domenica 26 dicembre 2010

Pubblicazione "catechesi" neocatecumenali: "status quaestionis"

Questo è l'ultimo sviluppo del nostro dialogo: lo inserisco perché appare lo "status quaestionis" sulla ventilata possibilità di pubblicazione delle Catechesi del Cammino neocatecumenale.

Così scrive UDD:
La pubblicazione dei Direttori Catechetici sarà un aiuto per tutti, soprattutto per i parroci che accolgono il cammino ma lo conoscono poco. Resterà naturalmente il problema della loro corretta attuazione in parrocchia e quindi sarà responsabilizzato il parroco affinchè possa vigilare sulla pratica seguita nelle comunità confortato da documenti ufficialmente approvati.
Il mio auspicio è che il cammino lo si faccia dove effettivamente il parroco, responsabile della pastorale, lo vuole e si metta a disposizione per seguirlo in prima persona in comunione con i catechisti.
Buon Natale a tutti gli osservatori e ai lettori del blog. Non condivido le vostre osservazioni sul cammino ma resto convinto dell'utilità delle critiche fondate su argomentazioni teologiche.
Risponde Tripudio:

Ricambio gli auguri, ma non posso non rilevare la contradditorietà dell'ultima affermazione. Come si fa ad essere convinti dell'utilità delle critiche fondate su argomentazioni teologiche, alle quali evidentemente riconosce validità, se poi dice di non condividere le nostre osservazioni sul cammino? E, di seguito, pubblico la risposta di Tripudio, che è l'esatta percezione della realtà:

Vorrei brevemente rispondere ad UDD che afferma che la pubblicazione del "Direttorio" sarà di "aiuto".

In teoria dovrebbe essere di aiuto: in pratica non sarà così. Non sarà così per l'eccessiva lunghezza: quale parroco ha il tempo di leggersi 3100 pagine? Mettiamoci per un attimo nei panni di un parroco indaffarato che a stento ha tempo di leggere documenti della Santa Sede, della CEI, della diocesi, della forania...

Non sarà di aiuto per un altro motivo: nessuno garantisce che la predicazione dei cosiddetti "catechisti" neocatecumenali rispecchierà il contenuto del Direttorio. Il motivo è semplice: per parecchi decenni hanno imparato a memoria la pappardella kikiano-carmeniana... cosa farebbero con 3100 pagine di pappardella corretta e aggiornata? Soprattutto: accetteranno di farsi correggere? Kiko ha mai accettato di farsi correggere dal Papa?

Vorrei che qualche neocatecumenale mi spiegasse come si potrebbero mai risolvere tali problemi. Finiremmo infatti per avere una versione "teorica" del Cammino, descritta (in modo estenuante) da Statuto (inapplicato) e Direttorio (ignorato)... ed una versione "reale" del Cammino, per la quale valgono sempre le sue strampalate e stra-sbugiardate dottrine.

L'appunto che muoverei a UDD è infatti questo: voi neocatecumenali vi auto-osannate per la possibile pubblicazione del Direttorio... quando in realtà dovreste considerarlo una guida per correggervi, non un documento per aumentarvi di prestigio.

La cosiddetta attuazione non va fatta dunque "in parrocchia", ma nelle comunità neocatecumenali. Si ritorni al Catechismo della Chiesa Cattolica, quello originale, senza aggiunte né omissioni! Si ritorni al Messale Romano, quello originale, senza aggiunte né omissioni! Allora sì che sarà (finalmente) facile dire che il Cammino fa crescere la Chiesa. Così com'è, infatti, il Cammino fa crescere sé stesso, al pari di un tumore che espande sé stesso a danno del corpo che lo ospita.

Io condivido e aggiungo. Così dovrebbe essere; ma, guarda caso, il card Canizares, nella sua recentissima intervista rilasciata a Tornielli usa il solito linguaggio ambiguo e cerchiobottista. Non mi si dica che è una critica; perché è una amara constatazione, che fa segnare un inatteso regresso nella capacità di affrontare l'attuale ineludibile crisi.

