giovedì 13 febbraio 2020

ORA COME ALLORA: NEL 1994 ZOFFOLI L'AVEVA CAPITO. RICORDIAMOLO. CAPITOLO V°

Quinta parte (su 7) della lettera di padre Enrico Zoffoli, passionista, te, a padre Livio "Stalin" Fanzaga, direttore perpetuo di Radio Maria, inviata a febbraio 1994 e che lungo ventisei anni non ha ancora scosso la coscienza di quest'ultimo. (Avevamo già pubblicato: quarta parte, terza parte, seconda parte, prima parte).

Eppure, moltissimi di coloro che hanno frequentato il Cammino Neocatecumenale e poi l'hanno abbandonato, sono addivenuti da se stessi alle conclusioni ben spiegate da Zoffoli. Si vede che quando c'è uno Spirito comune, è lo stesso Spirito che segna la direzione e parla al cuore, in ogni tempo storico.
Zoffoli, teologo e di grande fede, spiega benissimo ogni minimo particolare, ma noi, non altrettanto preparati teologicamente, non eravamo addivenuti alle stesse identiche conclusioni?
Sembra quasi incredibile..
Alcune delle particolarità enunciate qui da Zoffoli, sembrerebbero essere state "corrette" a suon di lettere, discipline e norme ma, come sappiamo benissimo poi, nelle salette succede di tutto…


Libro di don Elio Marighetto
leggibile online
VI
SVILUPPI E RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Penso di aver richiamato almeno l’essenziale di quanto mi ero proposto di scrivere sullo strano fenomeno del Cammino Neocatecumenale
Ma la quantità delle notizie raccolte al riguardo è tale da tentarmi di aggiungerne altre — non tutte! — particolarmente serie, che potranno confermare e chiarire questa rapida rassegna, volta ad informare meglio il caro P. Livio con tutti gli ascoltatori di Radio-Maria.

I - L’autore di queste pagine

In alcuni ambienti corre voce che io sarei un po’ cocciuto, fissato, con la mente indebolita per l’età; che vedrei eresie dappertutto, e sarei rimasto solo a difendere una causa definitivamente perduta…
Ora, tutti sanno che giudizi del genere non sono argomenti; e aggiungo che le offese possono affliggermi, ma non convincermi e assai meno abbattermi. Io preferisco rispondere pregando per tutti, in attesa del trionfo della verità.
È bene però che il pubblico sappia che un sereno e leale scambio d’idee — scritto e anche orale — potrebbe dimostrare se l’età abbia lasciato perfettamente libero e agile il mio pensiero…

Quanto poi ad essere rimasto solo, posso assicurare l’opposto perché in Italia e all’estero sono MIGLIAIA le persone che condividono le mie convinzioni, mi forniscono dati e mi incoraggiano perché non ceda alla campagna denigratoria sferrata contro la mia persona e i miei scritti.

A mio riguardo si parla anche di possessione diabolica; ed è proprio questo che mi lascia pienamente tranquillo, destando anzi la mia ilarità… Peccato però che appunto molti neocatecumeni siano particolarmente turbati da possibili insidie del demonio: sembra che non temano né parlino di altro.

II - Espressioni seriamente compromettenti

Trascrivo innanzi tutto la testimonianza di uno dei seguaci di Kiko, convinto che la Chiesa, se non si libera dai dogmi, non potrà sopravvivere. Sono parole di un «presbitero» neocatecumeno. Posso esibire nomi e cognomi dei presenti. L’espressione è disastrosa.
La seconda testimonianza è di un ottimo sacerdote toscano, fondatore di una benemerita istituzione d’assistenza sociale: «… Il venerato P. Pio da Pietrelcina chiamò i neocatecumenali i nuovi falsi profeti già dal loro inizio, e così è stato…» Posso esibire l’originale della lettera, 28.12.1993. Non occorre altro per definirli.

La terza testimonianza è del P. Antonino Santangelo, di Adrano (Catania), morto recentemente e ricordato «come zelante e infaticabile costruttore del Regno di Dio, specialmente nel servizio degli ultimi, dei poveri, dei lebbrosi, degli anziani. Mirabile e instancabile la sua opera missionaria a favore di comunità del Terzo Mondo».
La dichiarazione è la seguente:
«Conosco troppo bene i Neocatecumenali. Ne avevo sentito cose meravigliose; e, quando vennero in Italia e vollero fare il I Convegno Internazionale, dietro loro preghiera, li ospitai gratuitamente nel mio Eremo dell’Adonai a Brucoli (Siracusa).
«Diresse il convegno tutti gli otto giorni il loro fondatore Kiko Argüello. Osservai varie cose che mi dispiacquero molto e dissi al gruppo dirigente: "tutte queste irregolarità nella celebrazione della S. Messa mi dispiacciono!"
«Essi mi risposero: "nella Chiesa, se nessuno disobbedisce, non si fa mai un passo avanti!".
«Da allora ruppi ogni rapporto con loro. Molte volte sono venuti da me per fare nella mia comunità una comunità neocatecumenale; ma mi sono rifiutato sempre…» (Adrano, 14.2.1992).

