mercoledì 19 aprile 2023

Educare: un'arte preziosa, sconosciuta al Cammino

EDUCARE È UN'ARTE! MA DOVE SONO GLI ARTISTI ? 



DRAMMI TENUTI NASCOSTI

Nel Cammino sono frequenti, specie tra i giovani, i casi di depressione a volte assai gravi e dalle conseguenze imprevedibili.
Le cause sono tutte da ricondurre a perdita della fiducia di base, a mancanza di autostima, a sensi di colpa, ad incapacità di impegno e di progettare un futuro.
Si tratta di forme depressive così profonde che hanno portato alcuni soggetti anche al suicidio.
Naturalmente nessuno nel Cammino parla di questi casi.

Nessuno, inoltre, osa analizzare le cause che determinano queste gravi forme di depressione. La semplice idea di poter mettere in discussione anche una "virgola" del Cammino viene percepita come "attacco di Satana".

Di fronte a fatti anche gravi, che dovrebbero far riflettere su certi contenuti e su certi metodi formativi, i commenti e le espressioni, specie dei catechisti, sono di una ottusità fideistica e pseudo-mistica allarmante:
"Il Signore sta permettendo questo...; questa è la storia che sta facendo il Signore...; sono eventi che ora non ci è dato di capire...; capiremo in seguito... ecc.".

 

UNA DELIRANTE PEDAGOGIA

Ma come spiegare con un pizzico di senso critico fatti del genere ?
Nel Cammino è vero che si annuncia con forza l'amore di Dio , ma si è persuasi che per "sentire" questo amore si  debbano indurre le persone a scoprire gli aspetti peggiori di se stessi.

C'è una palese difficoltà ad educare le persone, e soprattutto i giovani, a scoprire le potenzialità, il valore, la grandezza di origine divina di ciascuno di noi.

Persino le opere di bene vengono additate come "peccato", perché con esse "in fondo in fondo ci si vuole realizzare".
Per questo nel Cammino si dice sempre che “le opere non servono perché basta la fede".
Pertanto nessun catecumeno si impegna, neppure dopo trent'anni di cammino, in opere sociali e caritative, come la visita ad anziani, agli ammalati ecc.


"REALIZZARSI”? È SEMPRE UN PECCATO!

Nel cammino il verbo "realizzarsi" assume sempre un significato negativo, in quanto Kiko ritiene che il soggetto di questo verbo sia sempre un "io" che "pensa" e che agisce per mettersi in mostra, per innalzarsi sugli altri, per "uscire dalla storia".
Eppure è universalmente ammesso da tutti i pedagogisti e gli psicologi come l'individuo cresce e matura solo nella misura in cui riesce a "realizzarsi", cioè a portare a compimento tutte le sue intime potenzialità fisiche, psichiche, intellettuali.
Ci si può "realizzare" anche facendo il bene, anzi questo è il massimo della propria maturazione umana e spirituale; in questo senso "realizzarsi" significa fare fruttificare i talenti di cui parla il Vangelo.
La gioia che deriva dal potersi "realizzare" nei termini su indicati è legittima e santa.
Quando "realizzarsi" è peccato? Quando ci si realizza attraverso mezzi moralmente non leciti, quali, ad esempio, l'inganno, la prevaricazione ecc.
Ma nel Cammino, e solo nel Cammino, “realizzarsi” è sempre sinonimo di peccato.
Se qualcuno prende iniziative non contemplate dal Cammino, come fare opera di volontariato in ospedale, viene guardato con sospetto e si fa dell'ironia nei suoi riguardi, dicendogli: "Tu, fratello mio, ti vuoi realizzare!”.

Atteggiamenti deliranti, che non hanno riscontro in nessun altro contesto della Chiesa.

Banditi dal Cammino anche i verbi "impegnarsi" e "sforzarsi", in quanto l'uomo è per natura "impossibilitato a compiere il bene" e chi ci prova lo fa solo per “edificazione personale". 



DEMOLIZIONE DELL'IO  

Nel Cammino, poi, il soggetto dei verbi che indicano scelte, responsabilità e persino azioni di vita quotidiana non è mai la persona umana, ma il Signore.

Un catecumeno non dice, ad esempio: “Io sono andato ad ascoltare le catechesi”, ma “Il Signore mi ha portato ad ascoltare le catechesi.

A poco a poco le persone diventano così come degli automi, svuotate di ogni capacità decisionale.

Facile in tale contesto, entrare in depressione. Infatti, come slegare, ad esempio, l'impegno e l’amore per lo studio dal legittimo desiderio di “realizzarsi”?

Se “realizzarsi” è un peccato, se il mondo è il "regno di Satana", se solo nel Cammino c’è la vera Chiesa, se l'impegno e lo sforzo nella vita non servono, se invece di scoprire le intime potenzialità bisogna scoprire di essere “peccatori, cacca, schifo e nullità” non rimane che chiudersi in se stessi, incupirsi, inibire ogni slancio vitale e rimettere la propria vita tutta nelle mani dei catechisti, rinunciando persino a pensare!
Ma dentro questo utero di gestazione così stretto, dopo anni di martellanti catechesi incentrate tutte sui concetti di "peccato, croce e correzione divinaè facile cadere in depressione e che qualcuno perda equilibrio mentale e senso di identità.
L'annuncio dell'amore di Dio, gridato con enfasi dai catechisti, difficilmente attecchisce nel cuore di chi ha perso e continua a perdere ciò che in psicologia si definisce “fiducia di base” e che è condizione indispensabile per ogni cambiamento in positivo.

 

UNA TESTIMONIANZA 
 
A conferma di quanto finora affermato, ecco io stralcio di una testimonianza scritta (per motivi di privacy si omettono nomi di luoghi e di persone):


“... Ho sedici anni e posso affermare di essere nata e cresciuta all'interno del Cammino neocatecumenale. La sensazione che fin dall'inizio mi è stata trasmessa è stata quella di appartenere ad un gruppo privilegiato, che mai avrei dovuto abbandonare se volevo salvarmi...!
Purtroppo ho dei brutti ricordi di infanzia riguardo alle Eucaristie del sabato sera. Infatti, essendo ancora una bambina, non riuscivo affatto a restare sveglia per tutto quel tempo e soffrivo anche fisicamente.
Una volta cresciuta, se per un sabato preferivo uscire con le mie amiche e partecipare poi alla Messa della Domenica in Parrocchia, venivo ripresa dai genitori e guardata con sospetto dai miei coetanei della comunità.

Da queste piccole cose è nata quella sensazione che persiste ancora oggi dentro di me, e cioè la mancanza di autostima e la fragilità interiore che mi rende troppo vulnerabile.
Per questo, a partire dall'età di tredici anni, ho iniziato a nutrire una certa ribellione nei confronti del Cammino, che però si scontrava con tremendi sensi di colpa, per cui mi dicevo; “Satana mi attacca! Non sono degna dell'amore di Dio. So solo peccare!”

Ed avevo appena tredici anni! A quattordici anni ho ascoltato le catechesi e a poco a poco sono entrata nell'ottica neocatecumenale, sentendomi nella “vera Chiesa”,
Ricordo con rammarico l'atteggiamento che assumevo nei confronti di una mia amica che apparteneva ad un altro gruppo parrocchiale. Le facevo da catechista, spiegandole che lì dove si trovava non avrebbe mai capito nulla del cristianesimo; lei si sentiva molto giudicata e così persi presto la sua amicizia.

