lunedì 7 giugno 2010

A quale mistero si conforma la vita di chi aderisce al Cammino neocatecumenale?

Dall'Omelia di Benedetto XVI a Cipro nella Chiesa parrocchiale latina di Holy Cross, Nicosia, 5 giugno 2010

... Vediamo chiaramente che l’uomo non può salvare se stesso dalle conseguenze del proprio peccato. Non può salvare se stesso dalla morte. Soltanto Dio può liberarlo dalla sua schiavitù morale e fisica. E poiché Dio ha amato così tanto il mondo, ha inviato il suo Figlio unigenito non per condannare il mondo – come avrebbe richiesto la giustizia – ma affinché attraverso di Lui il mondo potesse essere salvato. L’unigenito Figlio di Dio avrebbe dovuto essere innalzato come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così che quanti avrebbero rivolto lo sguardo a lui con fede potessero avere la vita.

Il legno della croce divenne lo strumento per la nostra redenzione, proprio come l’albero dal quale era stato tratto aveva originato la caduta dei nostri progenitori. La sofferenza e la morte, che erano conseguenze del peccato, divennero il mezzo stesso attraverso il quale il peccato fu sconfitto. L’agnello innocente fu sacrificato sull’altare della croce, e tuttavia dall’immolazione della vittima scaturì una vita nuova: il potere del maligno fu distrutto dalla potenza dell’amore che sacrifica se stesso.

La croce, pertanto, è qualcosa di più grande e misterioso di quanto a prima vista possa apparire. Indubbiamente è uno strumento di tortura, di sofferenza e di sconfitta, ma allo stesso tempo esprime la completa trasformazione, la definitiva rivincita su questi mali, e questo lo rende il simbolo più eloquente della speranza che il mondo abbia mai visto.

Parla a tutti coloro che soffrono – gli oppressi, i malati, i poveri, gli emarginati, le vittime della violenza – ed offre loro la speranza che Dio può trasformare la loro sofferenza in gioia, il loro isolamento in comunione, la loro morte in vita. Offre speranza senza limiti al nostro mondo decaduto.

Ecco perché il mondo ha bisogno della croce.

Essa non è semplicemente un simbolo privato di devozione, non è un distintivo di appartenenza a qualche gruppo all’interno della società, ed il suo significato più profondo non ha nulla a che fare con l’imposizione forzata di un credo o di una filosofia. Parla di speranza, parla di amore, parla della vittoria della non violenza sull’oppressione, parla di Dio che innalza gli umili, dà forza ai deboli, fa superare le divisioni, e vincere l’odio con l’amore. Un mondo senza croce sarebbe un mondo senza speranza, un mondo in cui la tortura e la brutalità rimarrebbero sfrenati, il debole sarebbe sfruttato e l’avidità avrebbe la parola ultima.

L’inumanità dell’uomo nei confronti dell’uomo si manifesterebbe in modi ancor più orrendi, e non ci sarebbe la parola fine al cerchio malefico della violenza. Solo la croce vi pone fine. Mentre nessun potere terreno può salvarci dalle conseguenze del nostro peccato, e nessuna potenza terrena può sconfiggere l’ingiustizia sin dalla sua sorgente, tuttavia l’intervento salvifico del nostro Dio misericordioso ha trasformato la realtà del peccato e della morte nel suo opposto. Questo è quanto celebriamo quando diamo gloria alla croce del Redentore. Giustamente sant’Andrea di Creta descrive la croce come “più nobile e preziosa di qualsiasi cosa sulla terra […], poiché in essa e mediante di essa e per essa tutta la ricchezza della nostra salvezza è stata accumulata e a noi restituita” (Oratio X, PG 97, 1018-1019).
...
In questo Anno Sacerdotale permettetemi di rivolgere una parola speciale ai sacerdoti oggi qui presenti e a quanti si preparano all’ordinazione. Riflettete sulle parole pronunciate al novello sacerdote dal Vescovo, mentre gli presenta il calice e la patena: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”.

