venerdì 11 novembre 2022

Coerenza evangelica – Incoerenza neocatecumenale


 Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Veterano


"fatemi vedere dopo la grazia sacramentale il cambiamento di costumi e, la trasformazione in meglio, fatela conoscere con la purezza della vita. 

c’è bisogno di una dimostrazione evidente che faccia riconoscere l’uomo novello, affinché distinguiamo con segni evidenti l’uomo nuovo da quello vecchio. Penso che questi siano i moti deliberati dell’anima, per cui essa si stacca dalla vecchia consuetudine, si mette in una via nuova, fa vedere chiaramente ai suoi conoscenti d’essere diventata tutt’altra e non conserva più segno di quel che era prima. 

Prima del battesimo c’era un uomo scostumato, avaro, rapace, oltraggiatore, bugiardo, calunniatore e con altri simili vizi. Adesso diventi modesto, sobrio, contento della sua roba, anzi generoso a soccorrere i poveri, sincero, rispettoso, gentile nel parlare ed esercitato in ogni lodevole attività. Perché come con la luce scompare il buio e non si vede il nero se viene dipinto in bianco, così l’uomo vecchio scompare quando si adorna delle opere di giustizia……………………………Tale deve essere la rinascita: troncare la consuetudine del peccato e vivere da figli di Dio, poiché tali siamo diventati con la grazia del battesimo” (S. Gregorio di Nissa, Disc. Sul battesimo di Cristo). 


Risuonano spesso nella memoria, ancor oggi a distanza di tanto tempo, le parole uscite dalla bocca di Kiko: “Mica sei entrato nel Cammino per diventare santo?”. D’impulso verrebbe da rispondere: “No, sono entrato per diventare peggiore di prima!”. Ma di norma si resta muti e basiti. Con simili frasi - una oggi, una domani - Kiko è solito forgiare, pian piano i suoi. Dopo qualche anno ciascuno sa cosa lo aspetta nel neocatecumenato. Questa nuova consapevolezza si accompagna - nel 90% dei casi, più o meno - ad un totale asservimento mentale, psicologico e spirituale, anche questo perseguito ad arte da Carmen e Kiko, una vera e propria strategia. Se solo il cervello si connette e provi a dialogare o peggio ancora ad eccepire, vieni subito irretito:
“Il Cammino si fonda sull’obbedienza ai catechisti, senza pensare”;
“Pensi forse di essere più intelligente di me?”;
“Tu devi essere legato a noi”. 


Col tempo te lo spiegano bene cosa significa essere “legato”. Devi aver rinunciato a tutto, lasciato tutto, per dipendere totalmente dal Cammino, in primis sul piano economico – fondamentale per laici non consacrati -, tu e la tua famiglia (cosa gravissima, rispetto alle responsabilità e doveri verso i figli e che ti rende completamente ricattabile). Poi viene tutto il resto. Ecco che ora la loro dottrina può impregnarti del tutto, Questo il loro scopo primario. E tu ti presti a sperimentarla su te stesso e a trasfonderla – pari pari – agli altri. Con i frutti deleteri e marci di cui su questo Blog abbiamo ampiamente e dettagliatamente rendicontato nel dettaglio.


Quante volte abbiamo detto o sentito dire, anche comunemente: “Mica sono un santo?”. Frase per giustificare nostri o altrui comportamenti che non corrispondono a ciò che è scritto nei Vangeli che non tolgono niente, ma indicano all’uomo una vita migliore per essere felici: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 11; cfr. Dt 5, 33) e santi come Dio: “Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono il Signore, vostro Dio” (Lev. 20, 7; cfr. Lev 11, 44-45; 19, 2; Mt 5, 48; Gc 1, 4). Il pensiero che non siamo chiamati alla santità, e quindi la convinzione che non possiamo nulla contro la nostra precarietà, è un qualcosa che ha sempre cercato di farsi strada all’interno della Chiesa Cattolica, ma non ha mai trovato spazio come è avvenuto, invece, nella chiesa protestante. 

Interessante mettere in relazione due frasi che hanno pronunciato prima s. Agostino e dopo Lutero: 

Pecca fortemente, ma ancor più fortemente confida e godi in Cristo (s. Agostino)


Sii peccatore e pecca fortemente, ma più fortemente credi e godi in Cristo che è vincitore del peccato della morte e del mondo (Lutero)


Come si vede due frasi analoghe, molto simili, anzi molto probabilmente Lutero ha ricopiato, riadattato e fatta propria quella di s. Agostino per dimostrare ancora di più che il suo pensiero era cattolico, perché espresso precedentemente da uno già riconosciuto “Dottore” della Chiesa. Questo dimostra che i proverbi, le frasi famose, i detti sapienziali, specialmente quelli inerenti alla religione e quindi al mondo spirituale, non devono essere usati come verità assiomatiche non passibili di errori di interpretazione, ma bisogna calarli nel contesto del discorso o collegarli al concetto che l’autore sta trattando conformemente alla sua spiritualità. 

Grazie a Dio s. Agostino ha anche detto “Ama e fa ciò che vuoi” ridimensionando e gettando luce sulla precedente affermazione, perché è sicuro che chi Ama veramente Dio, Ama anche l’altro e non ha più alcuna intenzione, con volontà ferma, di peccare; chi pecca uccide il prossimo e Dio in se stesso. Si coniuga perfettamente la regola rabbinica fondamentale di non interpretare mai nulla nella Scrittura contro la gloria di Dio

Ora, come interpretare la doppia affermazione di s. Agostino? 

Che la “passione” per Cristo deve superare la passione per il peccato, perché il godimento che si prova con Lui supera notevolmente quei promessi piaceri corruttibili che poi si rivelano fittizi quando si pecca. Agostino era certo di rivolgersi ad un popolo di peccatori ai quali vuol far conoscere la Buona Notizia del Vangelo! Agostino li vuole conquistare e introdurre nel Regno dei Cieli: anche per loro c’è un posto nella Chiesa. Da buon conoscitore di se stesso (tutti conosciamo la sua vita prima della conversione e quante lacrime è costata a s. Monica) sa con certezza che la “passione” per Cristo riesce a dissipare come nebbia al sole ogni altra passione mondana e che, se si comincia a godere di Lui che è la “Parola” vivente, come sarà mai possibile continuare a stare nel peccato?

