giovedì 5 agosto 2010

Iniziamo una essenziale catechesi sulle preghiere della 'devozione' cristiana e sul 'Santo Rosario'


Premessa

Questa riflessione nasce dalla diffusa sistematica e accentuata distruttività inserita nelle catechesi neocatecumenali nei confronti delle preghiere patrimonio della Fede cattolica, che di solito 'entrano' precocemente nel cuore e nella mente dei bimbi a cura di mamme e di nonne credenti, che sono le prime trasmettitrici della fede... Ora, pur in questo momento di crisi, non tutte le famiglie sono miscredenti e comunque le preghiere, nella Chiesa, di certo vengono incontrate ed apprese continuamente e non solo nei corsi di preparazione alla Prima Comunione.

C'è da aggiungere che nel cammino NC si tende a privilegiare la preghiera spontanea, che spesso riguarda cose molto personali, quotidiane, anche banali. Non che anche queste non entrino nel rapporto col Signore, ma lo stile e le modalità, il clima creati nel cammino, privilegiano l'aspetto umano e non veicolano alcun senso del Sacro, del Soprannaturale, dell'incontro e del rapporto personale con la Persona divina alla quale ci si rivolge e con la quale si entra in relazione vitale. Paradossalmente, in un contesto in cui si assolutizza la comunità, le preghiere spontanee, che acquistano spesso un carattere sterotipato, ripetitivo, in qualche modo emulativo, non hanno quell'afflato 'comunitario', universale, delle preghiere cattoliche, nelle quali ci si rivolge al Signore al Padre 'nostro' o alla Sua Madre Santa e Benedetta sempre con un "noi", che non è il noi della comunità ristretta dei camminanti, ma il noi di tutti i credenti, al quale si aggancia, per Grazia, l'umanità intera, a partire da chi, nel suo cuore e nel suo spirito fa sue e vive e contempla le parole della 'devozione', che la Chiesa ci insegna a non confondere col 'devozionismo'.

Dell'elemento 'Soprannaturale' e dell'aspetto comunitario a livello universale, e cioè autenticamente 'cattolico', stranamente, nei detentori del carìsma dei carìsmi introdotto dal concilio, proprio non c'è traccia.

Parleremo delle essenziali: 'Ave Maria' - Padre nostro' - Gloria al Padre - 'Santo Rosario', iniziando questo piccolo excursus dall'Ave Maria.

L’ “Ave Maria”

L'Ave Maria è di per sé sola già una catechesi fondamentale: è la storia di una tipica "chiamata" di Dio e delle sue conseguenze. 
  1. il saluto dell'Angelo, che porta gioia (kàire, rallegrati)
  2. l'annuncio dell'Opera della Salvezza e della Grazia 
  3. l'assicurazione della Presenza di Dio, del Suo favore e di ciò ch'Egli compie
  4. la benedizione come donna 
  5. la benedizione del frutto del grembo di cui è fatto il Nome 
  6. nell'invocazione 'Madre di Dio' c'è il duplice riconoscimento sia dell'Incarnazione che della Divinità di Gesù, vero Dio e vero uomo 
  7. la richiesta d'intercessione : è anche la nostra Madre (le parole di Gesù sulla Croce)
  8. il riconoscerci peccatori 
  9. l'estensione della preghiera da ogni momento presente a quello supremo del nostro 'passaggio'... 
Ognuno di questi punti può essere contemplato e se ne possono intuire e approfondire le meraviglie...
Un catechista avrebbe di che 'accendere' il cuore dei suoi catechizzandi solo parlando dell'Ave Maria e delle verità di Fede che custodisce come uno scrigno stupendo... altro che catechesi piene di "arcani" imparate a memoria o preghiere spontanee che, quando ne hai ascoltate un po', sono sempre le stesse! Senza nulla togliere alla preghiera spontanea che è l'effusione del nostro cuore e della nostra vita... 

Storia


L’ Ave Maria, chiamata anche Salutazione Angelica, consta di tre parti ben distinte: la prima parte riguarda il saluto dell’Angelo così come lo riporta il Vangelo di Luca 1, 28: “Ti saluto, o piena di grazia il Signore è con te” . Già nel II secolo ne vennero tracciati i primi graffiti tuttora visibili a Nazareth, Kaire Maria, rallegrati Maria.