Ma pian piano il mio pensiero sul Cammino è totalmente cambiato.
Ho iniziato ad osservare con tristezza certi atteggiamenti all'interno della mia comunità. Notavo, ad esempio, che i figli dei catecumeni facevano a gara per entrare nell’ammirazione degli altri, con preghiere e risonanze di questo tipo:
Signore, mettimi la mano sul capo, perché sono un peccatore! ... Anche a me la Parola ha detto questa sera che sono un egoista e un prepotente...!”.
Naturalmente erano molto condizionati e dicevano queste cose per compiacere gli adulti.
Per questo io mi rifiutavo di pregare ad alta voce e pregavo solo nell'intimità, perché mi sentivo più libera e spontanea.
Un sabato sera, durante l'Eucaristia, il sacerdote del Cammino disse che anche noi ragazzi eravamo “sepolcri imbiancati, con dentro vermi e puzza”.

Ci guardammo negli occhi con l'amica accanto, figlia di catechisti, e ci venne quasi da ridere; ma quando fui a casa e mi misi a letto cominciai a piangere di sconforto!

Ma l'evento che mi ha maggiormente sconvolta è stato quello della Convivenza per il primo passaggio. Mai esperienza è stata più sofferta di questa per me!


Per iniziare, dalla prima sera fino alla fine della convivenza, ci hanno ripetuto:
Fratello mio, tu nella tua vita fai solo macelli! La tua vita è un macello perché sei pronto a seguire Satana e allora rubi, tradisci, odi il tuo datore di lavoro, ti masturbi, ti ubriachi...!”.
E queste parole venivano ascoltate non solo da adult, mà anche da adolescenti; io non oso immaginare quali effetti possono avere nella psiche di un ragazzino in fase di pnma maturazione questi concetti ripetuti continuamente.
Successivamente in convivenza ci è stato dato un questionario al quale dovevamo rispondere individualmente, per poi leggere in pubblico le risposte.
Tra le domande una chiedeva se, secondo noi, avevamo fede.

Prima di scrivere le risposte era stata data una catechesi il cui messaggio era questo: se crediamo di avere fede, ci inganniamo.
E a dimostrazione di questo ci chiedevano di confrontarci con Abramo, affermando inoltre che la fede o si ha o non si ha e che non esiste la poca o la molta fede.
A quel punto ci chiedevano di rispondere al questionano e tutti, naturalmente, rispondevamo di non avere fede, non tanto per convinzione, quanto per compiacere i catechisti.
Ricordo che una di noi disse di avere “un po' di fede”, i catechisti gliene dissero tante che quella poveretta alla fine dovette affermare di non avere fede.

La stessa situazione si creò col secondo questionario, in cui si chiedeva se il nostro cuore era nel lavoro, negli affetti, nello studio ecc. o in Dio.

Naturalmente la “risposta esatta” era la prima, e cioè che tutti avevamo il cuore nelle cose di questa terra.

Con l'ultima domanda si chiedeva quale fosse la nostra croce.
Ma le croci di alcuni fratelli non soddisfacevano i catechisti, che indagavano fino a trovarne una che a loro giudizio fosse più pesante.

Con una lunga catechesi, ci convinsero, alla fine, che Dio paria alla nostra vita solo con le croci: sofferenze, malattie, litigi e disgrazie varie.

In quel momento ho dovuto trattenere il pianto, perché la mia era diventata, oltre che sofferenza spirituale, anche sofferenza fisica,

Ricordo, inoltre, che in una delle tante catechesi un catechista, rivolgendosi a noi ragazzi, ci disse che sicuramente eravamo convinti di non avere grossi peccati.
Poi, col tono di chi ha una buona notizia da dare, ci disse testualmente: "... ma il Signore si incaricherà di farvi sperimentare quei peccati che pensate di non avere, così scoprirete di non avere fede e di essere anche voi dei peccatori!”.
A quel punto il senso di disorientamento e di confusione spirituale furono totali.
Mi chiedevo: possibile che Dio “si incarichi” di farmi peccare per dimostrarmi che sono peccatrice e che non ho fede?

Dopo quella convivenza non sono più andata in comunità.

Io non ho studiato teologia e non so se ciò che penso sia giusto, ma se Dio è amore, portatore di gioia ed io, come altri, non ho trovato né l’uno né l'altro, allora qualcosa non va di certo nel Cammino.
Una mia compagna, figlia di catechisti, mi ha confidato che anche lei vorrebbe uscire, ma non può perché i suoi non glielo permettono e che addirittura una volta suo padre l'ha presa a schiaffi...!
Un'altra ha un forte esaurimento nervoso, non riesce più a studiare, ha crisi di pianto continui e va da uno psicologo per farsi curare; anche lei è molto combattuta: vorrebbe uscire dal Cammino, ma teme di essere punita da Dio, e poi i suoi genitori non glielo permettono...” 

(Roma: dal Diario di R.F., una ragazza ex-catecumena).


IGNORANZA  E PRESUNZIONE

Ogni catechista è anche un educatore e non può essere educatore se non è ben munito di conoscenze teologiche e dottrinali; se non possiede coerenza morale, unite ad una buona preparazione di didattica, di pedagogia e di psicologia, specie dell'età evolutiva...

Purtroppo molti, specie nel Cammino, assumono il ruolo di catechisti anche senza adeguata preparazione, carichi solo della presunzione di avere il dono del discernimento e della... infallibilità, e non si rendono conto che educare una persona umana è l’atto più grande che si possa compiere, perché nell'universo non esiste nulla di più prezioso dell'uomo.



L'ARTE DELL’EDUCARE

Per questo l'educazione è difficile, poiché normalmente le cose grandi sono anche le più ardue.

Ma che significa educare?

S racconta che quando Michelangelo si trovava a dover scegliere tra i diversi blocchi di marmo per scolpire una statua, egli li palpasse con le sue mani come se li accarezzasse, per scopnre quale fosse più adatto ad esprimere ciò che il suo spirito di artista sentiva.

Era come se giudicasse il blocco di marmo da ciò che esso era capace di divenire.

Vi scorgeva all’interno, come imprigionata nella pietra, la figura che a poco a poco sarebbe emersa, liberata dai suoi colpi di scalpello ora decisi, ora delicati, ma sempre precisi.

Questa è una pallida immagine di ciò che accade nel rapporto educativo.

La domanda fondamentale che genitori, docenti, catechisti devono porsi nei confronti della persona umana in formazione loro affidata è la domanda sul suo destino:
"Quali sono le potenzialità di questo bambino, di questo adolescente, di questo giovane che mi sta davanti? Chi potrà diventare?".

A questa domanda così risponde un grande filosofo greco:

“L'esistere del mondo è uno stupore infinito, ma nulla è più dell'uomo stupendo... Fornito oltre misura di ingegno e di arte, egli è capace di volgersi ora al male, ora bene per rendere grandi sé stesso e la patria!” (Sofocle).

È allora indispensabile superare quella forma di condanna dell’uomo che a causa del peccato originale lo rende impossibilitato a compiere il bene e che fa dire ai catechisti del Cammino:

Tu, fratello mio, devi compiere un lungo cammino di discesa nella tua interiorità, per scoprire che sei un sepolcro imbiancato e che dentro di te ci sono soltanto putridume e vermi; anche tu sei un ladro e un assassino... impossibilitàto a compiere il bene, capace solo di opere di morte!

Come pretendere di poter educare i giovani, se dentro il blocco di marmo, invece di vedere un potenziale capolavoro, si vedono soltanto “putridume e vermi”?


... ABBIAMO TUTTO!

È, questa, una visione dell’uomo che mortifica e che deprime, a cui si contrappone il magistero della Chiesa, così espresso da Giovanni Paolo II:

Ogni uomo ha in sé tutte le risorse necessarie per affrontare l'esperienza della vita e realizzarsi: la forza, la purezza, la verità, la misericordia, tutti i valori del nostro essere umani... Abbiamo tutto!

