lunedì 4 novembre 2019

JOSÉ AGUDO: SE AMI DIO, DEVI DIRE LA VERITA’

José Agudo (quello con la lunga barba)
perso nei suoi pensieri
Mi sono sorbita tutto l’ennesimo video per intero su “Kiko: storia della nascita del Cammino Neocatecumenale”.
Sì, è vero, ho avuto stomaco…
In realtà mi ha fatto l’effetto di quando ad un anziano concedono di rimembrare la sua vita, per dargli un po’ di soddisfazione. Io feci, io dissi, io, io… Cammino un corno.
Di incongruenze temporali ne ho sentite a bizzeffe, come anche dichiarazioni di Kiko per sua sola voce, indimostrabili.

Quello però che mi ha colpito è stato l’atteggiamento di José Agudo, molte volte inquadrato da circa metà video in poi, perché citato in continuazione da Kiko nella ricostruzione surreale della sua storia.

Il pescatore bugiardo...
Premesso che tutti i bugiardi partono spesso da qualcosa di vero e poi lo distorcono, come la barzelletta del pescatore che pesca un pesce piccolissimo e nei suoi racconti diventa quasi una balena, anche Kiko partirà da qualche fatto reale, salvo poi distorcerlo, ingigantirlo e recitarlo a suo uso e consumo (è un attore bravissimo, con una mimica invidiabile).

È certo che Kiko è stato nelle baracche di Palomeras Altas, ma quanto? Non di certo i quattro anni che dichiara lui.
È certo che Morcillo andò alle baracche (ci sono le foto), ma di certo non “pianse” e non celebrò le Lodi con loro, stavano fumando e arrotolando sigarette, oltre a non esserci nessun “salterio” o libriccino in vista o almenosul tavolo…

Kiko parte da un fatto e poi inventa, sempre per far credere che il Signore l’ha “illuminato ed ispirato” ed in questa foga dice anche cose contraddittorie ed insensate, molte inverosimili. Di persone così ne ho conosciute più d’una, ma erano innocue.

Agudo impassibile,
mentre Kiko (nel riquadro piccolo) se la ride
Chi meglio di colui che l’ha conosciuto fin dagli inizi, l’unico che poi lo ha seguito partendo pure itinerante, può conoscere i fatti e l’evoluzione che il Cammino Neocatecumenale ha avuto nei decenni?

È sicuramente quel José Agudo, quinquis di professione, che inizialmente è rimasto incantato da questa figura carismatica dell‘Argüello.


José, un vero poveraccio, veramente ha creduto in Kiko, anche perché gli albori di Kiko, quando era un perfetto sconosciuto, saranno sembrati più “veri”, più spontanei.

Agudo che se la fuma distratto in assemblea,
mentre alcuni ridono ai racconti di Kiko
Ma chi è nato nella povertà, ai margini, anche se guadagna giustamente un “riscatto”, mantiene dentro un’impronta indelebile.
E la sua impronta non sarà MAI quella di un borghese "finto povero".
Lui, la povertà, quella vera, l'ha conosciuta sul serio.


Come può José non aver visto il voltafaccia kikiano quando, una volta arrivato a Roma, ha ben presto rinnegato i “miserabili”, i poveri, gli ultimi, per dedicarsi ai ricchi borghesi che poi gli hanno regalato una ricca vita borghese, fatta di lussi, senza mai provare il vero lavoro, fatta di gloria e idolatria?
Kiko ha subìto un’evoluzione negli anni, che ha fatto di lui un cinico, un anaffettivo, un distaccato, un mestierante, proprio come un perfetto “idolo” a cui tributare sudditanza. È uscita fuori la sua megalomania.
Questo, José, non ha potuto non vederlo, è sotto gli occhi di tutti, anche i suoi.

Agudo con la testa fra le mani

Mentre gli altri ridono con Kiko,
Agudo è ancora preoccupato

Forse per questo nel video che citavo, ogni singola ripresa (e sono tantissime), lo ritrae scuro in volto, distratto, a volte con la testa tra le mani, mentre fumando in assemblea senza ritegno alcuno, non accenna MAI un sorriso, neanche quando Kiko ride citandolo in alcuni dei suoi episodi e tutti gli altri ridono, alcuni anche guardando verso di lui.

Kiko se la ride,
proprio raccontando episodi su José...


...e i presenti ridono e guardano José,
ma lui è molto serio, a testa bassa

Sembra quasi che soffra, che non sopporti, che sia lì controvoglia, che provi vergogna, senza la moglie accanto. Un atteggiamento che mostra un’insofferenza palpabile, quasi un dolore.

