venerdì 26 dicembre 2014

Testimonianza di un catechista neocatecumenale, cantore e didascalo (parte prima)

Questa gazzarra sarebbe "nueva evangelizzazione"
Riportiamo in due parti l'interessante disamina di alcuni 'problemi' del Cammino Neocatecumenale fatta da un catechista, cantore e didascalo.

La seconda parte è a questo [link].


La mia esperienza la esporrò per sommi capi.
A me piace il catecumenato, perchè credo che manchi, nella Chiesa, un organo specifico di formazione cristiana. E proprio nella sua specificità, infatti, il catecumenato deve essere neutro.

L'analogia con la nascita che citavo nella lettera precedente è infatti questa: l'utero non crea uterini, ma uomini.
E così il catecumenato non deve creare catecumeni, ma cristiani.

D'altra parte, il cammino, in generale, ha delle carenze, di per sè non troppo gravi, ma che lasciano spazio ad alcune perturbazioni e deviazioni molto forti, che io espongo più con gli occhi del filosofo cristiano che non con quelli del magistero (per fortuna loro).
L'esperienza nella mia parrocchia e con i miei catechisti responsabili di zona, ne è un esempio.

I punti principali sono due: un forte antirazionalismo abbinato ad un evidente messianismo, che sfocia in un cocktail importante dalle conseguenze più svariate.

Personalmente, io so che Kiko non si è mai spacciato per nuovo messia, e mai nessun mio catechista che io ho ascoltato ha mai detto una cosa simile. So anche che Kiko in persona, almeno nelle catechesi di cui io dispongo, non hai mai detto nulla di esplicitamente antirazionalista, anzi, nelle convivenze di inizio corso e durante le tappe per le preparazioni sono spesso consigliati libri di teologia e del magistero e della tradizione.
Ciononostante, a causa anche di alcune deformazioni linguistiche e di palesi ambiguità, il problema c'è.

Messianismo

Nonostante Kiko non abbia mai parlato di sè come un nuovo messia, io ti posso affermare con prove e tutto che ben 3 catechisti della mia comunità (catechisti dunque che sono, come me, alla professione di fede) ed il presbitero che ci segue, hanno davanti a me sostenuto in diverse occasioni, ed anche separatamente, che il magistero è solo carta scritta, incomprensibile e fondamentalmente meno utile della predicazione dei catechisti.

Anzi, mi è stato persino detto che (cito testualmente) "come Cristo era superiore e lottava contro la Torah e contro i rabbini di allora, così il catecumenato oggi supera il magistero, che deve reinterpretare secondo un nuovo spirito".

La Torah, al posto d'onore
nella Domus Galileae di Kiko
Questa affermazione, che io ho prontamente confutata, soprattutto perchè fondata su un'analogia assurda anche tra Torah e magistero, fra rabbini e sacerdoti ebrei con i pastori della chiesa, e tutto, è indice di una chiara e diffusa opinione, fondata sempre sulla predicazione dei miei catechisti, che sono itineranti, con 10 figli, che hanno finito il cammino e sono responsabili di zona.

Questi catechisti in molte occasioni parlano dei vescovi come persecutori del cammino; dicono che Kiko ha iniziato il cammino perchè ha visto la Madonna, e che dunque è una sorta di inviato; dicono che loro sono inviati da Dio, e pretendono obbedienza canonica (ovvero praticamente cieca e persino personale, verso cioè le proprie persone); non accettano alcun tipo di domanda, perchè se tu domandi qualcosa, vuol dire che "hai un giudizio"; e finisce infine che, parlando loro a nome di Cristo e della Chiesa, se non accetti loro, non accetti la Chiesa, non accetti Cristo, e sei quasi un apostata, o comunque stai resistendo allo Spirito Santo.

Queste parole sono state dette in molte occasioni a cui ho partecipato personalmente, durante scrutini e durante convivenze e durante incontri dei catechisti.

Ora, pensa te: nessuno ha detto che Kiko è il messia, ma con questi presupposti, secondo te, è davvero strano che un catecumeno giunga autonomamente a pensarla così? Dati i presupposti, è facile giungere a queste conclusioni.

Ed infatti è quello che sta accadendo nella mia parrocchia e nella mia zona, dove regna il clima del terrore: o con noi, o fuori dal cammino, dalla Chiesa e da Cristo. E giuro che questo è accaduto dinanzi alla presenza di 3 preti: quello dell'equipe, il parroco ed il presbitero della comunità.

Antirazionalismo

Nonostante i riferimenti dottrinali, filosofici e teologici, in molti punti del parlare di Kiko si rivela una forma di subordinazione della ragione alla fede, in particolar modo quando si ha a che vedere con la richiesta di obbedienza da parte di un catechista ad un catecumeno, o con la questione del famoso "giudizio".

