sabato 16 giugno 2012

In memoria di un giusto: padre Enrico Zoffoli

Il domenicano p. Raimondo Spiazzi celebrò le esequie di p. Enrico Zoffoli nella casa dei Padri Passionisti alla Scala Santa a Roma (di fronte a san Giovanni in Laterano) il 18 giugno 1996.

A sedici anni dal transito di p. Zoffoli, riportiamo qui sotto il testo della sua omelia, in trascrizione personalmente autorizzata da p. Spiazzi, pubblicato quello stesso anno a cura di un gruppo di amici col titolo "In memoria di un giusto".



Abbiamo ripetuto cinque volte col salmo responsoriale seguìto alla prima Lettura: «Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei giusti». Si succedevano quelle strofe piene di realismo e trasparenti di luce suprema, che dicevano la umana consapevolezza di essere delle povere e gracili creature che si piegano come il fiore del campo investito dal vento, ma anche la certezza cristiana della pietà del Signore per quanti lo temono e il suo misericordioso intervento per salvarci dal nostro essere «polvere». Prevalevano dunque le parole di vita, di grazia, di eterna speranza, che vengono da Dio e ci permettono di dire: «Pretiosa in conspectu Domini mors sanctorum eius».

Le altre due letture di questa Messa hanno consolidato i sentimenti suscitati dal responsorio biblico, con la parola stessa di Cristo e del suo apostolo Paolo: noi siamo suoi, di Lui che è la Vita, lo siamo per il tempo, lo siamo per l'eternità. Così è stato per il nostro caro Padre Enrico. In questo momento che succede alle letture della Messa, lo vediamo meglio come «un giusto» gradito al Signore. Accanto all'altare dove tante volte ha celebrato, dove ci siamo associati a lui nel cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale, ci rendiamo conto che ben a ragione, nell'annuncio della sua morte apparso ieri su «L'Osservatore Romano», si sia potuto definirlo «religioso esemplare»: è come una medaglia d'oro assegnatagli ad memoriam dai suoi confratelli. Oggi dinanzi alla sua bara sentiamo che risponde per lui a verità la bellezza di quel ritornello del Salmo 102: «Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei giusti». Ce lo dice il cuore con una sua voce inconfondibile, ma ce lo conferma il ricordo esperienziale, per dir così, della sua vita e la riflessione sui suoi scritti, anche su quelli degli ultimi tempi e possiamo dire degli ultimi giorni, che andavano succedendosi, velocemente stampati o consegnati come ricordi confidenziali ai suoi alunni e amici più intimi.

Alcuni momenti salienti si possono individuare facilmente nella sua vita e nei suoi scritti. Penso di poterli esporre sinteticamente in tre punti.

[I]
p. Enrico Zoffoli
(3/9/1915 - 16/6/1996)

Il primo è quello del primato riconosciuto a Dio come ragione di tutto: della preghiera, della professione religiosa, del lavoro, dell'apostolato. La scoperta di questo primato risale ai primi anni della vita di Padre Enrico alla scuola della sua mamma e dei primi religiosi ispiratori della sua vocazione; il riconoscimento del primato divino è durato e si è intensificato sempre più. Questa chiesa della Scala Santa è testimone della sua preghiera, come lo sono i suoi confratelli. È testimone anche del suo impegno nel lavoro a servizio del Regno di Dio. È testimone della sua passione spirituale, ora silenziosa, ora lasciata trasparire nelle conversazioni e negli scritti, con un comportamento che conciliava l'umiltà, il distacco da sé, la purezza di cuore, con la lealtà che riteneva doverosa per lui passionista e teologo, nella difesa della fede, della tradizione cristiana e della Chiesa.

Non si può escludere che la vis polemica, di cui era naturalmente fornito, abbia qualche volta caratterizzato posizioni da lui prese e interventi da lui fatti in questioni che specialmente negli ultimi anni suscitavano preoccupazioni spirituali e pastorali a vari livelli. Non sta a noi - piccoli e privi di molti elementi di giudizio, che generalmente sono posseduti solo ai livelli più alti - pronunciare sentenze di assoluzione o di condanna, tanto meno in questa sede: ma penso che possiamo riconoscere a Padre Enrico la rettitudine di intenzione e la correttezza di comportamento proprie di un uomo incapace di doppiezza e alieno dalle furberie con cui mal ci si può illudere di servire la causa del Regno di Dio, contro la stessa legge evangelica della veracità. Padre Enrico si sentiva parte viva della Chiesa e voleva essere coerente con la fede insegnata dal Magistero ecclesiastico e da lui professata come cristiano, come religioso e come maestro di «dottrina sacra». In questo impegno di fedeltà, che non gli permetteva di essere accomodante sui princìpi del dogma e della morale, in qualche caso può essere apparso troppo allarmato e troppo esigente di un atteggiamento che altri ritenevano non necessario. Si spiega così qualche richiamo, che gli venne rivolto, ma al quale rispose, secondo il suo stile, con umiltà e franchezza, come appare dall'ultimo poderoso volume di documentazione, quasi postumo, da lui lasciato alla nostra lettura e riflessione. Due cose - lettura e riflessione - che sarà bene fare con calma, serenità e comprensione, tanto più che pochi mesi prima della morte ha licenziato per la stampa il volumetto Potere e obbedienza nella Chiesa (Milano, marzo 1996, pp. 74), che è esemplare per chiarezza, sincerità, equilibrio teologico e delicatezza nei giudizi storici. Qui aggiungerò solo che Padre Enrico ricevette ai primi di giugno, poco tempo prima del suo trapasso, la letterina di un personaggio del quale aveva più volte riprovato gli scritti e l'azione. Vi si legge: «Ho pregato la Vergine Santa che lo consoli e lo guarisca... La ringrazio per le sue critiche che capisco che vengono dal suo grande amore alla Chiesa. Preghi per me che sono un peccatore».

Che dire in una omelia sul mistero di quel rapporto d'anime in un'ora suprema? Penso che l'unica cosa possibile, in questo come in tanti altri casi dell'agiografia e della storia, sia adorare, tacere, pregare il Signore di accrescere sempre più in noi tutti la fede e l'amore.

[II]

Ed ecco alcuni altri aspetti della vita del nostro fratello e amico carissimo, che mi sembra utile e dolce per noi tutti rievocare.

Anzitutto la sua impressionante operosità di studioso, che gli ha permesso di tenere lezioni e di stendere opere di filosofia, teologia, ascetica, agiografia, storia, delle quali alcune voluminose e insigni, che unitamente agli articoli, scritti e pubblicati fin da giovane su alcune riviste, costituiscono una imponente bibliografia. C'è da augurarsi che se ne curi una esposizione completa, a testimonianza e glorificazione non solo e non tanto di Padre Enrico, ma della sua Congregazione e anche, se così si vuol dire, della scuola romana a cui apparteneva come alunno dell'Angelicum, docente, scrittore, membro dell'Accademia di san Tommaso d'Aquino e professore nel Centro di Teologia per i Laici. A questo punto devo dire che, se nelle sue opere è facile rintracciare i segni del suo studio attento e sistematico dei testi biblici, patristici, ecclesiali, teologici, filosofici antichi e moderni, un particolare risalto vi ha sempre la sua sequela intenzionale e dichiarata di san Tommaso d'Aquino. Sento di poter affermare che pochi, anche tra noi domenicani, hanno lavorato in Italia, in questo secolo, intensamente e fervidamente come lui per far conoscere e apprezzare la dottrina del Doctor Communis sui temi antichi e nuovi che bisogna affrontare sul piano culturale, morale e ascetico. Quante volte mi ha detto che questa era la sua mira e la sua linea in tale campo, e come è vivo, in questo momento, il ricordo della luce che si accendeva nei suoi occhi quando confidava la sua passione di sempre per san Tommaso!

Era una concretizzazione del suo amore alla Verità, come lo era la devozione alla Croce, abbracciata come ragione e perno di una vita spirituale di valore evangelico, secondo la dottrina, la regola e l'esempio del suo Fondatore, san Paolo della Croce, da lui tanto amato, studiato e fatto conoscere sia a livello ascetico-pastorale, sia a livello storico-scientifico in opere poderose nelle quali noi tutti - ma specialmente voi, cari fratelli Passionisti - potremo sempre ritrovare la figura e la dottrina autentica del santo predicatore e maestro della Croce!

E come non parlare qui dell'altro grande amore di Padre Enrico, tradotto in una devozione filiale tanto tenera quanto sostanziata di sapienza teologica: voglio dire l'amore alla Madonna. Qui ricorderò solo che anche durante l'ultima malattia, a chi lo assisteva nella cameretta a lui riservata in clinica, chiedeva ogni tanto di fargli sentire la canzoncina mariana di sant'Alfonso, che giustamente i suoi discepoli e amici hanno proposto che venga cantata anche stamane, alla fine del funerale: «O bella mia speranza, / dolce amor mio, Maria, / Tu sei la vita mia, / la pace mia sei tu. / Quando ti chiamo e penso / a Te, Maria, mi sento / tal gaudio e tal contento / che mi rapisce il cuor...».

Direi che questo triplice amore e devozione di Padre Enrico - a san Tommaso, alla Croce, alla Madonna - è un bellissimo e santissimo memoriale per noi tutti.

[III]

Sulla via del cielo. Devo concludere l'omelia; ma permettetemi di farlo col delineare brevemente il cammino finale di Padre Enrico verso il cielo, quale possiamo rintracciare in uno dei suoi ultimi volumetti: «Vita futura e dogma del Purgatorio», pubblicato nel 1995. Già la dedica è molto significativa circa l'ispirazione non solo del libro, ma anche di tutta una vita: «Alla memoria benedetta dei miei genitori e maestri, dei parenti e confratelli, degli amici e delle tante anime conosciute in questo esilio della terra, a cui ho dedicato le mie cure di sacerdote e missionario della verità».

E nella premessa, dopo l'indicazione dell'intento seguìto nello scrivere quel volume in forma e con un linguaggio che siano accessibili a un vasto pubblico, una prima confessione: è un intento e un programma - dice - che «ovviamente obbliga a contenere l'emozione che suole destare il problema, specialmente in coloro che amano risolverlo e meditarlo al cospetto di Dio, nella luce dell'eternità. Di fatto, confido che più volte ho dovuto dominare l'impulso a soffermarmi per riflettere, esaminarmi, spaziare e quasi perdermi nel mistero della vita e della morte, di Dio e della storia. Si tratta di un argomento che richiama tutti gli altri più suggestivi, terribili e affascinanti. Forse anche a questa convinzione, e alle frequenti soste di dolcissimo silenzio che mi hanno accompagnato, devo la lunga e laboriosa stesura del lavoro, che finalmente ora presento, così com'è» (p. 7).