Le rimembranze gioiose da vecchi compagnoni, il merito di essere il primo, se non l’unico seguace kikiano per eccellenza, non lo sposta di un centimetro, anzi denota quasi un fastidio. Quando lo presenta e lo costringe ad alzarsi, sembra quasi incavolato: fa un gesto della mano e blatera qualcosa scocciato. Penso sia l’unico dei “suoi” che ho visto trattare Kiko così pubblicamente, quasi con disprezzo.
Può darsi stia male, non lo sappiamo, ma di certo non si adopera per osannare Kiko nemmeno un attimo.


Allora vorrei dire a JOSÉ, se mai mi leggerà:
José Agudo, sta a te, se ami Dio, se davvero in buona fede ti sei lasciato coinvolgere in questa avventura che pian piano è diventata incubo, sta a te dire la “verità”, costi quel che costi, per il bene delle genti, per il bene della Chiesa. 
Per il bene della tua gente, della gente come te che è stata abbandonata da colui che per vanità megalomane e superbia si è trasformato da “annunciatore” in “idolo”. 
Verrai minacciato, perseguitato, calunniato, disconosciuto, forse perderai qualche agio acquisito, ma non è questa la "vera missione" del cristiano? 
Il riscatto di fronte agli uomini, non è nulla in confronto al riscatto davanti a Dio, che è “Verità”. 
Lascia che l’insofferenza che tutti possiamo leggere nel tuo volto prenda il sopravvento sulla paura, il Signore conosce i cuori ed ama l’uomo. 
Il Signore, solo il Signore “è mio pastore, non manco di nulla”, il resto è perdizione…

28 commenti:

  1. Sono molti ad essere negli stessi panni di José: sanno bene ma non osano parlare.

    Sanno bene che alla base del Cammino ci sono cose "indicibili" che andrebbero dette, testimoniate, documentate, in pubblico e il prima possibile, quantomeno per la paura di dannarsi l'anima continuando a restare omertosi complici.

    Ma tanto lo sappiamo che il calderone forse lo scoperchieranno solo quando Kiko sarà "fuori dai giochi" o semplicemente morto. Ma sarà troppo tardi per fare giustizia, e sarà inutile a "salvare" il Cammino dall'inevitabile estinzione.

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  2. Piccolo off-topic: il cattolicesimo americano è piuttosto diverso da quello italiano, come mentalità (sono più "attivisti" e meno "intimisti"), come spiritualità (sono più coscienti di quello che fanno; per esempio considerano un evento serio - e lodevole - il poter dire il rosario in parrocchia o il poter indossare lo scapolare), come attaccamento alla Chiesa (lo considerano un insulto personale il sentir parlare male di un prete), un più forte senso di comunità cristiana (per esempio, qualche giorno fa un americano che avrebbe dovuto trascorrere un periodo di parecchie settimane in Italia ha chiesto in un forum italiano se il presentarsi a Messa in una parrocchia locale avrebbe comportato diffidenze o ostilità da parte dei parrocchiani e del parroco), ecc.

    Ma c'è una cosa in cui somigliano alla situazione italiana ed europea: le parrocchie normali diminuiscono, le parrocchie tradizionaliste aumentano. Saranno anche più "caciaroni" di noi, ma non sono altrettanto tolleranti riguardo alle carnevalate liturgiche (salvo ovviamente per la crassa ignoranza tipica di certi strati della popolazione: ma il Cammino vi ha sempre pescato a strascico).

    Come già scriveva Benedetto XVI, la crisi in cui si trova oggi la Chiesa dipende in gran parte dal crollo della liturgia. Una liturgia pagliaccesca non può che accompagnare una fede pagliaccesca, anche se si blatera mille volte di pace, amore, e del nome del Signore.

    Ricordiamolo - specialmente ai kikos: essere devoti non consiste nel "mostrarsi devoti". Davanti a Dio vale ciò che hai in cuore, non ciò che esibisci ipocritamente. La sublimità della liturgia non è spettacolarismo; ognuno di quei singoli "pizzi e merletti" ha una storia dietro, una storia di santità e di devozione (così come ogni gesto e ogni parola), tutti confermati dalla Chiesa, non sono mai stati un'aggiunta estrosa di qualche autonominato iniziatore. La sublimità della liturgia parla della fede, lo spettacolarismo liturgico parla solo dell'ipocrisia. Quella miserabile «alzatina ipocrita» al momento della "comunione seduti" è già da sola la dimostrazione di quanto sia diabolica la spiritualità del Cammino Neocatecumenale, poiché al demonio è molto più comodo rastrellare anime che si credono nel giusto perché ostentano ipocritamente una parvenza di cattolicità.

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  4. IL KAMMINO SI CIRCONDA DI PERSONAGGI BORDER-LINE...