Ogni atto del pensiero è un giudizio, ovvero l'attribuzione di un predicato ad un oggetto di riflessione. Per esempio, è un giudizio dire che la sedia è nera. Come tale, la facoltà di giudizio è in realtà la nostra stessa ragione, che ci permette di conoscere la realtà in cui viviamo. Il giudizio morale è una valutazione di un oggetto di valore morale: un atto, una situazione, una persona, una società.
Il cristiano, in quanto uomo, è tenuto -oltre che impossibilitato a fare il contrario- a valutare appropriatamente la realtà in cui vive, ed il valore morale dell'ambiente che lo circonda. In quest'ultimo caso, si parla di discernimento morale, che è la prima facoltà del cristiano.

La "cruna dell'ago"
in una domus kikiana
Spesso, allora, si esalta la questione del famoso "non giudicare" pronunciato da Cristo, e lo si intende come una negazione della facoltà intellettuale, che non è in grado di giudicare perchè, qualora giudichi negativamente una persona o una situazione, dimostra di essere offuscata dal peccato, e, dunque, di non essere più in grado di svolgere il suo compito.

Questa tesi l'ho sentita mille e più volte: dire qualunque cosa è un giudizio, e poichè il cristiano non deve giudicare, alla fine si impara a tacere. E però questa tesi non è nè cattolica, nè cristiana, nè assolutamente ragionevole. La frase "non giudicare" recitata da Cristo significa "lasciate stare il giudizio radicale", cioè quello riguardante la salvezza finale; ovvero non condannate nessuno all'inferno, e non regalate il paradiso, prima che la vita di quest'uomo non sia compiuta e voi non la conosciate abbastanza per valutarla fino alla fine. (...)

Il discernimento è importantissimo per un cristiano. Ed indipendentemente da questo passo, siccome io non sono luterano (almeno non oggi), la mia sapienza non si fonda tutta sulla scrittura, ma anche sulla tradizione e sul magistero.
Esempio di utilizzo
della "cruna dell'ago"
di Kiko nella Domus
Il magistero riconosce che gli atti umani sono moralmente qualificabili in base a principi di discernimento, e che ve ne sono di buoni e di cattivi. Colei che giudica gli atti, è la nostra coscienza morale, alla luce della ragione ed in vista del bene. La coscienza morale è infatti un giudizio della ragione, con il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto. (CCC 1796). Da questo, e da altro che non riporto, si comprende che in certi casi la stessa predicazione catecumenale è quantomeno "inquinata" da un'errata interpretazione dell'atto del giudizio. In particolare, però, l'ambiguità di fondo sfocia anche nell'antirazionalismo delle situazioni di mia conoscenza.
Al catecumeno non è lecito fare alcuna domanda, altrimenti il catechista parte a raffica con "tu hai un giudizio, tu non puoi capire tutto, tu non hai fiducia in me, tu devi obbedire senza preoccuparti di fare bene o male: già l'obbedienza ti leva ogni responsabilità, perchè se ti faccio sbagliare io, tu non ne hai colpa. Al contrario, dal fatto che tu non riesci ad obbedire, si vede che non hai fede, perchè è il demonio quello che non sa obbedire. Quindi se obbedisci, dimostri di essere in Cristo, altrimenti non lo sei per nulla".
Questo atteggiamento è terribile, perchè pone i catechisti in un predominio assoluto, al punto che se pure sbagliano non hanno mai nè da ammetterlo, nè da chiedere scusa, nè da tentare di rimediare. D'altra parte, sempre questo atteggiamento deresponsabilizza il catecumeno, ed annulla la sua autonomia critica e razionale. Inoltre, la stessa richiesta di obbedienza è infondata: nessuno può pretendere obbedienza, nella chiesa.

(fine prima parte - la seconda parte verrà pubblicata nei prossimi giorni)

32 commenti:

  1. Un'analisi molto acuta e più che condivisibile. Il problema fondamentale è quello del giusto equilibrio, perché come diceva autore del post, il cristiano deve giudicare, ma il suo giudizio non dev'essere per la condanna ma per la salvezza. se viene garantito questo principio tutto il resto potrà essere visto in un altra luce. Personalmente ritengo che il cammino dovrebbe 'ridimensionarsi', rientrare cioè nell'essere nella Chiesa come tutte le altre realtà, non arrogando l'esclusività nel condurre le persone alla salvezza, perchè questo è il compito esclusivo della Chiesa, ritornando al seno della Stessa e pubblicando sopratutto il famoso direttorio per le catechesi, il CN potrebbe iniziare a 'rimediare' a tanti anni di segreti (di pulcinella), penso che proprio in questa chiave dev'essere visto il ruolo di questo blog che leggo con un certo piacere (escluso magari qualche post dei duri e puri). grazie per l'analisi presentata e aspetto la continuazione.