Nelle pagine dedicate più direttamente al Purgatorio, sono riportati due magnifici testi di san Giovanni della Croce (Notte oscura, II, 6) e di santa Caterina da Genova (Trattato del Purgatorio, cc. 2, 14, 16, 18), della quale ultima il padre Garrigou-Lagrange, nostro maestro all'Angelicum, dove anche Padre Enrico frequentò la sua scuola, diceva che per la sua dottrina sul Purgatorio si poteva collocare tra i grandi Dottori della Chiesa. Si tratta della questione della pena, che non esclude la gioia ineffabile delle anime ormai sicure di essere salve. Padre Enrico fa osservare che la convinzione della Santa ligure è condivisa da F. Fenelon, F. W. Faber, H. Newman e da altri autori, con riferimenti a san Tommaso d'Aquino e a san Bernardino da Siena (pp. 155-161). Egli non omette di mostrare la relazione tra la dottrina sul Purgatorio con quella sulle Indulgenze, sulla linea bene illustrata da Paolo VI nel 1966 e nel 1967, e di dare una spiegazione teologica all'atto eroico di carità che ha spinto tante anime sante - come Teresa di Lisieux - a offrire il merito delle azioni e sofferenze della vita e gli stessi suffragi fatti per loro dopo morte, in favore delle anime purganti (pp. 171-172).

Non potendo ora riportare queste pagine, mi limito a segnalarle a coloro che vorranno apprendere dal Padre Enrico delle cose molto belle e molto vere sul nostro rapporto con i fratelli dell'aldilà. Qui mi preme leggere alcuni passi del commiato posto al termine del libro, dove la trasposizione dalla dottrina alla condizione personale di chi si sente ormai vicino al gran passo è evidente e commovente. Egli scrive:
«Alla folla immensa dei "giusti" ancora in esilio, ma nell'attesa infallibile del supremo approdo, mi resta da rivolgere un arrivederci!, forse prossimo più di quanto possa prevedere.

«A presto! dunque, genitori, parenti, amici, maestri, compagni, conoscenti d'ogni età, sesso, condizione!

«Vi ricordo sempre, e viva resta in me la nostalgia delle molte situazioni vissute insieme, comprese le più tristi, associate ad emozioni fissate per sempre nel fondo dell'anima.

«Ai suffragi, mai omessi, e alle preghiere che a voi rivolgo, aggiungo quella di confidarmi ciò che ora pensate di noi, di questa vita e dei nostri problemi, delle sue gioie e dei suoi dolori... Cosa potete dirne ora che vivete nella luce della verità e andate liberandovi di questa infelice terra?

«Se impenetrabile è il vostro mistero, più oscura però è la nostra condizione di prova ed incerto ne è l'esito finale. Mentre voi sospirate di raggiungere una meta ormai immancabile, noi avanziamo brancolando nel buio, tra le insidie di infinite seduzioni, che da un momento all'altro rimettono in questione il nostro avvenire, date le possibili oscillazioni di una volontà libera, paurosamente malferma.

«Per questo, torno a supplicarvi di farmi intendere quel che mi direste, se tornaste a vivere. Riflettendo su quel che ho tentato d'indagare sulla vostra condizione, intuisco che i vostri suggerimenti confermerebbero le direttive eterne della fede, vissute dai Santi fino all'eroismo.

«Purtroppo, so pure che il vostro più reale motivo di tristezza è la coscienza di tutte le volontarie omissioni del bene che - nel tempo - hanno bloccato il processo della vostra maturazione soprannaturale, nella rinunzia alla perfezione dell'amore a cui eravate chiamati e che a voi era possibile realizzare, assecondando gli stimoli della grazia.

«Voi perciò non siete imitabili, né la Chiesa può additarvi come modelli di vita cristiana. La mansione a voi riservata nel Regno dei cieli resterà eternamente vuota, perché ciascuno di voi è insostituibile, come unica e inedita è la personalità di ogni anima.

«Questa la prima delle verità che la vostra condizione mi richiama, insieme al valore incalcolabile del tempo e delle occasioni offerte dalla Provvidenza di poterlo vivere intensamente come solenne vigilia dell'eternità (pp. 190-191).
Questi i pensieri, queste le aspirazioni, questo il memoriale - e in certo modo il testamento - che Padre Enrico ci lascia. Noi dobbiamo ringraziarlo delle cose serie che ci ha detto in terra e continua a dirci dal cielo, dove pensiamo si trovi come un giusto che ha finito il tempo dell'esilio. E preghiamo, sì, per lui, ma soprattutto con lui, perché sia concessa a noi tutti la grazia della buona morte. Il tuo ricordo, carissimo Padre Enrico, ci spingerà sempre di più a ripetere e a meditare quelle sante parole dette per te oggi nel salmo responsoriale: Pretiosa in conspectu Domini mors sanctorum eius. Sic fiat, sic Deus nobis omnibus concedat ut simul vivamus in pace Domini et gaudeamus de veritate aeterna in saecula saeculorum.

71 commenti:

  1. Perdonatemi per l'OT ma questa è una testimonianza bellissima di apertura alla vita e voglio condividerla con voi. Testimonianze del genere ne ho sentite tante nel Cammino eppure mi commuovono sempre fino alle lacrime. E ovviamente no, non avvengono solo nel Cammino grazie al Signore, questo articolo e questo video lo testimoniano.

    http://www.ilmessaggero.it/roma/storie/rinvia_le_cure_e_muore_per_far_nascere_il_suo_bimbo_video_foto/notizie/202562.shtml

    Lo so, non c'entra nulla con questo tema, potete continuare la discussione su Zoffoli. Ma volevo condividere con voi la lode al Signore per la santità di questa ragazza, Chiara, e per la sua Fede in grado di spostare le montagne.

    Saluti
    Jeff M.

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  2. realtivamente alla durissima storia segnalata da Jeff, sapendo come si ragiona in questi casi nel Cammino (questa è la storia che Dio ha fatto per te e simili...), nei panni della EROICA Chiara prima di credere che veramente si sia in presenza solamente di "volontà di Dio" sarei andata da un Esorcista!

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  3. Anonimo..sviamo come la solito il discorso ?

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  4. "un uomo incapace di doppiezza e alieno dalle furberie"
    Già è evidenziato, io lo sottolineo. Appassionatamente e intellettualmente onesto, aggiungo come impressione da quel poco che ho letto di lui.

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    1. Caro lino doppiette come la tua affermazione di pag 329
      Non c'è scritto quello che tu tra virgolette affermati.
      Vediamo se mi pubblicano dopo il terzo tentativo.
      Vale

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  5. Grazie di cuore, Tripudio,.
    Questa meravigliosa e commovente pagina sia letta da tutti a gloria di Dio per averci dato questa santo sacerdote.
    Alleluja!

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  6. Una notizia non inerente al carissimo
    Padre Zoffoli ed al Cammino ma secondo me importante:

    Il Papa ha nominato la commissione che dovrà indagare sul "corvo",il Presidente è il Card. Julian Herranz
    che è il vero Capo dell' Opus Dei, ormai la Chiesa è in mano ai movimenti; se prevarrà l'Opus il Cammino purtroppo non avrà più nulla da temere in quanto entrambi sono sono "figli" di una stessa madre e di uno stesso padre terreni.

    Ruben

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  7. Relativamente all'intervento di Anonimo..

    IN PRIMIS non c'è scritto da nessuna parte che il cammino c'entri qualcosa.

    IN SECUNDIS di fronte a storie come queste il silenzio orante è la prima è l'unica risposta.

    Punto.

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  8. Ale,
    in primis non ho detto che il cammino c'entri qualcosa anzi ho detto il contrario, il cammino non c'entra nulla. La mia voleva essere solo una condivisione di una testimonianza di vita cristiana che mi ha commosso.

    In secundis davanti a queste cose si può restare in un orante silenzio o gridare di gioia dai tetti per le meraviglie del Signore. Due atteggiamenti che mi pare possano essere entrambi apprezzati.

    Infine non sono anonimo, mi sono firmato come faccio sempre.

    A chi mi accusa di sviare rispondo che non era mia intenzione. L'ho detto potete continuare la vostra discussione con Zoffoli, non rispondetemi più.

    A chi avrebbe suggerito a Chiara di andare da un esorcista, dico solo che spero si penti delle sue vergognose affermazioni.

    Saluti
    Jeff M.

    P.s. manco se si porta una testimonianza di una "non-neocatecumenale" riuscite a lodare Dio...ma che toccherà fare con voi...

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  9. Errata corrige mio post oggi 12:32

    Ho frainteso il lancio ANSA 13:49

    Il Papa riceve la Commissione alle 18:00.

    La nomina c'era già stata.

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  10. In questo caso devo dar ragione a Jeff.
    Trovo strano l'intervento dell'anonimo, al quale credo tuttavia si riferisca laVerità...

    Tornando a Padre Zoffoli, lo ricordo con gratitudine. Fu lui a confortarmi nella mia crisi, col cammino, quando sentivo predicare cose che stridevano con la mia fede, non sapevo nulla di Kiko e compagnia e lui mi confermò tutti i miei dubbi e piangeva di dolore, mostrandomi il "libro azzurro" delle catechesi eretiche che gli era stato fatto avere, mentre allora nessuno ne conosceva l'esistenza.

    Che interceda per noi e per la Chiesa, in quest'ora così buia e ancor più difficile di allora!

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  11. Caro Jeff,
    per una volta ti avevo dato ragione.
    infatti mi ero rivolta ad Anonimo e non a te. Altrimenti avrei scritto il tuo nome

    Evidentemente ti sei distratto..

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  12. Ale, avevo frainteso totalmente il tuo messaggio. Non che lo avessi letto male, non ero distratto, ma sembrava proprio una risposta a me.

    Tutto chiarito, tornate pure a parlare di Zoffoli.

    Saluti
    Jeff M.

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  13. Per Ruben delle 15.32

    Cosa centra il corvo, Opus Dei e Cammino Neocatecumenale?

    Il Corvo, ha rubato dei documenti segreti.

    Julian Herranz è stato nominato per indagare sul chi ha tradito la fiducia del Santo Padre, fa parte dell'Opus Dei, ma solo leggendo la sua biografia puoi capire perché l'indagine è stata affidata a lui,

    Il Cammino neocatecumenale cosa centra? il libro "Sua Santità" non è associato esclusivamente alle magagne di Kiko con i suoi amici. Herranz insieme ad altri due cardinali deve scoprire cosa sta succedendo nel Vaticano, non cosa sta facendo il Cammino. L'Opus Dei non ha un capo ma un prelato ed è Javier Eschevarria,

    Non credo in una comunella fra questi due movimenti, sono i due estremi della Chiesa.