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  5. Grazie Libera per averci dato la "prova provata" dell'insofferenza di José Agudo, zingaro "convertito" testimone dell'epoca delle Palomeras, davanti alle invenzioni stratosferiche di Arguello.
    In modo diverso, ma mi richiama alla mente l'esasperazione di Daniel Lifschitz, anch'egli sfoggiato da Kiko e Carmen nei primi tempi come l'ebreo convertito dal Cammino (sappiamo invece che Lifschitz incappò nel cammino dopo la propria conversione al cattolicesimo), autore di libri, artista, catechista itinerante.
    Anche Daniel riteneva d'essere un amico dei due iniziatori, mentre invece, quando cercò di far valere la propria individualità, fu tacciato d'essere un demonio, la casa editrice gli chiuse i battenti, il suo nome fu soggetto alla damnatio memoriae.
    Anche Agudo sa benissimo che questa sarebbe la sua fine se osasse mettersi di traverso davanti all'auto esaltazione del suo peggior amico.
    Consiglio la lettura di questo thread per completare le notizie sul rapporto fra Kiko e o suoi antichi fratelli spagnoli. Da notare la foto dell'abbraccio fra i due: Kiko falsamente affettuoso, Agudo che cerca di svincolarsi dal bacio di Giuda.

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  6. Per chi volesse sfogliare il testo della convivenza inizio corso 2019 a Madrid, cliccare [qui].

    Mi raccomando, fratelli del Cammino, non mettete su internet quel testo!

    Non facciamogli fare la figuraccia del testo in italiano!

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    2. Tutti i dittatori avevano velleità artistiche: Napoleone, Goebbels, Argüello, Stalin... è la "sindrome di Nerone". Sì, Nerone, l'incendiario imperatore romano che organizzava gare di poesia che puntualmente vinceva sempre, tra gli osannanti applausi della folla. (Speriamo non lo dicano a Kiko: "ehi, che dici se organizziamo una gara di evangelizzazione?").

      Intanto, gaudete e gioite: tale Iapicca si è fatto intervistare in qualità di "missionario" sorteggiato trentennale da RaiUno. Ci chiediamo legittimamente se il soggetto in tutto questo tempo abbia imparato a dire almeno konniciwà (che in giapponese significa "buongiorno").

      E indovinate chi è l'intervistatrice? La kikizzatissima Miriano, perbacco! Che non ha avuto bisogno di andare in Giappone (stranamente sono tutte immagini di repertorio: non sia mai che mostrino una parrocchia giapponese durante una liturgia cattolica - i telespettatori si accorgerebbero che non c'è nessun orpello kikiano, e che la Chiesa in Giappone evangelizza i giapponesi molto più e molto meglio di quanto promette di fare il Cammino delle Decime).

      Nessuno si sorprenderà nel notare che l'intervista contiene le solite menate kikiane: ignorare che il Giappone una presenza cattolica ce l'ha da secoli (il presbikiko blatera di "penetrazione", come se uno andasse lì e "penetrasse" da un giorno all'altro blaterando a vanvera il nome del Signore), confondere la fede con la morale (il presbikiko blatera ripetutamente di "buddismo" in qualità di comodo alibi), insinuare che essere cristiani significa essere in ogni momento riconoscibili come tali (come se ciò fosse sempre un requisito e mai una conseguenza, cioè come se la fede fosse un moralismo, un esibirsi), blaterare del numero di figli come se fosse una medaglia da appuntarsi sulla giacca, compromettere il lavoro per passare la domenica in famiglia (tipico cretinismo kikiano del dover sembrare più cristiani degli altri esibendo un "domenicalismo" idiota a costo di danneggiare la propria stessa famiglia), ecc.

      Il presbikiko, con sommo sprezzo del ridicolo, dice: «non siamo chiamati a piegare le ginocchia davanti agli idoli di questa generazione». Ma senti chi parla: un presbikiko si fa "benedire" dal laico Kiko e che si inginocchia davanti a Kiko (ma non si inginocchia mai davanti al Santissimo: ha l'alibi di aver già fatto il cosiddetto "...hurr, durr, inchino profondo, herp, derp!").

      Il presbikiko Iapicca non sa che la missionarietà è un risultato della fede, non di un programma prestabilito. Non sa che l'evangelizzazione è un prodotto di una fede personalmente vissuta, non di un darsi da fare per far infilzare qualche bandierina sul mappamondo di Kiko. Dovendo giustificare ai telespettatori di non aver fatto altro che dormire e fungere da elemento ornamentale delle celebrazioni kikiane comprendenti pochissimi (e facilmente scappati) giapponesi, blatera che il cristiano deve andare a prendersi le umiliazioni perché prima o poi qualcuno potrebbe stupirsi. In pratica sta dicendo che la fede è un autolesionismo, è l'insano godere nel venire umiliati. Ha ridotto la fede a un'ideologia. E questo sarebbe un presbitero neocatecumenale con quasi trent'anni di "missione" alle spalle.

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  7. Piccolo off-topic: il giovane Alexander che ha gettato nel fiume gli idoli pagani (articolo e video).