L'unico modo per scoprire questi doni, che portiamo dentro, è quello di aprire una ricerca per conoscere meglio noi stessi, cioè iniziare un cammino interiore, che ci faccia scoprire i doni di Dio e ci consenta di trarre fuori il meglio di noi stessi!”
.

Pertanto, ogni vero cammino di fede, di formazione umana e cristiana dovrebbe avere lo scopo di guidare le persone a scoprire i doni e la dignità di cui Dio le ha rivestite.

 

(Antonio Lombardi - "Quando Mosè diventa Faraone")

63 commenti:

  1. Le sette creano un ambiente adatto agli adulatori: si elogiano i capi in faccia, spesso a discapito dei piccoli. Magari con una risata a una battuta del capo che mette in ridicolo uno che non conta.
    Ma l'adulazione insuperbire sia il capo che l'adulatore, che nell'indice di gradimento del capo acquista punti.
    Ma deprime i piccoli, soprattutto se giovani.

    Gesù, invece, non educava così. Gesù, che pure riprendeva i peccati, quando vedeva un atto di generosità, lodava. Addirittura arrivò, lui che è Dio, a meravigliarsi, cioò rimase stupito, di fronte alla fede del centurione romano.

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  2. La metodologia del Cammino per i giovani è deleteria.
    I giovani camminanti sono organizzati in una sorta di Hitler-Jugend, la Gioventù hitleriana. O ne escono mostri, o ne escono succubi.

    Il Cammino non è un ambiente per giovani semplicemente perché nel Cammino i rapporti umani sono alterati.
    Tutti, ma specialmente i giovani, detestano essere ingabbiati da chi pensa di sapere tutto di loro. Quante volte si sentono dire: "Tu non sai niente di me?".
    E hanno ragione, perché l'uomo è un mistero e così facendo proteggono il loro mistero.
    Ma, se da una parte non vogliono essere capiti come si può capire una formula matematica, dall'altra voglio invece essere compresi, perché vogliono comunicare il loro mistero.

    E qui occorre l'ascolto per condurli a Dio, che è l'unico che li può capire fino in fondo.
    Quello che noi possiamo fare è trattarli come un mistero: non come sconosciuti, perché i misteri si rivelano, ma nel rivelarsi evidenziano ancora di più ciò che sono.
    Un po' come Dio, il Mistero dei misteri.

    Nel Cammino invece si danno solo dogmi (si fa per dire), cioè si danno insegnamenti tradotti dai mamotreti come fossero dettati di Dio a Kiko, il suo portavoce, così come i musulmani credono sia il Corano, senza nessuna interpretazione, tanto meno alla luce del Magistero della Chiesa, perché le parole di Kiko, che sono sbobinate e riportate così come sono, sono da prendere alla lettera senza dover essere mai interpretate.

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  3. Il Cammino ha un unico format di realizzazione ed imbriglia sia uomini che donne in uno stereotipo stretto stretto.
    Questo, naturalmente, per il popolino.
    I big, o VIP, ne sono esonerati. Anche i furbi.

    Io dico sempre che il Cammino mi ha ingannato, non solo e soprattutto sulle verità di fede, ma anche sulla conduzione della mia vita, che sarebbe senz'altro andata in modo del tutto diverso se non fossi stato condizionato dalla formazione del Cammino.
    Vi entrai troppo giovane e senza basi. Quelle che credevo di trovare nel Cammino si sono rivelate false e alienanti ma ormai, quando me ne sono accorto era tardi, e la mia vita aveva già preso la piega che loro avevano impresso manipolando ogni aspirazione.
    Il Cammino mi ha rubato la vita.

    Lì non si guarda alle inclinazioni personali e alla imprescindibile diversità individuale, ma si inculca un format, che non comprende la crescita professionale (idolatria per il lavoro), zero hobby (alienazione), paternità responsabile (chiusura alla vita), ricerca intellettuale (vanagloria).

    Nel Cammino tutto è idolatria: la famiglia, il lavoro, lo studio.
    Ti vorrebbero ridurre ad un borrico che sforna solo figli per la maggior gloria della setta e per il miraggio del suo ricambio generazionale.

    I danni che producono confinando la vita della gente in un quadro troppo ristretto, sono incalcolabili.
    Non tutti hanno l'idolatria del lavoro. È buona cosa poter fare un lavoro secondo la propria preparazione e la propria inclinazione e, perché no, farlo con dedizione.
    Non tutti hanno l'idolatria della famiglia e sono nevrotici verso i figli. L'amore filiale e genitoriale è immagine della Sacra Famiglia. I figli sono dati in affidamento ai genitori da Dio stesso perché li curino e li amino nella libertà.
    Non tutti hanno l'idolatria dello studio. Ci sono persone a cui piace lavorare con le mani, e persone a cui piace lavorare con la testa. L'amore allo studio e alla conoscenza non è peccato.

    Ma il format neocatecumenale prevede che ti sposi presto dopo un fidanzamento breve ed inizi subito a fare figli con persone della stessa setta.
    Questa sarebbe libertà.

    E allora io dico, per averlo vissuto sulla mia pelle, che quella invece è idolatria bella e buona.
    Idolatria di un modello unico spacciato da due single benestanti per preservare il proprio orticello.
    Idolatria del matrimonio endogamico e precoce.
    Idolatria dell'apertura alla vita alla maniera dei single Kiko e Carmen.
    Idolatria dell'ignoranza travisata da umiltà.

    A me, in comunità, arrivavano continue frecciatine pesanti per il fatto che avevo studiato (ma dopo l'università mi ero fermato, perché altrimenti mi reputavo idolatra).
    C'era nella mia comunità una coppia di analfabeti, che nonostante molti sforzi non erano mai riusciti ad imparare a leggere e a scrivere.
    Erano tra le persone meno umili che io abbia conosciuto. Attaccati al denaro, presenzialisti, refrattari ad ogni tipo di aiuto (tranne quello economico), orgogliosi, ignoranti ma furbi come serpi. Avevano due case. Quando i ladri rubarono i loro ori, li ricomprarono, perché non potevano stare senza.
    Ma incarnavano l'icona dell'umiltà, solo perché erano ignoranti.

    Ero arrivato al punto che mi sentivo a disagio per la mia laurea e non ho mai cercato di migliorare la mia carriera, lasciando che altri progredissero al posto mio. Stupido.
    Mia moglie, anche lei laureata ed insegnante, lasciò il lavoro per badare ai figli. Oggi ne è estremamente pentita.
    Non abbiamo seguito le nostre inclinazioni, abbiamo sacrificato al dio Cammino ogni istante della nostra vita, credendo che in quello stesse la felicità e sentendoci idolatri se sfruttavamo le nostre potenzialità.
    Vivevamo da idolatri ed abbiamo sacrificato tutto a quegli idoli.