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  2. Spero proprio che la lettura di queste righe possa condurre molti verso una più attenta riflessione su quali e quanto importanti siano certi aspetti della predicazione dei catechisti del cammino.
    Il messianismo, non tanto riferito alla figura di Kiko quanto alla missione salvifica del cammino nella Chiesa odierna, ne è un aspetto evidente.
    L'antirazionalismo, il mettere in subordine il proprio raziocinio ad un certo fideismo e all'obbedienza 'canonica' da rendere ai catechisti, è un vero e proprio obiettivo dichiarato.
    L'arcano nel cammino ormai non è il 'cosa si fa' nei passaggi. È il contenuto delle catechesi, il messaggio di rottura rispetto alla funzione di guida della Chiesa e del suo magistero, che viene negato ufficialmente ma ripetuto e praticato nel 'segreto' delle piccole comunità.

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  3. L'articolo è molto interessante, stimola riflessioni ed è ben scritto. Soffre, però, a mio avviso, di un limite per gli aspetti che trattano la subordinazione della ragione e la pretesa di obbedienza dei catechisti che pretendono la sospensione del giudizio. Ho personalmente vissuto il rifiuto delle domande e parecchio ho riflettuto sulla questione. Spero che il catechista redattore del testo mi legga, per confrontare le opinioni.
    ...segue

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  4. La comprensione di quanto sopra si può conseguire con l'analisi di una dichiarazione di Kiko. La ripropongo da questo link:
    http://medjugorje.altervista.org/doc/cnc/kiko//06-int_france.php

    Il passo fondamentale è questo: "In questa crisi di senso e di speranza un certo aiuto mi è venuto da un'altra corrente di pensiero, quella di Henri Bergson, che aveva rotto con il razionalismo e dava grande importanza all'intuizione". La questione, in Kiko, concerne gli "avvenimenti interiori". Non c'è fideismo verso il catechista ma negli avvenimenti interiori che riguardano gli ascoltatori anche quando il catechista commetta errori (Cfr. Or. II scrutinio, p. 11 "Il maestro tra noi è lo Spirito Santo, cioè è lo Spirito che agisce in voi, che apre le vostre orecchie").
    Nel Cammino, quindi, a mio modesto avviso, la contrapposizione non è tra ragione e fede bensì tra ragione e intuizione, un'intuizione che opera sull'esperienza. Anche questo puzza di gnosi, naturalmente.

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  5. Lino...intuizione sì, ma solo quella di Kiko (e dei catechisti a lui assimilabili)!
    L'intuizione del catecumeno semplice è guidata: deve essere solo quella suggerita. Se è diversa, viene dal demonio... Seguendo questo ragionamento, torniamo all'obbedienza di cui parla il catechista.
    Quindi, rileggo così la tua frase:
    Nel cammino la contrapposizione è fra la ragione del catecumeno
    e l'intuizione di Kiko.

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  6. Naturalmente, Valentina, tutto è ricondotto a Kiko. Il neocat D.O.C., però, non se ne rende conto. Il problema non sta tanto in ciò che il "discepolo" ha davvero intuito ma in ciò che crede di aver intuito e per opera di chi. La pratica della "scrutatio" NC, il "cosa ti dice la Parola" anche a questo è ascrivibile.

    L'obbedienza è la conclusione del processo, che coincide con una finalità dell'ammaestramento. L'avvio del processo è differente: siamo approvati, i Papi ci amano, Kiko è un illuminato, lui ha visto la Madonna, il Cammino lo ha voluto la Madonna, le catechesi di Kiko sono illuminate, il catechista è normalmente illuminato, Kiko dice che anche se il catechista sbaglia io sono corretto dallo Spirito. Quando il catechista mi scrutina, nemmeno si deve preoccupare di sbagliare: gli saranno date le parole giuste. "Quello che vi dico non mi appartiene", sbraitava un catechista in piazza del Plebiscito a Napoli. Tieni presente che nel misticismo cristiano e nello gnosticismo moderno intuizione e illuminazione sono sinonimi. Per lo gnostico la fede e la ragione non hanno importanza, ciò che conta è l’intuizione, una rivelazione continua e immediata proveniente dalla divinità.

    Faccio un esempio: perché il neocatecumeno D.O.C. rifiuta di criticare quella che io considero la massima schifezza catechetica di Kiko, cioè la storia della cognata chiusa fuori la porta per essere andata a visitare un'ammalata anziché farsi scrutinare? Qui l'obbedienza non c'entra, basterebbe leggere Mt 25,35-36 che è chiarissimo per rendersene conto, anche senza confutare il catechista, magari. C'è, invece, il rifiuto assoluto di confrontarsi e questo può dipendere soltanto da un'intima convinzione: quella di possedere una conoscenza superiore. Puro gnosticismo.

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  7. Ma la madonna quando come e dove è apparsa a kiko ???mha...mistero..

