisione e dall’aggiornamento dei testi introduttivi alle diverse celebrazioni (prenotanda). Siamo anche coscienti che dare impulso a questo movimento non sarà possibile senza un rinnovamento della pastorale dell’iniziazione cristiana”.

La solita sconcertante ma dolorosa incoerenza tra parole e fatti ed anche, in alcuni punti, contradditorietà nelle parole fra loro e, quindi, confusione di idee e di concetti...

Quanto alla "pastorale d'iniziazione cristiana", non possiamo ignorare che si tratta di quella di conio neonatecumenale che, in barba all’Arcano tuttora vigente, sta già entrando nelle diocesi , in molte delle quali è già consolidata: Campobasso, ad esempio...

venerdì 24 dicembre 2010

IN NATIVITATE DÓMINI NOSTRI IESUS CHRISTI

Dalla Santa Messa Gregoriana del Giorno :


Concéde, quæsumus, omnípotens Deus: ut nos Unigéniti tui nova per carnem natívitas líberet: quos sub peccáti iugo vetústa sérvitus tenet. Per eúmdem Dóminum nostrum Iesum Christum Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum. Amen

(Concedici, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che la nuova nascita secondo la carne del tuo Unigenito, liberi coloro, che l'antica schiavitù tiene sotto il gioco del peccato. Per lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. M. - Amen.)

CARI AUGURI DI BUON NATALE A TUTTI! La Pace del Signore Nostro Gesù Cristo scenda su noi, i nostri Cari, e tutti i nostri fratelli! AVE MARIA!

giovedì 23 dicembre 2010

La Chiesa cattolica e la duplicità

Questa osservazione di Stefano, mi ha indotto ad una riflessione che desidero condividere con tutti, perché la ritengo importante per comprendere la situazione della Chiesa, oggi, e quindi della seria crisi che viviamo che è nella Chiesa ma non DELLA Chiesa, perché quella Una Santa è viva e intangibile nel suo Mistero di Corpo Mistico di Cristo e Sua Sposa.

Ci avviciniamo al Natale e, prima di accogliere l'evento che stiamo attendendo nel Sacro e solenne Silenzio che gli si addice, prima dell'esplosione del Gloria, scriviamo un'ulteriore tappa del nostro percorso di consapevolezza e di presenza nel cuore della nostra Chiesa cattolica, della quale purtroppo molto si stanno perdendo i connotati, che noi - nel nostro piccolo - custodiamo difendiamo e diffondiamo.
Se ci si esprime con intenti diversi dai due radicalismi, spesso e volentieri si incorre proprio in questo "reducismo", "veteranismo". Chi sei tu? Dove stavi mentre io ero in "guerra"? Non ti ho visto, quindi sarai sicuramente un imboscato! E ora che fai? Mi dai consigli? Mi dici che qui e lì forse sto sbagliando? Hai le mie cicatrici? Hai le mie medaglie? NO! Allora taci! Non sai, non puoi sapere. Non capisci e non puoi capire. Qui o vinciamo noi o vincono loro! Chi vuole cercare una via di riforma TACCIA! Perchè non è il suo momento. E se parla dovrà tacere.
Caro Stefano, se ti riferisci alle tue esperienze e alle tue proposte su questo blog, dobbiamo aver vissuto e visto un film diverso... se ti riferisci, come credo, alla Chiesa in generale, penso che il problema sia più semplice, ma ancora più drammatico. E ti invito a considerare la mia diagnosi ricavata anche alla luce delle esperienze recenti.

Di fatto si sta delineando il paradosso che gli speudo-tradizionalisti di nuovo conio (leggi neocatecumenali, che sono tradizionalisti solo riguardo alla morale a alla famiglia, ma quanto a dottrina sappiamo quanto siano più innovatori dei più accesi novatores pre e post conciliari) si stanno alleando con alcuni tradizionalisti di vecchio conio, i quali si rifanno a centri di potere e rispondono ad ordini di scuderia (leggi tradizionalismo ideologico) per continuare a delegittimare e a silenziare, di fatto, chi come noi vede le storture e le denuncia, con rispetto e senso di responsabilità e grande discernimento...