    Anche se è vero che tutto può diventare idolatria, non è automatico che lo diventi, come insegnano nel Cammino, covo di nevrotici idolatri distruttori dell'individualità.
    Marco

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    1. Come dici tu, nel Cammino incasellano ogni catecumeno in un formato e da lì non si scappa. Gli uomini forse un po' di carriera possono farla, ma certo se sono del popolino non devono vantarsene e non devono farlo sapere in giro. Se invece sono vip del Cammino possono pure vantarsene, non verranno incolpati di volersi realizzare, anzi magari verranno portati a "modello". Per le donne anche il pensiero di una carriera deve essere off-limits. Se vogliono avere un lavoro, deve essere part-time o non prendere molto tempo, al massimo l'insegnante. Il resto deve essere dedicato al marito, ai figli e alla casa. E, ovviamente, al Cammino. A me i catechisti dicevano che dovevo chiedere a mia moglie di lasciare il lavoro, perché aveva un lavoro interessante che la impegnava parecchio. Ho visto donne andare in depressione dopo essere state costrette, è proprio il caso di dirlo, dai catechisti e dai mariti, a lasciare il lavoro o a rinunciare in partenza alle loro aspirazioni lavorative perché ritenute "non compatibili" con il Cammino e la famiglia. Nel Cammino c'è una monotonia assoluta. Tutti incasellati in un ruolo come soldatini. I figli, della cui educazione non ci si preoccupa affatto (mai sentita nel Cammino una catechesi sull'educazione dei figli), devono essere numerosi, gli si deve trasmettere la fede nel Cammino e a 13 anni devono essere portati alle catechesi. Possibilmente li si deve obbligare a fare il Cammino, finché possibile. Delle loro aspirazioni, della loro interiorità, dei loro sentimenti non ci si preoccupa. Anche loro sono delle pedine, dei numeri. Ti credo che vanno in depressione.
      Porto

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    2. Credo a quello che racconta Marco perché Io da adolescente ho fatto parte del Cammino.
      Con la differenza che sono scappato prima di sposare una ragazza della comunità e quindi mi sono sottratto ai catechisti.
      Il Vaticano dovrebbe leggere con molta attenzione le testimonianze di noi ex......e trarre le conclusioni.
      I mamotreti dovrebbero essere analizzati da teologi esperti.
      Oggi, dopo 60 anni, ci sono MOLTE VITE ROVINATE.
      Spesso i figli dei catecumeni manifestano problemi.
      Potrei raccontare diversi episodi......

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  4. Il buon Dio (Kiko & Company) provvede a realizzare i figli del cammino con: matrimoni combinati, raccomandazioni lavorative, vocazioni farlocche.

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  5. Il Cammino parla di fede matura, ma fa in modo che i giovani non diventino autonomi.
    Tempo fa, con una mia figlia, ormai grande, abbiamo ricordato, con divertimento, come da piccola lei mi considerasse un super eroe e come pendesse dalle mie labbra.
    Ero un colosso, ma avevo i piedi di argilla, come quello della visione di Daniele.
    Questo durò fino all'inizio della sua adolescenza, quando non capii quello che stava vivendo in classe con una sua professoressa e, per dar retta ai consigli di uno psicologo di Radio Maria, non la difesi.
    E il colosso crollò.

    Mia figlia ha continuato a fidarsi di me, perché ha sempre saputo che ci può contare, ma ora non sono più infallibile e, anzi, sono un po' tonto e ingenuo e nei miei confronti ha un atteggiamento molto protettivo. Ma sono un nano, anche se, tutto sommato, mi sta bene.

    Quello che manca al Cammino è un processo simile di demitizzazione verso "catechisti" che, più ancora che paternalistici, sono una sorta di "padreterni".

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  6. don Bosco è un nemico del Cammino?

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    1. Gesù Cristo è un nemico del cammino..

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    2. Ho brutte notizie per voi. Don Bosco celebrava la Messa "tridentina". E con grande senso del sacro, del mistero, del miracolo della transustanziazione che avveniva in virtù del sacerdozio. Un vero "nemico del Cammino", oltre che un gigante della fede.

      Kiko e Carmen, invece, sono eretici da quattro soldi. Non puoi chiamarli "giganti dell'eresia", visto che anche un bambino del primo anno di catechismo è capace di riconoscerne le principali (e madornali) vaccate, Però possiamo chiamarli "giganti dell'arroganza", visto che per tutta una vita l'hanno praticata in maniera eccelsa.

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    3. Puntini! Il Cammino è nemico del Cammino! Vedrai!

      FungKu. Ride bene chi ride ultimo. Anche se, pure chi comincia a ridere presto e si porta avanti col lavoro, tanto male non se la passa.

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    4. Se don Bosco è morto nel 1888, per forza faceva la messa tridentina, mancavano 70 anni al CVII

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    5. Puntini, Puntini, stai schierando i soldatini?

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    6. come direbbe Gennarini
      per la gioia di grandi e piccini

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    7. se menzioni Gennarini
      non dà gioia, ma esiziale noia (quasicit.)

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  7. L'uomo è salvato x grazia, la sua naturale e carnale inclinazione al male, a seguito del peccato originale, non gli consente di realizzare il bene che desidera operare nel suo cuore. Quanto più profondamente prende coscienza di questo amore impressionante e gratuito, tanto più compie opere e frutti. In sostanza è la grazia che porta frutto, e non è il frutto a portare la grazia. Finchè avremo questo corpo corruttibile, non arriveremo mai alla perfezione, ci avvicineremo sempre di più nella misura in cui ci riscopriremo amati da Dio per mezzo del sacrificio del suo figlio. Il cammino annuncia questa grande speranza, e certamente non getta nello sconforto che fù tipico dell'apostolo giuda. Il Vangelo di oggi lo chiarisce senza alcun dubbio. "Dio non ha mandato suo figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchè il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi CREDE in lui non è condannato. Ma chi non crede è gia stato condannato". E dice poi: "Questo è il giudizio", questa è la discriminante che ci salva o ci condanna. E cioè credere che Dio può perdonare, può amare oltre il male e oltre qualsiasi morte soffriamo nella carne e nel cuore. Questo apre il cielo alla grazia del suo figlio. Venire alla luce, a galla, esporsi a questa misericordia infinita che non tiene conto della colpa ma vuole soltanto la fiducia, la fede. E dice in fine: "perche appaia chiaramente che le sue opere sono state FATTE DA DIO" e non da noi! Noi possiamo essere strumenti di Dio, e della vita, a seguito della grazia ricevuta per fede. O possiamo credere di poter dare senso alla nostra vita con le nostre sole forze, ma non riusciremo a fare mai il bene che immaginiamo, perchè il bene è Dio, e lui solo può compierlo nel suo Figlio ed in ciascuno di noi. Questo professa la chiesa, questo professa il cammino. La cosa che ci distingue chiaramente dagli ortodossi, non è la salvezza per grazia. Quello è un punto in comune. la differenza stà nel rifiuto di credere che Dio possa manifestarsi nelle opere stesse di chi crede in lui e si sente salvato da lui e di conseguenza diventa suo strumento d'amore. La grazia genera le opere. La libertà che ci è stata data, il nostro arbitrio, ci permettere di scegliere se credere o non credere a questo folle amore.

    Come dice la lettera hai romani di San paolo:

    Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia. 4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito; 5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. 6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:

    7Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
    e i peccati sono stati ricoperti;
    8beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto
    il peccato!
    Eros

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    1. Ortodossi?
      Non mi sembri centrato, oltre che quello che hai scritto sembra pure copiato e incollato, non è il tuo modo di parlare.

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    2. Comunque oggi si parla di educazione

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    3. Ah, ma per i pasqualoni non esiste mica il menù del giorno, si portano sempre il panino da casa

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  8. Da Radio FungKu, dedichiamo ai ragazzi come questa figliola del libro di Lombardi, il provino di Diana Morales del programma mondano ed altamente diseducativo "A Chorus Line".
    https://www.youtube.com/watch?v=t1RkYJaG9bo

    Ragazzi carissimi, avete un "catechista" ed "educatore" che vi tratta ripetutamente da sepolcri imbiancati? Chiedete pure alla Santa Vergine e Lei vi risponderà: il sepolcro imbiancato è lui! Filate via, non fatevi contaminare dai suoi vermi!