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  8. Perfino un cosiddetto "catechista" e cantore, convinto della bontà di Kiko e del Cammino, si accorge del «messianismo» (in realtà idolatria) e dell'«antirazionalismo» (meglio: irragionevolezza) della spiritualità del Cammino Neocatecumenale.

    Purtroppo la spiritualità neocatecumenale è quella di una fiasca di vino in cui al vino è stato miscelato del veleno. Come si fa a togliere il veleno?

    Se il Cammino Neocatecumenale adoperasse il Catechismo anziché le cosiddette "catechesi" di Kiko e Carmen, e se utilizzasse la liturgia della Chiesa Cattolica anziché gli strafalcioni inventati dai due «nuovi falsi profeti», tutto sarebbe immediatamente risolto (e io stesso consiglierei ai miei conoscenti e parenti di fare un "cammino" siffatto: c'è oggi tanto bisogno di conoscere le verità di fede e di vivere santamente la liturgia! non abbiamo alcun bisogno di pagliacciate e di fandonie!)

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  9. Quanto alle apparizioni kikiane, ce le testimonia la stessa Carmen: verso il 1964 incontra Kiko in un bar (nella centralissima plaza de Cibeles a Madrid) e quest'ultimo al bar le dice di aver visto la Madonna che gli comandava di creare una comunità "come la famiglia di Nazareth". Al che la Carmen afferma di aver "sentito" dalla Madonna varie cose tra cui un "benedetta tu fra le donne". Mica male, vero?

    Sulle apparizioni riconosciute dalla Chiesa abbiamo una dinamica diversa: i veggenti nutrono timore di Dio, testimoniano ma con estrema discrezione, chiedono (esigono) che l'autorità della Chiesa stabilisca la verità, e soprattutto tacciono quando la Chiesa - per prudenza, per non alimentare "apparizionismi" autogratificanti - comanda di tacere.

    Kiko e Carmen invece no. Non si rivolgono alla Chiesa, ma vanno a vantarsene al bar (davvero molto "pia" quella Carmen: era appena stata espulsa dalle suore e già fa vita mondana al bar; ricordiamoci che si era negli anni '60, prima della "contestazione", quando una "donna al bar" era poco meno che una di malaffare). Carmen coltivava il sogno segreto di fondare una comunità di cui essere la comandante: ma guarda un po', era lo stesso sogno di Kiko. Entrambi, singolarmente, avevano fallito. E ora invece c'era l'opportunità di unire le forze: lei a sproloquiare da "teologa laureata in chimica" e lui a sproloquiare di Bibbia schitarrando e disegnando orride figure "sacre".

    Carmen definiva "messianista" il giovane venticinquenne Kiko (è nato nel 1939) tutto pimpante con le sue "apparizioni" (che non ha mai sottoposto al vaglio della Chiesa, ma ne ha fatto solo vanteria con Carmene e coi suoi seguaci).

    Così come i due hanno inventato apparizioni e locuzioni, così inventeranno pochi anni dopo le "catechesi ispirate dallo Spirito", cioè immutabili anche quando dicono gigantesche sciocchezze. Si installarono a Roma a novembre 1968 (un mese e mezzo dopo la morte di padre Pio che li aveva già definiti «i nuovi falsi profeti»), facendosi venire altre "catechesi ispirate" anche negli anni successivi. All'epoca il Cammino durava pochi anni, ma i due spagnoli hanno continuato a inventare tappe su tappe, e oggi il Cammino dura più di trent'anni. Come un mutuo sulla casa. Non sia mai che i "pagatori della decima" e finanziatori (più o meno involontari) delle divine opere del divino Kiko abbiano l'alibi per smettere di pagare.

    Il resto dei dettagli su queste cose lo trovate nel discorso ufficiale di Carmen Hernàndez del 2002 alla presentazione dello Statuto temporaneo del Cammino (quello in cui, con un'espressione che sa quasi di mafioso, promette un «futuro immenso» ad un Pontificio Consiglio qualora quest'ultimo appoggi il Cammino Neocatecumenale).

    Con degli "iniziatori" così, è facile capire i devastanti e mortiferi frutti spirituali del Cammino.

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  10. Sottoscrivo ogni parola! Sono nel cammino dai suoi primi anni e posso confermare tutte le considerazioni fatte dall'autore dell'articolo. Aspetto con interesse il seguito

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  11. In un articoletto sul giornale diocesano, un catechista neocatecumenale ha riportato la propria idea del Natale e di come viverlo cristianamente.
    Naturalmente partiva dal peccato individuale, passando per la necessità di riscoprire il battesimo per arrivare all'amore al nemico e a prendere su di sé i peccati degli altri.
    Soggetti 'incriminati' su cui esercitare le proprie virtù cristiane, moglie e marito che non si sopportano, figli non allineati, vescovo che, letteralmente, 'si detesta'.
    In pratica, i nostri cari, la famiglia, la nostra Chiesa locale, ben lungi dall'essere il nostro punto di forza, ci inducono al giudizio e all'allontanamento da Dio, sono il nemico da amare.
    Come si fa, partendo da questi presupposti, ad affrontare il mondo esterno, mi dico?
    Perché mettere in guerra il credente contro la propria stessa famiglia, la propria comunità?