Come può sostenersi che Kiko-Carmen abbiano sempre proceduto lealmente con la Gerarchia Cattolica, disposti ad accettare umilmente norme e controlli in fatto di dottrina e liturgia? Risulta che «anche la presenza del Vescovo viene richiesta solo in particolari momenti, nei quali però egli non può rendersi conto delle "eresie" contenute e insegnate nel Movimenti neo-catecumenali». (Da Le Comunità neo-catecumenali di RICCARDO BLASQUEZ, c. 1).
Di fatto, dunque, la supremazia del «catechista» è indiscutibile. «Se il vescovo o il presbitero che presiede — secondo un’altra autorevole testimonianza — non obbedisce alle loro direttive, viene chiamato faraone, contro cui il popolo di Dio deve lottare».

III - Profanazioni eucaristiche

A proposito dello scempio che si fa dell’Eucaristia — come ho già denunziato nei miei saggi critici, in seguito ad una valanga di proteste piovute da tutte le parti d’Italia —, posso confermare tutto aggiungendo altre gemme:
— A Trento, un neocatecumenale di discreto livello sociale, un giorno si portò in casa un avanzo del «pane consacrato» e lo sbriciolò per darlo in pasto agli uccelli. Lo ha deposto la moglie che me l’ha riferito.
— A Roma, un altro si mise in tasca l’Eucaristia e ci fece colazione, bagnando il «pane consacrato» nel caffellatte.
— Sempre a Roma, una neocatecumenale ha spiegato ad una persona, che me l’ha raccontato, che nessuno del Cammino può commettere dei sacrilegi quando avanzi e frammenti del «pane consacrato» cadono in terra e sono gettati tra i rifiuti, perché gli ostiarii, mediante una certa loro preghiera, sconsacrano quegli avanzi e frammenti. C’è da inorridire.
«Nell’assistere a questo spettacolo (quella della presunta "Eucaristia" neocatecumenale) — depone una signora di Reggio Calabria — con i catecumeni che ballavano inneggiando a Dio, quando mi è toccato di accedere alla Comunione, con il pane azzimo e con il vino, bevendo allo stesso calice in cui bevevano tutti, ho provato non poca nausea! Ma l’orrore più grande mi avveniva quando vedevo le briciole del pane consacrato che cadevano a terra e che venivano calpestate dai piedi di tutti. Che strazio! che dolore!
«Essendomi ribellata a simili abitudini, mi sono conquistata l’antipatia dei catechisti; di uno in particolare, che arrivò fino a profetizzarmi un presunto futuro amante. E questo alla presenza di mio marito, che, per evitare questioni, abbandonò ipso facto il "cammino catecumenale"…
— A Pisa, «nelle Messe celebrate da sacerdoti neocatecumenali non viene fatta la purificazione dei vasi in modo corretto (di cui io sono stato più volte testimone oculare), non si fa caso se dei frammenti cadono a terra (una volta si chiamava sacrilegio) e viene negato ogni culto al SS. Sacramento.
«Nella mia parrocchia i giovani non sanno nemmeno cosa siano le "Quarant’ore" o un’adorazione eucaristica seria, essendo il culto eucaristico limitato ad una esposizione del Santissimo per una ventina di minuti il primo venerdì del mese, mantenuta per accontentare le "vecchiette" che ormai sono abituate a questi riti!
«Una volta uno che era entrato in una comunità, vedendo dei frammenti abbandonati in un calice, lo fece notare e gli fu risposto: se credi ancora a queste cose, questa spiritualità non fa per te!…
«I neocatecumenali poi non si inginocchiano mai, né davanti al Santissimo, né alla consacrazione; assumono atteggiamenti irriverenti durante le celebrazioni (la posizione classica in chiesa è con le gambe accavallate e i due gomiti appoggiati sullo schienale, possibilmente in posizione obliqua rispetto alla panca. Una volta ho visto un ministro straordinario dell’Eucaristia (neocatecumenale) che andava a portare il Santissimo ad un ammalato fumando. Avendoglielo fatto notare, mi rispose: "Che ne sai tu che anche Gesù non fumasse?".
Preferisco non fare commenti».
Il medesimo teste aggiunge: «Nel neocatecumenato tutta l’autorità e tutto il sapere è nelle mani dei catechisti ai quali i sacerdoti devono obbedienza. Quanto volte ho visto sacerdoti trattati in malo modo, senza il minimo rispetto per il loro stato!…».
Dalla Sardegna, un’altra ex-neocatecumenale ha potuto attestare: «… Niente formazione religiosa, niente vita eucaristica, niente vita interiore (…). Kiko Argüello e Carmen sono persone furbissime: per farsi accettare sanno benissimo cosa bisogna fare e dire. Detto in parole povere: cercano di cancellare con stupide e originali argomentazioni la vera dottrina della Chiesa (…). Io ho resistito tre lunghi anni e ho il rimpianto di non aver piantato tutto prima. S. Giovanni Bosco diceva che in tempi calamitosi la salvezza della Chiesa sarebbe venuta dall’Eucaristia e dalla devozione alla Madonna. I nostri bravi teologi Kiko e Carmen fanno di tutto perché ci si allontani dall’Eucaristia e dalla Madonna…». Nulla da aggiungere!
«Del Movimento Neocatecumenale conservo una molto incresciosa esperienza. Quando, invitato a celebrare per un gruppo di essi — due anni or sono — l’Eucaristia, mi sono visto davanti, come pane da consacrare, una pizza, e come vino una specie di bacinella piena di vino, per poi vedere, al momento della Comunione, grosse briciole della pizza e abbondanti gocce del vino consacrati cadere a terra e venire conseguentemente calpestati. Alle mie rimostranze (prima dell’offertorio) nel dover prestarmi a quella forma di consacrazione (…), ricevetti la formale assicurazione di un esplicito, totale beneplacito della S. Sede al riguardo…». Così un sacerdote, col quale penso che solo «uomini della Curia Romana» (e non certo «la Chiesa», quale unica e suprema Maestra di verità e santità) possono arrogarsi l’autorità di esporre il Santissimo alla profanazione, dimostrando di aver perduto la fede nella presenza reale.