    Figli della stessa madre e dello stesso padre? l'Opera è stata fondata da un sacerdote nel 1928 Il Cammino negli anni 60 da uno strampalato artista che delle sue orribili opere pittoriche e musicali ne ha fatto una religione.

    Ruben! sai che le tre suore che accudiscono personalmente il Santo Padre sono di CL, e che le riflessioni della Via Crucis del Papa al Colosseo, quest'anno sono state scritte da una coppia di Focolarini? si la chiesa è nelle mani dei movimenti, purtroppo. Ma se analizzi il carisma di ogni uno ti accorgerai che l'Opus Dei è l'unica più strettamente fedele alla Chiesa, alla sua Dottrina e sopratutto al Santo Padre, se fosse per l'opera il Cammino non supererebbe nessuno esame, ne sono certa.
    Rosy

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  14. Concordo con Rosy.

    C'è una concezione altrettanto distruttiva, assieme a quella del "movimentismo salvezza della Chiesa e del mondo"!

    La concezione che tutto ciò che risale ad una "associazione" interna alla Chiesa (o presunta tale) sia figlia dell'ideologia movimentista.

    Il Santo Padre insegnò in passato cosa doveva accadere perchè ogni genere di "associazione" o "congregazione", laica o religiosa, fosse realmente germe di bene per la Chiesa.

    Il "Carisma fondazionale"! Il "Carisma fondazionale" è quel Dono VERO che lo Spirito Santo Paraclito ha suscitato per il bene della CHiesa e del Mondo! E' questo Dono, puro e scevro di pastoie umane, che deve essere realmente PERSEGUITO.

    Infatti, alcuni dei più gloriosi ordini, o delle più gloriose congregazioni (laiche o religiose), oggi sono diventate l'opposto di ciò che è il loro "carisma fondazionale".

    I Francescani, i Domenicani, i Gesuiti. Nomi GLORIOSI, simbolo di dedizione, ortodossia, martirio. Oggi chi potrebbe vederelo?

    CL, ad esempio. Chi l'ha fondata, a mio modesto avviso, è un santo! Don Giussani è un campione della fede e della sana dottrina della Chiesa! Lo stesso dicasi per San Escrivà. Questi fondatori, infiammati davvero del Carisma ricevuto, hanno dato vita ad opera per l'utilità comune.

    Per CL e l'Opus Dei, oggi, si può dire che esiste sia il processo di allontanamento dal Carisma fondazionale, che quello di fedeltà... Il corpo si dilania...

    Ma le stesse congregazioni e famiglie "storiche" o neonate della CHiesa, hanno una differenza fondamentale con il CnC, pur condividendo l'allontanamento dalla fede: il CnC è una "rifondazione cristiana".

    All'interno del "movimentismo", se ci fosse quel processo di "purificazione" invocato dal Papa, ma rimasto sulla carta, il processo di correzione porterebbe davvero il frutto buono per tutti.

    All'interno dei movimenti, però, che non possono essere messi tutti sullo stesso piano perchè in molti esiste davvero il Carisma fondazionale che li rende davvero utili per la CHiesa, esistono delle situazioni di particolare gravità.

    Anzitutto l'ideologia movimentista. E da questa il nascere di elementi "estranei" che tendono alla "rifondazione" della Chiesa...

    RispondiElimina
  15. 1) punto per dare unita ai movimenti & C,
    Liturgia....ritroviamo unità nella liturgia (senza furbi che "se non c'è scritto allora...) con una riscoperta della tradizione
    2) struttura monarchica della chiesa. Unica forma sociale che permette di rispecchiare l'organizzazione nei cieli celesti. Quindi ridimensionare conferenze episcopali e capi e capetti dei movimenti.

    Fatte queste due cose saremmo gia a buon punto.

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  16. Rispondo ad anonimo(Rosy) 01:25

    Io ho parlato non del "corvo" ma del Presidente della commissione indagante.

    Diciamo che il Card. Herranz più che il Capo è il più alto in grado dell'Opera essendo Cardinale del titolo di S.Eugenio,loro casa madre(Mons.Echevarria Prelato dell'Opus è solo Vescovo).

    Figli di uno stesso padre: Il Franchismo.

    Stessa madre: La Spagna.

    A parte la liturgia dove l'Opera è perfetta in tutto e il Cammino no; dal punto di vista dottrinale hanno molteplici punti di contatto:

    L'Opus non ha i Catechisti ma ha il Padre Spirituale al quale devi obbedienza;

    Non ti tolgono tutto subito ma devi universalmente testare a favore dell'Opera.

    Lo stipendio a fine mese devi consegnarlo al direttore o alla direttrice del "centro di residenza" che di volta in volta ti darà lo stretto necessario per i tuoi bisogni(altro che decime!)

    Endogamia:per i Sopranumerari la moglie te la trovano loro.


    Distacco dalla famiglia di origine.



    Ti viene prospettato di entrare nell'Opus all'età di 14-15 anni, in un momento di estrema fragilità per poter fare scelte definitive.

    Con tutte queste limitazioni l'Opus
    definisce i membri numerari: laici.

    Potrei andare avanti ma mi fermo qui.

    Altra differenza con il Cammino è il target: medio alto per l'Opus e
    medio basso per CN.

    Potrei andare avanti ma mi fermo.

    Tutto quanto sopra detto è ampiamente documentabile.

    Per quanto riguarda la fedeltà al
    Papa. è diventata l'istituzione più
    fedele della Chiesa da quando la Compagnia di Gesù(chissà perchè?) è
    stata "commissariata" da G. Paolo II.

    Ruben

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  17. Premetto una piccola curiosità: la pagina con le citazioni su cosa ne pensano i santi dell'Eucarestia, l'avevo trascritta pari pari dalla copertina di un libro di p.Zoffoli.


    L'omelia di padre Spiazzi fa eco dei temi di discussione di quel non troppo lontano 1996.

    Sull'Osservatore Romano si poteva ancora parlare di padre Zoffoli come di un "religioso esemplare": i suoi scritti erano citati da Paolo VI, le sue riflessioni diventavano pagine del breviario Passionista, e al signor Argüello veniva astutamente consigliato di fargli visita per tendergli la trappola del "troppo amore alla Chiesa" (i "potenti appoggi" del Cammino Neocatecumenale avevano capito benissimo che la verità testimoniata da p.Zoffoli non sarebbe state dimenticata tanto facilmente e perciò avevano bisogno di banalizzarla).

    Qualche tempo prima di salire al Cielo carico di meriti, p.Zoffoli disse ai suoi collaboratori che il Cammino sarebbe crollato nel momento del suo più alto trionfo, (così come avviene per tutte le cose che non vengono da Dio). Disse inoltre che lui non avrebbe visto questo crollo, ma la nostra generazione sì.

    In tempi recenti abbiamo visto il Cammino cominciare a scricchiolare proprio mentre conseguiva tante "approvazioni".

    Mentre si moltiplicano i Kiko-show e mentre i "potenti appoggi" si danno da fare alacremente per premiare il Cammino (addirittura «all'insaputa del Papa»), le notizie cominciano a trapelare e a lasciare sgomenti persino quei neocatecumenali ben mimetizzati come l'ineffabile Caredda (che afferma di non esserlo) il quale -inaudito!- osò ammettere: «l’impostazione generale che i responsabili del Cammino si sono dati in tutti questi anni: negare che vi siano dei problemi, negare che vi siano delle criticità, negare che vi siano dei fattori che talvolta creano disagio nelle singole parrocchie o nelle singole diocesi e che meritano tutta la loro considerazione e la loro attenzione per essere superate...»

    Proprio ciò di cui hanno parlato tanti vescovi. Proprio ciò che ha scoperto, descritto, evidenziato, dimostrato padre Zoffoli.

    Siamo debitori a padre Zoffoli, tra le tante cose, anche del metodo: la Verità prima di tutto.

    Gli attivisti neocatecumenali corrono qui a gridare "dialogo! dialogo!" che nella loro neolingua kikiana significa: "tacete! tacete!"


    Riproporre testi di padre Zoffoli significa non solo il dimostrare che noi non ci inventiamo niente... ma significa anche mostrare che tutto ciò che si dice "contro" il Cammino, era già stato detto prima, ed è stato implicitamente o esplicitamente confermato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: basta ascoltare questi ultimi senza censurarne le parole.

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  18. Quella di Ruben è pura disinformazione volta ad alzare inutili polveroni e distogliere l'attenzione da quanti sono al momento imputati e che potrebbero benissimo trovare sponda o essere imbeccati da quella parte di curia mai troppo entusiasta di Benedetto XVI. Non ci vuole certo un genio a capirlo. La commissione guidata da Herranz per espressa volontà del papa ha fatto solo il suo dovere e non è certo stata nominata ieri , come lo stesso Ruben riconosce. Associare l'Opus Dei al Cammino già è abbastanza forzato, in ogni caso se il papa gli ha affidato un incarico è perchè piaccia o meno si fida di lui. E fino ad ora non c'è nessun motivo per affermare il contrario. Cosa che non si può dire dei solerti collaboratori ereditati dalla "passata gestione".

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  19. "Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell'altro". Benedetto XVI.

    Proprio come si fa in questo blog.

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  20. Montmirail ha detto: Quella di Ruben è pura disinformazione volta ad alzare
    inutili polveroni....L'associare l'Opus Dei al Cammino è già abbastanza forzato....

    Io non sono avvezzo a disinformare altrimenti starei zitto, mi limito solo a riportare fatti verificabili o quantomeno verosimilmente deducibili.

    Nella mia ultima mail non parlo della "Commissione" bensì ho semplicemente confrontato alcuni punti dottrinali e di vita, dove Opus e Cammino sono molto simili.

    Si,lo so, è molto difficile paragonare l'"oro" con l'"argento",però, magari con una valenza diversa, valgono entrambi un sacco di soldi.

    Ruben

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  21. Il vostro blog è stato segnalato sul portale della Community AziendaCondominio quì:
    http://www.aziendacondominio.it/forum/viewtopic.php?f=162&t=2094&start=45#p20111

    Buona giornata!

    Antonio Azzaretto

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  22. Santa Caterina da Siena, nel Dialogo della Divina Provvidenza, ebbe questa rivelazione:

    "nel dolcissimo sacramento, sotto la specie bianchissima del pane, voi ricevete tutta l’essenza divina. E come il sole non può dividersi, così nella bianchezza dell’Ostia Io sono tutto unito, Dio e uomo. Se l’Ostia si spezzasse e fosse possibile farne mille migliaia di frammenti, in ciascuno è tutto Dio e tutto uomo, come ho detto".


    Quindi, anche nella più piccola particella di pane azzimo è presente Cristo, tutto Dio e tutto uomo

    Ohimé quanti sacrilegi si commettono nel momento in cui si fanno cadere le piccole particelle di Pane Azzimo Consacrato!