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    1. Un piccolo dettaglio interessante, nel video: Morales prega la Madonna in ginocchio

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  9. Mi ha colpito la testimonianza di questa giovane perché inquadra con lucida precisione i problemi che gli adolescenti incontrano in un ambiente così soffocante.

    Mi permetto di dire:
    - rispondere con male parole ai catechisti che infangano costantemente la vita altrui forse è peccato ma è bene per la loro conversione
    - i Santi insistono sulla gioia della vita in Cristo, al contrario del cammino che promuove la depressione spirituale
    - il cammino scandalizza i piccoli allontanandoli da Gesù Cristo e dalla Sua Chiesa. Anche solo per questo il cammino merita una punizione esemplare.

    All'anonimo che chiede sempre chi sia nemico del cammino rispondo: "il cammino è incompatibile con la vita" per cui è normale che tutto ciò che è vivo sia suo nemico.

    Irene

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    1. Concordo con Irene e vorrei aggiungere che deprimendo la gioia dei giovani il Cammino promuove, in modo profondamente colpevole, il vizio dell'accidia, intesa come passivo disgusto della vita spirituale. Sottoponendo i ragazzi ai racconti degli scrutini degli adulti, il Cammino promuove il vizio della lussuria.

      Inoltre, imponendo le grandi insonnie e l'alternanza di digiuni e abbuffate, il Cammino sregola il metabolismo e predispone al vizio della gola. Tramite reiterate ingiustizie e favoritismi, il Cammino accende le invidie.

      E per vedere come nel cammino spadroneggino l'avarizia e la superbia, basta leggere i mamotreti ad una pagina qualunque in cui parla Kiko. L'ira funesta invece viene a chi, ad un certo punto, decide di uscirne e di picconare tutto dall'esterno.

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  10. Cerchiamo di restare allegri (ma poi non si doveva esser lieti e non "allegri")

    "Le profezie di suor Elena Aiello si diffusero soprattutto dopo la sua morte, ma non furono prese in considerazione, per il loro carattere apocalittico, mal tollerato dall’ottimismo di quegli anni. L’11 ottobre 1962 nella celebre allocuzione Gaudet mater ecclesia con cui apriva il Concilio Vaticano II, papa Giovanni XXIII condannava i «profeti di sventura». E“profezie di sventura”dovevano apparire quelle di suor Elena Aiello nell’epoca del dialogo, della distensione e della Pacem in terris. Oggi il clima è cambiato, ma la possibilità di un castigo divino continua ad essere rimossa dalle menti degli uomini. Una delle più fragili ragioni che possono essere addotte per rifiutare gli avvisi della beata Aiello è che sono passati sessant’anni dalla sua morte e le sue profezie, che non si sono realizzate, appartengono ormai al passato. Si dimentica però che i tempi degli uomini sono diversi da quelli di Dio, che tutto misura alla luce dell’eternità. Quando un castigo annunciato dal Signore ritarda non significa che non verrà, ma che sarà tanto più pesante quanto maggiore è il ritardo. La durezza del castigo è infatti in proporzione della gravità del peccato, ma anche della lunghezza del tempo che Dio concede per convertirsi. Il tempo viene concesso agli uomini per pentirsi e se questo non avviene alla Misericordia si sostituisce la Giustizia divina".

    Gli scettici scrolleranno le spalle, ma la Chiesa ha beatificato la veggente calabrese, senza trovare nulla di riprovevole nei suoi scritti. Nessuno ha l’obbligo di credere alle rivelazioni della beata Elena Aiello, ma il cattolico prudente applica il suo discernimento a ogni voce che potrebbe venire dal Cielo, perché di queste voci la Divina Provvidenza si serve per orientare le anime nei tempi più oscuri della storia".

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  11. Educare - (dal latino educěre) «tirar fuori ciò che sta dentro» - ci ricorda che da un giovane l'educatore deve, per definizione, tirar fuori ciò che egli già ha ed è, prima di introdurre qualcosa.Questo ha messo alla base e al centro del suo progetto educativo don Bosco. Con amore e rispetto e attenzione si è avvicinato ai giovani. Tutto questo è lontano dal cammino. Ma anche contrario al suo di progetto e ai suoi obiettivi.
    Per questo, come dimostra la testimonianza, uno degli impatti più devastanti il cammino lo ha proprio sui più giovani.
    Cammino per adulti si è trasformato in percorso obbligatorio per tutti i figli - numerosi per kikiana disposizione - degli adepti. Già in questo nessun rispetto per le aspirazioni e tendenze di ciascuno di loro che, come tutti gli uomini, sono uno diverso dall'altro. Su queste considerazioni il genitore neocatecumenale non è chiamato a soffermarsi. Egli sa, perchè Kiko glielo comanda, che deve imporre al figlio lo stesso percorso che egli (e sua moglie) ha scelto di fare ( o meglio è stato eletto e chiamato e... altra via non ha, se non la perdizione).
    Questa storia del "disegno di Dio" sulla tua vita e la tua famiglia è stato usato da Kiko e Carmen sempre in maniera impropria. Appiattendo la chiamata alla partecipazione al c.n. e al c.n. soltanto.

    Il comando della Torà: "lo inculcherai ai tuoi figli, Israele!" prende la valenza di imposizione assoluta delle catechesi (a 13 anni, prima che ti perdi!) senza alternativa. Ossia, non è solo trasmissione della fede ai figli, ma obbligo assoluto di fare il neocatecumenato.
    Tutto il resto è apostasia, pur vivendo nella Chiesa in altre forme o come un comune fedele. Che per loro non esiste fede o fedele o cattolico cristiano senza l'iniziazione battesimale e in salsa kiko/carmeniana, punto.
    Tutto il resto è perdizione e tenebra.

    Pax

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  12. Ecco che si staglia ai nostri occhi la sagoma grigia del tipico giovane caduto nelle maglie del cammino, ancor peggio di "figlio del cammino", che si sente tale in modo consapevole per essergli stato detto fin da piccino che neanche sarebbe nato se...
    E - conformemente al cammino che papà e mamma stanno facendo - sottintendendo:

    " guarda, figlio, che io sono incapace di amore. Non amo te nè tuo padre, chè io amo solo me stessa e non sono fatta per la maternità (nessun figlio io avrei mai avuto). Se tu sei nato è perchè sono entrata nel cammino. Grazie al cammino, sei nato"

    (ecco il senso della frase fatta, che rimbalza di bocca in bocca, di "figlio del cammino").
    E uno potrebbe anche pensare di non ringraziare affatto per cotanta sventura!

    Ho conosciuto molti figli del cammino infelici. E giovani entrati adolescenti in comunità che sono cresciuti sconnessi.

    Parlavamo di "educěre". Ma nulla c'è da tirar fuori se sei nel cammino e non è arte dei kikatekisti educare nessuno. Non è questo lo scopo di Kiko.
    Piuttosto, come per gli adulti, è tutto un preparare il terreno perchè la mala pianta neocatecumenale attecchisca a dovere. Preparare il terreno significa scorticare con gli scrutini, distruggere l'autostima, cancellare ogni aspirazione, soffocare ogni naturale tendenza o predisposizione o talento naturale. Che di altri talenti nel cammino non si parla se non di quelli che devono essere "investiti" e che sono banalmente i denari che devi cedere o mollare per avere il "centuplo" neocatecumenale; tutto sempre e solo orientato al loro esclusivo vantaggio.