Pecca fortemente, ma ancor più fortemente confida e godi in Cristo

Agostino non pretende un cambiamento moralistico dei peccatori, li farebbe scappare immediatamente da lui e dalla Chiesa, ma dà un consiglio da fratello maggiore: quello di godere di Cristo. Il successivo abbandono dei peccati è solo una sicura conseguenza che provvisoriamente viene nascosta all’interessato. La frase di Agostino comincia con un presente: Pecca fortemente, per arrivare ad un futuro prossimo ma ancor più fortemente confida e godi in Cristo e noi possiamo aggiungere con il senno di poi: affinché non pecchi più, in accordo con quanto dice diverse volte Cristo: “E non peccare più” (Gv 5, 14; Gv 8, 11) o quanto afferma sempre Giovanni nella sua lettera: “Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio” (1 Gv 3, 9). 

All’opposto, la frase di Lutero è molto ambigua perché comincia con un futuro: Sii peccatore condizione imperativa che regna sulla vita di ogni persona che pecca fortemente. E’ vero che continua ma più fortemente credi e godi in Cristo che è vincitore del peccato della morte e del mondo, ma questo contraddice il “Sii peccatore”.
Questa triste condizione per i protestanti dura tutta la vita e non se ne può in alcun modo uscir fuori con la nostra volontà. Non esiste la confessione, il perdono sacramentale, ma solo “La Grazia”.
Ricordo che per i protestanti esistono solo due sacramenti: Il Battesimo e l’Eucarestia visti come “segni” e non perfetti dispensatori della “Grazia santificante”. E nell’Eucarestia non credono alla presenza reale di Cristo.

Ma Kiko fa qualcosa di peggio. Perché si inserisce lui e si pone come unico mediatore tra il riconoscersi peccatore e la salvezza con l’annuncio del suo Kerigma. Tutto passa per l’”udito”: ascoltare e credere e - di pronto – si genera la “creatura nuova” e inizia la “gestazione”. Utero è la “piccola comunità” nella parrocchia, cordone ombelicale i catechisti che tutto comandano e ci si salva a grappoli attraverso l’obbedienza cieca sempre ai propri catechisti.

Si fa un unico conto nella comunità neocatecumenale tra chi pecca “più fortemente” e chi meno e chi non pecca affatto. 

“Dio ti ama così come sei”.

         Violenta predicazione di Kiko,

              sensazionale ed emotiva

Che nel contesto diventa aberrante. Il Cammino è una gnosi, come ben descrive Lino Lista, ciò che conta è conoscere che sei un “peccatore che non può non peccare” per il quale ogni pretesa di migliorarsi è assurda, moralista, stigmatizzata da Kiko e Carmen e bandita dalle salette.

Come tu sei il Kerigma te lo mostra. E tanto basta.
A questo si riduce il Cammino. Il di più, ossia il desiderio di non più peccare la volontà di santificarsi, sono ridotti a pura superbia spirituale.

Cosa ne è, per costoro, di chi non ascolta il Kerigma kikiano e resta nell’ignoranza?
Di chi non entra nel C.N., come di chi ne esce?... ...alla buon’ora (visto che mai finisce né porta da nessuna parte)?
Non è dato saperlo.

Di quelli che chiamano “i salati”, nella migliore delle ipotesi, o “i giuda”. A seconda della collocazione nell’esaustivo disegnino kikiano che circoscrive e comprende l’intera umanità in una balorda semplificazione rapportata al Cammino

Tutto il mondo kikocentrico


Sii peccatore e pecca fortemente, ma più fortemente credi e godi in Cristo che è vincitore del peccato della morte e del mondo (Lutero).

       “La morte ma non peccati”

            San Domenico Savio


La frase di Lutero non si può interpretare in maniera rabbinica - non interpretare mai nulla nella Scrittura contro la gloria di Dio - perché contiene una contraddizione:  

Che si possa continuare ad essere peccatori e buoni cristiani contemporaneamente, perché i cristiani sono salvati per la grazia e non per le opere (Rm 11, 6; 2 Tm 1, 9). 

Parole di Paolo che interpretano a supporto della “teologia della giustificazione”, mentre non vogliono assolutamente mettere in opera la volontà a migliorarsi

Cosa che i protestanti e tutti coloro che aderiscono a questa teologia, non considerano fondamentale nè fattibile, anzi, credono che dietro questa volontà si nasconda quel moralismo e quella ipocrisia che molti cattolici mostrano con il loro comportamento e usando la Parola di Dio come arma per distruggere il prossimo. 




Oggi come allora, Cristo dice ai Farisei che sono ipocriti (12 volte nel vangelo di Matteo, una volta in Marco e due volte in Luca). 

Oggi e in tutti i tempi passati, questo pensiero protestante ha cercato di insinuarsi nella Chiesa Cattolica e molte volte riuscendovi; portando le persone a credere che ogni cosa che si potesse fare per il proprio innalzamento spirituale è un inutile volontarismo che non gioca a favore della salvezza, essa è già predestinata. Un certo estremismo protestante afferma che di sicuro, fin dal momento della nascita dell’individuo, è già predisposta la salvezza o la perdizione eterna. A conferma di questa teoria abbastanza dubbia, inverosimile e priva di senso, portano come riprova il salmo che dice: “Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno” (Sal 127, 2).