    RispondiElimina
  23. Caro Jeff,
    ho letto e ascoltato il video sulla storia di Chiara. Mi dispiace ma queste scelte estreme che pongono sul piatto della bilancia la vita del bimbo/a e sull'altra la vita della madre non sono, secondo me, esempi da strombazzare ai 4 venti, con un atteggiamento integralistico (che fa tanto cnc....). Sono scelte di coscienza estremamente libere e personali su cui riflettere e pregare in silenzio. La donna non è solo una che "sforna figli" e se non lo fa non vale niente. E' un essere umano fragile e nobilissimo come te e me.
    Saluti.

    Freedom

    RispondiElimina
  24. Freedom ha detto:

    "Mi dispiace ma queste scelte estreme
    che pongono sul piatto della bilancia
    la vita del bimbo/a,non sono secondo me,esempi da strombazzare ai 4 venti,con un atteggiamento integralistico(che fa tanto CNC...)"

    Infatti,
    nella Parrochhia di Chiara S. Francesca Romana è presente il Cammino ed il fatto di questa sfortunata ed eccessiva "apertura alla vita", fa ritenere che Chiara
    ne abbia fatto parte.
    Quindi nessuna rivendicazione di appartenenza da parte dei Kikos; oltre alle loro responsabilità morali un fatto del genere non fa buona pubblicità al Cammino quindi, il silenzio coprente.


    Ruben

    RispondiElimina
  25. Rosy a Ruben

    Conosco molto bene da vicino l'Opus Dei, non voglio insistere, anche perché non è questa la sede adatta, usciremo fuori dallo spirito del blog.

    Ma visto che sei così documentato, mi spieghi cosa hanno in comune dal punto di vista DOTTRINALE e di VITA l'Opus Dei ed il Cammino? a parte che sono due movimenti ecclesiali, con riconoscimenti e statuti, il primo con una prelatura avuta in pochissimi anni, ed inattaccabile per il secondo stiamo ancora discutendo se sono cattolici o meno. Ruben! credo nella tua intelligenza, e nelle tue conoscenze dei fatti ma non parlarmi di maternità e paternità della spagna franchista perché non regge.
    Rosy

    RispondiElimina
  26. Penso anch'io che l'Opus Dei e il CNC abbiano molto in comune. Alla lista di Ruben aggiungerei la segretezza - prima dell'approvazione definitiva p. Escriva' ha fatto il possibile e a volte l'impossibile per tenere i dettagli dell'opera segreti limitandosi a discuterne con la Curia romana (vicino alla quale si era trasferito a vivere), esattamente la strategia di Kiko (con cui concordo: la Chiesa ha le sue istituzioni per decidere queste cose, un referendum che coinvolga l'intera massa cattolica e' perfettamente inutile).

    Entrambi richiedono un grosso impegno di vita. Per molti aspetti di vita il CNC e' una versione all'acqua di rose dell'Opus Dei dove, per i numerari, e' prevista la convivenza (non quella di fine mese!) con gli altri fratelli, e la condivisione totale dei beni.


    Riconoscimenti e statuti poi, Rosy, non mi sembra aiutino a differenziare i due movimenti. Nessuno (nelle sedi apposite) sta discutendo se il CNC sia cattolico o meno, l'unica discussione in atto in questo momento e' se ci sono ancora cose da modificare nella liturgia, per il resto il cammino ha uno statuto come altre realta' ecclesiali, su cui possiamo fare le pulci e discuterne le anomalie fino a diventare blu in faccia ma e' comunque li' e non evaporera' presto.

    Vorrei anche fare un appunto a questo sito: visto che si e' citato un brandello della lettera di Mons. Bottaro al Papa, si puo' avere l'intera lettera? Sarebbe interessante capire se il MOns ha altri insight sul CNC in Giappone a parte quelle poche frasi riportate qua. Non mi preoccuperei delle questioni di copyright visto il modo dubbio con cui questa lettera e' stata ottenuta...


    Al

    RispondiElimina
  27. Visto che i commenti sono comunque OT anche senza i miei interventi, ne approfitto per rispondere a freedom:

    La donna non è solo una che "sforna figli" e se non lo fa non vale niente. E' un essere umano fragile e nobilissimo come te e me.

    E' francamente seccante sentirsi spiegare queste cose, quasi come non le sapessi. Non ho mai detto nè lontanamente pensato una frase così viscida e vergognosa come "la donna è una che sforna figli".
    Ed il tuo insinuarlo - anche se indirettamente - è molto offensivo.

    Quanto a quello che tu chiami "strombazzare le esperienze", evidentemente abbiamo una diversa concezione del rendere testimonianza e lode a Dio. La vita di Chiara è stata - secondo il mio modesto parere - un fulgidissimo esempio su cosa voglia dire essere Cristiani. L'esempio più concreto che si possa immaginare, una donna che ha dato la propria vita per l'altro.

    Come è giusto e buono riportare le vite e gli esempi e le testimonianze di altri santi che ci hanno preceduto (tra l'altro, stiamo scrivendo in un post "in memoria di un giusto"), non capisco cosa ci possa essere di male nel riportare una santa testimonianza di Fede.

    Capisco che la durezza e la radicalità del suo esempio possa lasciare sconvolti, ma capisco molto di meno la freddezza e l'acidità di alcuni vostri commenti.

    Evito poi di rispondere a Ruben, ossessionato dal Cammino così tanto da ipotizzare oscuri complotti anche dietro questa storia. D'altro canto, che je vòi dì a uno che parla di "sfortunata ed eccessiva "apertura alla vita""? Una definizione che è un capolavoro.

    Mannaggia, pòra Chiara, je ha detto sfiga.

    Rido per non piangere :)

    Saluti
    Jeff M.

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  28. Rispondo a Rosy ore 20:44

    Comincio dall'ultimo punto cercando di essere sintetico:

    L'Opus nasce nel 1928 ma si consolida durante il Regime Franchista al quale fornisce appoggio, politici e ministri.

    Nel 1964 Kiko e Carmen fondano il Cammino,una sorta di Opus "in sedicesimo" alla portata di tutti,
    visto il profilo medio-alto dell'opera e, dai risultati, ci sono riusciti benissimo.

    Due i denominatori comuni(genitoriali):l'autoritarismo di una dittatura e la Chiesa spagnola , triste e penitente, ovvero il fedele se vuole la salvezza deve soffrire e portare la Croce.

    Alcuni punti di contatto con CNC li ho già esposti nell'ultimo post e sono disponibile per eventuali contestazioni.

    Per quanto riguarda la Prelatura Personale,l'Opus l'ha avuta dopo 18 anni dalla sua istituzione(Concilio VaticanoII),come "ricompensa" per aver pagato i debiti dello scandalo Ior-Ambrosiano.

    Con questa Prelatura hanno avuto il privilegio di essere allo stesso livello de "los de siempre" come chiamano nel loro gergo i Gesuiti,rispondendo in qualsiasi parte del mondo si trovano non al Vescovo Diocesano. bensì al Prelato dell'opera e quindi al Papa.
    Sbaglio o il non voler rispondere al Vescovo è abbastanza appetito da "nostri comuni conoscenti"?


    Ruben

    RispondiElimina
  29. L'Opus Dei e il CNC non hanno NULLA a che vedere: sono due opere completamente diverse (il fatto che siano originari della Spagna ambedue non significa nulla).

    Per quanto riguarda la giovane donna, Chiara, che ha sacrificato la propria vita per la nascita del figlio sarebbe il caso di non dare sentenze immotivate come fa il "Freedom" ben rimbeccato dal Ruben: con lo stesso metro di giudizio anche una santa come Gianna Beretta Molla verrebbe considerata come "esempio da strombazzare ai quattro venti".

    Chiara era del RdS (Rinnovamento dello Spirito). Nessuno ha "strombazzato" nulla ma è la sua storia e la sua vita che parlano per lei. Abbiamo una nuova santa in Paradiso e possiamo già chiederLe intercessione, per questo dobbiamo gioire.

    L'avversione al CNC non può diventare il criterio di giudizio su tutto ma lo è Cristo, Via Verità e Vita, attraverso il Magistero della Chiesa e i suoi sacramenti.

    Umiltà e prudenza nei giudizi.

    Basemarom.

    P.S.
    Io non sono nè NC, mai fatto parte e nè ho intenzione di farne parte: la loro liturgia, se è come raccontata in questo blog e credo che lo sia perchè anch'io li ho visti all'opera in varie parrocchie, effettivamente grida vendetta al cospetto di Dio.
    Ma hanno anche degli aspetti positivi: per esempio il fatto di fare tanti figli è cosa pienamente cattolica.
    P.P.S.
    Non sono neanche dell'Opus Dei, ma conosco la loro liturgia e il loro rigoroso amore per la sana dottrina e per il Santo Padre.

    RispondiElimina
  30. Piccola nota, quando la convivenza di Kiko con le famiglie fu sposata perche dovevano firmare gli statuti ci fu detto e poi confermato ( tramite la presenza di un vescovo di CL ) che il cammino era stato "aiutato" nel lavoro sugli statuti ma anche sui !tomi" da molti mebri di CL in italia e dell'Opus Dei in Spagna. Attenzione a non sottovalutare le amicizie tra "movimenti" assolutisti... Tutti hanno una similitudine, ovvero sostituire la loro struttura a quella classica della parrocchia...

    RispondiElimina
  31. Sono profondamente convinto che quando una persona crea un movimento, una canzone, una pittura, un'opera pia....qualsiasi cosa, giunto ad un certo punto si dovrebbe accorgere che quell'opera (misera o grande che sia) non gli appartiene più. Lo Spirito Santo l'ha suscitata. Il Signore ti ha fatto suo strumento per realizzare un suo fine. E basta. Volere attaccarsi a ciiò che si considera la propria opera è insensata superbia.
    Il poeta che ha scritto un'ode o un sonetto, l'ha scritto pensando (con la sua mente limitata e terrena) di trasmettere un suo preciso pensiero.
    Ma quando la sua opera diviene l'oggetto del pensiero di molti, ecco che l'opera non è piu' sua, ciascuno la percepisce con una sfumatura nuova ed individuale. E' come una sinfonia che anima la foresta con la brezza d'autunno e usa tutti i colori della tavolozza del divino pittore di quella stagione, di quel momento. Io penso che se Kiko Arguello e Carmen e Padre Mario, avessero l'umiltà di non trattenere, non ingabbiare la loro creatura, ma la consegnassero nelle mani sapienti del vicario di Cristo, senza pretendere più nessun controllo, senza voler imprimere il marchio pesante del loro ego....allora veramente una bianca colomba si leverebbe e sarebbe le Spirito Santo a parlare....