Tant'è che il cardinale può dire: " la liturgia, questo è un fatto, è stata “ferita” da deformazioni arbitrarie, provocate anche dalla secolarizzazione che purtroppo colpisce pure all’interno della Chiesa. Di conseguenza, in tante celebrazioni, non si pone più al centro Dio, ma l’uomo e il suo protagonismo, la sua azione creativa, il ruolo principale dato all’assemblea.", ma poi non disdegna di celebrare il "Rito" modificato da un laico, e fa suo il linguaggio neocatecumenale che ovviamente implica la relativa prassi. Il cardinale allude infatti al "nuovo movimento liturgico" che sembra aver fatto tramontare, il progetto di "Riforma della Riforma" così come lo aveva concepito Benedetto XVI, esprimendo intenti ancor più rivoluzionari con queste parole: “Dobbiamo considerare il rinnovamento liturgico secondo l’ermeneutica della continuità nella riforma indicata da Benedetto XVI per leggere il Concilio. E per far questo bisogna superare la tendenza a “congelare” lo stato attuale della riforma postconciliare, in un modo che non rende giustizia allo sviluppo organico della liturgia della Chiesa." e, poi, "Questo impegno sarà accompagnato dalla revisione e dall’aggiornamento dei testi introduttivi alle diverse celebrazioni (prenotanda). Siamo anche coscienti che dare impulso a questo movimento non sarà possibile senza un rinnovamento della pastorale dell’iniziazione cristiana”.

La solita sconcertante ma dolorosa incoerenza tra parole e fatti ed anche, in alcuni punti, contradditorietà nelle parole fra loro e, quindi, confusione di idee e di concetti...

Quanto alla "pastorale d'iniziazione cristiana", non possiamo ignorare che si tratta di quella di conio neonatecumenale che, in barba all’Arcano tuttora vigente, sta già entrando nelle diocesi , in molte delle quali è già consolidata: Campobasso, ad esempio...

7 commenti:

  1. Condivido sulla ormai fantomatica "pubblicazione" e purtroppo anche sulla conclusione del post: l'intervista del card. Canizares resta nel vago, dice e non dice, riconosce gli abusi ma non indica alcuna presa di posizione decisa con norme inderogabili e con il ricorso al potere sanzionatorio nel caso che la persuasione risulti, com'è nei fatti, del tutto vana e vanificata dalle volontà diverse.

    Parla di nuovo "movimento liturgico", con quali finalità? Scompare la "riforma della riforma", nella quela molti avevano riposto speranze. E non si intravedono schiarite.
    Auiguro ancora a tutti un Santo Natale.

    Approfitto per dire buone Feste a tutti!

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  2. A mio avviso non c'è nulla di "nuovo" sotto il sole, riguardo sia le intenzioni che il "piano di attuazione" della "riforma della riforma".

    Il Santo Padre aveva detto DA SUBITO che il vero rinnovamento litugico, ancora inattuato nella sua VERA forma, avrebbe dovuto "nascere" questa volta non da "tavolini" o imposizioni ma da DEVOZIONE. I mezzi, le basi, perchè questa possa nascere le ha INIZIATE a gettare, già col motu proprio, ma soprattutto con la sua ars celebrandi, che non è solo forma ma sostanza.

    Il Papa ripone fiducia nell'aiuto che possa venire dai devoti, per avere un' "arma" in più da far valere nei confronti dei 3/4 di "cattolici moderni" che sono nella Chiesa a tutti i livelli.

    Si potrà pensare se questo "metodo" sia positivo o meno. Credo che la valutazione non debba essere slegata dal contesto in cui si sta applicando questo metodo.

    C'è anche da dire, purtroppo, che le reazioni intonro al mondo tradizionale, di certo tradizionalismo, aiutano alla discesa e indirettamente costringono i gerarchi fedeli a battute improvvise d'arresto. Mi viene in mente l'articolo in cui (lo lessi su RS) il Cardinal medesimo si sbottonava un pochino dicendo che c'era una commissione interna che stava lavorando per approntare alcune modifiche ai riti... Apriti cielo! Tra chi si stracciava le vesti piangendo il concilio, e chi se le stracciava lamentandosi che era troppo poco. Raggiungendo la veemenza.