Salmo che se si legge nella forma interlineare e dal suo inizio, si capisce immediatamente ciò che vuole dire: tutto è inutile se al centro della nostra vita non c’è l’avvento del regno dei cieli sulla terra, tutto il resto è vano perché sparirà con la nostra dipartita, come pula dispersa al vento per usare un’altra espressione di Davide (Sal 1, 4). D’altronde il salmo citato è rivolto ai Suoi amici, che hanno discernimento per intendere, e solo Abramo, in tutto il Tanak, è chiamato Amico di Dio e, per diventare tale, egli ha combattuto fortemente contro la mentalità del secolo per un continuo miglioramento, tant' è vero che il suo figlio è diventato immagine del figlio spirituale

Tutti i Santi e Padri della Chiesa Cattolica hanno confermato questo con espressioni che non lasciano spazio al dubbio (come abbiamo evidenziato in premessa): 

Chi ha in se qualcosa di ingiusto non può essere considerato giusto, anche se crede in colui che ha risuscitato il Signore Gesù dai morti, poiché l’ingiustizia non può avere niente in comune con la giustizia, né la luce con le tenebre o la vita con la morte. Così, anche a coloro che credono in Cristo, la fede non può essere ascritta a giustizia se non depongono il vecchio uomo con le sue azioni ingiuste. Ugualmente, come la giustizia non può essere attribuita all’ingiusto, così neppure il pudore può essere attribuito all’impudico, l’equità all’iniquo, la generosità all’avaro, la pietà all’empio fino a che costoro non getteranno via i vecchi abiti dei vizi e non si avvicineranno all’uomo nuovo, creato secondo Dio, “che si rinnova, per una piena coscienza, a immagine del suo creatore” (Col 3, 10). Gesù “è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato resuscitato per la nostra giustificazione” (Rm 4, 25), per mostrarci che anche noi dobbiamo aborrire e respingere tutto quello che è stato motivo della Sua morte. Se infatti crediamo che egli è morto per i nostri peccati, come non considerare estraneo e avverso ogni peccato, a causa del quale sappiamo che il nostro Redentore è stato messo a morte? Se ancora manteniamo qualche legame o amicizia col peccato, dimostriamo di non tenere in nessun conto la morte di Gesù Cristo, abbracciando e seguendo proprio quello che egli ha combattuto e vinto. È stato messo a morte per i nostri peccati, ed è risorto per la nostra giustificazione. Se siamo risorti con Cristo, che è la giustizia, e camminiamo in novità di vita, cioè viviamo secondo giustizia, Cristo è risorto in noi, per la nostra giustificazione. Se invece non abbiamo ancora deposto l’uomo vecchio con le sue azioni, ma viviamo nell’ingiustizia, oso dire che Cristo non è ancora risorto per la nostra giustificazione, né è morto per i peccati nostri. Se credo questo, come posso amare quello per cui subì la morte? Se credo che egli è risorto per la mia giustificazione, come può piacermi l’ingiustizia? Cristo dunque giustifica soltanto coloro che, sull’esempio della Sua resurrezione, si sono rivestiti di una vita nuova, gettando via come causa di morte i vecchi indumenti dell’ingiustizia e dell’iniquità. -Dopo una breve disquisizione su cosa sia la Pace, conclude- Se uno dunque è in pace con Dio ed è riconciliato con il sangue di Cristo, non abbia più niente in comune con ciò che è nemico di Dio(Dalle catechesi di Origene sacerdote). 


Su un’ultima cosa resta da interrogarsi: come mai il Divino Maestro riservi le sue espressioni più dure proprio alla classe dirigente (leggi, nel nostro caso, quelli che reggono e comandano nel Cammino: Kiko, gli iniziatori e gli itineranti e tutti i presbiteri a codazzo)

Si compie che sulla Cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei ipocriti… e questi falsi profeti e maestri, mentre pretendono di salvare gli altri, perdono rovinosamente per primi se stessi.

Gesù Cristo, per far notare che questo processo non è avvenuto nella classe dirigente dell’epoca, li denuncia dicendo: “Allora il Signore gli disse: Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e d’iniquità; Stolti! Chi ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo” (Lc 11, 39-41).
I vangeli, come la Torah, sono sempre riferiti ad un tu, alcune volte ad un noi, ma mai ad un voi, quindi dobbiamo cercare innanzitutto di conoscerci e agire di conseguenza nel dare in elemosina l’usufrutto delle rapine e delle iniquità che il vangelo denuncia.

Sono prima gli annunciatori che devono mettere in pratica per se stessi!

Quali sono gli usufrutti della rapina e dell’iniquità che dobbiamo dare in elemosina? Ci viene incontro il Vangelo di Zaccheo che è stato iniquo e ha rapinato tutta la vita il suo prossimo: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto” (Lc 19, 8). Zaccheo sta distribuendo i suoi beni estorti con inganno, ma l’elemosina non è questa, piuttosto quella che fa verso se stesso: spogliarsi di ciò che lo rendeva iniquo e ladro affinché si rendano vere anche le parole di Paolo: “Ci preoccupiamo infatti di comportarci bene non soltanto davanti al Signore, ma anche davanti agli uomini” (2Cor 8, 21; cfr. Mt 5, 16; At 24, 16; Rm 14, 18). E se qualcuno con l’iniquità e la rapina non si è arricchito come Zaccheo, ma ne ha usufruito solo per acquistare potere e fama è la stessa cosa. Bisogna devolvere il loro usufrutto per gli altri, cioè facendo acquistare potere e fama a chi ci sta intorno e specialmente a Cristo ricordandoci le parole di Giovanni il Battista: “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3, 30).


Ma costoro si sono messi al centro, e Kiko si è seduto sul trono.

Madre di ogni Grazia, ora pro nobis!


                                                                                                                   (da Veterano)

39 commenti:

  1. Se hai peccato e vuoi fare penitenza, leggi i post di Veterano : assolto!

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    1. Sono d'accordo anch'io, potrebbe essere consigliata come lettura spirituale, soprattutto ai penitenti del Cammino.