    Ricordiamo che la parrocchia Traspontina è infestata dal Cammino Neocatecumenale (dunque anche dal triplice idolo Kiko-Carmen-Cammino). Sul suo sito web ufficiale campeggia (addirittura più in alto del riquadro orari e contatti) nella colonna a destra l'invito alle kikatekesi kikiane ma non dicono che è il Cammino.
    Perciò non ci fa meraviglia che la parrocchia abbia allegramente ospitato anche gli idoli pagani.

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    1. Che bravo giovane! Questo e gli altri come lui che danno speranza per il futuro, ai loro coetanei, anche quelli che li dileggiano e li avversano.
      Dico bravo, non tanto per il gesto clamoroso che ha fatto, ma per come sa rendere ragione, con calma e senza fanatismo, del motivo per cui l'ha fatto, esprimendo, col suo sguardo e le sue parole quanto sia viva per lui, quella fede a cui da non molto si è convertito e dimostrando, lui sì, la vera creatività dello Spirito , per cui ha assimilato la fede in 1 rapporto personale e libero con Gesù, che lo ha portato ad agire (fede e opere) non in ribellione all' autorità ma, per amore, in fedeltà alla più grande autorità di Nostro Signore.
      Questa per lo meno è la mia impressione al momento, sulla base di quel video (è vero che forse è poco x trarre delle conclusioni, ma se sono esatte, gli auguro di continuare a essere così).
      Esempio di evangelizzazione.

      A me sembra la perfetta antitesi dei giovani neocatecumenali (così come sono stati visti anche in recenti post): disinteressati di ciò che accade nel mondo e nella Chiesa, preoccupati solo d'intrupparsi, della materialità e dell'apparire (come la maggior parte dei giovani che i NC chiamano "pagani" o "del mondo") , annoiati o rassegnati di ciò che nel CN si chiede (ordina) loro di fare, senza la minima iniziativa personale in tal senso .. nessun gesto che sgorghi liberamente dal cuore, circa la fede, solo un "fare" qualcosa detto da altri, quando questi altri lo esigono, senza neanche sapere e (ancora peggio) chiedersi il motivo, del loro agire, delle parole che sono stati imbeccati a pronunciare in piazza, nessun contributo personalizzato (che potrebbe, quello sì, essere davvero suggerito dallo Spirito Santo), nessun coinvolgimento di sentimenti d'amore e di fede propri, solo il sentimento della paura (di essere rimproverati dai catechisti , dai genitori fanatici, di perdere consensi nella cerchia) , il sentimento della rabbia (perché a livello inconscio si sentono oppressi, schiacciati dall'autorità) che prima o poi li porta a comportarsi con sufficienza (o addirittura con bullismo) verso i più deboli di loro, mancando di rispetto anche agli anziani, se nella scala gerarchica sono più in basso di loro o dei loro genitori. Come potranno agire per amore a Dio e prima ancora vedere il Suo amore, avere 1 incontro e 1 rapporto personale con Lui, quando, nell'educazione ricevuta, è proprio Dio che li schiaccia così? Come potranno riuscire a giudicare da se stessi ciò che è giusto, doveroso, secondo la fede, come ha fatto il giovane austriaco?
      Nelle piazze, questi giovani sono 1 esempio di contro-evangelizzazione.

      Come sempre, è il "piccolo resto" che sta attaccato alla Salvezza e permette così che anche altri, giovani o vecchi, abbiano speranza di Salvezza; i figli neocatecumenali sono tanti? Significa tanti errori nella verità, tanti esempi sbagliati che allontanano dal cristianesimo, tanto egoismo e tristezza ed esclusione in un mondo che ne è già pieno .. i giovani NC non portano "sale" alla terra, ma ne assumono e moltiplicano i più sgradevoli sapori.

      I ragazzi come quello austriaco sono pochi? Ma sono chicchi di sale del più pregiato, un ragazzo così, certo della sua fede, innamorato di Dio, sereno e semplice e intelligente nel rendere conto, con mitezza, della speranza che è in lui e che lo spinge a compiere opere adeguate, mi insegna, mi rafforza nella fede, mi dà speranza .. a me che potrei quasi essere sua nonna.

      I giovani NC mi portano solo a dire "grazie al Cielo" che non sono loro nonna ..








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    2. Una grande vittoria del demonio (quello vero, non il comico gadget portasfortuna che ti fa trovare la pioggia quando vai alla convivenza) è il fatto che il Cammino odia la crescita personale nella fede.

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    3. Là dove la Chiesa per venti secoli si è adoperata instancabilmente per consentire ad ogni singolo cristiano di poter approfondire la propria fede, di poter vivere più intensamente i sacramenti e la propria personalissima unione con Dio... il Cammino si è invece adoperato per inscatolare la vita spirituale del singolo in un "programma" prestabilito fatto di "tappe", "comunità", attività, gadget da comprare, show da eseguire (nelle salette o nelle piazze), rate da pagare (la Decima mensile!), addirittura del gergo da usare - inclusi gli insulti contro chi non si è adeguato allo stampino kikiano ("religioso naturale!", "tu giudichi!", "credi di saperne più del catechista?", "superbo!", "sei in braccio a mammona!", "schiavo del demonio!"...).