E sai dov'è che hanno trovato il loro "punto di alleanza"? Sullo slogan di "far quadrato intorno al Papa" (ovviamente -quanto ai neocat- il Papa che li ha 'approvati' e che per questo diviene infallibile anche dove si sa che non lo è, mentre i suoi richiami sono completamente ignorati e tuttavia di fatto lui glielo consente)... come se non facesse "quadrato intorno al Papa" e non fosse in comunione con lui, chi si permette di porsi domande e vivere sconcerto e disorientamento per mancanza di coerenza tra parole e atti comune a Papa e vescovi, che va comunque denunciata, perché il risultato che porta è la proliferazione dell'errore e l'ulteriore oscuramento della Verità, qualunque siano le cause (politiche, pastorali o di lupi incombenti) che provocano questa incoerenza.

A questo proposito, la dice molto lunga lo 'strano' silenzio sull'evento epocale e bellissimo organizzato dai Francescani dell'Immacolata sul Concilio... Ovvio che il silenzio è VOLUTO e che non fa altro che continuare la damnatio memoriae dell'autentica Tradizione, solo per non correre il rischio di guardare la realtà in faccia e non voler riconoscere che nel concilio la continuità esiste (ma ne va trovato il filo conduttore), ma esiste anche la 'discontinuità' che è entrata nella pastorale e quindi anche nella prassi e non si può negare che variazioni nella prassi sconsiderate provocano variazioni anche nella dottrina, magari all'inizio implicite, ma poi si esplicitano in frutti ben visibili come stiamo vedendo oggi...

Questo è quel che è accaduto e continua ad accadere, questo è il nostro dramma nella Chiesa di oggi, Steph, non altro riferito a nostre sempre possibili responsabilità, che non vedo nei sensi da te indicati, di certo riferite ad altri, che riguardano reazioni magari un po' intransigenti di chi si è stufato di questo "far quadrato intorno al Papa" che nei termini in cui è posto sopra non porta da nessuna parte...

Il VERO "far quadrato intorno al Papa" è continuare a rispettarlo rimanere in comunione anche di preghiera, ma continuare a 'mostrare' la Verità che amiamo e della quale anche il Papa è il primo dei Servi, che sta esercitando il suo munus docendi, ma non usa 'bastone e vincastro' insieme per quello regendi, il Governo... e questa tragica "desistenza" non è senza conseguenze...

Noi ci siamo dentro consapevoli della nostra impotenza, ma non senza smettere di fare del nostro meglio e abbracciamo la croce... il resto è nelle mani del Signore

Concludo con le parole che Dom Guéranger scrisse a proposito di San Cirillo di Alessandria, insigne avversario del nestorianesimo: "... quando il pastore si cambia in lupo, tocca anzitutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la dottrina discende dai vescovi ai fedeli; e i sudditi non devono giudicare nel campo della fede i loro capi. Ma nel campo della Rivelazione vi sono dei punti essenziali dei quali ogni cristiano, per il fatto stesso di essere cristiano, ha la necessaria conoscenza e la custodia obbligatoria."

martedì 21 dicembre 2010

Cosa si profila dal fronte neocatecumenale?

Pubblico il testo del documento interno del Cnc che ci è stato fatto pervenire a fine novembre, quando cominciavano a circolare voci sull'imminente pubblicazione delle catechesi neocatecumenali. Vedremo che la sua lettura sarà significativa perché, pur nella solita apodittica enfasi ed arroganza, si nota un cambiamento di stile e alcune sfumature nel cambiamento di linguaggio impensabili fino ad ora. Lo vedremo meglio nell'analizzare e riflettere insieme.