IV - Un benevolo rimprovero a P. Livio, a modo di «fraterna correctio»

Moltissimi, che finora da Lei — via Radio-Maria — hanno sentito parlare dei neocatecumeni, non hanno potuto che concepirne una grande idea; soprattutto quando sentono confermarsi la panegirica presentazione dalle lusinghiere espressioni di Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Ora, quel che io non Le perdono, caro Padre, è che Lei si è mostrato alquanto seccato, imbarazzato e sbrigativo quando — ed è accaduto più volte — Le sono state chieste informazioni intorno ai neocatecumeni e alle critiche da essi provocate. Perché non ha soddisfatto quelle richieste, lasciando molti ascoltatori nel dubbio, e spesso anzi piuttosto irritati? Non penso che questo sia il metodo migliore per informare l’opinione pubblica…
Eppure, Lei aveva la possibilità di leggere i miei scritti, avendone ricevuto varie copie… Pur non condividendo il mio parere, doveva almeno sospendere ogni giudizio e rivolgersi a me per avere chiarimenti. Lei, quindi, ha preferito che i fedeli di Radio-Maria udissero soltanto una campana e ha permesso che alcuni — e forse molti — mi ritenessero una testa calda, litigioso e magari anche un discepolo di Lefebvre, quale io non sono mai stato né sarò mai. — È ovvio che questo suo modo di comportarsi avrà fatto esultare i neocatecumeni, che certamente Le saranno stati grati.

V - Originalità del «Neocatecumenato»

Il singolare favore col quale l’iniziativa del Cammino ideata da Kiko-Carmen è stata sempre accolta dalla Gerarchia deriva anche dal supporre che il neocatecumenato sia un’istituzione nuova e non solo provvidenziale, indispensabile. Lo riconosco, ma è bene intenderci.
Come anche Lei sa benissimo, reverendo P. Livio, la novità del neocatecumenato riguarda soltanto la forma, non la sostanza di un richiamo della coscienza cristiana, sempre vivissimo nel corso dei secoli, e ciò perché fondamentale in ogni genere di attività pastorale, missionaria, educativa, promotrice di valori, premessa di ogni necessario sviluppo del Corpo Mistico.
Se non si comincia (e ri-comincia) dal battesimo, se non se ne penetra il mistero, non se ne misura la portata e le responsabilità, nulla può essere autentico e duraturo nell’ambito della grazia.
Se la prassi del catecumenato è venuta gradualmente meno, diminuendo il numero degli adulti e aumentando quello dei bambini, non vuol dire che un reale neocatecumenato non si sia conservato ed anzi potenziato, essendo stato sempre e necessariamente implicito in tutte le forme del ministero sacro… Lo impone il dovere di una incessante (perché mai definitiva) morte dell’uomo vecchio nel Cristo crocifisso e sepolto; e di una sempre rinnovata e più alta rinascita dell’uomo nuovo nel Cristo risorto e glorioso, come santi pastori, missionari e direttori di spirito hanno sempre intuito, vivendolo per sé e predicandolo agli altri.
Non è vero, forse, che un credente veramente illuminato, sa di essere sempre «neocatecumeno» e sempre «neofito»? Chi si ritiene adulto, ossia maturo, arrivato, perfetto… è perduto al cospetto di Dio.
Dunque, il neocatecumenato, storicamente, non può considerarsi un’istituzione né originale né geniale, creata da Kiko-Carmen, i quali hanno avuto soltanto il merito di richiamarla e presentarla sotto nuove forme. In realtà, è nata con la Chiesa e si è venuta evolvendo secondo le fasi della sua ininterrotta crescita, assumendo modalità relative alle diverse epoche e culture.
Kiko-Carmen hanno avuto l’abilità di valersi del «neocatecumenato» — prassi esclusivamente propria della Chiesa — per avviare un cammino che prepara ad un «battesimo» svuotato del contenuto soprannaturale, verissimo e comprensibile soltanto alla luce della Rivelazione cristiana proposta dal Magistero. Il termine, piuttosto ambiguo, è un vero «cavallo di Troia».