      Perciò, caro kikos titubante, ricorda: il Signore ti offre personalmente la salvezza, modi e metodi per raggiungerla su misura delle tue caratteristiche umane, a te, personalmente, indipendentemente da ciò che dicono e fanno coloro che ti stanno intorno, anzi, addirittura a loro onta.

      La Chiesa non è un'azienda che deve far crescere i propri numeri: la Chiesa è al tuo servizio per la tua personale salvezza. Non c'è nessun campionato dei movimenti a chi "conquista" più adepti: i movimenti sono solo uno strumento per aiutare la Chiesa a farti crescere personalmente. Le cose che si fanno popolarmente (liturgia, processioni, ecc.) sono tali perché per esperienza di venti secoli si sono dimostrate efficaci (e allo stesso modo direzione spirituale e confessione sono nel segreto e personali perché il farle "comunitariamente" creava scandali e pasticci di ogni genere).

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    4. Il Cammino non vuole la tua salvezza personale poiché ha più a cuore un attivismo comunitario che abusivamente definisce "salvezza".

      Il Cammino non vuole e non può promuovere la tua libertà poiché potresti facilmente accorgerti che puoi santificarti di più senza il Cammino, fardello inutile e spiritualmente velenoso perché ti nutre di eresie e di carnevalate liturgiche.

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    5. Al termine dei tuoi giorni, davanti al giudizio di Dio, tutte le tue attività nel Cammino non saranno una scusante, tanto meno un bonus poiché sono state un freno al tuo percorso personale di unione con Dio. Le ambiguità dottrinali, gli strafalcioni liturgici, il settarismo idiota della "piccola comunità" che si ricorda di vescovo e diocesi e parrocchia solo quando c'è ipocritamente da marcare presenza, la valanga di soldi che ti hanno letteralmente estorto anziché educarti a donare in segreto e con libertà alle opere di tutta la Chiesa piuttosto che alle insaziabili casse del Cammino (e lo sapevi, lo sapevi che con la scusa dei "poveri", dell'«evangelizzazione», della "liturgia", dei «seminari», ti stavano prendendo per il sedere, lo sapevi bene che nel Cammino la Decima ci sono quelli come te che la danno, e ci sono quelli come loro che invece la prendono, lo sapevi bene che ti stavano truffando...).

      Per questo diciamo che è una grande grazia il liberarsi dal cancro neocatecumenale: il primo risultato è che ti accorgi che "Eucarestia" è il sacramento della tua personale salvezza, non il nome di una ridicola carnevalata con grattugiata di chitarrelle e girotondi e pagnottone sbriciolose. Ti accorgi che la Chiesa ti è madre e maestra, senza campionati dei movimenti. Ti accorgi che il sacerdote è l'intermediario fra te e il Signore, non uno sciapo elemento ornamentale.

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    1. precarietà, ovvio, direi elementare.
      La povertà è povertà, e basta.
      la precarietà è "non sapere domani..." non avere sicurezze su cui poggiare. prescinde assolutamente dall'inviso "voto di povertà".

      onde per cui: se hai poco vivi di poco, se hai molto ne usi senza tanti scrupoli di coscienza perchè...siamo figli di re!
      e tante altre simili bazzecole...
      Ma
      chiedo perdono:
      Bel dire
      PRECARIETA' quando la PRECARIETA' è targata

      "sacco nero"...gira e rigira!

      Pagliacci che non fanno ridere ma rabbrividire.

      Pax

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    2. «Siamo precari: PAGATECI DI PIÙ!»

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  9. Appena ho tempo scrivo qualcosa di Josè Agudo

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  11. A titolo di curiosità per chi non è abbastanza avvezzo al gergo teologico:

    - il termine "modernismo", nel linguaggio teologico, indica una variegata corrente di pensiero che ha come peculiarità fondamentale il riconoscere all'errore gli stessi diritti della verità.

    La prima conseguenza è che un modernista che sa di professare un errore si illuderà di avere gli stessi diritti di chi professa la verità. Per esempio i kikos: sanno che la loro liturgia è fondamentalmente una carnevalata zeppa di errori e spesso sconfinante nel sacrilegio, e però continuano a celebrarla; sanno che Kiko esala emerite vaccate da più di cinquant'anni, e però continuano a credergli e a incensarlo, mettendo la loro presunta "esperienza" al di sopra della verità stessa, a mo' di scusa per respingere coloro che fanno notare i madornali errori liturgici/dottrinali neocatecumenali. Anche quando si rendono conto di star sbagliando.