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  2. Questo post è una ventata di aria fresca, su tutte le storture e le violenze dell’ UNW (Cammino UFO non Identificato).
    Leggendolo, i fratelli neocat potrebbero capire questo:
    Per la formazione spirituale, non si può inquadrare in batteria le persone, come galline da incubadora (un incubo) e farle marciare tutte insieme pretendendo di farne dei cloni identici, da promuovere o bocciare in massa. La vita di ognuno è diversa, non si può pretendere di ingabbiare lo Spìrito per distribuirlo a piacimento, Egli è come il vento, nessuno sa da dove viene né dove va. Non serve a nulla farsi dare i patentini di promozione da altre persone (e che fior di ignoranti, vanitosi e malvagi, poi!). La frase “beato te... perché né la carne o il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli” significa che bisogna realizzare da sé la verità nella propria vita, rendere vive le parole. Altissimo è il rischio, invece, e spesso avverato, che l’UNW faccia della Divinità una macchinetta distributrice di riconoscimenti che altro non sono che paccottiglia terrena (sei trattato da figlio di re!!!, [nell’albergo tot stelle] ah, ah!)

    Possano i fratelli neocat che leggono capire che finché non prendono una decisione personale per la propria vita, non basteranno secoli di formule, riti triti e ritriti, per cambiare. Né si illudano che il cambiamento sia una questione di numeri, o di posti visitati, ovvero di presenza terrena al cospetto di tale o talaltro. A chi disse “beato il ventre che ti ha generato e il seno che ti ha allattato” fu risposto “beato piuttosto chi fa la volontà del Padre mio”. A voi neocat giudicare se “fare la volontà del Padre” sia vivere alla carlona, peccando se càpita, tanto non ci si può far niente.

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  3. San Gregorio di Nissa evidentemente conosceva bene l'episodio di Zaccheo. Il quale, di fronte alla possibilità di incontrare il Signore, cambia vita e lo dice pure in pubblico (c'era sicuramente gente che lo conosceva, che ne aveva saputo - o subìto - le truffe, eccetera).

    Certuni dicono che quando uno è toccato dalla divina grazia, è come uno che si è appena innamorato, cioè non ha più "tempo" per le cose di prima, perché è tutto proteso verso la donna di cui è innamorato.

    Nel Cammino Neocatecumenale non si incontra la divina grazia ma il Divin Kiko (per incontrare la divina grazia occorrerebbero la santa dottrina cattolica, e i santi sacramenti celebrati come santa madre Chiesa comanda; e invece nel Cammino non c'è né la prima, né i secondi, ma solo un guazzabuglio di eresie e strafalcioni liturgici). Perciò gli adepti neocatecumenali devono ostentare un "cambiamento di vita" che non c'è stato, specialmente nelle cosiddette "testimonianze" (la recita della parte dell'agnellino mansueto e perseguitato). Perciò cominciano dal facile: "ehi, il Cammino mi ha liberato da aborti omicidi risse divorzi discoteche": così disse colui che non era mai stato coinvolto in gravidanze "indesiderate", mai ucciso nessuno, mai intervenuto in risse per paura che lo massacrassero, mai fatto divorzi perché mai sposato, mai andato in discoteca perché preferiva spendere ogni suo centesimo in Funkopop.

    Quindi si buttano sull'astrazione: "ehi, il Cammino mi ha liberato dagli idoli, da mammona, dal demonio". Così disse colui che idolatrava il tripode Kiko-Carmen-Cammino (comprando la fascetta reggi-chitarra col font kikizzato, il portachiavi con l'autoritratto di Kiko, il copribibbia designed by Kiko, e tutta un'altra catasta di gadget da esibire in comunità e alle convivenze e in casa e magari anche sul posto di lavoro...), che si era liberato da Mammona mollando il "malloppo" a Kiko, con i cosiddetti "catechisti" che lo rimbrottavano perché conoscendo il suo stipendio avevano valutato che non si fosse "provato" abbastanza con Mammona, e che poi chiamava "demonio" il trovar traffico sulla statale mentre andava alla convivenza.

    Infine, in comunità, ammettono di essere peccatori peggio di prima (cioè che tutto il presunto cambiamento di vita era stato una finzione grottesca e ipocrita): "eh, quando il Signore mi toglie la mano dalla testa, ne combino di ogni!" (quindi la colpa dei tuoi peccati è del Signore? bravo furbetto autoassolutorio, il Cammino ti ha insegnato proprio bene la nuova morale dei nuovi convertiti, eh?), e addirittura a una tappa specializzata (quella del Padre Nostro, mi pare), i kikos sono tenuti a proclamarsi «figli del demonio» (niente male per dei riscopritori del battesimo che fanno un itinerario di iniziazione di riscoperta dei primi cristiani delle origini cristiane!).

    Decisamente, il demonio - quello vero - è soddisfatto del Cammino, dei frutti del Cammino, degli autonominati "iniziatori" del Cammino, dei loro scagnozzi (cosiddetti "catechisti", "itineranti", eccetera).

    Ragliate, asini neocatecumenali, ragliate più forte, altrimenti rischiate seriamente di riflettere per un attimo su queste cose e capire che il Cammino è un'eresia, un'idolatria, una bidonata colossale.

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    1. Il cammino non agevola in alcun modo la spiritualità ma, all'inverso, causa una profonda chiusura che giunge a proibire addirittura la conversione, ciò a causa del concetto neoc. ben evidenziato nell'articolo: "L'uomo non può evitare il peccato".
      Io ho toccato con mano questa tragica realtà, non per aver approvato in me lo sprono infelice e violento in oggetto, ma per averlo subito da chi, invece, ha accolto in sé l'insegnamento kikiano traducendolo nella concretezza.
      Ho visto persone compiere il male e infischiarsene della sofferenza causata, perchè: "quando il Signore mi toglie la mano dalla testa ne combino di ogni!"

      Questa eterodossia è un must del cammino che giustifica e consente ogni peccato. È una frase trasmessa dai catechisti e ripresa dai viziosi per deresponsabilizzare sé e gli altri dalla colpa. E se a ciò colleghiamo il fatto che il Sacramento della Confessione viene svilito e perciò per nulla compreso, l'intero scenario acquisisce dei connotati oscuri e privi di speranza.