VI - Frutti del Cammino Neocatecumenale

Le pubblicazioni filo-neocatecumenali non cessano mai di vantare l’enorme espansione del Cammino nel mondo, quindi il notevole numero dei «fratelli», delle parrocchie in cui operano, delle conversioni, delle vocazioni religiose e sacerdotali, dei Seminari sorti ovunque. L’estraneo, che non sa altro, non potrebbe che rallegrarsi dell’istituzione; ma, per una sua valutazione oggettiva, è necessario che sia informato anche del resto, mai rivelato dalla stampa a servizio del Cammino Neocatecumenale

a) quanto al numero dei «fratelli»,
bisogna fare un bell’atto di fede. Chi si è preso mai la bega di verificare la fondatezza delle lunghe e complicate statistiche curate e pubblicate dal Cammino?
Evidente, d’altra parte, la sua gran voglia d’impressionare l’opinione pubblica, organizzando pellegrinaggi, raduni, manifestazioni clamorose con «striscioni» e «cartelli», specie in piazza S. Pietro, sotto le finestre del Papa…
Ora, è certo che, se sono numerosi quelli che iniziano il cammino, altrettanto lo sono altri che l’abbandonano e talvolta arrivano persino a maledirlo. Nessuno parla di questi?

b) e le conversioni?
Adagio. Per considerarle, bisogna conoscerle, esaminando quel che esse comportano veramente.
«Conversione» è solo il passaggio dalle tenebre dell’errore o dell’ignoranza alla luce della verità…; e da una vita di peccato alla riconciliazione con Dio in un reale mutamento di rotta, che è sforzo di tendere alla santità del proprio stato.

1° Quanto alla verità, qual è quella insegnata dai catechisti e creduta dai neocatecumenali? Se è quella che risulta da un attento esame delle catechesi contenute negli Orientamenti di Kiko-Carmen, non posso non rifiutarla, come ho chiarito abbastanza…
2° Quanto alla conversione morale, stando agli elementi di quelle catechesi, la ritengo impossibile:
primo, perché, se l’uomo è dominato dal Maligno, non può fare nulla di buono…;
secondo, perché, sempre secondo Kiko, la grazia non rigenera, facendone una nuova creatura…;
terzo, se nessuno è obbligato ad imitare Cristo, non è possibile raggiungere neanche il minimo grado di vita soprannaturale…


Nostre considerazioni: sì, può essere vero, magari oggi (dopo più di un quarto di secolo) c'è maggior attenzione alle briciole (non ovunque) e al sacrilegio dell'Eucarestia, ma tutto il resto? Tutto il resto è ancora attuale, dominano i media, nessuno che parli del Cammino Neocatecumenale in negativo alle masse, sempre relegati a blog o pubblicazioni "di nicchia". Fossero diffuse le loro malefatte quanto sono state diffuse le loro lodi, oggi davvero il Cammino Neocatecumenale avrebbe già chiuso i battenti per "fallimento". Chi può competere col controllo dei "media"? Chi può competere con "potenti appoggi"?Mi ricorda tanto un primo ministro italiano con la smania di controllare tutta l'informazione…

24 commenti:

  1. In questa straordinaria e chiarissima esposizione padre Zoffoli si supera.
    Nulla da aggiungere. Faccio solo notare che:

    1)Se un santo sacerdote testimonia con una LETTERA SCRITTA che per PADRE PIO i neocatecumenali sono i NUOVI FALSI PROFETI, almeno qualche dubbio i camminanti se lo dovrebbero porre.

    2) Tralascio il presbitero del Cammino che ha detto che la Chiesa deve liberarsi dei suoi dogmi, perché l'eresia di uno non può essere generalizzata. Trovo invece FONDAMENTALE la testimonianza di padre Antonio Santangelo (alla luce della quale possono essere considerate le parole del presbitero eretico), perché sono proprio i FONDATORI a parlare della NECESSITA' di ribellarsi alla Chiesa per cambiare qualcosa.
    E nessuno può interpretare il pensiero dei fondatori se non i fondatori stessi.
    Praticamente una CONFESSIONE.
    Il fatto che siamo agli inizi del Cammino è un'aggravante, perché il CARISMA di un movimento è quello che si manifesta agli inizi.
    Se una dichiarazione di ribellione fosse avvenuta molti anni dopo, si potrebbe parlare di demenza senile, a un rinnegamento della fede dei fondatori, ma non necessariamente a un falso carisma.

    3) Le testimonianze su come è trattata l'Eucaristia, essendo numerose e concordanti, sono importantissime, anzi determinanti, per focalizzare le eresie e la ribellione contro la Chiesa e perfino l'odio verso di essa, da parte del Cammino.
    Anche in questo caso è particolarmente importante notare come tali affermazioni vengono fatte agli inizi, anni in cui i fondatori potevano esprimere, senza troppi filtri, il loro VERO pensiero di allora, su cui è stato fondato il Cammino.