    RispondiElimina
  32. Sono d'accordo Freedom,la colpa è tutta del potere che agisce come e peggio di una droga; dal punto di vista umano,quanti dittatori sono morti ammazzati per non aver avuto l'intelligenza, credendosi onnipotenti di non aver mollato al momento giusto?

    Mi astengo per rispetto di riportare un proverbio siciliano di una certa volgarità che rende benissimo l'idea sul piacere di comandare...

    RispondiElimina
  33. Qualche osservazione sui movimenti:

    Tutti i movimenti, anche quelli che nascono da un vero carìsma ( vero dono dello Spirito e non autoproclamato tale), sviluppano nel tempo comportamenti corporativisti.
    E' vero che l'Opus Dei presenta caratteristiche di rigidità e di blindatura, ma per lo meno non ha modificato né il catechismo né la Liturgia.
    Quanto agli altri, ognuno ha sviluppato qualche 'scostamento' dalla verità:

    1. I focolarini hanno accentuato un falso ecumenismo

    2. CL un certo corporativismo lo ha sviluppato, ma è quello che appare più equilibrato, dovendo tuttavia raddrizzare alcuni comportamenti della "Compagnia delle Opere"

    3. S. Egidio rifiuta i dogmi ed anche lì il corporativismo non manca. Più che l'ecumenismo predilige il dialogo interreligioso, con molte iniziative sopra le righe anche sul piano diplomatico internazionale (contestate da organi governativi)

    4. il Rinnovamento dello Spirito non conosce eresie; ma sviluppa una spiritualità emotiva e non manca l'esaltazione.

    5. Nessuno di essi tuttavia configura, come il cammino NC una Chiesa nella Chiesa

    RispondiElimina
  34. Ecco bravo astieniti piuttosto che disinformare, tirando in ballo cose che c'entrano come un cavolo a merenda.

    RispondiElimina
  35. Per Basemarom:

    RnS e non RdS, Rinnovamento nello Spirito e non dello Spirito!

    Grazie.

    Effettivamente le loro liturgie sono molto emozionali, il loro modo di vivere e esprimere la loro fede pure, ma sappiamo da dove traggono origine tutte le comunità della galassia carismatica, e cioè dal pentecostalismo americano, anche se definito cattolico, dunque non dobbiamo stupirci, ma per estroversi possano essere, e per alcune comunità veramente al limite dell`ortodossia, non hanno inventato nessuna nuova liturgia, o dottrina o percorso tappe iniziatico e segreto!

    Ricordo che il numero dei figli non è ancora diventato il sigillo dell`ortodossia cattolica!
    Fanno molti figli anche gli adepti di molte sette....
    Lo è ancor meno quando è ottenuto-imposto, con un`interpretazione scorretta e sviante dell`Humanae vitae e con sottili, o meno sottili, pressioni psicologiche.
    L`apertura alla vita è meravigliosa e ammirabile ma deve concretizzarsi come la Chiesa lo insegna e lo domanda, nelle parole"paternità responsabile" c`è "responsabile", è questa responsabilità che deve essere esercitata senza pressioni esterne.

    RispondiElimina
  36. Freedom ha detto...
    "Ma quando la sua opera diviene l'oggetto del pensiero di molti, ecco che l'opera non è piu' sua, ciascuno la percepisce con una sfumatura nuova ed individuale"
    Bravissimo, Freedom, è un'analogia validissima. E, giacché è l'arte che meglio conosco, aggiungerò alla tua una mia considerazione: quando un poeta discute con un altro poeta di una propria opera, può capitare che possa ricevere un suggerimento su un salto di ritmo, su un vocabolo perfettibile, su una immagine inadeguata. Più spesso se ne accorge lui stesso, col tempo. Allora, se quel poeta non è un superbo, migliora l'opera anche a costo di lasciare in giro (come si ritrovano per grandissimi autori) versioni originali con le correzioni.

    RispondiElimina
  37. dice jeff
    Come è giusto e buono riportare le vite e gli esempi e le testimonianze di altri santi che ci hanno preceduto (tra l'altro, stiamo scrivendo in un post "in memoria di un giusto"), non capisco cosa ci possa essere di male nel riportare una santa testimonianza di Fede.

    Capisco che la durezza e la radicalità del suo esempio possa lasciare sconvolti, ma capisco molto di meno la freddezza e l'acidità di alcuni vostri commenti.


    non li capisco neanche io, Jeff. Giusto l'altro giorno parlavo con una mamma non credente la quale, prima di entrare in sala operatoria ha detto chiaramente di salvare il bambino e non lei; aveva talmente desiderato questa figlia, e rischiato tanto in gravidanza che non aveva dubbi. Oggi sono vive tutt'e due. Da un punto di vista femminile è abbastanza normale preferire la vita, sempre, e quindi la vita del figlio.

    Invece storie come queste mi fanno pensare al fatto che ci siano delle famiglie particolarmente colpite: in questa casa la morte è entrata 3 volte. Ci sono altri che hanno più figli che si ammalano gravemente. Per alcuni sembra che le prove non finiscano mai. Per questo motivo la testimonianza di questa giovane mi sembra così preziosa.

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  38. Desidero chiarire che il mio commento non si riferisce alla testimonianza di Chiara che dovrebbe essere accompagnata da un silenzio orante, evitando ogni strumentalizzazione.

    RispondiElimina
  39. Cara Luisa (dell 9.41), grazie della correzione: è RnS e non RdS (dal che si deduce che non sono neanche di siffatto movimento).

    Io mi riferivo comunque alla liturgia neocatecumenale (nello specifico alla Santa Messa), non certo agli RnS che comunque usano il NO canonico.

    Per quanto riguarda il numero di figli è vero che non è "il sigillo dell'ortodossia cattolica" ma è sicuramente un indice di un'apertura alla vita che soltanto noi cattolici abbiamo: le sette cui tu accenni quali sono? E se anche esistessero, quale la loro consistenza numerica?

    Fare figli, cara Luisa, è cattolicissimo.

    Tieni invece presente che, viceversa, è proprio di una cultura nichilista tipica della mentalità da partito radicale anni 60-70 a parlare nei termini di "donna che sforna figli" et similia. Oggigiorno possiamo benissimo vedere come tale mentalità sia dominante: figli se ne fanno pochissimi anche in ambienti cattolici. Che i NC diano quindi controtestimonianza in questo a me non può che fare enormemente piacere. Attenzione poi a parlare di paternità "responsabile" come se questo aggettivo implicasse una sorta di "controllo delle nascite": questa argomentazione infatti di solito viene usata solitamente in ambienti ostili alla Santa Chiesa.

    Quindi distinguiamo: a mio parere (che vale quello che vale), il reale problema del CNC è LITURGICO non certo di morale.

    Basemarom.

    RispondiElimina
  40. Quindi distinguiamo: a mio parere (che vale quello che vale), il reale problema del CNC è LITURGICO non certo di morale.

    La morale nel Cnc è farisaica perché non nasce da una spiritualità retta.

    Del resto è proprio la liturgia il culmine e la fonte della fede: se è guasta la liturgia anche la fede ne risente.

    Per non parlare delle prassi...

    Il fatto positivo di essere aperti alle vita, diventa negativo quando lo si fa, non per convinzione interiore e con senso di responsabilità, come insegna la Chiesa, ma indiscriminatamente e per comando altrui...

    Allora il fatto diventa un frutto da esibire. Inoltre la fecondità non è soltanto generativa. I figli non basta metterli al mondo, va vengono generati continuamente (nel Signore) prendendosene cura, seguendoli, e non trascurandoli neppure per il cammino, che in questo caso diventa un idolo, oltretutto col paradosso di trasferire strumentalmente il concetto di idolo alle persone che impedirebbero di seguirlo (coniugi-figli-familiari), verso i quali ci spingono i nostri doveri di stato che sono prioritari davanti a Dio e agli uomini.

    RispondiElimina
  41. Mic,

    e' chiaro che se gli NC fanno figli perché qualcun'altro glielo dice e non nasce invece da un amore per la/il propria/o consorte il rapporto ha qualcosa di "sballato" cioè qualcosa che non è al punto giusto, questo è vero. La negatività è però nel rapporto nc-responsabili e tra coniugi nc non certo nei FIGLI che sono anch'essi fatti ad immagine e somiglianza divina. L'altra negatività è quella di portarla come "bottino" al responsabile di turno per essere gratificati. In questo sono da compatire.

    Ma, e ci tengo a precisarlo, il frutto (cioè i figli) di tale rapporto che ha qualcosa di morboso è comunque sempre un BENE.
    E alla lunga sarà un bene anche per quei genitori che li avessero generati per i motivi di cui sopra: diceva un maestro dei tempi moderni, don Giussani, che i figli sono l'ultima possibilità di (reale) conversione di un adulto.

    Come al solito, distinguiamo.

    Basemarom.

    RispondiElimina
  42. "Attenzione poi a parlare di paternità "responsabile" come se questo aggettivo implicasse una sorta di "controllo delle nascite": questa argomentazione infatti di solito viene usata solitamente in ambienti ostili alla Santa Chiesa."


    Le suggerisco di leggere o rileggere la Humanae Vitae e vedrà come la Chiesa intende la nozione di responsabilità e anche controllo delle nascite.

    Non è certo responsabile un`apertura alla vita che implica ad esempio un quarto o quinto taglio cesareo, e per di più ravvicinati, o una nuova gravidanza che metterebbe a rischio la vita di una donna.

    Humanae vitae:

    "In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita.
    Paternità responsabile comporta ancora e soprattutto un più profondo rapporto all’ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la retta coscienza è vera interprete.
    L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori. Nel compito di trasmettere la vita, essi non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall’insegnamento costante della chiesa.


    11. Questi atti, con i quali gli sposi si uniscono in casta intimità e per mezzo dei quali si trasmette la vita umana, sono, come ha ricordato il recente concilio, "onesti e degni", e non cessano di essere legittimi se, per cause mai dipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi, perché rimangono ordinati ad esprimere e consolidare la loro unione. Infatti, come l’esperienza attesta, non da ogni incontro coniugale segue una nuova vita

    Se dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi, o da circostanze esteriori, la chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere minimamente i principi morali che abbiamo ora ricordato. "

    RispondiElimina
  43. @Basemarom.

    "Fare figli, cara Luisa, è cattolicissimo."

    NO! Fare figli non è cattolicesimo é cattolicismo (dove per cattolicismo si intende la degenerazione estremista della religione).

    Crescere figli in maniera cristiana è cattolicesimo.

    La famiglia cattolica è formata da padre, madre e almeno un figlio.

    Il fatto di fare tanti figli non significa proprio niente. Senza neanche andare in cerca di sette guardiamo i mussulmani. Loro fanno molti più figli dei cattolici.

    Guardiamo gli sceicchi sauditi che hanno decine di figli. Come si fa a dire che il numero di figli determina la cattolicità. E' una visione molto distorta ed offensiva della religione cattolica.