Abbiamo più volte dimostrato che lo statuto risulta monco, Ora, se Kiko sta scalpitando per ottenere la pubblicazione della Catechesi e l'approvazione della liturgia, che (mentendo) ha sempre detto all'interno di avere in mano, vuol dire che effettivamente qualcuno riconosce le anomalie rappresentate dallo statuto, da noi evidenziate fin dall'inizio...
Adesso una buona notizia che voglio darvi. Stamattina abbiamo saputo che il Pontificio Consiglio per i Laici ha ricevuto una lettera della Congregazione della Fede che dice che sono state studiate e approvate tutte le nostre catechesi, tutti i mamotreti. Sono 13 volumi, 3100 pagine. Per 5 anni sono stati studiati ed esaminati da una commissione di esperti presieduta dal Card. Bertone. Per noi c’erano Ezechiele e Javier. Hanno visto parola per parola tutte le catechesi di Kiko e Carmen, del Cammino. E dice la lettera che questi volumi devono essere chiamati “Direttorio Catechistico del Cammino Neocatecumenale”. (applauso). Non sono più meri “Orientamenti”, ma “Direttorio”.
Javier Sotil:
Nella prima stesura dello Statuto del Cammino, quella “ad experimentum”, i 13 volumi delle catechesi venivano chiamati “Direttorio Catechistico del Cammino Neocatecumenale”, come la Santa Sede ci aveva detto di fare. Nello Statuto approvato in modo definitivo, a richiesta della stessa Santa Sede, i 13 volumi delle catechesi vengono chiamati semplicemente “Orientamenti all’équipes di catechisti”, come togliendo loro importanza. È stupendo che ora la Santa Sede dica che si debbano chiamare nuovamente “Direttorio Catechistico del Cammino Neocatecumenale”.
Kiko:
Il Cammino si basa sullo Statuto e sul Direttorio dove c’è tutta la nostra tradizione orale. Ora dobbiamo cambiare: dobbiamo mettere negli Statuti la parola “Direttorio”. Le nostre catechesi hanno l’approvazione dei dicasteri competenti della Curia romana. Questa è una grandissima notizia. Il Papa ci dà questo strumento di evangelizzazione per i lontani, per il mondo, la nuova evangelizzazione. Bene! Oggi ci ha consolato! La Santa Sede non solo riconosce la bontà della catechesi che voi avete ricevuto ma ne fa anche una proprietà della Chiesa, fa parte della ricchezza della Chiesa, teologica catechistica e lo fa attraverso un Direttorio per la catechesi degli adulti. E’ un bene che è amministrato da noi, come responsabili di questa fondazione di beni spirituali, che è il Cammino. (applauso)
All’interno del Direttorio catechistico ci sono le diverse celebrazioni: del primo scrutinio, della traditio, della redditio simboli, ecc. Dottrinalmente tutto è approvato.
[non nomina l'abominevole II scrutinio: lapsus calami o vere modifiche? Non potremo mai saperlo se non pubblicheranno. E, se davvero ci sono stati dei cambiamenti e il tutto verrà reso pubblico... ma inutile fare congetture. Aspettiamo e vedremo]

Queste parole, invece sono tratte dallo stesso documento, nella parte in cui si parla anche del Giappone, da noi già resa pubblica e valutata nella sua giusta luce.

Il Papa, come vi dicevo prima, ci ha ricevuto in udienza privata a Carmen, P. Mario e me il giorno 13 scorso. È stata un’udienza fantastica. Abbiamo parlato su 4 punti.
Il secondo punto: chiediamo che sia fatta pubblica l’approvazione che, dopo accurato esame teologico, ha fatto la Dottrina della Fede su tutti i “mamotreti”, e anche l’approvazione della liturgia del Cammino.