    Quest'intervista ha lasciato a "bocca asciutta" anche me, ma non ha davvero detto nulla di nuovo e non ha davvero fatto nessuna "retromarcia".

    Ma commentarla così, probabilmente andrà a rinfocolare gli stati d'animo di tutti quelli che sono scontenti. Di entrambe le "parti".

    L'auspicio del "nuovo movimento liturgico" (e vi consiglio di leggere l'ultimo libro di Mons. Bux perchè ne parla in termini chiari) è proprio il vero fondamento su cui questo Papato ripone la "fiducia" per una rinascita litrugica generale.
    Ogni movimento che si rispetti deve avere dei maestri. E, per grazia di Dio, questi maestri ci sono.

    Ma in un momento così pieno di Grazie, dove svettano grandi Uomini di Dio (anche se non tanti) che potrebbero essere i "propulsori" del movimento, non si è mai vista come ora la confusione nel "campo della tradizione", che tra l'altro è anche l'unico possibile.

    In questo modo le strumentalizzazioni, gli attacchi e le divisioni vanificano quello che si potrebbe sperare..

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  3. Riguardo l'utilità della pubblicazione, quasi sicuramente permarrà il divario tra "teoria e prassi", tra realtà e auspicio.

    Ma il fatto che questa teroia venga ufficializzata definitivamente, e che venga essa (non la prassi) messa a fondamento del "servizio ai Vescovi", può a lungo andare iniziare a far svegliare coscienze.

    Del resto, in questo mare magnum, il risveglio delle coscienze è base irrinunciabile di un cambiamento di rotta..

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  4. Il cardinale allude infatti al "nuovo movimento liturgico" che sembra aver fatto tramontare, il progetto di "Riforma della Riforma" così come lo aveva concepito Benedetto XVI, esprimendo intenti ancor più rivoluzionari con queste parole

    In realtà, come detto sopra, il movimento liturgico è fondamento della "riforma della riforma" nella mens del Papa.

    Tra l'altro le parole del Cardinal, non sono per nulla rivoluzionarie nell'ottica della riforma della riforma. Infatti se dovessimo intendere la riforma "chiusa", non sarebbe possibile riformar nulla...

    Bene auguranti, poi, le parole che fanno intendere un intervento sulla pastorale di iniziazione, poichè coerentemente ci si riferisce a un intervento in senso TRADIZIONALE. Ed è proprio quello di cui c'è bisogno per cambiare la rotta delle varie Campobasso!

    Lo stesso dicasi per le modifiche paventate per i prenotanda liturgici!

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  5. Nel rileggere quel commento che io stesso ho scritto mi rendo conto di non essere stato particolarmente delicato.

    Però, anche se volessi riscriverlo con tanta diplomazia, cosa cambierebbe?


    1. Certamente il primo punto non cambia: pubblicare tremila e rotte pagine di Direttorio ha senso soltanto se si tratta di imporre correzioni ai neocatecumenali.

    Mentre alcuni ambienti (Opus Dei, Cl, Regnum Christi...) vengono criticati per essere troppo "ortodossi", il Cammino Neocatecumenale è stato criticato perché "troppo poco ortodosso". Pertanto l'approvazione di un Direttorio può essere solo l'approvazione di correzioni alla predicazione neocatecumenale. I cosiddetti "catechisti" che devieranno dal Direttorio saranno perciò da considerare nemici del Cammino oltre che nemici della Chiesa.

    Se la predicazione neocatecumenale fosse stata compatibile con la dottrina cattolica, non ci sarebbe mai stato bisogno del Direttorio. Per l'Opus Dei non c'è bisogno di un Direttorio: hanno sempre insegnato la dottrina della Chiesa. Per di più gli scritti del suo fondatore spagnolo sono rintracciabili in tutte le librerie.

    Quindi l'approvazione di un Direttorio Neocatecumenale può avere un solo inevitabile significato: imporre ai "catechisti" neocat la linea da seguire nella predicazione.