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  12. Sul Venerdì di Repubblica in edicola oggi, c'è un interessante reportage sulla Chiesa, con ampi spazi riservati alla chiesa evangelica, legionari di Cristo , ecc... Leggendo il reportage sulla chiesa evangelica, immancabili le analogie con cammino, che ovviamente ha scopiazzato alla grande fondamentalismi religiosi degli evangelici, compreso l'abbigliamento da finte educande delle donne e quel senso di ipocrisia generale, fatta di falsi sorrisi e del "fottere il prossimo come te stesso"

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  13. Riflettevo sul fatto che sono molte le persone ancora in cammino che mal sopportano questi 'problemini' di cui parla nel thread il catechista nc.
    Molti di questi ci leggono e spesso intervengono, sussultando dal dispiacere quando ritengono che il cammino sia ingiustamente maltrattato, di soddisfazione però quando, ad essere colpiti, sono certi personaggi delle alte, medie e basse gerarchie, quelli che io definisco i 'narcisisti' del cammino, rei, secondo loro, di portare discredito ed inquinare un'esperienza religiosa altrimenti molto bella e spiritualmente gratificante.
    Ora, io mi chiedo: possibile che certi atteggiamenti e certe pretese, come quella che al catechista si debba 'obbedienza canonica', sia un malvezzo comune un po' a tutti, in tutta Italia e nel mondo?
    Noi sappiamo e molti accettano il fatto che il cammino preveda diversi stadi di conoscenza e di consapevolezza e, d'altronde, i catechisti di rango superiore, partecipano ad eventi e convivenze 'superiori'.
    Non sarà invece che, ai loro livelli, i messaggi dati cominciano ad essere diversi?
    Per esempio, Kiko espone molto più chiaramente la sua strategia di conversione nei confronti dei vescovi nella convivenza degli itineranti rispetto a quanto fa nella convivenza di inizio corso, rivolta a tutti.
    Quindi, forse non sono i catechisti di lungo corso ad essere 'sbagliati', 'fanatici','esagerati'.
    Se fosse davvero così, prima o poi verrebbero corretti.
    Forse invece sono i neocatecumeni in buona fede, a sbagliare. O piuttosto, ad essere ad un livello di conoscenza inferiore.

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  14. Il problema dei giornali laicisti è che ogni fenomeno religioso viene visto solo in termini di "sociologia" e di politica. Sono prontissimi a fare le pulci alle abitudini, al giro di denaro, allo schieramento politico... ma non guardano cosa c'è sotto. Per questo possono arrivare a paragonare i Legionari con il Cammino, che è come paragonare la buona salute e il tumore.

    Per quanto certe tendenze "strutturali" possano essere presentate come strane, il criterio di giudizio è solo sulla fede. L'Opus Dei viene accusata di essere una setta con strani segreti; poi, scava scava, a parte pochi soliti marpioni che cercano di approfittare (presenti dappertutto, non solo nell'Opus), trovi una fede genuina e un desiderio di vivere santamente i sacramenti.

    Stesso discorso per i Legionari che, sebbene fondati non da un santo ma da uno che voleva fare la bella vita del santone, hanno testimoniato una fede senza deviazioni e una liturgia impeccabile. Questo è avvenuto perché nel presentare il carisma dei Legionari, si insisteva sull'adesione alla dottrina cattolica (e la ferrea vita di preghiera era funzionale alla fede). Chi si chiedesse come mai un imbroglione è riuscito involontariamente a generare un movimento (il Regnum Christi) e una congregazione (i Legionari di Cristo) solidamente attaccati alla fede della Chiesa, deve solo osservare che il fondatore non ha mai preteso di insegnare corbellerie spacciandole per cattolicità.

    Insomma, se un aspirante seminarista fa la meditazione sul Catechismo e presenta chiaramente i concetti della dottrina della Chiesa, se è neocatecumenale viene rimproverato come "religioso naturale", se invece è legato ai Legionari viene percepito come uno che ha compreso bene lo spirito della congregazione.

    Il paradosso di Kiko e Carmen è che indipendentemente dalla loro condotta morale, hanno insegnato (e continuano caparbiamente a insegnare) un sempre crescente cumulo di emerite fandonie: ed è questa la garanzia che il Cammino va su una cattiva strada, perché non è la strada della Chiesa (e ciò è confermato dagli atteggiamenti di Kiko e Carmen - mentire, disubbidire al Papa, ingannare i propri adepti, addirittura la laica Carmen - caso forse unico nella storia della Chiesa - ha osato interrompere ripetutamente il Papa che parlava).