    Che testimonianza da un cattolico che fa tanti figli ma poi non gli deica il tempo dovuto?

    Che testimonianza è far tanti figli e poi farli crescere alla beby sitter?

    Il cristiano non è un uomo di quantità ma di qualità. Non centra assolutamente il numero dei figli.


    Le consigio un attenta lettura dell'enciclica di Paolo VI Humanae Vitae

    http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_25071968_humanae-vitae_it.html



    In particolare al punto 10

    "In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita. Paternità responsabile comporta ancora e soprattutto un più profondo rapporto all’ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la retta coscienza è vera interprete. L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori. Nel compito di trasmettere la vita, essi non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall’insegnamento costante della chiesa."


    Sottolineo che "L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori".

    Se secondo le mie capacità mi rendo conto che un altro figlio per esempio mi impedirebbe di compiere adeguatamente i miei doveri verso Dio, verso i miei figlie, la mia famiglia e la socetà. Io non devo fare figli.



    Il dovere di un cattolico non è far crescere una schiera di figli ma soprattutto in questo mondo complesso bisogna essere in grado di seguirli e stargli vicino nella crescita educandoli con i sani principi cattolici. Fare tanti figli per delegare il compito di crescerli ai fratelli maggiori o alla baby sitter non credo proprio sia cristiano. Conosco famiglie nc che hanno figli che come figura materna di riferimento non hanno la madre naturale che lavora giorno e notte ma hanno la persona che gli fa da mangiare, che li va a prendere a scuola, che gli insegna a cucinare, che gli aiuta a fare i compiti.

    Ritiene che questo modo di essere famiglia sia un modello di cattolici ideali?

    Che differenza c'è tra una famiglia con un figlio, qualora quello fosse il limite massimo che consente alla coppia di crescerlo con paternità responsabile e una famiglia con 12 figli che egualmente riesce a crescerli con patenità responsabile?

    Perché mai questi ultimi dovrebbero essere più cristinani dei primi?

    Ricordiamoci che siamo chiamati a rispondere in base alle nostre capacità.
    Non secondo gli standard che qualche movimento impone.



    Gv

    RispondiElimina
  44. Vorrei precisare a Basemarom che "fare tanti figli" è solo il modo più volgare di esprimere l'insegnamento della Chiesa sull'apertura alla vita, che consiste esattamente nell'accettare la vita che Dio dona.

    Il termine "fare tanti figli" sottintende un fabbricare prole, sottintende uno sfornare marmocchi, senza che c'entrino la ragione, la fede, la responsabilità dovuta al proprio stato di vita.

    Non sorprende quindi che il signor Argüello, di "elevata" teologia, adoperi un concetto così volgare (dovreste sentirlo quando tutto concitato elogia qualcuno che ha fatto "dieci figli!").

    Quindi, se sostituiamo la serietà della Chiesa con la volgarità degli ignoranti, allora sì che si può dire che il Cammino "è buono almeno per il fatto che fa fare tanti figli"...

    RispondiElimina
  45. ...si parla di figli: ci sono testimonianze su come muta il rapporto genitore/figlio quando un figlio decide di uscire dal cnc?

    RispondiElimina
  46. Montmirail ha detto: "Ecco bravo astieniti,piuttosto che tirare in ballo cose che c'entrano come un cavolo a merenda"

    Gentile Sig. Montmirail,
    io normalmente faccio le cose che ritengo più opportune;se non Le va di leggermi non mi legga, se non Le piace ciò che scrivo e non lo condivide o in parte o totalmente, sempre che Le vada,
    me lo dica magari con una motivazione...

    Ruben

    RispondiElimina
  47. A Gv
    Siamo finiti spaventosamente ot, ma io vorrei ricordare che siamo in una società molto contraria alla famiglia e molto contraria all'idea di donna come madre, e molto alla ricerca del figlio perfetto.
    Tutto vero quello che dici, ma bisogna fare attenzione che la cultura in cui siamo immersi non ci condizioni troppo.

    Ah se le donne, invece di cercare il potere maschile( e voler diventare sacerdotesse) ,riscoprissero il loro potere naturale della maternità, e lo facessero rispettare dagli uomini, quanto andrebbe meglio tutta la società!

    Forse l'unico merito del cammino non è certo quello di 'far fare tanti figli', ma di far riflettere il mondo cattolico su questi temi. Io non chiuderei questo canale, contrapponendosi al cammino tout court

    RispondiElimina
  48. @michela
    Michela perchè dici che siamo in una società "molto contraria" alla famiglia?
    Il nostro paese è il più arrtrato in occidente nella legislazione che tutela altre forme di famiglia; le scelte dei nostri governante sono da sempre parametrare non ai soli valori "legali" ma anche a quelli cattolici dei governante che da sempre legiferano in materia. I padri costituzionale nella loro grande apertura democratica hanno sancito in modo irreveresibile la centralità sociale della famiglia.
    Dove è la "società contraria" alla famiglia cristinamente intesa?

    RispondiElimina
  49. Come al solito, l'ansia di stigmatizzare il Cammino e di classificare tutto quanto si fa nel Cammino o come "sbagliato" o come "giusto, ma fatto con l'atteggiamento sbagliato" ci impedisce di vedere quelli che, tra cattolici, dovrebbero essere considerati frutti positivi senza se e senza ma.

    Cosi' cantare i salmi diventa negativo per questioni di traduzione o di accordi o altri pretesti. E persino seguire fedelmente un'enciclica, la Humanae Vitae, diventa un esempio di fanatismo e non semplicemente essere cattolici.

    E' chiaro che non sono solo i cattolici a fare tanti figli - fare tanti figli e' retaggio di ogni nazione o cultura o gruppo sociale che non vuole estinguersi nel giro di 10 generazioni. Ma chi e' cattolico e segue gli insegnamenti della Chiesa e' aperto alla vita (e non: fa figli; fare figli e' conseguenza dell'essere aperti alla vita, se Dio vuole): essere aperti alla vita e' condizione necessaria per essere cattolici, ma non sufficiente.

    E l'Humanae Vitae parla della paternita' responsabile, e' vero, ma non come scusa generica per non fare figli: devono sussistere ragioni gravi per non essere aperti alla vita ("la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita."). Se qualche NC ha adottato una lettura troppo ristretta di "gravi motivi" (ma non tantissimi, visto che la media di figli nel CNC e' 4, non 10), la maggior parte della popolazione cattolica ha evidentemente interpretato "seri motivi" come "l'impossibilita' di pagare a ogni figlio la settimana bianca e il master alla Bocconi", perche' la maggior parte delle famiglie cattoliche ha un figlio solo, e certamente e' un concetto nuovo nella storia dell'umanita' che sia impossibile prendersi cura di una famiglia di 2-4 figli.

    Ditemi voi chi ha interpretato meglio lo spirito dell'enciclica...

    E poi non sono affatto d'accordo sul fatto che in CNC bisogna fare molti figli. Il CNC ti ricorda, attraverso l'esempio di chi ci e' passato, che essere aperti alla vita e' possibile e in modo anche molto coraggioso, e la questione dell'apertura alla vita finisce per interrogarti per tutto il tuo periodo fertile: ma da qui a dire che qualcun altro e non tu davanti a Dio e in sieme al coniuge decide se sei aperto alla vita ce ne passa! Ancora una volta, e' una caricatura.

    Leggo adesso l'intervento equilibrato di Michela e non posso che essere d'accordo. Stiamo attenti a non buttare il classico bagno con il bambino dentro nella foga di criticare il CNC, e pensiamo piuttosto a come fare a incoraggiare i cattolici, fuori o dentro ai movimenti, a vivere la loro paternita' e maternita' in modo piu' generoso e meno legato ai costumi irrazionali e francamente suicidi (dal punto di vista della perpetuazione della specie) di questo momento storico.

    Al

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  50. Non credo Michela che il cnc faccia riflettere il mondo cattolico, perchè i numeri di figli sono sbandierati, sono gettati alla figura dei cattolici, alla stessa stregua dei numeri di seminari, delle alzate vocazionali, delle comunità, sempre e ancora quei numeri sventolati con un orgoglio incommensurabile, per celebrare il cnc.
    Non è solo "fare" molti figli, è come, è perchè, è farlo malgrado i rischi, fisici, psichici, economici, è farlo perchè se non lo fai sarai giudicata,è mettersi in una specie di gara non certo lodevole e ammirevole anche per un cattolico, anzi, forse sopratutto per un cattolico.
    Non dimentico di certo l`Arguello, in San Pietro, davanti al Papa, gridare, 10 figli, 11 figli, alzatevi, sedetevi....
    Non siamo ciechi, sappiamo a che dipendenza dal cnc, dalla comunità, porta un numero di figli che la situazione economica della maggior parte delle famiglie non è in grado di assumere, non è prudente e ammirevole continuare ad aver figli quando la salute della mamma è a rischio, qaundo l`avere molti figli ti rende dipendente, quando non potrai comunque occupartene, anche a causa di ciò che esige il cnc.
    No,non credo proprio, che l`apertura alla vita così come è praticata e ottenuta nel cnc sia esemplare, cioè da dare in esempio come un`applicazione della Humanae Vitae.

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  51. Forse l'unico merito del cammino non è certo quello di 'far fare tanti figli', ma di far riflettere il mondo cattolico su questi temi. Io non chiuderei questo canale, contrapponendosi al cammino tout court

    Noi non ci contrapponiamo al cammino tout court ma alle sue storture. E se è cosa buona e giusta far figli, non lo è di certo se lo si fa per condizionamento.

    E, di certo, quella che viene di fatto costruita non è la famiglia cristiana, ma quella kikiana, succube della comunità, dei catechisti e quant'altro...

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  52. L'ossessione neocatecumenale dello sfornare figli a ruota libera desta diversi sospetti. I bambini che nascono sono certamente ad immagine di Dio come diceva Basemarom; il problema tuttavia credo sia riconducibile alle linee immodificabili e "dogmatiche" degli iniziatori e alle loro reali (e più o meno nascoste)intenzioni. Di fatto la maggior parte delle nuove generazioni del CNC sono "figli del cammino" che vanno ad incrementare e a rafforzare le fila del movimento. Se veramente Kiko vuole creare una Chiesa parallela ha scelto il metodo più efficace.

    Una domanda: l'espressione "apertura alla vita", riguarda solo la sfera sessuale? Mi sembra riduzionistica come visione: non è apertura alla vita prima di tutto accogliere l'altro da sè, rispettare e tentare di comprendere le idee diverse dalle proprie(già nella Chiesa stessa), cercare di valorizzare la ricchezza di ogni persona senza massificarla in linee guida rigide e intoccabili (dogmi a parte)? Non è apertura alla vita avere cura prima di tutto delle persone che GIA' CI SONO, prima di pensare a quelle che non sono ancora nate? Come fanno i ncn a parlare di apertura alla vita (sempre in senso ampio) se in comunità non è possibile nemmeno fare un canto che non sia di Kiko o a lui gradito? E si potrebbero fare tanti altri esempi di chiusure ncn...