    2. Problema umano: e ora i cosiddetti "catechisti" dovranno disimparare ciò che hanno recitato per decenni?

    Anche il più simpatizzante del Cammino dovrà ammettere che ogni più piccola differenza tra il contenuto del Direttorio e il contenuto della precedente predicazione neocatecumenale richiederà tassativamente che quest'ultima si adegui. Ma è umanamente possibile?

    In tutta sincerità: penso proprio di no. Temo che salvo qualche possibile (ma sporadico) "catechista" di buona volontà, per tutti gli altri prevarranno motivazioni umane. Esempio: dopo che per quarant'anni hai predicato la "transignificazione" denigrando la transustanziazione, mentre il Direttorio (a Dio piacendo) ti imporrà finalmente di fare il contrario... come reagirai? Ti sarà facile adeguarti? La pigrizia, la fatica, l'abitudine, immediatamente cederanno il posto all'obbedienza? E il rispetto umano?

    Si tratta poi di 3100 pagine: veramente il catechista le leggerà tutte per scoprire in quali punti si è sbagliato?

    Non vorrete mica dire che quelle 3100 pagine dovranno leggersele solo i parroci, vero? Il Direttorio è anzitutto per voi neocatecumenali: è per voi "catechisti", per avere una linea da insegnare, ed è anche per voi "adepti", per sapere cosa vi stanno insegnando e cosa vi insegneranno in futuro. Bando alla segretezza! Il Cammino non è mica una setta segreta! (speriamo!) Bando agli arcani! Il Cammino non ha bisogno di nascondersi, non ha bisogno di simulare, non ha bisogno di ingannarvi! (speriamo, speriamo e speriamo!)


    3. Non cambia infine il terzo punto: il Direttorio sarà veramente "ortodosso" oppure conterrà ambiguità tali da poter essere utilizzato per ripetere gli stessi errori che hanno reso famigerato il Cammino?

    Questo dubbio purtroppo rimarrà sempre. È già difficile pubblicare 31 pagine "ortodosse", figurarsi 310, figurarsi 3100.


    In conclusione, pongo un paio domande retoriche all'utente UDD (presumendo l'ortodossia del Dirattorio, sebbene non sia assolutamente certa):

    - quando hai detto che il Direttorio è "un aiuto per i parroci", cosa intendevi? mica intendevi che i neocat non lo leggeranno?

    - quando hai detto che il parroco potrà "vigilare", cosa intendevi? mica intendevi che prima di criticare i neocat deve studiarselo da cima a fondo?

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  6. da un anno e mezzo seguo il vostro sito, ma non posso che condividere tutto , purtroppo, visto che in diocesi di imola il cammino esisteva da 35 anni e che ormai tutto conosciamo sul "metodo".
    Quello che più sconvolge è la sistematica metodologia della divisione tra le persone, laici o sacerdoti e la manipolazione delle coscienze... ci saranno statuti o direttori approvati (?), quello che resta nel rapporto con le persone è comunque divisione e non libertà. La chiusura del cammino a lugo-imola è stato un atto di misericordia e di liberazione per centinaia di persone.

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  7. Grazie Gui, della tua testimonianza.

    E' un pezzo che non abbiamo notizie da Imola.
    L'ultima volta, i giovani del cammino, che si definivano "i ribelli" perché non lo sopportavano ed ora non frequentano neppure la Chiesa, ci parlavano di difficoltà, paure e persino di necessità di esorcismi...

    Comunque la chiusura del cammino ad Imola, che in realtà è stato un atto di disobbedienza al vescovo. Infatti il vescovo aveva invitato Kiko a sostituire i catechisti (itineranti) responsabili di irregolarità e disordini vari; ma lui, per non rimuovere gli itineranti, notoriamente un casta di "intoccabili", ha chiuso il cammino ad Imola.
    Risultato: molti sono liberi, come tu dici; ma molti, più dipendenti, si sono ritrovati in nuove comunità, aperte alla spicciolata in diocesi viciniori con la connivenza di parroci compiacenti

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