    Dunque nel caso del Cammino abbiamo prove evidenti che i fondatori non sono santi, e prove evidenti che il metodo è sbagliato (gli strafalcioni liturgici e dottrinali non vengono dallo Spirito).

    Perciò, nonostante il buon cuore dei singoli - persone che hanno aderito al Cammino illudendosi che fosse un itinerario per far crescere la fede - il Cammino è deleterio.

    Il Signore vede bene nei singoli cuori, e vede anche quanto i suoi Vicari abbiano fatto di tutto per incoraggiare il Cammino a ripudiare gli errori e ad abbracciare veramente il Vangelo (non le scempiaggini dei due eretici spagnoli). Tutta la paterna misericordia dei Pontefici costituirà un'aggravante serissima nel giorno del Giudizio.

    Infine, quanto all'abbigliamento da "finte educande", il Signore vede bene nei singoli cuori e capisce benissimo la differenza tra quelle che tentano di vestire "con modestia" (talvolta con involontari risultati pacchiani) e quelle che invece lo fanno anzitutto per farsi riconoscere come seguaci dell'idolo Kiko.

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  15. "La laica Carmen,caso forse unico nella storia della Chiesa,ha osato interrompere ripetutamente il Papà che parlava"

    Ricordo benissimo quando le due super catechiste riporteranno questa notizia in comunità', fu presentata come una vittoria di Carmen nei confronti del Papa,come un riscatto della donna all'interno del cnc.
    Mai fu detta la risposta data dal Papa a Carmen e appresa su questo blog:"La donna taccia"

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  16. Una «vittoria di Carmen contro il Papa», e i neocatekikos la festeggiano pure.

    Il demonio (quello vero) festeggia per lo stesso motivo.

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  17. Cristo è la Luce vera, quella venuta ad illuminare ogni uomo, ed è questa Luce che tocca l'anima e la muove al pentimento ed alla conversione. Cristo Gesù, nella sua mitezza ed umiltà, ha chiamato gli uomini a diffondere questa Luce, Cristo nei secoli passati ha invitato uomini e donne a collaborare con Lui, ma la collaborazione con Cristo risulta efficiente ed efficace in misura che gli invitati alla propagazione della vera Luce si rendano sempre più, lavorando anche essi alla propria conversione, canali trasparenti di diffusione del messaggio e dell'opera di salvezza portata dal Signore nostro Gesu' Cristo. Anche chi lavora in prima linea per la diffusione del Regno di Dio rischia sempre di far passare proprie vedute e proprie idee verso coloro a cui si rivolge, si rischia di offuscare sempre la vera Luce con la nostra falsa luce. Può succedere, siamo imperfetti e deboli, ma a ciò si rimedia subito se restiamo umilmente ancorati alla vera Luce, se anche dopo un attimo di smarrimento ritorniamo alla Fonte vera. Purtroppo nel CN la Luce vera viene man mano che si avanza negli anni offuscata, per fare spazio ad una luce che non illumina, ad una luce che genera inquietudine, la Luce vera viene offuscata da miriadi di parole, di catechesi pronunciate da chi non ne ha le capacità ne il mandato, provocando danni e irrigidimenti. Cristo chiama gli uomini, cerca la loro collaborazione, me secondo la Sua volontà, chiama gli uomini a diffondere la Buona novella, quella che libera dal peccato e dalla paura originale di Adamo. Il CN magari all'inizio poteva essere un valido strumento di propagazione della vera Luce, ma fatti alla mano, e dopo tanti anni e tante tristi testimonianze, possiamo dire che l'impianto centrale del CN si è spostato dalla vera Luce, non so quanto consapevolmente o meno, ma questo è, e purtroppo sono tante tristi testimonianze a provarlo.

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  18. Riprendo questo testo postato da mic sul suo blog.

    "Le discussioni teologiche sono sottili ma non magre. In tutta la confusione della spensieratezza moderna, che vuol chiamarsi pensiero moderno, non c'è nulla forse di così stupendamente stupido quanto il detto comune: "La religione non può mai dipendere da minuziose dispute di dottrina". Sarebbe lo stesso affermare che la vita umana non può mai dipendere da minuziose dispute di medicina.

    L'uomo che si compiace dicendo: "Non vogliamo teologi che spacchino capelli in quattro", sarebbe forse d'avviso di aggiungere: "e non vogliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili".
    È un fatto che molti individui oggi sarebbero morti se i loro medici non si fossero soffermati sulle minime sfumature della propria scienza: ed è altrettanto un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i suoi dottori di teologia non avessero argomentato sulle più sottili distinzioni di dottrina. Nessuno scriverà mai una Storia d'Europa un po' logica finché non riconoscerà il valore dei Concili, della Chiesa, quelle collaborazioni vaste e competenti che ebbero per scopo di investigare mille e mille pensieri diversi per trovare quello unico della Chiesa."