[Da notare che vien chiesto venga resa pubblico l'evento-approvazione (che userebbero come grimaldello al pari dello statuto) e non i testi, nonché l'approvazione della Liturgia, prova evidente che qualcosa sub iudice deve pur esserci! Ma, molto inopportunamente i fedeli sono tenuti fuori da tutto questo, che è un problema che riguarda TUTTA la chiesa]
Sempre dalla stessa parte del documento:
Come sapete, infatti, il Cammino Neocatecumenale è stato istituito dalla Santa Sede come una “fondazione di beni spirituali con personalità giuridica pubblica”. Uno di questi beni è il Neocatecumenato, con le sue tappe – fase kerigmatica, primo scrutinio, 2 scrutinio, ecc. tutto il percorso neocatecumenale –. Se un Vescovo o una conferenza episcopale ha qualche problema con questo “bene” deve dialogare con noi, responsabili del Cammino a livello mondiale, perché il Papa ci ha fatto garanti dell’autenticità dell’attuazione del Cammino nelle diocesi. La Chiesa riconosce che il Neocatecumenato è un bene spirituale enorme per tutta la Chiesa. E’ la prima volta nella Chiesa che si istituisce una fondazione di beni spirituali: siamo i primi. Tutte le altre fondazioni sono insiemi di beni materiali.
[E' la prima volta che il cammino non viene identificato come "iniziazione", ma come "fondazione...". Ma poi, a parte l'enfasi sul "bene spirituale enorme per tutta la Chiesa" c'è la "inesattezza" (chiamiamola così) che è la prima volta che si istituisce una "fondazione di beni spirituali", quando ce ne sono tantissime e sono regolarmente previste dal diritto canonico (can.115). In questo modo può imbonire gli adepti, ma non noi. E il Papa e i vescovi danno credito a questo imbonitore! E notate bene il tono arrogante riguardo ai vescovi... Ricordo come l'emblematica vicenda del Giappone sia stata inquadrata e sviluppata, sulla base delle fonti originali, nei thread precedenti]
L'ho già detto, ma è bene ripetere. Mi sembra di rivivere un deja vu, come nell'imminenza dell'approvazione degli statuti, quando li davano per approvati e ancora non lo erano... Per quanto riguarda il Direttorio, non mi meraviglierei di vederlo approvato, conoscendo potere, agganci e il diffuso modernismo della Curia, che non è certo a favore né della Verità né della Tradizione che la custodisce e la trasmette. Naturalmente sembrerebbe impensabile un'approvazione nella stesura che corrisponde alla "tradizione orale" corrente, perché davvero non è cattolicamente commestibile... e non siamo noi a dirlo, ma illustri teologi e sacerdoti. Tuttavia:
  1. se li pubblicassero così come sono nella "tradizione orale" corrente, gli adepti potrebbero vedere in anticipo tutto quanto di solito DEVE rimanere segreto; il che risulta altamente improbabile, ma verrebbero sbandierati come grimaldello al pari dello statuto

  2. se li pubblicassero, come è possibile, addomesticati, gli adepti potrebbero riconoscere le difformità tra quel che succede e quel che è davvero autorizzato. Ma, nello stesso tempo, nessuno dall'esterno avrebbe la possibilità di verificarne il rispetto, data l'inesorabile blindatura del cammino.
    questa seconda ipotesi forse servirebbe a poco lo stesso, perché troverebbero il modo di motivare i loro comportamenti difformi, tanto è forte il potere di coinvolgimento e la capacità di persuasione della comunicazione interna e della famosa "tradizione orale"...

  3. Non dimentichiamo che nelle librerie cominciano a circolare le nuove Pastorali diocesane, che purtroppo riportano pari pari linguaggi e prassi del cammino, che stanno fagocitando le pastorali di molte se non tutte le diocesi. Ovvio che questi testi, che ormai diventano testi ufficiali della Chiesa, non riportano i contenuti delle tappe iniziatiche, ma solo l'ossatura della pastorale neocat, divenuta, ahinoi, pastorale diocesana. Questo significa che chi si iscriverà per le catechesi sacramentali verrà automaticamente coivolto nel cammino insieme alla famiglia. La crisi della Chiesa ha oltrepassato i livelli di guardia e ci troveremo sempre di più in un'"altra" chiesa. Meno male che il Signore sta costruendo le sue fortezze...