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  53. E poi non sono affatto d'accordo sul fatto che in CNC bisogna fare molti figli. Il CNC ti ricorda, attraverso l'esempio di chi ci e' passato, che essere aperti alla vita e' possibile e in modo anche molto coraggioso, e la questione dell'apertura alla vita finisce per interrogarti per tutto il tuo periodo fertile: ma da qui a dire che qualcun altro e non tu davanti a Dio e in sieme al coniuge decide se sei aperto alla vita ce ne passa! Ancora una volta, e' una caricatura.


    La caricatura è questa difesa d'ufficio.
    Vorrei che rispondessero coloro che conoscono bene l'inquisitoria anche indiscreta dei catechisti in ordine alle gravidanze...

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  54. Una domanda: l'espressione "apertura alla vita", riguarda solo la sfera sessuale?

    E' una domanda che ho posto più d'una volta anch'io con riflessioni simili alle tue, ma alla quale di solito si risponde sempre con gli stessi slogan.

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  55. Il commento delle 14:20 mi sembra la classica presa per il sedere kikiana, sebbene circondata da parole gentili. Si dice che 2+2=4, è vero, però si dice anche che 5=2+2, e poi dice che 2+2=3. Ad ogni riga cambia significato, in modo da infilarci anche il significato comandato da Kiko.

    Il termine "paternità responsabile" cosa significa? Significa "paternità" e "responsabile": non si scappa. Facilissimo. È stato papa Paolo VI a spiegare con chiarezza cosa significa, e anche se si volesse ignorare Paolo VI si capirebbe subito che è una condanna alla irresponsabilità almeno quanto alla steriltà. Ma ecco che il solito neocatecumenabile viene qui a fare tutto un discorso che alla fin fine confonde i significati al solo scopo di giustificare la macchina sforna-figli inventata da Kiko.

    Anche i ciellini "fanno" un sacco di figli, ma non nella maniera irresponsabile comandata da Kiko e Carmen (al punto che abbiamo un'enormità di testimonianze sul CN pressappoco riassumibili in questa: "ma come, tua moglie non è ancora incinta? ma allora tu ti masturbi!" e quindi giù i coniugi a darsi da fare e a correre dal ginecologi per evitare che i cosiddetti "catechisti" continuino ad insinuare e a fare illazioni: e quando finalmente inizia una gravidanza, tirano un sospiro di sollievo perché il pancione della futura mamma finalmente esonera dalle sgridate per un annetto).

    Tutto questo discorso diventa infinitamente più chiaro se al posto di "contraccezione" e di "tanti figli" si pone al centro la questione della paternità responsabile e dell'accettare la vita che il Signore ci dona.

    Attenzione: "ci dona".

    Ci viene donata, non è una faccenda come al supermercato dove ne prendi quanta ne vuoi altrimenti i cosiddetti "catechisti" ti umiliano e insinuano cosacce che non ti saresti mai permesso di fare.

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  56. Se un figlio "nasce per un atto d'amore", nasca per "un atto d'amore".

    Se l'atto d'amore, è compiuto controvoglia ed in maniera forzosa come di fatto spesso pretende il CNC,
    l'eventuale figlio non nascerà per "un atto d'amore".
    E, se la "controvoglia" è presente in entrambi gli sposi,questo costituisce una grave violazione del libero arbitrio da parte dei Catechisti CNC i quali, se qualche volta si ricordassero che esiste un Dio al quale tutti dovremo rispondere, forse ne guadagnerebbero in Fede.

    Ruben

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  57. a Mic e Luisa
    come ho detto più volte la mia ipotesi di partenza è che il cammino NON forma cristianamente le coscienze.
    Quindi l'apertura alla vita del cammino è strumentale al cammino stesso, come ogni altro aspetto del cammino.
    Però è un aspetto che ai vescovi piace, e che interroga molti. In questo senso suggerisco di non contrapporsi ai nc su questo tema, perchè non serve a nulla, visto che sono apprezzati nella chiesa proprio per questo. Se noi ci poniamo contro questa apertura alla vita, perchè è imposta dall'alto e ridotta solo all'atto sessuale, finiamo per farli passare per gli unici martiri di oggi e per i soli che obbediscono al magistero.

    In questo senso dicevo che viviamo in una società contraria alla famiglia: sia nel mondo cattolico, che nella società in generale la famiglia è sempre sotto attacco, perchè non sa educare, per esempio.

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  58. credo che sull"apertura alla vita" intesa come la intendono i NC già se ne sia parlato a sufficienza quindi inutile ripetermi.
    Aggiungo solo che basterebbe pensare ai mesi susseguenti gli scrutini e ci si accorerebbe he le mamme con i pancione crescono a dismisura
    Basterebbe fare una statistica sull'apertura alla vita/dopo scrutini.
    Una cosa di cui mi sono sempre stupito (e domandato) è la mancanza di adozioni (se non in rarissimi casi) nelle famiglie neocatecumenali.
    In 3 comunità che ho frequentato non ce ne è stata nemmeno una e adesso che ci penso nemmeno nelle altre
    Ecco l'adozione sarebbe ua buona apertura alla vita.
    Non è certamente ignorabile il fatto che tutti questi figli neocatecumenali poi diventeranno a loro volta neocatecumenali e sposandosi tra loro (figli dei fratelli, oh quanti esempi ho davanti i miei occhi) genereranno ancora figli neocatecumenali. Insomma si protegge la continuazione della specie.
    Non tanto tempo fa una sorella di comunità ha detto, durante un giro di esperienze, che sperava che almeno un figlio diventasse sacerdote e almeno una figlia suora ma gli altri (ne ha 7 in tutto) dovrebbero dargli almeno 5nipotini a testa

    5x5=25

    Se a questa signora riuscisse a veder appagato il suo desiderio potrà stare tranquilla: la sua parte per rinforzare le fila del Cammino l'avrà fatta!

    per quanto riguarda aver tanti bambini posso affermare che magari in Italia per ragioni economiche o altro la media è un figlio a coppia ma nell'Europa del Nord (che cattolicissima non è) non è raro, anzi è usuale, vedere famiglie giovani con 4 figi a testa se non di piu'.
    Una ragione a parte quella di appartenenza religiosa ci dovrà pur essere.

    RispondiElimina
  59. @Al

    Forse non mi sono spiegato bene, o forse non ci siamo capiti. Allora riduco tutto ad una semplice domanda. Secondo te è più responsabile avere 2 figli che cresci tu educandoli e facendogli sentire il tuo amore, accompagnandoli nella vita o 4 figli cresciuti da una tua dipendente? (i numeri sono indicativi)

    Perchè in quel momento la paternità o maternità responsabile la deleghi ad un dipendente stipendiato.

    Personalmente conosco alcune famiglie nc di persone che ce la mettono tutta ma con genitori che per mantenere la famiglia lavorano fino a tarda sera, o anche i fine settimana (domenica inclusa) delegando il loro ruolo di genitori a dei dipendenti. Quella è una paternità irresponsabile (ma egualmente elogiata dal cammino).

    Ci tengo a precisare che non è una questione di numeri, ma l'apertura alla vita non centra un emerito niente con il numero dei figli.


    Uno deve essere in grado di crescerli non farli crescere ad altri se no come può dire che sono i suoi figli quando i bambini sono convinti di avere due mamme?

    Nella mia famiglia (non simo mai stati nc) siamo sopra la media. Ma abbiamo avuto la fortuna di avere mio padre con un buon stipendio e mia madre con un lavoro part-time che le ha permesso di aiutarci a crescere. Vedo famiglie nc più o meno della dimensione della mia che hanno genitori che non conoscono minimamente i propri figli. Figli con problemi psicosomatici non da poco. Genitori in buona fede che si impegnano ma a cui è stato insegnato solo a fare figli non come curarsi di loro.


    La paternità responsabile come tutto nel cristianesimo è una questione di qualità. Non di quantità.

    Cristo ha sempre fatto scelte di qualità non ha mai seguito la logica della quantità. E noi dobbiamo sforzarci di seguire le sue orme.


    Quando lei fa l'esempio della settimana bianca, sono d'accordoi. Un conto è non avere soldi per dar da mangiare ai propri figli. Un conto è volerli viziare. Su questo non ci piove (io non ho mai fatto una settimana bianca e non penso sia una necessità).



    Il limite non si può decidere a tavolino dipende dalle singole persone e dalle loro capacità. E come capacità non intendo capacità economiche, quelle sono un problema secondario o terziario.


    I miei genitori per esempio hanno deciso di non aver altri figli non per motivi economici (avremmo benissimo potuto stringere la cinghia ulteriormente e chiedere aiuto alla parrocchia) ma perchè avendo avuto gia noi, e avanzando negli anni si sono resi conto che non avrebbero trovato le forze per crescere altri figli.


    Conosco famiglie che non facendo questo ragionamento si trovano perennemente sul orlo di una crisi di nervi. E si fidi, hanno tanti figli ma chi li guarda da fuori a tutto pensa tranne che ad una buona immagine di famiglia cristiana (questa osservazione me l'ha fatta un parroco, non viene da me).


    Questo non vuole essere un accusa verso queste persone, che sono persone dal cuore grande ma che non hanno avuto dalla comunità nc il sostegno necessario per crescere come famiglia cristiana, ne tanto meno è stato un errore avere quei figli.

    Il problema è che viene fornito il modello di Kiko tanti bambini = veri christiani. E ho notato che nelle esperienze di diverse persone si fa molta pressione su questo.



    Questo modello che kiko trasmette è sbagliato.

    Vuole forse negare che kiko faccia così? Perchè leggendolo ed ascoltandolo ho notato che fa sempre l'elogio delle famiglie numerose, ma non da mai insegnamenti su come crescere i figli (a parte dire di fare il cammino).


    L'apertura alla vita non è questione di numeri o di sesso. L'apertura alla vita è uno stile di vita cristiano che non guarda alla quantità di figli ma alla qualità.


    Per concludere un esempio pratico, di una ragazza quasi contemporanea a noi: Beata Chiara Luce Badano.

    Una figlia una beata. Qualità non quantità.


    La logica di questo mondo è la quantità, il marketing, l'apparenza. La logica di Dio è la qualità ma la qualità.


    Gv

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  60. Aggiungo pure che ciò che dovrebbe essere ovvio già a tutti i cattolici (e che perciò occorre ancora una volta insegnare di nuovo): l'educazione a vincere la mentalità espressa dallo stesso termine "fare figli".