Mentre proclamiamo la croce di Cristo, cerchiamo sempre di imitare l’amore disinteressato di colui che offrì se stesso per noi sull’altare della croce, di colui che è allo stesso tempo sacerdote e vittima, di colui nella cui persona parliamo ed agiamo quando esercitiamo il ministero ricevuto.
...
Rinfranchiamoci con le parole della seconda lettura di oggi, che parla così bene del trionfo riservato a Cristo dopo la morte in croce, un trionfo che siamo invitati a condividere. “Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,9-10).

Sì, amati fratelli e sorelle in Cristo, lungi da noi la gloria che non sia quella nella croce di Nostro Signore Gesù Cristo (cfr Gal 6,14). Lui è la nostra vita, la nostra salvezza e la nostra risurrezione. Per lui noi siamo stati salvati e resi liberi.
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Questo è quanto celebriamo, quando partecipiamo all'Eucaristia, che è la ri-presentazione al Padre del Sacrificio Redentore di Cristo che ci associa a Sé nella Sua Offerta e nella Sua Risurrezione e ci si comunica, rendendosi REALMENTE E NON SOLO SIMBOLICAMENTE PRESENTE e donandoci tutte le sue Grazie escatologiche, per renderci sempre più simili a Lui, fino al termine della nostra vita terrena e fino alla fine dei tempi.

Mi vengono i brividi, quando penso alle catechesi kikiane che formano i suoi presbiteri e mi chiedo se, quando essi celebrano, si realizza davvero quanto sottolineato dal Papa ricordando le parole dell'ordinazione: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”, nel senso che intende la Chiesa.

Abbiamo, nei precedenti thread, espresso dolore e sconcerto per l'indifferenza e il lassismo, quando non la connivenza, attraverso cui nelle comunità della Terra Santa e del medio Oriente vien perpetrato ad opera del cammino NC l'inesorabile inquinamento di quelle Chiese di antichissima Tradizione, similmente a quanto accade nella nostra...

Il thread precedente si conclude con la segnalazione di Gianluca da Messainlatino sul Vescovo di St. Etienne che in parte per ragioni pastorali, ma soprattutto perché è evidente da come si esprime che non crede nelle potenza redentrice dell'Eucaristia, sta adottando nella sua diocesi modelli itineranti di stile catecumenale... senza rendersi conto - lui, un Pastore - che meno offerta sacramentale, meno S. Messe, sostituite da Liturgie della Parola, significa espellere alla pratica della fede e soprattutto dalla Chiesa il Sacrificio di Cristo ri-presentato al Padre, l'unica vera ed efficace fonte di Redenzione per l'uomo di ogni tempo.

7 commenti:

  1. il dramma è che di pseudo-pastori come quello di St Etienne ce ne sono sempre di più, anche perché - oltre al neo-modernismo egemone e probabilmente proprio in virtù di esso, si va sempre più imponendo il "metodo" neo-catecumenale, che ormai arriva a definirsi pubblicamente "nuova originale sintesi del cristianesimo" (!!??)

    ma la cosa non fa effetto a nessuno, a quanto sembra...

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  2. Trascrivo questo messaggio di Mardunolbo, postato sul trhead precedente, perché mi sembra molto in tema anche col discorso che stiamo portando avanti qui

    mardunolbo ha detto...