      Riversare su Dio la colpevolezza del proprio peccato è una vera e propria bestemmia.
      Tra le fauci della setta l'imprecazione è inevitabile, essendo essa stessa una bestemmia imperdonabile.

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    2. Non lo dico come provocazione ma come chiarimento. Trioudio Rebel, che il Signore toglie la mano dalla testa è teologico... Una verità

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    3. Signore e signori, ariecco il fintotontismo neocatecumenale misto alla proverbiale asineria dei kikolatri.

      Dunque, riepiloghiamo la verità teologica: l'uomo che non accoglie la divina grazia finisce invariabilmente per peccare. In altri termini: l'uomo è incline al peccato. All'uomo conviene combattere questa inclinazione sforzandosi di evitare le occasioni di peccato e sforzandosi di compiere molti e ripetuti gesti buoni (che in quanto tali lo aiutano ad accogliere la divina grazia).

      Equivoco neocatecumenale: l'espressione "quando Dio mi toglie la mano dalla testa" significa solo che Dio sarebbe un sadico cattivone che ti toglie la divina grazia, buttandoti nel peccato, in modo che tu possa crogiolarti nel peccato (e tu te ne vanti pure!). Ma questa è un'eresia, perché significa che Dio non sarebbe infinitamente giusto e nemmeno infinitamente misericordioso.

      Le altisonanti ed enfatiche espressioni bibliche che parlano di "ira di Dio", di "vendetta di Dio", "Dio indurì il cuore del Faraone", ecc., non possono essere usate come giustificazione delle eresie neocatecumenali. Servivano solo a far capire agli interlocutori che quando ci si pone deliberatamente nel peccato, continuativamente nel peccato, si ottengono conseguenze così drammatiche che le si potrebbe descrivere con espressioni esagerate, tipo: "l'ira di Dio" (da intendersi: "qualcosa di talmente grave e ineluttabile, che sembrerebbe che Dio si sia adirato).

      Per esempio quando dalla Bibbia leggiamo che «Dio rese ostinato il cuore del Faraone» (cfr. Es 11,10), dovremmo chiederci: Dio sarebbe cattivo? vendicativo? con i limiti umani di chi si lascia andare all'ira e alla vendetta? e allora dove starebbero misericordia e giustizia, in Dio? sarebbero qualcosa che funziona a volte sì e a volte no? Dunque l'espressione "Dio rese ostinato il cuore del Faraone" va interpretata con: davanti a Dio, risultò sempre più ostinato il cuore del Faraone. È la tua libertà a dover collaborare con la grazia di Dio. Il Faraone era libero di non ostinarsi, era libero di mettere da parte il proprio orgoglio e di prendere atto di una situazione e di reagire con buonsenso. Invece si ostinò a tal punto, che sembrava quasi che la sua cattiveria fosse una cosa "voluta da Dio". Ma Dio può forse volere cattiverie e malvagità? Dio che è sorgente di ogni amore, di ogni bontà, può forse essere incoerente come un peccatore qualsiasi, e volere il male? Ma di quale "Dio" stiamo parlando?

      Mi si obietterà che le Dieci Piaghe d'Egitto... Come se Dio volesse il male degli uomini. Come se aveste dimenticato che a causa del peccato anche la natura è nemica dell'uomo: malattie, calamità naturali, epidemie, cibi che scadono o vengono rovinati da insetti e topi, terremoti, cavallette, mortalità infantile... Quando in Italia c'era ancora la fede, cioè fino a un secolo fa, era normale che nelle processioni religiose e nelle occasioni solenni si pregasse anche con: a peste et bello libera nos, Domine: "dalle malattie (ed epidemie, e pandemie...) e dalla guerra (e terrorismo, e scontri sociali...), liberaci o Signore". La natura ci è nemica, l'inclinazione al peccato porta a cose orribili, per cui ti chiediamo o Signore il massimo aiuto possibile - sia per affrontarle, che per minimizzarne le conseguenze.

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    4. Anonimo, la falsità, intesa come doppiezza d'animo, che appartiene alle brutte abitudini insegnate dal Cammino, consiste nel vantarsi, con gusto ed enumerazione, di tutto ciò che si farebbe se solo il Signore non togliesse le mani dalla testa. E, contemporaneamente, nel delegare interamente al Signore la responsabilità del non commettere peccati.

      Per questo motivo diciamo tutti i giorni, più volte al giorno, "e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male". Lo diciamo già da decenni prima della tappa del Padre Nostro, lo diciamo preferibilmente già a cinque - sei anni, se i genitori o il buon Parroco ci spiegano il significato del chiedere a Dio la conservazione dell'anima nel dritto cammino.

      Infatti non sono tanto le parole in sé, che si rimproverano al Cammino, ma l'interpretazione che ne viene data e l'uso che ne viene fatto, le pessime ed automatiche abitudini che vengono insegnate nelle comunità.

      A. Non.

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  4. Ma sei povero ti fanno diventare un eletto?

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    1. No, in quanto se sei povero, non puoi pagare anticipato.
      Ruben.
      ---

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  5. Il garante non raccoglie i soldi (primo passaggio ,sterco del diavolo) per pagare il viaggio a gerusalemme

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  7. Questa somiglianza ogni volta rimarcata tra il Cammino Neocatecumenale e i Protestanti, più che i Cattolici, dovrebbe far riflettere seriamente.
    C'è poco da scherzare.
    Tra protestanti e gnostici stanno messi male.
    E deragliano tragicamente.
    Andando fuori strada.
    È inevitabile.
    Partono dalla Parola di Dio, non dal fondarsi sulla Tradizione della Chiesa.
    E la interpretano a modo loro, come abbiamo più volte dimostrato.
    Tralasciano alcune frasi di Gesù come "Va e non peccare più!" che omettono del tutto, sempre.
    Gesù lo ripete a tutti i peggiori peccatori a cui offre la sua misericordia.
    Non è un particolare trascurabile.
    Lo sostituiscono con "Dio ti ama come sei" e questo vale prima e dopo. Per sempre.