    Ho presente dei cattolici che hanno tempo e soldi per allevare una abbondante nidiata di figli, e invece restano fermi al figlio unico (o al più due o tre in caso di "incidenti").

    Per questo il cortocircuito di Kiko suona bene alle orecchie degli ignoranti, perché semplifica drasticamente ogni spiegazione, riducendo tutto a una questione quantitativa: sfornare tot figli di cui almeno uno o due da far "alzare" ai Kiko-show. Una "logica di marketing", appunto.

    RispondiElimina
  61. "La logica di questo mondo è la quantità, il marketing, l'apparenza. La logica di Dio è la qualità ma la qualità. "

    Ho fatto un piccolo errore, è ovvio che volevo dire: La logica di Dio non è la quantità ma la qualità.


    Gv

    RispondiElimina
  62. In ogni caso i NC stanno passando da un tipo di Endogamia Paolina(...sposate le figlie d'israele...), ad un tipo di endogamia reale dove i geni, in un futuro non molto lontano potrebbero produrre guasti e tare nella nuova stirpe pseudo-israelitica di Kiko.

    Ruben.

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  63. Caro Gv

    Sul fatto che il limite non si decide a tavolino siamo d'accordo. Alla fine l'apertura alla vita e' una proposta che Dio, attraverso la Chiesa, fa a noi cattolici, ma lascia alla liberta' della nostra coscienza dove finisce la generosita' e comincia l'irresponsabilita'.

    Ti rispondo perche' mi fai una domanda diretta, se siano meglio 2 figli cresciuti con amore o 4 cresciuti da un dipendente... e' una domanda strana per me perche' nel mio ambiente non siamo cosi' ricchi e di famiglie che hanno dipendenti che gli crescono i figli non ne conosco!

    Certamente i figli che si hanno bisogna amarli e non so se c'e' un numero dopo il quale diventa difficile amarli. E' anche per me difficile rispondere se sono alla domanda se siano meglio 4 figli seguiti male o 2 figli seguiti bene. Primo perche' non credo che l'amore e l'attenzione sia una quantita' costante che deve essere divisa tra i figli, e secondo perche' non so cosa vuol dire "e' meglio"... e' meglio per chi? Se anche 4 figli crescessero meno bene e con meno amore di 2 (cosa che non credo), comunque e' difficile per me dare un valore a una vita, e decidere se 4 persone frustrate sono meglio di 2. Non sono Dio per riuscire a dare un valore alla vita!

    L'apertura alla vita non vuol dire avere tanti figli, ma non e' neppure semplicemente questione di qualita': vuol dire anche accettare, secondo me, essere aperti *fisicamente* alla possibilita' di nuovi figli, nello spirito della Humanae Vitae, se non per seri motivi, e lasciare a Dio giudicare la qualita'.

    TUtto, questo, pero', ed e' cruciale, nella liberta' e nella gioia: Dio vuole figli che collaborino al suo disegno di salvezza e non schiavi che portino pesi immani.

    Al

    RispondiElimina
  64. Solo ora sono riuscita ha trovare un po di tempo da dedicare alla mia lettura quotidiana del blog.

    Ho notato che si è discusso ancora dell'Opus Dei, proprio stamani ho fatto il ritiro mensile in uno dei suoi centri. Non faccio parte della prelatura, sono semplicemente una frequentatrice dei mezzi di formazione, e direzione spirituale. Non è il caso di continuare ancora su questo argomento anche se mi farebbe molto piacere, dibattere. Parlare di movimenti, della loro nascita, carisma ed evoluzione c'è da perdersi, e sopratutto interessante esaminare perché hanno tanto successo, e perché la Chiesa ha delegato a dei presunti tecnici della fede la sua missione pastorale, verrà il giorno dove essa sarà tutta spezzettata nei carismi di miriadi rivoli di gruppi. Mic ha dato una giusta sintesi, di quelli più conosciuti. Potrebbero essere utili se tutti fossero fedeli al Magistero, alla Dottrina della Madre Chiesa ma sopratutto al Santo Padre, senza deviazioni, invenzioni di visioni mistiche atte a stravolgere la sua secolarità, la sua tradizione e sopratutto la sua identità, non mi sorprende leggere nel blog che l'Opus Dei proprio per la sua ferrea dottrina è stata interpella per la correzione di quella del sign. Kiko, e compagna, ( i nc non si rendono conto dell' umiliazione che hanno dovuto subire... essere corretti!!!), c'era da salvare il salvabile dopo aver dato l'opportunità a questo emerito signore di occupare le Chiese e affidare le anime dei fedeli alla sua cura pastorale, senza controllare prima cosa faceva, un aspetto tra i più vergognosi che la Chiesa doveva evitare.
    L'Opus Dei non è nata per visione ma per una riflessione di Escrivar sulla vita di Gesù trascorsa nella sua famiglia, nel lavoro di bottega di Giuseppe mentre trascorreva un'esistenza umana come la nostra, mentre si preparava spiritualmente con un rapporto costante con il Padre celeste ad affrontare la sua missione divina, così secondo Escrivar anche il cattolico deve vivere la sua vita santificandola nel lavoro e nella vita ordinaria, avendo un continuo incontro di amicizia con Cristo. Nell'Opera c'è molta esortazione all'orazione personale a quel dialogo diretto e costante con il Divino, così che, qualsiasi sia il tuo lavoro, la tua vita quotidiana, tutto, può diventare una forma di santificazione, senza fare cose straordinarie, ma ordinarie, le tue piccole cose fatte bene, questo è il nocciolo del carisma di San Josemarià, chiamato il santo dell'ordinario.

    Non trovo corretto parlare ancora dell'Opus Dei, per il rispetto delle finalità di questo blog che amo moltissimo e seguo con tanto interesse.

    Mi chiedevo solo una cosa: visto che siete così bene informati, perché non avete accennato alle opere apostoliche e alle attività sociali che i fedeli dell'opera hanno sviluppato in tutti questi anni come ospedali centri di formazioni professionali, università e campus universitari, alcuni di notevole importanza, dove vivono e lavorano i famosi numerari ispirati da una vocazione, dall'aspetto di menager griffati, più che da poveracci senza stipendio. Perché non avete accennato alla potentissima sequela di cooperatori che sono una vera forza per il sostegno dell'organizzazione, essi stanno vicino all'Opera senza avere nessun obbligo, ma in una condizione estremamente libera. Non avete scritto che si può essere anche semplicemente amici come lo sono io. Ancora di più, c'é chi sostiene l'Opus Dei solo per simpatia, o per prestigio senza neppure frequentarla, sicuramente ha un'immagine di eleganza serietà sobrietà e di elite nella Chiesa, ma nonostante tutto puoi avvicinarla e conoscerla più da vicino senza esserne coinvolto, come ho fatto io. Possiamo anche criticarla per la sua potenza e la sua influenza ma la preferisco a quella gretta e popolare del Cammino.
    Buona notte a tutti nell'Amore di Dio
    Rosy

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  65. E, aggiungo, i membri dell`Opus Dei, santificano la domenica nella loro parrocchia con i parrocchiani, niente salette private, nessun insegnamento segreto, nessuna "liturgia" ad hoc fatta apposta per loro!

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  66. hai ragione Emma è importante per i membri dell'opera essere uniti alle loro parrocchie, e collaborare se necessario restando con tutta la comunità nei centri esistono piccole cappelle veri gioielli di architettura chiamate oratori, perché necessaria e costante è la presenza del SS, per chi desidera pregare, per i ritiri mensili, o le adorazioni, non esiste nessuna segretezza il sacerdote è presente per la meditazione sempre accompagnato dalla Bibbia e il CCC più le encicliche del Santo Padre, libri spirituali comuni da cui trae spunto, e che puntualmente nomina per chi poi desidera consultare, c'é realmente un'alta preparazione teologica, perchè sono sempre in formazione.
    Buona giornata e pace
    Rosy

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  67. E per somma sventura dei corvi e dei loro simpatizzanti la commissione guidata dall'ottimo Herrantz
    va avanti.

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  68. (continuazione)

    Quando Paolo VI dice: "Nel compito di trasmettere la vita, essi non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio"

    Nel procreare a proprio arbitrio c'è questo concetto. Devo cercar di seguire il disegno che Dio ha fatto per me e se ha fatto la nostra coppia in grado di cocreare un solo figlio mi devo fermare ad un solo figlio (e qui l'esempio di Chiara Luce Badano calza a pennello). Se invece ci ha resi capaci di cogenerarne di più non posso sottrarmi a questo dovere. E per cercar di capire se sto seguendo il mio libero arbitrio o la volontà di Dio devo tenere presente i 4 punti precedenti.

    La dimensione di apertura alla vita non può essere dissocciata dalla qualità della vita. Dove per qualità non intendo la dimensione monetaria ma la qualità della mia vita cristiana in relazione ai su detti punti.

    Il dato quantitativo di avere tanti figli può anche trasformarsi in un demerito qualora andasse contro i suddetti aspetti qualitativi.

    Ti chiedo se tu o i tuoi catechisti avete mai ragionato su questi punti e se trovi queste osservazioni giuste o sbagliate.


    Gv

    RispondiElimina
  69. @Rosy, Emma e Sig. Montmirail

    Rif.

    Nulla da eccepire per la Tradizione e la
    Liturgia in piena sintonia con la Chiesa.

    Per il resto, "non è tutt'oro quel che riluce".

    Rubel

    RispondiElimina
  70. Per Ruben:

    Dimmi quale oro riluce in questo mondo? da qualsiasi parte lo prendi, in qualsiasi campo t'inoltri resti deluso. Io sono diffidente per natura, non credo alle parole ma mi fido delle sensazioni, quando ho incrociato il Cammino sulla mia strada il campanello d'allarme è stato l'arrivo nella mia parrocchia di un sacerdote dai comportamenti, organizzazioni di catechesi e omelie assai discutibili, quando in privato ho fatto presente le mie perplessità, è successo tra noi un putiferio, dietro la facciata dell'umile ex francescano nascondeva un'arroganza disgustosa, ho capito in seguito che probabilmente l'avevo colto in fragrante, quando scoprii l'esistenza del CNC che fino allora non conoscevo e lui ne faceva spudoratamente parte da un ventennio.
    Oggi fortunatamente è stato trasferito in una parrocchia distante dove già ci sono comunità nc.
    Questa esperienza all'epoca mi ha allontanata dalla mia parrocchia e cominciai a cercare chiese con sacerdoti affidabili, è stato un bene perché ora frequento una basilica distante da casa mia dove c'è il rettore che celebra con tutti i canoni della bellissima tradizione liturgica della Chiesa, dai canti gregoriani o classici, alle alternanze di latino durante tutta la celebrazione.
    Rosy

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