    Questo è il motivo per cui nell'imminenza della pubblicazione del Sillabo, i vescovi cattolici definivano il modernismo "il serpente infernale", "acque mortifere", "cibo avvelenato", "ribellione contro il Cielo", fino alla definizione più famosa: «il modernismo è la sintesi di tutte le eresie» (ed è ben vero, visto che un'eresia è la distorsione della verità, e il modernismo considera ogni distorsione come avente gli stessi diritti della verità).

    Ricordiamo poi che il Concilio Vaticano II capitò proprio quando da più parti si facevano pressioni sulla gerarchia ecclesiale affinché "autorizzasse" smodate novità. A dispetto dello stesso Giovanni XXIII, il Vaticano II fu inteso (anzitutto da costoro) come una rivoluzione che avrebbe mandato tutto in soffitta e avrebbe introdotto nella Chiesa tutte le novità e le stranezze che fino a quel momento erano proibite. Questa concezione "rivoluzionaria" del Vaticano II è stata il punto d'appoggio di tutti gli eretici - fino ai più sgangherati, come Kiko e Carmen - che in nome di un imprecisato "spirito del Concilio" (ripetutamente deprecato da tutti i Pontefici, specialmente Ratzinger) ancor oggi tentano di introdurre "novità" con la solita tecnica: dapprima con la scusa dei casi "eccezionali", e subito dopo come diritto universale acquisito e innegabile.

    Alla luce di tutto quesoo facciamo notare che quando mons. Schneider afferma che la penetrazione dei modernisti ha raggiunto il suo picco nel Concilio Vaticano II, sta indicando quell'inquinamento portato dai modernisti ad un Concilio che doveva essere breve, doveva essere meramente pastorale, doveva solo riaffermare le verità di fede senza introdurre né ambiguità né stranezze né punti d'appoggio per i furbacchioni.

    E si capisce anche come mai, per giustificare la propria bislacca invenzione di un "itinerario di riscoperta", la Carmen Hernández, leccandosi i baffi, proclamò di aver «servito a Kiko il Concilio su u npiatto d'argento». Al pari degli altri eretici, furbacchioni, citrulli vari, la Carmen finge di credere che il Concilio fosse un punto di rottura col passato, di modo che tutto ciò che aveva alimentato la spiritualità dei santi (incluso padre Pio e la sua Messa in latino, e si era negli anni Sessanta, gli anni del Concilio!) potesse essere dimenticato in nome di un improbabile "itinerario" per una "fede adulta" inventato da lei e da Kiko sotto forma di magiche "ispirazioni" (e addirittura "visioni intellettuali") da un imprecisato "spirito". E tanti cristiani ci sono purtroppo cascati.

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  12. Un altro sacerdote, e non solo lui, vittima dei kikos. Coraggiosamente ha denunciato il tutto ed è sotto scorta.
    Forse è proprio la verità quando vi dichiarate figli del demonio.

    https://www.religiondigital.org/america/sacerdote-Callao-denuncia-recibiendo-Kikos-peru-camino-neocatecumenal_0_2174182570.html

    Frilù

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  13. Jose' Agudo.
    L'ho conosciuto nelle convivenze mondiali di itineranti. Insieme alla moglie Rosario. Un tipo schivo, sicuramente. Restio a mettersi in mostra. Sempre defilato rispetto agli altri cd. della prima ora. Seduto dietro, mai ai primi posti, mai che si avvicinasse a Kiko o a Carmen, erano loro che qualche volta gli andavano incontro. Per conto suo passava anche i momenti di pausa rigorosamente da solo, non cercava compagni, era difficilissimo incrociare il suo sguardo perché era quasi sempre a testa bassa, non si guardava intorno né cercava attenzioni e non ne dava. Movimenti lenti, si sedeva poggiando le braccia sulle gambe divaricate e l'atteggiamento della foto in cui con una mano si tiene la testa, appoggiando la fronte sul palmo e stringendo nelle dita l'inseparabile sigaretta mentre guarda per terra in mezzo ai suoi piedi, era la sua postura consueta. Negli intervalli seduto su un muretto stava così. Silenzioso e se parlava lo faceva lentamente, a voce bassa, centellinando le parole. Poche parole metteva in fila, di senso compiuto, nessuna spiegazione annessa. Dava il titolo, meglio la traccia di un tema che ognuno era padrone di svolgere come meglio credeva. Tirava fuori le cartine, la scatola col tabacco e confezionava con destrezza e precisione le sue sigarette, una dietro l'altra, intervallate dal tempo necessario per svolgere l'accurata procedura, quasi un rituale. La moglie sempre accanto, anche lei serena e modesta, era evidente che si capivano a volo e scambiavano qualche parola di rado, con una profonda intesa molto evidente.
    A me piaceva molto osservarli, destavano la mia curiosità e il mio interesse. Mi sono posta sempre molte domande a loro proposito. Le stesse che emergono dal post di Libera infondo.
    Poteva fare un freddo cane, come spesso d'inverno accadeva a Porto San Giorgio, Jose' portava rigorosamente i suoi sandali di cuoio ai piedi completamente nudi. Appariva tra tutti gli altri itineranti una nota stonata. I più simili a lui, in un certo senso, come serietà, come atteggiamento austero, erano senza dubbio alcuni itineranti spagnoli, responsabili di nazione in America Latina. Tra questi e la casta romana una distanza abissale, due mondi, distanti e ostili. Gli spagnoli mordevano il freno, a tratti usciva fuori la loro esasperazione che però si capiva essere stata repressa tanto a lungo da ridursi ad un mortale sfinimento senza traccia di rassegnazione. Quindi una vera e propria condanna. Ma questo è un altro capitolo della storia. Qui parliamo di Jose' Agudo.
    ............