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  2. Nota: il citato padre Ildebrando Antonino Santangelo (1913-1992) aveva fondato ad Adrano, in provincia di Catania, una piccola casa editrice che per un lungo periodo (nell'era pre-internet) distribuì libretti e opuscoli devozionali e apologetici, in cui esaltava la figura e l'opera di papa Pio X (all'epoca non ancora canonizzato), il carattere anticristiano dell'islam, la necessità della preghiera per la conversione di giudei e massoni, ecc.

    Mons. Bommarito, arcivescovo emerito di Catania, nel 2002, lo aveva proclamato servo di Dio, ma è imporbabile che ne sentiate ancora parlare visto che nelle sue pubblicazioni toccò argomenti tabù proibitissimi dalla dittatura del clerically correct tuttora vigente.

    Un amico che divenne poi sacerdote mi consigliava caldamente di leggere L'ultima battaglia, libro che Santangelo pubblicò nel 1992 e che ovviamente nessuno si è più curato di ristampare. Ne trovai una copia accidentalmente ad un mercatino di libri usati. (Vedo che se ne trova ancora qualche copia su Amazon).

    Ebbene, nel corso del suo ministero parrocchiale, padre Santangelo ebbe a che fare con Kiko e i suoi adoratori e assaggiarne subito il loro carattere profondamente eretico e idolatra. Nella lettera di padre Zoffoli, il nome di padre Santangelo non ha bisogno di troppe presentazioni. Una figura da riscoprire.

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  3. Mi ha colpito leggere le parole di padre Zoffoli sulla conversione, e cioè sulla sua impossibilità date le premesse contenute nei mamotreti, ben riassunte nei punti primo, secondo e terzo. Appare chiaro il motivo io tanta segretezza riguardo ai mamotreti. Mi chiedo perché la Chiesa non ha fermato chi spacciava per predicazione cristiana tesi così demoniache, ma ha invece lasciato che persone indifese, bisognose e realmente desiderose di aderire al messaggio cristiano abbiamo douto sperimentare sulla propria pelle le conseguenze nefaste di idee così malvagie? Perché si è resa connivente con personaggi simili per tutti questi anni e continua a farlo?

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    1. Chissà, magari per gli stessi "motivi" per cui proteggeva il lercio McCarrick...

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  5. PIETRO (NON DEL CAMMINO)DICEVA.


    "ALMENO QUALCHE DUBBIO I CAMMINANTI SE LO DOVREBBERO PORRE"

    Pietro sai perché non se lo pongono?
    Perchè non vogliono usare la ragione,Loro pensano solo che il Papà li ha approvati,acclarati e conclamati, e quindi tutto il resto non conta.
    Ti dicono:ma il sacerdote vale piû del Papa?A maggior ragione che nel cammino i sacerdoti non vengono considerati.Perō Ti dico,che non sono i soli i camminanti a pensarla così,ma anche alcuni sacerdoti che non sono del cammino,questi pensano che se il Papà li ha approvati, significa che non c é da preoccuparsi.
    Un giorno parlando con uno di questi sacerdoti,ho capito che dovrebbero essere Loro i primi a studiare il catechismo della chiesa cattolica,un sacerdote non puó venire a dirti "sono d accordo,perché il Papà lī ha approvati"al massimo avrei accettato che mi dicesse,l accetto per obbedienza ma non lo condivido.
    Questo Ti få capire che chi dovrebbe prendersi cura delle nostre anime!!ė impreparato, cosî come lo é una persona che ha stenti frequenta la chiesa.
    Noi non siamo sacerdoti,e tanto meno teologi,ma quel poco di conoscenza della dottrina cattolica,ci ha aiutato ha vedere che il cammino ė eretico.
    Il Papa quando ha accettato questo cammino,non ha perô obbligato ne Vescovi,ne Sacerdoti,né fedeli a frequentarlo,QUINDI...un Vescovo e un Sacerdote che sono ben preparati,se ne accorgono subito della falsitá che predica questo movimento.Allora mi viene da citare un detto che dice"O CI FAI,O CI SEI",secondo il mio parere,ci fanno e ci strafanno,a furia di mazzette,si vendono l anima al diavolo.
    Ce ne fossero Sacerdoti come Padre Zoffoli e Don Ariel ecc...il cammino neocatecumenale sarebbe sparito da un pezzo.
    Per quanto riguarda i camminanti,quelli, poverini non vedono e non sentono,ormai hanno circonciso la ragione,sono stati ben cotti dai catechisti, si sono lobotomizzati.
    Preghiamo per tutti Loro affinchë si svegliano dal coma.

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    1. E' come dici.
      Però il Papa è garante della verità dottrinale (a determinate condizioni), non necessariamente degli atti di riconoscimento di un movimento, in quanto dovrebbe conoscere tutto bene e nel Caso del Cammino è stato ingannato. Lui infatti pensava che ubbidissero ai Vescovi, ma non è così.
      Se gli avessero detto che in Giappone, se qualcosa fosse andato storto per il Cammino, non avrebbero ubbidito al Vescovo, sono CERTISSIMO che il Papa non li avrebbe approvati.