    Pax

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  8. "Portare la croce significa vincere la concupiscenza, far morire i vizi, allontanarsi dalla vanità, rinunciare ad ogni errore" (San Leone Magno)

    Un pensiero che smentisce il cammino in un soffio.
    San Leone Magno - così come Sant'Agostino e tutti i Santi - invita ad abbandonare il peccato perchè esso è qualcosa di molto grave al cospetto divino, tanto da separarci da Dio.
    Il vizio più comune dei 'camminanti' è quello che costringe ogni singola anima dell'ambito kikiano ad arrendersi alla "tristezza senza Dio".
    La mente turbata dalle distorsioni, dagli scrutini, dalla violenta scarnificazione della coscienza, dal distacco dagli affetti, dagli abusi liturgici, dall'euforia scriteriata, dall'idea di un dio astioso e implacabile, si agita disordinatamente come una Babele.
    La tristezza dicevo, essa è un abbattimento dell'anima che può nascere dalla collera, come quella che il cammino suscita nella mente e nell'animo del neocatecumeno. È comprensibile, non è possibile restare impassibili davanti ad una realtà che ti conduce ad essere costantemente sotto processo e ti costringe, sotto la pressione insostenibile di un ricatto psicologico e affettivo, a sborsare tutto ciò che possiedi. Una rabbia che si esplicita soprattutto nei momenti delle pubbliche confessioni, durante le quali è facile e inesorabile ascoltare espressioni del genere: "odio questo o l'altro fratello di comunità"; "odio mia madre, mio padre, mia sorella"; "odio il mio insegnante, il mio parroco (mai il catechista, mai!)"; "odio la vita!".

    Ma perché dico che la tristezza senza Dio è mortifera? Perché esiste anche la santa tristezza che nulla c'entra con la disperazione aleggiante nel movimento nc. Diceva San Paolo: «La tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte» (2Cor 7,10).

    Quella che concerne il cammino non è la tristezza secondo Dio che conduce alla compunzione - infatti nel cammino non sussiste il ravvedimento ed il sacramento della Penitenza per come da noi correttamente inteso -, ma quel verme meschino che si insinua nel cuore dell'uomo e lentamente corrode tutta la sua vita. Man mano che il Cammino prosegue nelle sue 'Tappe' il cuore si inaridisce e giunge la tipica depressione nervosa 'carmeniana', che così definisco poichè ricalca l'insano atteggiamento di Carmen, lesivo per sè e per gli altri. Quindi la vita diviene insopportabile, senza speranza, invivibile.

    Grazie Veterano, il tuo scritto propone dei concetti su cui è fortemente necessario riflettere.

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  9. citate autori di secoli fa................

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    1. Esempio di asineria neocatecumenale: un autore "di secoli fa" è da considerare scaduto come il latte imbottigliato nel 2015.

      Esempio di buonsenso cattolico: ci interessa la verità, non la datazione al radiocarbonio del momento in cui l'autore ha fatto un'affermazione.

      E i quattro evangelisti sono autori di due millenni fa; che facciamo? Non ci fidiamo più del Vangelo?

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    2. Quindi pure Kiko scade tra 20 anni, Puntini?
      Non tirerete più dritto?
      Non farete più quel che il Kiko ha detto e scritto?

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    3. Promemoria riguardo al fintotontismo neocatecumenale.

      Come avrete già notato, i troll kikolatri che vengono qui a vomitare sarcasmo, insulti e odio, non hanno nemmeno uno straccio di argomento per difendere il kikismo-carmenismo.

      Infatti, essendo nemici giurati della fede cattolica, della verità, e anche del semplice buonsenso, i kikolatri finiscono inevitabilmente per ricorrere ai soliti mezzucci: vittimismo, ipocrisia, sofismi, aggredire, diffamare, infangare, calunniare, fare i finti tonti, ragliare sempre più forte...

      D'altronde l'unico eretico apprezzabile è quello che si è reso conto dell'eresia e si è sinceramente convertito. Ma se per una vita intera l'eresia ti ha consentito di vivere come un pascià, di prendere con leggerezza decisioni drastiche sulla vita degli altri, ingigantire con arroganza il tuo ego, farti costruire mausolei in tuo onore in Terrasanta e altrove, venendo nel contempo osannato, premiato, lodato, ubbidito e temuto... riuscirai davvero a convertirti?

      Ed infatti Don Kikolone ultraottantenne anziché pensare alla salvezza della propria anima, brama di farsi erigere altri monumenti, e di rimettere le bandierine kikiane in quei tremendi "buchi" sul mappamondo che campeggia nel suo salotto: Guam e il Giappone non hanno più un seminario kikiano (condoglianze al fegato rovinato del Gennarini).

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    4. fintotontismo, eh????????????

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  10. San Paolo dice che le opere della legge mosica non salvano, ma salva la grazia conseguenza della fede.
    San Giacomo, riferendosi NON alla legge di Mosè, ma a quella di Gesù, dice che, se non si concretizza mettendo in pratica le opere che comanda, da sola non basta.

    Ne consegue che nessuna legge al di fuori di quella del Vangelo, giusta o ingiusta che sia, può salvare, ma, al massimo, può predisporre ad accogliere il Vangelo.
    Per cui la LEGGE DI KIKO, fatta di passaggi, scrutini, decime, palme giganti, ecc., non salva, e se viene considerata come fonte di salvezza, conduce alla dannazione.