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  14. .......
    Kiko lo presentava sempre con molta solennità, come fosse un trofeo di guerra. Orgoglioso gonfiava il petto e si tirava sulla punta dei piedi: Fratelli, ecco Jose' Agudo e la sua moglie Rosario, 13 figli, uno zingaro!
    Jose' si alzava a stento, sempre partiva un applauso convinto, ma Jose' si risiedeva subito e all'immancabile invito di Kiko di dire una parola, faceva solo un cenno con la mano di diniego senza possibilità di trattativa. Faceva no con il capo come a dire non ho proprio nulla da dire....Kiko fai tu.
    Jose' è stato uno dei primi catechisti in Spagna ma, quando Kiko ha inaugurato la missione famiglie, si è subito alzato disponibile a partire ad ogni parte con la moglie Rosario ed è partito per una delle zone più povere del Perù dove ha continuato a vivere da povero, libero. Tornava per le convivenze sempre, quando Kiko e Carmen chiamavano, ma tirargli fuori dalla bocca uno straccio di esperienza, neanche a parlarne. Questo Jose' Agudo! In alcune situazioni Kiko lo chiamava in causa "Che ne pensi Jose'?", oppure Kiko tirava fuori i soliti aneddoti "Jose', racconta tu, dai". Tutto inutile. La voce di Rosario non l'ho mai sentita.
    Fu alla convivenza di Alicante in Spagna mondiale, anno 2000, tutta sugli Statuti da approvare...strategie da approntare...come dobbiamo procedere? Quindici giorni interminabili ed evidentemente pilotati da decisioni già prese. I miei dubbi si moltiplicavano e le residue speranze si infrangevano, una dietro l'altra, in un effetto domino inarrestabile, lasciando il posto alla consapevolezza che, almeno per me, la storia con il cammino molto probabilmente volgeva al suo termine, Ascoltavo gli itineranti più stretti collaboratori di Kiko, tra i dodici e i settantadue, fare a gara per proporre soluzioni per aggirare, orientare, scansare tutto quanto potesse "ingabbiare" il cammino nelle maglie strette di un indigesto Statuto al quale proprio non volevano rassegnarsi. Kiko diceva...se fanno questo o quest'altro distruggono il cammino. Soprattutto se ci toccano l'eucarestia il cammino è morto. Lo Spirito Santo ci ispira, ci ispira... quanta arroganza e quanti giudizi feroci per i Pastori della Chiesa a tutti i livelli. Un continuo piagnucolare.
    ...........

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  15. ..............