    Quale talento? Di qual cosa, degna di elogio, oseresti vantarti mai?
    Se pensi di essere o poter essere qualcuno, tutto è solo idolatria.
    Kiko ti considera un verme schifoso, stessa cosa ha conosciuto di se stesso, e tu stesso finisci per considerarti tale, con convinzione assoluta.

    E forse non ci rendiamo conto fino in fondo di cosa significhi stroncare così una piccola piantina appena spuntata. Sommergendola con l'imposizione di scendere dentro di sè per scoprire al più presto tutti i suoi peccati. Non lasciandogli tempo per nient'altro: sogni progetti aspirazioni entusiasmo (di che?)...che tutto è idolatria. I figli del cammino sono molto tristi, contratti e contorti.

    Così incapsulati, senza ossigeno e spazio sufficiente per crescere, totalmente orientati sul come e sul quando, con chi e perché, vivono dei settimanali appuntamenti comunitari, col breviario in mano per far lodi ogni giorno, si sentono apposto solo se adempiono a tutti gli obblighi prescritti, come i loro genitori. Intanto sono mutilati in tutte le loro aspettative, abituati a tenerle represse del tutto. Tanti di loro infelici, i più strutturati neocatecumenalmente vivono una continua altalena, che prevede l'immancabile esperienza vocazionale con biennio in seminario r.m. incluso (chi non lo ha fatto?) per poi tornare a casa più disorientati di prima e magari con l'aspirazione di una famiglia "numerosa" da metter su con qualche ragazza della comunità. (O forse no...) E, dopo sposati: famiglia in missione.

    Pax

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  13. Sappiate che questa è la filosofia che mira a togliere i crocefissi dalle aule, dalle case e addirittura dalle chiese perchè provocano dolore e depressione. Ma è un blog cristiano questo? Facciamoci tutti buddisti allora, per riscoprire la buddità che è in ciascuno di noi perchè Cristo è morto su una croce ed è diseducativo!
    Eros

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    1. Esattamente come la "teologia" neocatecumenale esposta da Carmen che aborre il sacrificio e nella Messa vede solo il banchetto. Non vuole accettare di unirsi al sscrificio di Cristo ma propone di sacrificarsi per il Cammino. Immagine di questo ne sono i giovani neocatecumenali inginocchiati o a capo chino nella orrenda cameretta di Kiko piena di sgorbi e con le mani in tasca o le braccia conserte e l'atteggiamento annoiato alla Consacrazione. È questo ad essere altamente diseducativo! Pochi giorni fa, a un funerale, avevo davanti a me dei ragazzi di comunità con un atteggiamento scanzonato che sarebbe stato riprovevole anche per dei non credenti, data la solennità della situazione. Ma così sono stati educati, non si può dare a loro la colpa.

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    2. La tua pazienza ci vuole Valentina per rispondere a un commento "a caso" come quello di Eros completamente fuori ( come il precedente ).

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    3. @Eros
      Invece nelle chiese neocatecumenali "strutturalmente" (come San Leone a Catania) il Tabernacolo con Gesù Sacramentato lo si mette bello nascosto in una stanzetta più piccola del ripostiglio delle scope.
      Sicuri di essere cattolici?

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    4. confondere teologia e liturgia. Il brutto vizio di questo blog. La fede? Il Credo? Ma chi se ne importa! Fatti una messa di 37 minuti, inginocchiati alla consacrazione e vivi spensierato! Chi ti chiede più di questo è eretico e/o un invasato che vuole annoiarti la vita con cose da preti.
      Eros

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    5. Mi spieghi quale sarebbe il nesso con il proibire il crocifisso nelle scuole? San Paolo nella 1Cor dice chiaramente:"Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino." Non è pensabile di trattare un 14enne nello stesso modo di un 50enne. Ad esempio i temi sessuali affrontati in maniera esplicita e quasi pruriginosa (come viene fatto spesso nel CN) generano solo turbamento, complessi psicologici o addirittura invogliare certi comportamenti in un adolescente che è in pieno sviluppo emotivo e fisico.

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    6. Questo commento delle 11:21 del solito pasqualone ragliante che ci segue da tantissimi anni e che oggi sceglie di firmarsi "Eros" (sarà la sua fissazione?), trasuda più di odio alla fede cattolica che di asineria ragliante.

      Chiariamoci.
      La tipica asineria dei modernisti è credere che "liturgia" equivalga a "spettacolino sacro".
      È proprio l'illudersi che "Messa" equivalga a "messinscena".
      Pertanto il loro assillo è far sembrare "riuscita", "partecipata", "frizzante e scoppiettante", la celebrazione, proprio come se fosse uno spettacolino.
      Cioè non gliene importa niente del miracolo della transustanziazione: vogliono solo lo spettacolino.

      Ma questo è un errore madornale.
      La liturgia cattolica è infatti il vero culto a Dio gradito.
      Si celebra solo perché l'ha voluta Nostro Signore («fate questo in memoria di me», non "fate uno spettacolino parlando di me", che è un'idea protestante).
      Noi cattolici abbiamo l'assoluta certezza che la liturgia è efficace, cioè che veramente collega le realtà terrene con le realtà soprannaturali, proprio perché così ha voluto Nostro Signore («io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo», cfr. Gv 6,6).

      Proprio per questi motivi, noi cattolici abbiamo tutto l'interesse a volere la liturgia così come l'ha sempre voluta la Chiesa, perché è l'unico modo di avere quella certezza. Chi altera la liturgia, non può più avere quella certezza. Chi riduce la liturgia a uno spettacolino, una pagliacciata, una carnevalate, o anche se riuscisse a fare uno spettacolone altisonante tutto "partecipato riuscito frizzante scoppiettante", non sta celebrando la liturgia ma sta facendo una inutile e patetica messinscena.

      La liturgia cattolica è efficace. Il sacerdote offre il divin sacrificio, e quindi anche il solo essere presenti in silenzio a quel miracolo che è la transustanziazione, è una vera pioggia di benefici spirituali. «Che sarebbe il mondo senza la Messa?» si chiedeva senza alcuna retorica padre Pio - che di messe "basse" (senza canti, senza segni) e di messe "solenni" (con canti e segni) ne aveva celebrate tante e sul serio. E figurarsi i benefici spirituali, inimmaginabili, che si riceve facendo la Comunione nelle dovute condizioni.

      Per questo - giustamente - si è sempre saputo che la liturgia rispecchia il modo di vivere la fede. È inevitabile che uno trasponga nella celebrazione ciò che è davvero il contenuto e il senso della propria fede: lex orandi, lex credendi, il modo in cui credi rispecchia il modo in cui celebri, e viceversa. Se per te - laico o chierico - la liturgia è una roba da spettacolarizzare, significa che la tua fede è talmente vuota che bisogna riempirla di qualcos'altro, bisogna spettacolarizzarla "altrimenti tutti penseranno che non ho fede, che non abbiamo fede". Bisogna proprio non credere alla Presenza Reale per ridurre la liturgia a uno "spettacolino a tema sacro". Anche se a parole proclamaste il contrario, il vostro volerla "spettacolarizzare", "ravvivare", "arricchire", "fare come i primi cristiani", è segno che in fondo in fondo non ve ne frega un fico secco del Santissimo Sacramento, del «pane vivo disceso dal cielo», dell'essere presenti a quell'immenso miracolo.

      Per questo noi cattolici, a Messa, per quanto stanchi, distratti, addolorati, abbiamo in cuore il Signore, mentre voialtri ipocriti e razza di vipere, sepolcri imbiancati, che avete per padre il diavolo, vi affannate a sciorinare ogni canzonetta del vostro idolo, ogni drappo del vostro idolo, ogni fascetta reggichitarra col font del vostro idolo, ogni copribibbia del vostro idolo, ogni suppellettile sacra designed by vostro idolo, ogni vestina bianca griffata dal vostro idolo... anche se nella vostra bocca c'è "ilsignore-ilsignore", nel vostro cuore c'è solo il vitello d'oro di categoria superiore - il tripode Kiko-Carmen-Cammino.