    Chi "non rimane nella DOTTRINA del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella DOTTRINA, possiede il Padre e il Figlio" (2GV,9).
    Alla dottrina di Cristo ci conduce la Chiesa, che l'ha precisata in buona parte nel Concilio di Trento.
    Per questo sottovalutare la dottrina col pretesto del formalismo, oppure dicendo che certe questioni sono di lana caprina, è un'eresia.
    Infatti tutta la dottrina cattolica è conseguente alla grazia, che è essenziale.
    L'ignoranza può scusare, ma ciò che è sbagliato rimane sbagliato.
    Ma se il Cammino non insegna la dottrina scaturita dal Concilio di Trento, ma quella dei mamotreti, a che serve?

    Se qualche camminante vuol dire che non è vero, allora mi deve spiegare perché Kiko detesta il Concilio di Trento (come le sue catechesi riportate nei mamotreti DIMOSTRANO).

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    1. Forse perchè c'è stato il Concilio Vaticano II, terminato nel 1965. Voi invece vi rifate al Concilio di Trento di 5 secoli fa. Riconosciamo che siete coerenti.............................................................................................

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    2. Ed allora il concilio Vaticano II abolisce tutti gli altri concili? Saremmo persi!
      Veterano.

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    3. Conciliovaticanosecondo- concilio vaticanosecondo-gne/gne/gne/gne/bla bla bla bla: non sai che il Concilio Vaticano II ha confermato in tutto il Concilio di Trento? Non te lo hanno spiegato i tuoi catechisti e i tuoi iniziatori ,visto che fanno tanto gli esperti?

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    4. @mario
      Guarda i Concilii non hanno scadenza. PS. I neocatecumenali non hanno letto una sola riga dei documenti del CVII

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    5. Hai pienamente ragione, Mario il puntinato, nel lamentarti che su questo blog si citano autori di secoli fa, eventi di secoli fa, etc.
      Ci rendiamo perfettamente conto che per chi si trova in un specie di setta dove gli si viene detto che tra Costantino e il CVII la Chiesa ha vissuto il suo oscurantismo poi, quando vengono citati eventi, autori, santi, etc antecedenti al Vaticano II, come un toro che vede rosso cominci a scalciare.

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    6. Esattamente!! Non sanmo di che parlano....si limitano a qiello che gli racconta Kilo...e ignorano TUTTO il resto...
      ...loro "conoscono" solo quello che si può "riferire" al UNW

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    7. MARIO:
      così come voi camminanti estrapolate dalla Bibbia i brani che vi fanno comodo, così fate con le parole del Papa e perfino con la storia della Chiesa.

      Dunque tu metti in contrasto i concili della Chiesa: l'ultimo corregge i precedenti, come le leggi dello stato.
      Sveglia! Non ci rifacciamo a TUTTI i concili. Tu ti accontenti di poco!

      La metodologia del Cammino, al di là delle idee professate, è la stessa dei neo modernisti, cioè di vedere il Vaticano II come un concilio rivoluzionario, che fa tabula rasa del passato, come Lenin fece con lo zarismo.
      E questo nonostante che il Vaticano II specifichi che va interpretato in linea con la Sacra Tradizione, che il Concilio di Trento ha ricapitolato in modo grandioso.

      Su una cosa però ci troviamo concordi: voi dite che il Vaticano II ha cancellato il Concilio di Trento e noi diciamo che voi dite che il Vaticano II ha cancellato il Concilio di Trento.

      Vedi che alla fine, partendo dalle premesse che tu stesso hai fatto, seguendo un filo logico, possiamo trarre le medesime conclusioni?
      Grazie per il tuo intervento che, per quanto bislacco, è prezioso per focalizzare il pensiero di voi camminanti.

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    8. @Pietro(non del cammino)
      Caro Pietro, potresti riportare alcune pagine dove Kiko parla di Trento? Perché ne ho trovata una sola (per mancanza di tempo) ma se puoi dirmi dove trovarne altre ti ringrazio così possiamo iniziare un dialogo.
      Pelagio

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  11. Se é vero che asino ragliante
    fa rima con camminante
    se è vero che Puntini
    fa rima con Gennarini
    se è vero che Martello
    fa rima con Kiko Arguello
    il Cammino neocatecumenale
    è davvero messo molto male
    ma noi che siamo un milione
    ce ne faremo una ragione
    e tireremo con Kiko sempre diritto
    fieri e compatti e con lo sguardo invitto

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  12. Il paradosso del barbiere di Bertrand Russel (1872-1970)

    Nel Centro UFO di Porto San Giorgio, sede del Cammino, c'è un solo barbiere, Kiko Arguello, e c'è una legge che gli uomini non possono portare la barba ma si devono radere, e non da soli, ma dal barbiere, che è Kiko. Domanda : Kiko si può radere da solo? Se si risponde si, non è vero, perchè Kiko è un uomo del centro, e quindi si deve far radere dal barbiere, che non esiste perchè è lui. Se si risponde no, non è vero, perchè Kiko, essendo un uomo, si deve far radere dal barbiere, che non esiste perchè è lui, quindi, c'è una contraddizione. Il paradosso si risolve con una modifica della legge, fatta da Kiko, per cui lui e solo lui rade gli altri ma non lui, e di rimando p. Mario. ecco spiegato perchè Kiko e p. Mario hanno la barba.

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  13. Miracoli di Carmen Hernandez Barrera

    Miracolo n. quello del terremoto.

    Recentemente nelle Marche c'è stato un terremoto, che però non ha intaccato Porto San Giorgio, sede del Centro UFO del Cammino. Kiko infatti, dopo le prime avvisaglie, ha implorato Carmen, e lei, da Lassù, con uno schiocco di dita ha reso antisismica la zona circondante il Centro UFO. Kiko ha avvisato Semeraro che ha avvisato il Papa che ha detto : "fantastico, hermano cardenal, Carmensita tiene troppos al Centro UFO por permettere la sua destruction con un terremoto, quindi es una sancta al 200 %. Quindi, cosa merita? Dillo te". Semeraro ha risposto : "Beatificasion, scommetto". Il Papa ha replicato : "appunto, e cosi faremo. Procedamos". Semeraro ha avvisato Kiko, che ha ringraziato il Santo Padre inviandogli un pacco contenente un'icona da lui dipinta, stimata da Vittorio Sgarbi del modico valore di 800.000 euro. Il Papa ha esclamato : "Puerca loca, que fetecchia". Tutta via l'ha fatta mettere nella Pinacoteca Vaticana, senza sistema di allarme, tanto, dice lui, "è cosi brutta che nessun ladro la ruberà mai".

    e la causa continua...