    C'è una frase in questo scritto di Chesterton che ben si addice ai NC.

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  19. Adorare il proprio Dio, adorare la Sua dolce incarnazione, adorare l'umiltà della Sua manifestazione al mondo, adorare il Dio che si fa uomo, il Dio che si fa bambino, il Dio che non disdegna incarnarsi nel seno della Vergine Santa e Benedetta, adorare Colui che l'universo intero non può contenere nell' umile mangatoia, adorare il Pane di Dio, adorare il Pane vivo disceso dal Cielo per la nostra salvezza, adorare prostrati con tutto il cuore, adorare e adorando rendersi conto che l'adorazione non è sudditanza, ma l'inizio del ritrovamento della libertà perduta, adorare il proprio Dio è ricucire quel rapporto che con il peccato si è strappato tra l'uomo ed il proprio Dio. Adorare è l'invito fatto dagli angeli ai pastori, adorare è l'inizio dell'amore. Quanto mi dispiace che nel CN l'adorazione non abbia posto, con quanto dispiacere penso ai tanti momenti trascorsi a "chicchierare" e non ad adorare, con quanta tristezza penso ai tanti discorsi fatti da vari catechisti riguardo a "vecchie pratiche di vecchiette", compresa l'adorazione eucaristica, che dolore e che tristezza, quante occasioni perse per adorare il proprio Dio che si fa e si da come cibo di vita eterna. Nel CN c'è tanta tensione perchè non c'è adorazione, quella vera, quella che piano piano ti fa riconoscere i propri limiti davanti ad un Dio che si annienta e si da completamente

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  20. Ho letto con interesse l'esperienza del catechista/cantore nella quale io, e non solo io immagino, mi ci sono rivisto avendo avuto all'incirca la stessa formazione e percorso. Sono in cammino dalla metà degli anni 70 e da quando ero poco più che ragazzo, sono catechista.
    Il cammino ha fatto e fa un gran bene alle persone e alla Chiesa. E lo dico da testimone diretto più che da esperto di cose di Chiesa. Tra i tanti beni del cammino inserisco proprio l'amore per la Santa Madre Chiesa, per il Papa e i Vescovi. Parlo per me ovviamente. E' vero però anche che spesso l'obbedienza e la totale dipendenza dalle parole dei catechisti ( soggetti come tutti noi a simpatie, variazioni di umore, debolezze, ecc. ) è un pericolo sempre in agguato e che coglie impreparate le persone più deboli e senza un adeguato discernimento e sufficiente esperienza le quali tendono ad idealizzare la figura dei catechisti .

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  21. Giorgio, sarei d'accordo con te. Anche io ne ho ricavato del bene, ma l'obbedienza assoluta che si richiede è quanto di più stupido e anticattolico si può trovare nel cammino. Si annulla il discernimento delle persone, proprio come se si costringesse un bambino a non maturare mai. I danni che se ne ricevono sono enormi, in modo particolare per ciò che riguarda il rapporto con la Chiesa e con Dio stesso.
    In definitiva penso che il Cammino abbia una buona visibilità per attrarre persone che spesso non vogliono avere niente a che fare con la Chiesa, ma invece di riportarle nell'ovile le chiude nel recinto del Cammino, per la gloria di Kiko e Carmen.

    A differenza del catechista che ha fatto questa bellissima disamina del cammino, credo che determinati atteggiamenti discendano precisamente da Kiko, che è un maestro nel trattare male, umiliare e vessare i catechisti a lui sottoposti. Essere umiliati da Kiko è considerato un "onore" per certi versi. I catechisti itineranti considerano gli incontri con Kiko con ansia, sapendo che non si fa vergogna di massacrare nessuno, laici, sacerdoti e persino Vescovi.

    Io penso che il Cammino imploderà quando Kiko morirà e forse dopo potrà risorgere come qualcosa di buono.

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  22. p.s. per Giorgio.

    I catechisti amano essere idealizzati. Se così non fosse, non direbbero le cose che dicono sulla propria figura. A loro piace comandare, esattamente come piace a Kiko.

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  23. Sandavi sta parlando - analogamente al catechista più su - come se le comprovate eresie veicolate dal cammino non esistessero...

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  24. Senza obbedienza ai catechisti non c'è comunità e non c'è cammino neocatecumenale. Questo è un dato di fatto e nemmeno sottaciuto. E' così, è sempre stato così. Il fatto di dire che se il catechista sbaglia ma tu obbedisci sei a posto, è una cosa detta e ridetta nel cammino. Nel cammino si possono dire castronerie, ma l'eresia è ben altra cosa. Sono d'accordo sul fatto che quando morirà Kiko sarà un grosso problema per il cammino. Il comando è assolutamente vericale e senza testa sarà un bel problema. Anche i primi catecumeni di Kiko sono molto anziani...