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    7. Eros,
      è inutile che depisti costantemente dagli argomenti, con l'aggravante che attribuisci al blog posizioni che non corrispondono.
      Stai sereno nelle tue posizioni, è un tuo diritto e nessuno te lo nega.
      Siete gli unici, i più belli, i più ineffabili, quelli della vera fede adulta, anzi gli unici, quelli che hanno tutto e non gli manca niente, perfettamente autosufficienti ( peccato che non sia vero ).
      Buona vita Eros

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    8. Per gli @amministratori: commento in tema riguardante l'educazione dei figli.
      @anonimo 20 aprile 2023 alle ore 12:04, oggi un ragazzo di 14 anni, insegna a te e a me tutto sul sesso, ma purtroppo te lo insegna per quello che ha imparato a scuola o dagli amici o peggio ancora dal web. Viviamo in una società tutta incentrata sul sesso, in televisione, su internet, sulla carta stampata, le pubblicità, cartelloni pubblicitari e fare finta che non sia vero per pudore, non serve a nulla. Se a un ragazzo di 14 anni non spieghi tu che il sesso è una realtà importante del progetto di Dio, internet gli spiegherà che serve solo per il personale soddisfacimento e per ridurre la donna ad un oggetto di piacere, con tutte le ripercussioni sociali che una tale visione della donna comporta. Il nostro compito è arrivare prima e se arrivi quando i buoi sono scappati ormai hai perso la tua occasione di educatore, catechista o genitore.
      Fallacio Asino Vinicio

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    9. @pax, ma guarda che il "dolore e la depressione" nel commento di @eros era riferito a chi vuole togliere i crocefissi dalle scuole, sono le classiche scuse che vengono addotte per eliminare i crocefissi. Lo hanno capito tutti, mi sorprende che tu no.
      Fallacio Asino Vinicio

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    10. @fav
      Io credo che l'educazione sessuale e affettiva sia compito primariamente dei genitori e non del Cammino. I genitori, se fanno il loro dovere, hanno tutta la possibilità di iniziare a dare questo tipo di educazione ai loro figli anche senza il Cammino, che non dà nessun tipo di educazione, né sessuale, né affettiva. In ogni caso, fra i ragazzi del Cammino non ho visto molto castità, se devo essere sincero. E l'educazione non è solo sessuale, ma deve riguardare tutti gli aspetti della vita dei giovani. Ci si aspetterebbe da figli di famiglie cattoliche che fossero sensibili verso i più deboli, i poveri, gli emarginati. Che non discriminassero chi è diverso da loro. Che non guardassero gli estranei con aria di superiorità o al meglio con indifferenza, come ho visto fare a molti "figli di Cammino"...
      Porto

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    11. Il fallace Asino Vinicio crede di poter assolvere il Cammino trasformando le questioni di fede in sociologia da quattro soldi.

      Oltre a confondere gli àmbiti della fede e della morale, proprio come i farisei.

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    12. Eros, Fav e membri del Cammino;
      siete come i fascisti della RSI, che
      combattevano a guerra persa, sapendo, che era persa.
      Ruben.
      ---

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    13. Un conto è vedere delle cose su Internet (anche se, visto che i giovani del CN sono quasi tutti figli di coppie in CN, bisognerebbe chiedersi perchè succede e rendersi conto che la tanto decantata "trasmissione della fede ai figli" non funziona così bene), un altro è sentirsi raccontare cose scabrose da persone sposate o persone con autorità (catechisti, preti), un altro ancora è essere costretti a confessare pubblicamente debolezze e peccati sessuali.

      Mi sembra evidente che un interrogatorio di uno scrutinio fa molti più danni psicologici di guardare un video porno.

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    14. Eros, Fav e membri del Cammino: pensano di aver bisogno di un nemico per definire se stessi come quelli buoni... anche se il nemico è la dura verità dei fatti.

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  14. Come il Dalai Lama......

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    1. ...o come il vescovo pedofilo neocatecumenale Apuron.

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  15. Credere a Kiko
    Obbedire a Kiko
    Combattere per Kiko

    fino alla Vittoria Finale

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    1. ...Combattere per Kiko contro la fede cattolica e la santa Chiesa... fino alla vittoria finale che mai arriverà.

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    2. Eh, Puntini, vedrai che le magnifiche sorti e progressive saranno tanto tanto progressive e poco poco magnifiche

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    3. Mario, non sai che Che Guevara era
      comunista?

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    4. Caro il mio anonimo delle 8.37, cosa c'entra Che Guevara, e perché mai l'hai tirato in ballo?
      Ezio

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    5. @Anonimo21 aprile 2023 alle ore 14:57
      Non preoccuparti, con un guru franchista, so benissimo "come la
      pensate"!
      La mia era una semplice associazione di idee; la locuzione
      "fino alla vittoria finale", corrisponde all' "asta la vitoria siempre" del Che.
      Tutto qui, semplice esercitazione
      dialettica.
      Ruben.
      ---

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  16. Vorrei consigliare ai giovani, sconfortati, insultati e depressi dal cammino, di leggersi il CAPITOLO XXIX: FF 1863 dei Fioretti di San Francesco: "Come il demonio in forma di Crocifisso apparve più volte a frate Ruffino".

    Il buon San Francesco insegna a San Ruffino come si risponde al diavolo (o chi per lui) quando vuole distoglierci da una santa vita di preghiera ed opere buone.

    Buona lettura e felice vita fuori dal cammino.

    Irene

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    1. Grazie Irene! Il consiglio di san Francesco a frate Ruffino mi sembra più che adeguata risposta a tanti lugubri e menagrami che, fingendo di venire da parte di Dio, vogliono in realtà rrenderti loro vassalli.

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    2. ... e io che recitavo "sunt mala quae libas, ipse venena bibas"!

      FungKu, somaro degli Alpini. E se il buon San Francesco ci insegna il santo linguaggio da caserma (e voi mi dite che si può ripetere), ne ho imparate tante, in questi mesi sulle più alte vette (ma non le stesse di Puntini), che mi butteranno fuori alle catechesi iniziali neocatecumenali per altri 10 anni!

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  17. Chi svela l'arcano della fine della cinquantina dopo aver avuto in esculusiva la veste bianca griffata kikoworld . Ancora con il sacco nero ?

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  18. Questo commento devo proprio ricopiarlo.

    Anonimo20 aprile 2023 alle ore 08:27

    Sappiate che questa è la filosofia che mira a togliere i crocefissi dalle aule, dalle case e addirittura dalle chiese perchè provocano dolore e depressione. Ma è un blog cristiano questo? Facciamoci tutti buddisti allora, per riscoprire la buddità che è in ciascuno di noi perchè Cristo è morto su una croce ed è diseducativo!
    Eros

    È vergognoso che ti fai paladino della croce e dei crocefissi che poi definisci ispiratori di dolore e depressione.
    Proprio tu che hai la catechesi della Croce Gloriosa?
    Che sei seguace di un predicatore 'artista' che ci ha fatto una testa dei suoi crocefissi dipinti o bronzei che non portano mai il Gesù sofferente ma il Cristo Re e la Croce è il suo trono?
    Ma quale sacrificio? Dolore? E depressione... si vede che sei tu che ti deprimi a guardare il Cristo crocifisso.