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  14. Riespongo un concetto. Questo che ci offre Veterano è un tema davvero 'saporito', essenziale. Il fattore che ha avviato ed emancipato il cammino è proprio la schiavitù dell'intelletto, senza il quale nulla sarebbe stato realizzabile. L'uomo poco prudente a contatto con l'ambiente kikiano si spegne, divenendo una marionetta priva di autonomia nel teatrino dei due sciagurati fondatori.

    Fede e ragione sono complementari, rimandano l'una all'altra, e anche se la fede in definitiva ha il primato, bisogna evitare di cascare nel fideismo irrazionale. Ma Kiko ha compiuto il peggio: si è inserito nel solco di Lutero, ritenendo la ragione «la prostituta del diavolo». Questo poiché la ragione lo contraddice indiscutibilmente.

    Kiko afferma che se un cristiano (kikos) osasse pensare diversamente da lui - che si ritiene "illuminato dall'alto", quindi un dispensatore di verità assolute - cadrebbe nell'idolatria della ragione, attuando in tal modo un inganno effimero che soggioga la volontà e la coscienza. Un raggiro in grado di annientare la facoltà di pensare.

    Ma il kikismo è in contrasto con il pensiero fermo della Chiesa che, fin dalla prima lettera di Pietro (3,15), ha affermato: «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione». 

    L'imbroglio parte dal principio all'insegna di «Vieni e vedi» (l'invito dell'apostolo Filippo a Natanaele) delle prime catechesi. La forma kikianica dell'accoglimento del kerigma induce a deformare lo stesso contenuto della fede. Tu vai e nulla vedi se non Kiko nella sua egocentrica vocazione anticristiana.
    «Vieni e vedi» presuppone che qualcuno ti porti al cammino che San Josemaria descrive così: Cercare Cristo; incontrare Cristo, amare Cristo; e non certamente a cercare Kiko, incontrare Kiko e idolatrare Kiko. Invece ci si ritrova con una corona di spilli velenosi impiantata in una testa lacerata dalle incomprensibili chiacchiere dei due fondatori, che vanno ritenute dai kikos forzatamente lecite perché, beh, ragionar non si può.

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  15. Perché se ragioni cominci a trovare incongruenze nella dottrina del cammino e inizi a questionare le risposte dei catechisti. Fino a quando tutti ti ignorano e si allontanano da te e persa, ferita, da sola e confusa, inizi a gridare: “Dove andrò? Non esiste altro posto dove andare!”
    (Da una storia vera)

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  16. Leggo nell'articolo, molto bello, di Pax e Veterano: "La frase di Lutero non si può interpretare in maniera rabbinica - non interpretare mai nulla nella Scrittura contro la gloria di Dio - perché contiene una contraddizione: che si possa continuare ad essere peccatori e buoni cristiani contemporaneamente, perché i cristiani sono salvati per la grazia e non per le opere (Rm 11, 6; 2 Tm 1, 9)."
    Questa della salvezza per grazia è una sicura dottrina cattolica, perché senza la grazia di Dio e il sacrificio di Gesù Cristo l'uomo sarebbe ancora affondato nel peccato originale, senza potersene affrancare. Ed è vero pure che siamo tutti peccatori, perché, se pur battezzati, continuiamo a ricadere nel peccato personale. Ma sia Lutero sia Kiko hanno un grosso problema: quello di voler indebolire l'autorità della Chiesa. Ed è per questo che, ambedue, mettono in dubbio che l'uomo debba e possa collaborare alla salvezza, perché così indeboliscono il valore del battesimo (che salva ma senza cambiare veramente l'uomo nel profondo) e quello della confessione, ambedue amministrati dalla Chiesa. La battaglia di costoro è contro la Chiesa, e più tolgono valore ai sacramenti, più tolgono certezza e speranza e più rendono le persone dipendenti da altro: nel caso di Kiko, proprio dalla permanenza nel Cammino.

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    1. cosa state insinuando, che i camminanti sono protestanti, per caso??????????????????

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    2. C'è bisogno di insinuare?

      - i "camminanti in Kiko", nonostante i loro spiegoni complicati, riconoscono come massima autorità Kiko, non il Papa e i vescovi uniti con lui, dunque i "camminanti in Kiko" sono protestanti

      - i "camminanti in Kiko", nonostante i loro spiegoni complicati, agiscono come se non credessero nella Presenza Reale di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, dunque i "camminanti in Kiko" sono protestanti

      - i "camminanti in Kiko", nonostante i loro spiegoni complicati, banalizzano drasticamente il sacerdozio ministeriale (che nelle loro liturgie è praticamente un elemento ornamentale), dando eccessiva importanza ai cosiddetti "catechisti" (laici, a partire da Kiko, autodefinitosi «il Vostro Catechista»), dunque i "camminanti in Kiko" sono protestanti

      Potrei continuare la lista ancora a lungo ma stamattina ho altro da fare.

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    3. Il commento di Valentina è un'ottima chiusa al post e compendio della lucida disquisizione di Veterano. Molto, troppo chiara, per questo fastidiosa e che ha azzittito la gran parte dei neo- pasqualoni e compagni che frequentano abitudinariamente e assiduamente il nostro Blog.

      Un loro rappresentante, più anonimo degli anonimi, appare infine, traendo le sue conclusioni.

      Lo fa in tono ironico ma, dico io rivolgendomi a lui per tutti gli altri che spiano tenendosi nascosti:

      "Bravi! Finalmente avete capito!".

      Pax

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