      Per questo la Chiesa ha preteso uno statuto che Kiko non voleva scrivere. E' stato costretto.
      Quello, e solo quello, è il Cammino approvato.
      E, infatti, il Cammino reale lo disattende, sia direttamente, in materia liturgica, sa indirettamente, in quanto il Cammino comprende, oltre a ciò che dice lo statuto, tante altre prassi che lo statuto non riporta e che perciò non sono riconosciute.

      La verità viene prima del parere di qualunque Papa, perché un parere, una convinzione umana, non impegna la FEDE.
      Approvare o meno un movimento non è una questione che riguarda il deposito della fede, ma consiste in un "confronto" tra il deposito della fede e un fenomeno umano, per vedere se quest'ultimo è compatibile con la fede. Ma su ciò che è effettivamente quel movimento, il Papa non possiede il carisma dell'infallibilità.

      Il discernimento definitivo si deve basare sull'UBBIDIENZA.

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    2. "Il discernimento definitivo si deve basare sulla UBBIDIENZA"
      E qui si innesca l'obbedienza cieca nei catechisti e si ha un vero e proprio corto circuito...

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  6. Un cosa volevo chiedere ai camminanti che vengono a leggere in questo blog,ne sono curiosa.
    Dopo che siete venuti a conoscenza di tante realtá,sia tramite questo blog,sia dal libro di Don Ariel,poi, con quale spirito andate in comunitâ?come vi viene la voglia di continuare questa falsa?Non vi sentite fuori luogo quanto siete nelle salette o in una stanza d albergo?

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  8. Quello che dice LILLY è molto importante.
    Cioè che i camminanti usano l'approvazione sulla parola di Papa Giovanni Paolo II, e l'approvazione degli statuti, come una scusa per fare quello che gli pare.
    Ma proprio l'approvazione tanto sbandierata, sbandiera anche la perversione mentale a cui il Cammino abitua gli adepti.

    Proviamo a ridurre la questione ai minimi termini:
    1) con la BOCCA i camminanti dicono che sono approvati dal Papa
    2) con le OPERE i camminanti dicono che disubbidiscono al Papa
    Conclusione che si percepisce integrando queste due affermazioni inconciliabili: che il Papa è sottomesso al Cammino.

    Questa percezione non affiora a livello conscio, non viene razionalizzata, ma c'è nella psiche di ogni camminante.
    Non la proclamano: semplicemente la VIVONO.

    I camminanti vivono come se il Papa ubbidisse a Kiko in tutto, come se Kiko può fare tutto quello che vuole, che tanto il Papa approva, perché è obbligato ad approvarlo.

    La prova? Il 50° di fondazione del Cammino.
    Il Papa è arrivato, ha fatto un discorso freddo snobbando Kiko e senza ricordare Carmen, e se ne è andato subito, senza parlare a braccio, senza una battuta e senza salutare, e i camminanti hanno percepito questo smacco come un trionfo.

    Ma se le percezioni sbagliate sono continuate, producono effetti sbagliati e convinzioni sbagliate.
    Non solo i propri pregiudizi alterano le percezioni (come dimostra il tifo calcistico portato all'eccesso), ma anche le percezioni indotte da un guru tendono ad alterare le proprie convinzioni.

    Questo avviene quando le proprie convinzioni di persona in buona fede, pur NON coincidendo con quelle del guru, vengono integrate forzatamente, in modo da essere recepite come una cosa omogenea.
    Quando questo avviene siamo a un passo dalla follia, oppure dall'eresia.

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  9. Premessa: santa Teresa di Lisieux, da ragazzina, avuta notizia di un condannato a morte, fece di sua spontanea volontà (invitando anche altri) una novena per la conversione di quel malfattore. In punto di morte, a sorpresa, costui accettò di pentirsi, ricevette i sacramenti. Un'anima in meno all'inferno. A raccontare un episodio del genere (che oggi chiameremmo il miracolo di una conversione), a chi altri può andare la gloria se non a Dio? Di quel "miracolo di conversione" Teresa è stata la prima che ha beneficiato, non l'autrice. Infatti ne ha tratto personalmente una maggior certezza che la misericordia di Dio va invocata anche in circostanze disperate (e di riflesso anche noi ne traiamo lo stesso beneficio). Cioè la sua fede è cresciuta, a causa del gesto compiuto in piena libertà. Esattamente quel tipo di gesti che compiono le anime che spendono la propria vita in clausura, pregando per la Chiesa e per le anime dei peccatori.

    Ricordiamoci sempre che Nostro Signore compiva i miracoli non per sport, ma per accendere il fuoco della fede. Persino quando comandava di "non dirlo a nessuno" e puntualmente il miracolato correva a dirlo a tutti e a dar gloria a Dio - e non risulta che al Signore tale "disubbidienza" sia dispiaciuta, anzi.