    Poichè da un povero neocatecumenizzato che qui partecipò con qualche frase ad effetto, fu scritto che il "nulla" seguirebbe questo blog e queste diatribe, che si fa ridere e basta, voglio qui solo citare dalla rivista "il Timone" che ricevo regolarmente.
    Don Camisasca (dirigente comunità sacerdotale legata a Comunione Liberazione): "Durante i decenni del postconcilio abbiamo assistito anche ad una riduzione politica della liturgia... la democratizzazione della liturgia,che deriva da una corruzione egualitaria dell'idea di Comunione. Il sacerdote viene considerato come colui che è eletto dall'assemblea e quindi facilmente sostituibile......"
    Don Crescimanno ("La riforma della Rifroma liturgica...."): "..questo senso di esagerata passione per fare tutto ex novo, di guardare al passato con un certo senso di dispetto e di sorpassare le stesse indicazioni del Concilio, interpretandole a modo proprio..... A causa di questa tendenza alcuni elementi della liturgia Eucaristica stessa hanno subìto accentuazioni sbilanciate. Per esempio:l'aspetto conviviale dell'Eucaristia a scapito della sua natura essenzialmente sacrificale; l'aspetto assembleare e antropocentrico a scapito di quello cristocentrico e trascendentale..."
    J Ratzinger (credo ben conosciuto da tutti!) "La mia vita" ed San Paolo: "...sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia,che talvolta viene addirittura concepita... come se in essa non importasse più se Dio c'è e se ci parla e ci ascolta..." J. Ratzinger "Dio e il mondo" ed. San Paolo: " per una retta presa di coscienza in materia liturgica è importante che venga meno l'atteggiamento di sufficienza per la forma liturgica in vigore sino al 1970. Chi oggi sostiene la continuazione di questa liturgia o partecipa direttamente a celebrazioni di questa natura, viene messo all'indice, ogni tolleranza viene meno a questo riguardo. Nella storia non è mai accaduto niente del genere; così è l'intero passato della Chiesa ad essere disprezzato"
    A me sembrano tutte frasi molto chiare che solo persone che hanno delegato ad altri la logica razionale, non possano comprendere. Del resto è chiaro che ad un Kiko Wirtz queste letture non interessino poichè troppo erudite dottrinalmente. Per chi si è costruito una chiesa sulla base del suo personale pensiero (quanti nella storia? decine se non centinaia, testimoni di G. e Mormoni compresi!) non interessa il binario stabilito dalla gerarchia e dalla tradizione, poichè sottostare ad una tradizione e gerarchia significa non poter brillare di luce propria...(chi ha orecchie per intendere,intenda!) La caratteristica fondamentale di coloro che seguirono Cristo compiutamente, parlo di sante persone, fu proprio l'obbedienza anche alle direttive erronee ed anche maligne della gerarchia ecclesiastica. Cito soltanto il recente Padre Pio da Pietralcina. Tutti coloro che non vollero obbedire finirono e finiscono per diventare il Martin Lutero della storia della Chiesa.
    Quel che anche il laico Ferrara rimprovera al papa, è di essere morbido anche quando non è il caso. Con le sette devastanti la Chiesa, che propugnano una diversa liturgia della Messa, ci vorrebbe un po' più di polso, senza lasciare solo che i libri siano letti e facciano la loro opera di persuasione, poichè nel frattempo molti sono presi dal gorgo e stravolti dalla dottrina secolare della Chiesa.

    07 giugno, 2010 09:19

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  3. mardunolbo non hai capito niente!!
    Se vuoi capire qualcosa lascia perdere MIC che ne sa e ha capito meno di te meno di te.Hai detto un cumulo di sciochezze se vuoi capire consulta il blog:"Chi sono gli osservatori del cammino neocatecumenale".Grazie

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  4. caro "mi sbellico dalle risate", mi sbellico proprio dalle risate leggendo le tue sparapanzanate....poi mi intristisco per te! Evidentemente sei un poverello (non di Assisi!) che è stato ben frodato da un'ideologia simil-cattolica, ben adattata ad invogliare un bel "cammino" insieme, in gruppo, per fare una bella massa e presentarla alle autorità per dare un bel segno di potenza.Intanto sei stato vittima di un'accorta regia di riadattamento della coscienza (quanti anni? 10, 20?) dalla quale farai gran fatica ad uscire.Vai a leggerti invece di padre Zoffoli, che non potresti capire ancora, come vengono gestite le menti secondo i tipici schemi delle sette. Leggi soltanto, rimarrai inorridito dicendoti che tu non ci sei affatto cascato, figuriamoci se il tuo splendido cammino è setta! Ma almeno leggi ed abbi dubbi; sappi che nulla è certezza durante la vita umana, ma tutto DEVE essere ricerca poichè questo è il primo fondamemtale obbligo della mente umana ! Cercare la Verità, poi arriva il resto.Chi sono gli osservatori del cammino non è fondamentale, quanto fondamentale è la ricerca del Vero. Kiko come ha cercato il Vero?Con gli schemini su come organizzare la setta, la nuova chiesa ?Sono ben più capace di lui di organizzare. Ho condotto decine di persone ai miei ordini, ne conduco ancora una decina in certe circostanze.Ho imparato anche ad obbedire dando tutta la mia fiducia quando MI RENDO CONTO, sul campo, che uno ne sa di più di me quando si tratta di evitare rischi mortali.Voi a chi date fiducia ? Ad altri indottrinati? Tanti sinceri auguri.E grazie di avermi preso in considerazione,l'ho visto per caso.