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  25. Giorgio,

    c'è una grossa differenza fra ciò che i fratelli più piccoli del Cammino desiderano (cioè l'amore per la Chiesa, per il Papa, per i Vescovi)... e ciò che invece il Cammino e i suoi "iniziatori" effettivamente compiono (disubbidienza al Papa e allo Statuto, guerra ai vescovi, strafalcioni liturgici, fandonie dottrinali, ecc.)

    Il catechista-cantore che ha reso la testimonianza che stiamo commentando, pur partendo dal punto di vista più ottimistico e più simpatizzante del Cammino, si ritrova ad ammettere che c'è qualcosa che non va, e che il pesce puzza fin dalla testa.


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  26. Al di là di quello che non va nei metodi (vedi obbedienza cieca e non solo), è vero che l'eresia è ben altra cosa e purtroppo non manca: sta nei contenuti dei mamotreti.

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  27. E i cosiddetti "catechisti" sono fedelissimi ai mamotreti piuttosto che al Vangelo e al Catechismo.

    Per di più sono dei laici, che assurgono all'onore di "catechisti" solo per la loro fedeltà al kikismo-carmenismo. Arrogandosi di fatto le prerogative del sacerdozio.

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  28. I fratelli neocatecumenali che si nascondono nell'anonimato non sanno che questa "intervista" è stata inserita da Valentina, non da Mic.

    Essendo accecati dall'ira e dall'odio, non si sono neppure accorti che da qualche anno a questa parte Mic collabora a questo blog solo sporadicamente.

    L'odio e gli insulti che vomitano incessantemente dimostra che i frutti del Cammino sono anche peggiori di quelli trattati su queste nostre pagine.

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  29. Giorgio: non credi che un po' di autocritica potrebbe fare del bene al cammino? Con la prescrizione dell'obbedienza si danno a persone spesso impreparate (i catechisti) degli strumenti letali in mano: una volta avvenuta l'esplosione, mi pare ingiusto dare la colpa a chi si è fidato 'davvero' di loro.
    Vedi, ho l'impressione che in cammino possa resistere solo chi si rende conto che è 'tutto teatro', da Kiko in giù.
    Chi esegue ciò che gli viene detto senza metterlo in discussione perché 'in cammino si fa così', ma non ci crede davvero. Chi riesce a dire e a fare una cosa e a pensarne un'altra.
    Comunque, nella Chiesa nessuno mi ha mai insegnato che il fine giustifica i mezzi, in cammino invece è una regola comunemente applicata.
    Se anche il fine raggiunto fosse l'amore alla Chiesa e ai Vescovi (che Kiko per primo non ha, vedi cosa ha detto della conversione alla propria sequela dei vescovi indiani!) non sarebbero degli strumenti accettabili.
    Non si può formare un cristiano adulto con dei metodi da comunità di recupero per tossico dipendenti.

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  30. Questa è proprio bella.
    Si sa che in questo periodo i didascali e responsabili, tutti, sono impegnati con i bambini delle comunità' nel rappresentare per il 6 gennaio l'Epifania la venuta dei Magi.
    Da duemila anni è la stella cometa che precede i Magi è la stella cometa che annuncia i Magi,è la stella cometa che guida i Magi.
    Ora cara sig.Maria perché nelle vostre rappresentazioni suonate lo shofar?Perché confondere i vostri bambini?Perché cambiare la storia?Perché ignorate la Scrittura?
    Questa è la "Nueva estetica",questo è il cammino.

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  31. Vorrei fare una riflessione partendo da questo concetto, espresso nel post:
    "Tu devi obbedire senza preoccuparti di fare bene o male: già l'obbedienza ti leva ogni responsabilità, perchè se ti faccio sbagliare io, tu non ne hai colpa. ".
    Mi chiedo se VERAMENTE i catechisti dicano certe cose, perchè se così fosse il problema sarebbe evidente: l'obbedienza cieca toglie la responsabilità, questo è verissimo! E' altresì vero che, se obbedendo ciecamente, senza responsabilità si arriva a sbagliare, non se ne ha colpa; ma chi è colui che obbedisce ciecamente, non avendo responsabilità delle sue azioni e quindi NON CRESCENDO COME UOMO? Qui stiamo descrivendo esattamente UNO SCHIAVO! Gli schiavi sono coloro che ubbidiscono ciecamente e sono SVINCOLATI dalle responsabilità! E' per questo motivo che le "cipolle d'Egitto" venivano tanto rimpiante dal popolo ebraico, perchè proprio perchè schiavi, non avevano il peso delle responsabilità! Cos'è invece un cristiano? Cos'ha fatto Cristo? Ci ha LIBERATI! Siamo uomini liberi e come uomini liberi siamo gravati dalle responsabilità delle nostre azioni! Non è possibile che per arrivare a questo si possano impiegare trent'anni!
    Spero vivamente che l'intenzione di quei catechisti non sia stata quella espressa letteralmente dalle loro parole.

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