    Oggi ci troviamo nella situazione in cui il termine "miracolo" viene usato anche per qualificare qualche evento molto inatteso, molto sperato, molto gradito, ma in fin dei conti naturale, non qualcosa di "possibile solo a Dio". Nostro Signore ha invece operato miracoli veri, come il guarire persone inequivocabilmente inguaribili (storpi, lebbrosi, ciechi...) o la moltiplicazione di pani e pesci (cioè materialmente "creazione di qualcosa"), cioè facendo cose che soltanto Dio poteva fare. Non erano eventi improbabili (come una gravidanza di fronte a una probabile sterilità), erano proprio miracoli veri. E si è degnato, nel corso della storia, di concedere altri miracoli veri attraverso l'intercessione dei suoi santi.

    I neocatecumenali non sono cattolici e nonostante ciò che vanno blaterando, non sono interessati alla gloria di Dio ma solo a quella di Kiko e Carmen; non sono interessati alla salvezza delle anime (come santa Teresa sopra citata) ma solo al prestigio del Cammino Neocatecumenale; non credono ai miracoli veri, e blaterano di "miracolo" ogni volta che succede qualcosa che può essere sfruttato per lodare il tripode Kiko-Carmen-Cammino. Hanno urgenza di fabbricare un "miracolo" da attribuire alla perfida Carmen, per motivi meramente propagandistici, perché al di fuori del Cammino nessuno crede che Carmen sia una santa, men che meno una "santa di categoria superiore".

    L'ultima patacca inventata dal Cammino è una presunta gravidanza "miracolosa" di Carmen a beneficio di due kikos che avevano pregato insieme a Kiko Argüello sulla tomba di SanCarmen SanHernandez. Perbacco, alle coppie di kikos che non riescono a sfornare figli come conigli capita davvero tutti i giorni di domandare un miracolo alla «santa di categoria superiore» insieme a Kiko (colui la definì ufficialmente così), nevvero?

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    1. La notizia di quel cosiddetto "miracolo" è di una settimana fa e viene da un kikos della redazione del settimanale spagnolo Alfa y omega citato da Crux Sancta.

      È evidente che nella setta di Kiko si stia intensificando il tam-tam a favore di Carmen, per la quale avevano persino inventato un movimento di neocatecumenalesse sotto mentite spoglie, fresco sbarcato anche in Inghilterra (guarda caso sbarcato appena tre giorni dopo la pubblicazione dell'articolo sopra citato: segno che qualcosa "bolle in pentola"...) e che conta già ottanta iscritte al gruppo Facebook.

      Ricordiamo che per i kikos l'attributo di "santo" equivale a quello di "VIP", "personaggio famoso". Perciò i kikos hanno una "fretta del diavolo" di santificare SanCarmen e SanKiko, per porli furbescamente al di sopra di ogni critica.

      Così come dicevano: "aaah! tu critichi i canti di Kiko? ma i canti di Kiko sono canti biblici! tu dunque critichi la Bibbia!"... ora non vedono l'ora di dire: "aaah! tu critichi una santa! tu dunque critichi la santità, cioè critichi Dio stesso!"

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    2. @by Tripudio.
      Sai cosa bolle in pentola?
      Card Filoni è stato nominato a febbraio da Papa Francesco membro della congregazione delle cause dei Santi. Ma che fortuna e che miracolo.

      https://agensir.it/quotidiano/2020/2/1/papa-francesco-annovera-il-card-filoni-tra-i-membri-della-congregazione-delle-cause-dei-santi/

      Frilù

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    3. Parlando di canti di kiko, chiesa perché il suo Magnificat omette la prima parte del versetto 48 : "perché ha guardato l'umiltà della sua serva.' ?
      Lucia

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    4. Ecco, appunto. Sono canti "biblici" su misura, aggiustati a proprio piacimento. Come tutto il resto, predicazione, norme, precetti vari, concezione di santità senza umiltà compresa.

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  10. Ringrazio Pietro NON del Cammino per aver chiarito che "il CARISMA di un movimento è quello che si manifesta agli inizi": nel caso del Cammino quindi, il carisma è descritto dal Corpo di Cristo sbriciolato per gli uccelli o inzuppato nel latte a colazione. Per quanto questi siano stati episodi aberranti e limitati e, nella prassi, siano intervenute correzioni, aggiustamenti ed altro, sempre di un movimento che non si cura dei sacramenti parliamo.

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    1. Penso che se gli aggiustamenti delle prassi aberranti sopra descritte fossero dovute a un effettivo ripensamento, se ne troverebbe traccia nelle catechesi dei "catechisti", che sarebbero catechesi eucaristiche. E, invece, non c'è mai stata autocritica. Anzi, come forse mai prima, Kiko ad ogni intervento rivive nel "mito" degli inizi, quasi a voler rinnovare un carisma che, più che un carisma dello Spirito Santo, è un falso carisma.
      Le correzioni perciò sembrano solo fumo negli occhi, per cui concordo: il Cammino è un movimento che non si cura dell'Eucaristia.
      Ne fanno fede tutti quei giovani che usano masticare la gomma durante la Messa.
      Il giorno che dovesse curarsene, vorrebbe dire che il Cammino degli inizi era tutto sbagliato, che il carisma era falso e che il Cammino sorto da tale falso carisma è falsamente cattolico.
      Un Cammino che dovesse curarsi dell'Eucaristia assomiglierebbe più ad Azione Cattolica che al Cammino di cui Kiko e Carmen sono i fondatori.