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  6. Caro Freedom, mi hai preceduto...
    io aspetto ancora una risposta da "mi sbellico.." ma a prte questo, ho fatto un giro su quel Blog... si scrivono "da soli" e si rispondono pure... questa è "psicopatia"..
    per venire al tema del Blog (che mi sembra molto interessante)
    vi regalo un "mia esperienza" (visto che il cn l ho fatto)
    sia al primo passaggio che al secondo si "affrontano" gli "scrutini" (1a;1b;1c; 2a;2b;2c..etc etc. - sapete di cosa parlo, vero?)
    bé, in un modo o nell'altro dovevo dire qual'era la mia "croce"... alla fine mi "portarono" a dire che era mia moglie (cosa poi ripetuta sempre...) anche perchè se non lo dici, sei poco illuminato, la cosa sconvolgente, che poi ho compreso solo con il Tempo, e che questa "croce" "entrare in questa croce" (volutamente minuscolo) mi salvava...cioè - mia moglie, i miei figli.. francamente non ho mai capito cosa volessero da me..

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  7. E già, il primo passaggio, che accade dopo pochi anni, due o tre. Ti martellano il cuore con interminabili prediche, che chiamano catechesi, sui beni, tutti. I soldi soprattutto, poi gli affetti, il lavoro, gli interessi che magari stai coltivando, gli hobby, tutto è posto sotto la voce ‘idoli’ da cui liberarsi. Vai, vendi tutto…il Vangelo diventa un’arma efficacissima per resettarti la vita.

    E va bè, alla fine di questa convivenza massacrante, arriva il momento della croce, che non c’entra niente con Quella di cui parla il Papa. Tutti seduti, ammassati nel mio caso in una sala angusta e agguerrita di icone kikiane, bisognava rispondere ad una domanda pesante come un macigno: qual è la tua croce? Così, su due piedi, spudoratamente davanti a tutti, già stanchi e disorientati, molti non sapevamo che dire. ‘Se non hai una croce, non ti salvi’, ti senti dire, e oddio!, che dico? Mio padre, mia madre, il figlio, la moglie, quello che vuoi purché finisca questa tortura. E te ne torni a casa disfatta. Dopo tre o quattro giorni di questa roba, al centro di te non hai Cristo e la libertà e la salvezza che vengono dalla Sua Croce e la certezza di Lui. Ti porti nel cuore invece la sensazione che nella tua vita sia tutto sbagliato, tutto da rifare, e non sai da dove ricominciare. ‘Che vuoi da me, Signore?’, cominci a pensare, ma allora non è vero che tu mi ami così come sono, che devo fare? Vendo tutto, anzi lascio tutto e parto, vado ‘in missione’ in Papuasia a convertire i cannibali, faccio tutto quello che vogliono ‘sti cavolo di catechisti, ma tu Signore ridammi la tua pace per favore. Questa pseudo-speranza mi ha tenuto lì per tanti lunghi anni ancora.

    Ci ho messo troppo tempo per capire che non è del Signore che si parla nel cn, né della Sua Croce, né della Sua Gloria. Il cn abusa della Parola per abusare dei cuori della gente e derubare la Chiesa di Cristo. E c'è poco da sbellicarsi e da dire corbellerie, caro 'fratello' ridens...

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