    Un giorno presi coraggio, mi ero preparata, e mi avvicinai a Jose', cosa che desideravo da tempo: parlare con lui, pensando che fosse l'unico, in quel manicomio di presuntuosi, che potesse aiutarmi. Cosa e come dovevo fare? Stavo troppo male. Non ricordo come introdussi il discorso ma tentai di esprimere il mio profondo disagio, lo sconcerto per le troppe contraddizioni di chi da una parte ti parla di "amore alla Chiesa" "obbedienza ai Pastori" sopra ogni cosa e poi si macera per studiare come fare per sfuggire alla Chiesa alle sue regolamentazioni salutari...perché Dio viene con noi e chi non lo capisce non ha discernimento siano Parroci o Vescovi o Cardinali o la Chiesa intera. Da qui nasce Faraone detto dei Pastori, è tutto il resto come "A chi obbedisci tu? A me o al tuo Vescovo?"
    Jose' con un sorriso serafico mi dice quattro parole " solo la Croce è tutto" la Croce, la Croce e basta. Con una perentorietà che non lasciava spazi ad una ulteriore conversazione. Mi lasciò senza parole e mi allontanai con tutto il pesante fardello dei miei mille perché che compresi definitivamente essere tutto mio. Ero io che dovevo trovare le risposte all'enigma, risposte che dessero pace alla mia anima e alla mia coscienza. E mi ripetevo - confesso profondamente amareggiata - ma che c'entra la Croce con queste contraddizioni in termini? Perché per me dovrebbe essere una Croce accettare la doppiezza di professarsi a parole fedeli alla Chiesa usque ad mortem (come tutti gli itineranti fanno sereni senza porsi alcun problema) mentre nella storia concreta, di fatto, si combatte per la fedeltà, contro o nonostante la Chiesa, a tutte le consegne del cammino come sono state partorite dalle teste, in suscettibili di un discernimento superiore, di Kiko e Carmen?
    Pensai: questo Agudo Jose' o è un santo che ha raggiunto la perfetta atarassia (cosa che non escludo) o è solo un tonto che ha imparato la poesia a memoria e la recita a comando.
    Ma che razza di risposta! Il dubbio me lo porto ancora.
    Molte volte Kiko lo sollecitò inutilmente a parlare anche ad Alicante durante quella terribile convivenza in cui uscirono fuori con crudezza anche diversi conflitti tra clan di itineranti ostili tra loro. Un giorno Kiko quasi lo supplicò, in realtà non era possibile in una convivenza così storica che Jose' non pronunciasse neanche una sillaba!
    "Forza Jose', dicci secondo te cosa dobbiamo fare?"
    Jose' Agudo si alza in piedi, dal fondo dell'assemblea e dice
    "Kiko, dobbiamo fare di nuovo la convivenza delle sardine". E si risiede. Kiko, che tutto gira a treatro, a spettacolo, scoppia a ridere
    "Bravo Jose'! La convivenza delle sardine! Ricordi?" "Beh, ora devi spiegarla, non tutti la conoscono, solo noi vecchiotti, è del tempo delle baracche..."
    Jose' ormai sedutosi di nuovo col capo chino fa no con la mano e conclude
    "Se vuoi la racconti tu....

    Pax

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  16. Grazie, grazie di cuore Pax.

    Tomista ex NC

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  17. Pax Jose' è stato uno dei primi catechisti in Spagna ma, quando Kiko ha inaugurato la missione famiglie, si è subito alzato disponibile a partire ad ogni parte con la moglie Rosario ed è partito per una delle zone più povere del Perù dove ha continuato a vivere da povero, libero.

    Sì mi ricordo benissimo quando ne parlarono nelle convivenze di inizio corso. Agudo e famiglia erano andati in uno dei "pueblos jovenes" alla periferia di Lima, ammassi enormi di catapecchie abitate dai nuovi immigrati dalle campagne. L'anno dopo ci lessero una lettera di Agudo che spiegava come le cose andavano lì e che c'era stata discussione se loro dovevano cercare di costruirsi case più dignitose per dare il buon esempio oppure vivere allo stesso modo. Agudo la pensava così e nella lettera scrisse qualcosa come: ma abbiamo pensato che Dio non fa questioni di case o vestiti, ecc... Ricordo che ne avemmo un'ottima impressione.

    "Kiko, dobbiamo fare di nuovo la convivenza delle sardine"

    Ma si sa qualcosa di più su questa lontana convivenza?

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    1. Grazie per queste precisazioni che confermo tutte. Avevo dimenticato la lettera che fu letta nella convivenza di inizio corso come esempio. Kiko ha sempre usato l'immagine di Jose' che gli dava gran lustro, a lui così diverso che in quel posto tanto povero non avrebbe resistito una settimana. Ricordo la discussione sulla casa, poiché lì si viveva davvero in catapecchie in estrema povertà. Ma Jose' aveva preso alla lettera l'incarnarsi tra i poveri.
      Si racconterò la storia delle sardine. Promesso.

      Pax

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  18. Sono dispiaciuto per i commenti critici sui catecumeni.
    Certamente avranno avuto esperienze cattive con alcuni che sicuramente non hanno capito che la chiesa è TUTTI i presbiteri è vescovi sono unti dal Signore .Del resto essere catecumeni non esonera dall'essere peccatori , però posso testimoniare che i frutti che ilcammino sta dando alla Chiesa sono evidenti famiglie che hanno lasciato tutto e sono a missione notes.Tanti seminari (più di cento nel mondo)Donati alla chiesa ,tanti presbiteri Donati alle diocesi all' ubbidienza dei vescovi .Del resto il cammino si propone come finalità il servizio alla chiesa ,tante parrocchie usufruiscono di aiuti attraverso la pastorale di mediazione e cioè tanti laici che fanno un servizio attivo in aiuto pulire le parrocchie ,fare catechismo ai ragazzi ,fare assistenza ai malati e ai poveri.Almeno la mia esperienza è questa da 40 anni.Certamente possono nascere incomprensioni ma il bene della parrocchia e del parroco è al primo posto .
    Chiedo perdono per i fratelli che hanno potuto scandalizzare o non rispettare i sacerdoti che per me è è p il cammino sono Indispensabili per la vita dello stesso.

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