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  13. Uno dei problemi della Chiesa di questi ultimi decenni, che ha favorito anche l'espandersi del Cammino, è stata la cattiva interpretazione del senso cattolico di DIALOGO.
    Il dialogo per la Chiesa serve per capire il mondo, le esigenze umane, per esaminare tutto e tenere ciò che è buono, ecc. Ma soprattutto serve per EVANGELIZZARE, e non per modellare una fede che calzi perfettamente sull'uomo di oggi, come fa un sarto con un vestito.

    Se è vero che, come dice la Chiesa, occorre amare il peccatore ma ODIARE il peccato, questo deve emergere anche nel dialogo.
    Il dialogo deve venire incontro al peccatore, ma deve stroncare il peccato.
    Con quanta più diplomazia possibile, ma in modo CHIARO, a costo di urtare. E così non è stato.

    Sono stati fatti insegnare teologi eretici e sono stati fatti parlare personaggi come Kiko, solo perché attiravano persone. E invece gli errori andava rintuzzati. Non solo: occorreva passare all'offensiva.

    Ricordo che anni fa molti, a proposito di aborto, dicevano che non andavano fatte le crociate, e invece andavano fatte: naturalmente in modo INCRUENTO (è sempre bene specificare a scanso di equivoci). Allo stesso modo andavano fatte le crociate contro i neo eretici.

    Io sogno che un giorno vi possa essere una Norimberga MORALE per persone come Pannella e la Bonino e un'INQUISIZIONE che possa condannare a un rogo (solo MORALE) Kiko, Carmen ed eretici simili.

    Come una volta si tendeva a identificare il peccatore col suo peccato (ma allora si era più scusati perché ancora il pensiero poco aveva approfondito il concetto di CONDIZIONAMENTO PSICOLOGICO), oggi accade una cosa simile, ma con una dinamica opposta. Si tende cioè a identificare il peccato con chi lo ha commesso, tendendo a giustificare, col peccatore, anche il peccato.

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    1. Pietro nella tua ultima frase, secondo me, hai fatto un po' di confusione.
      Intendevi dire che oggi come ieri di tende a identificare il peccato con il peccatore.
      Solo che ieri si punivano entrambi mentre oggi si giustificano entrambi.
      LUCA

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  14. Il cammino è stato dato da Dio alla chiesa per aiutare gli individui e la vivificare la parrocchia, quindi come un"mezzo" , un servizio, e non "fine".
    Il cammino infatti rivalutava gli individui laici ( che spesso in una visione clericalista della chiesa erano diventati solo servi del prete) per farli protagonisti della propria vita spirituale e formarli nella coscienza, libertà e decisioni. Il cammino anche doveva vifificare la parrocchia (che spesso era diventato una comunità moribonda).
    Il rischio per il cammino è stato fare ancora del laico un servo (non più del prete, ma dei catechisti) e diventare organizzazione fine a se stessa e perciò sterile (come prima erano molte parrocchie).
    Cosa infatti molte volte è successo?
    L'antico errore degli angeli che li ha portati a diventare demoni è stato innamorarsi della propria bellezza.
    Un momento fondamentale in questo senso è stato quando le prime comunità neocatecumenali del mondo hanno finito il cammino.
    L'idea iniziale era infatti che il cammino dovesse finire, e i catecumeni cresciuti nella fede dovevano diventare parrocchiani e portare alla parrocchia i propri doni (celebrazione della Parola, animazione delle celebrazioni eucaristiche e delle catechesi parrocchiali).
    Ma quando le prime comunità hanno finito il cammino, è stato deciso di farle continuare a esistere come tali: la comunità non è stata più un percorso per preparare i fedeli alla parrocchia, ma è diventata una realtà permanente parallela alla parrocchia, e i catechisti una autorità parallela a quella del parroco o vescovo.
    La parrocchia agli occhi del cammino è poco a poco quindi diventata non un luogo di servizio, ma di asservimento: il luogo dove affermare il cammino (e non il luogo dove il cammino avrebbe servito). Anche i fratelli del cammino sono quindi se diventati poco a poco non persone da servire, ma vengono asserviti: diventano strumenti che servano e affermino il cammino.
    Ma "se il chicco di grano caduto in terra muore dà molto frutto, ma se non muore rimane solo". Se i catecumeni alla fine del cammino non diventano parrocchiani per vivificare la parrocchia, ma continuano a esistere come comunità parallela, finiscono per diventare solo un gruppo di vecchietti che si riuniscono per scambiarsi riflessioni bibliche e per pontificare sulla vita di tutti.
    Bisorrebbe tornare a fare del cammino un percorso di riscoperta del battesimo, che forma cristiani adulti i quali, finito il cammino e terminata la comunità, diventano parrocchiani e ne aiutano la vivificazione.
    Il cammino deve tornare ad essere un mezzo e non un fine, un servizio (alle persone e alla parrocchia) e non un fine e strumento di asservimento.
    Luigi Negri

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