    Sei incommentabile! Davvero.
    Neanche in linea con la dottrina del tuo maestro sei. Parli a sproposito. Secondo la convenienza.

    Pax

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    1. convenienza è l'acronimo di :

      Certamente Ora Neocatecumenali Vantano Eretiche Nosocomiche Idee Evidenziando Nauseanti Zelanti Astrusita'

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  19. Sono certo che il 90% dei kikkini se fossero veramente liberi(non schiavi come sono) se andrebbero di corsa da questo cammino. Due sono principalmente le categorie di loro.
    1) sono dei veri masochisti a cui piace essere sottoposti a queste angherie
    2) non possono fuggire come vorrebbero fare ma sono impediti dai genitori e hanno paura di non salvarsi. Questo la dice lunga del perché non conoscono Gesù. Dopo tanti di cammino... all'indietro

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  20. "Il Signore mi ha condotto alla catechesi": dicono sempre i camminanti.
    Ma se una frase del genere, detta di tanto in tanto, può essere utile a mettere in risalto l'opera di Dio che si manifesta nella vita delle persone, che, si può supporre, meditano con la propria testa e alla luce della fede, sulla loro vita, dirlo continuamente diventa un'abitudine che banalizza il rapporto con Dio.

    Non è avere confidenza con Dio, ma è trattarlo con sufficienza. E' come se un profano pretendesse di interpretare, illuminato dalla sua ignoranza, le teorie della fisica più avanzate.
    Ed è un deresponsabilizzarsi di fronte a Dio per responsabilizzarsi di fronte al Cammino: se è Dio che ti conduce alle catechesi senza che tu lo voglia, allora le "catechesi" non sono più un'opzione, ma un obbligo morale, un "precetto", e se non ci vai ti ribelli e ti auto escludi dal Cammino, che per i camminanti equivale alla Chiesa.

    Tra le due eresie: evidenziare che fa tutto Dio, e evidenziare che dipende tutto dall'impegno dell'uomo, forse è peggiore la prima, perché se pensi che tutto dipende da te, quando ti scopri non all'altezza, cosa che capita spesso a chi non vive la religione in modo maniacale, allora chiedi aiuto a Dio.
    Se invece fa tutto Dio, basta che compi la tua opera e stai tranquillo.
    In tutti e due i casi la grazia non c'entra nulla e fa tutto l'uomo, solo che, nel secondo caso, chi non ce la fa con le sue forze, non è spinto a chiedere aiuto a Dio, ma a sentirsi un maledetto e un reietto.

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  21. Vorrei riportare la discussione sull'argomento del post, ovvero l'educazione dei figli. Personalmente non ho brutti ricordi dell'infanzia in comunità, era una sorta di famiglia allargata, nel bene e nel male. Già vedevo alcune forzature, come cercare di apparire diversi agli occhi del "mondo", ma anche gli aspetti positivi, amicizie e fede in Dio. A 13 anni però i figli vengono buttati nel calderone della "nuova comunità", in un ambiente di adulti, che mettono in piazza le loro problematiche, inevitabilmente lontane da quelle di un adolescente, con tutte le dinamiche di competizione sociale, indottrinamento e conformismo. Gravissime poi le violazioni della privacy, anche su aspetti delicati a cui questi ragazzi vanno incontro. I furbi, come sempre nella vita, imparano subito a gestire le situazioni, e ad aggirare, ad esempio, le intrusioni nella loro vita, ma altri sono destinati a sofferenza e problemi psicologici.
    Vorrei poi dire a tutti quelli che qui criticano ed offendono i giovani figli dì neocatecumenali, ( definiti spesso troppo snob, troppo saccenti, troppo esclusivi, troppo promiscui, troppo maleducati, o altro) che state parlando di ragazzi giovanissimi, cresciuti in una situazione difficile, che si barcamenano fra le difficoltà delle loro situazioni in famiglia e nel microcosmo, poco sano, della loro " comunità". Abbiate un po' di rispetto e comprensione, e su! Ezio

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    1. C'era il figlio di un catechistello di poca levatura ma della prima ora.
      In adolescenza ne ha combinate di tutte, lui e la sua combriccola di figlioletti neocatecumenali viziati di ribellione mista a compiacimento per l'estrazione scelta.
      Erano un po' come i ribelli degli anni '60, molto spesso figli di papà che poi non hanno rinunciato ai privilegi e oggi fanno i dirigenti.
      Quando qualche catecumeno dei suoi genitori lo salutava, anche persone adulte, mostrava sufficienza e molta puzza sotto il naso.
      Una volta cresciuto ha abbracciato il Cammino a 360°, naturalmente cantore da quattro soldi, ma è rimasto il solito arrogante anche se ha abbandonato le esperienze adolescenziali.
      Fu proprio lui che una volta, usciti da un incontro col vescovo e le comunità neocatecumenali (in cui il vescovo operò una sequela infinita di correzioni), sentii che diceva a voce alta: "Ma che ca... vuole questo qui?"
      Ormai adulto, marito e padre, codardamente rientrato nei ranghi neocatecumenali trovando un sicuro nido caldo che come il cuculo non aveva costruito, non aveva perso nemmeno un grammo della sua superbia neocatecumenale.

      Quindi sì, io sarei disposto anche a comprendere le difficoltà adolescenziali di questi poveri ragazzi, ma purtroppo riscontro in quasi tutti quelli che conoscevo che quando crescono diventano peggio di prima se rimangono nel loro recinto. E questo non sono disposto a comprenderlo.
      Marco

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    2. La comprensione mai mancata, il rispetto va guadagnato, però ho capito quello che vuoi dire.

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    3. Ezio: le mie affermazioni non riguardano tutti i figli del Cammino. Alcuni erano diversi, non fanatici e non falsi, ma erano pochi. Nel mio piccolo, quando ero responsabile, ho cercato di introdurre delle pratiche più consone ai principi cristiani, diciamo così. Ad es. chiedevo che in convivenza se qualcuno aveva qualche lamentela nei confronti di un fratello/sorella, lo facesse con amore, e cioè con tatto, senza scagliarsi contro il fratello e senza offenderlo. Quando dicevo queste cose, i figli del Cammino mi guardavano storto, capivo che non erano affatto d'accordo con quanto dicevo/chiedevo. Infatti, in diverse occasioni continuavano a scagliarsi con veemenza sul malcapitato di turno. Questa è stata una delle tante prove del fatto che cambiare il Cammino dall'interno è impossibile.
      Porto

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    4. L'educazione è proprio come l'arte.
      Se nell’arte ci possono essere pitture formalmente bellissime ma fredde, ma anche di pochi tratti o, perfino, disegni semplici e “sgangherati” come quelli che i bambini dedicano ai genitori, che però comunicano sentimento, ci sono però certi sgorbi inquietanti, come certe pitture di Kiko, che comunicano solo disgusto.
      Così avviene nel comportamento esteriore dovuta all’educazione delle persone.

      Cioè: al netto dei limiti e dei difetti umani, dell’ambiente in cui si è vissuti, e delle differenze e, anche, delle spigolosità dei caratteri, ci sono comportamenti che provocano disgusto perché tendono a rispecchiare uno stato spirituale deplorevole, se non della persona, almeno dell’ambiente in cui essa vive.
      I ragazzi spesso sono incolpevoli o hanno molte attenuanti, ma sono quelli che più apprendono dall'ambiente in cui vivono.

      La colpa, nel caso del Cammino, sta soprattutto nell'ambiente che il Cammino offre.
      Ambiente in cui, però, alcuni possono trovarsi pienamente a loro agio e che comunque tende a corrompere i rapporti tra persone
      Che, però,

      Elimina

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