Troviamo poi l’esclamazione di Santa Elisabetta: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” sempre in Luca capitolo 1, 42. I due saluti sono stati riuniti in una stessa preghiera nel IV o V secolo, in particolare nelle liturgie greche dette di san Giacomo, di san Basilio e di san Marco che, dopo la parola «Ave», inseriscono il nome di Maria. Le Chiese d'Oriente aggiungono assai presto a questo primo saluto: «perché hai generato il Salvatore delle nostre anime».

La restante parte della preghiera, chiamata petizione, sembra sia stata adottata per la prima volta dall’Ordine dei Mercedari nel 1514 che, nel loro Breviario, inserirono la restante parte della Salutazione che tutti noi conosciamo: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. L’aggiunta del nome di Gesù come completamento dell’esclamazione di Santa Elisabetta (“benedetto il frutto del tuo seno [Gesù]”) viene di solito attribuita al papa Urbano II anche se non esistono certezze storiche a riguardo.

La prima parte dell' Ave Maria entra nella liturgia latina nel VI secolo, nell'antifona offertoriale di una Messa d'Avvento attribuita a Gregorio Magno. Diventa una preghiera più personale nel VII secolo, ma il suo uso al di fuori della liturgia resta raro fino al 1198.

Un po' alla volta nasce, dunque, il bisogno di completare questo saluto con una supplica o una preghiera. E molti lo fanno, liberamente, spontaneamente. Così san Bernardino da Siena, prima del 1440, in un sermone che conclude con l'Ave, scrive: «E io non posso impedirmi di aggiungere: Sancta Maria ora pro nobis peccatoribus, Santa Maria prega per noi peccatori!». Già un breviario certosino del XIII secolo aggiungeva: «Sancta Maria, ora pro nobis, Santa Maria prega per noi». Verso il 1500, infine, molti breviari in differenti luoghi d'Europa (Francia, Italia...) aggiungono: «Ora e nell'ora della morte. Amen!». E nel 1568, il papa Pio V prescrisse ai sacerdoti di iniziare la recita del breviario con il Pater e l' Ave nella forma che utilizziamo oggi.

La prima parte dell' Ave Maria entra nella liturgia latina nel VI secolo, nell'antifona offertoriale di una Messa d'Avvento attribuita a Gregorio Magno. Diventa una preghiera più personale nel VII secolo, ma il suo uso al di fuori della liturgia resta raro fino al 1198. Infatti le prime celebrazioni della Vergine sono strettamente legate alla festa della nascita di Cristo, nonché al periodo che lo precede, l'Avvento. A Roma, all'inizio del VII secolo, il mercoledì ed il venerdì delle Quattro Tempora di dicembre portano già come vangelo il racconto dell'annunciazione e della visitazione. Come antifona di offertorio alle messe del mercoledì delle Quattro Tempora e della festa dell'Annunciazione troviamo la seguente:

Ave Maria gratia plena.
Benedicta tu in mulieribus
et benedictus fructus ventris tui.


A partire dal secolo VII troviamo molto spesso la prima parte dell'Ave Maria, il saluto angelico, nella preghiera liturgica al di fuori della Messa: ad esempio, come responsorio dell'ufficio corale nella vigilia del Natale e per la festa di Ognissanti.

Dal Vangelo - Riflessione

Teniamo presente l’Annunciazione di Luca (1, 26-38). L’annuncio dell’angelo trova una creatura completamente aperta e consapevole di quanto le viene annunciato: è una ragazza ebrea, e proprio in quanto tale, la sua spiritualità, la sua vita sono intrise di dialogo col suo Signore e di attesa.

Dopo il saluto dell’angelo: “Rallegrati (il verbo della gioia messianica), o piena di grazia, il Signore è con te”, a differenza di Mosè, Maria non discute, non mostra dubbi o perplessità; rimane “turbata”, entra cioè in un profondo atteggiamento di “timore” nel senso di venerazione e rispetto alla Presenza di Dio e con semplicità “si domanda che significato abbia tale saluto”.

La fanciulla figlia di Sion sa già che la stessa formula “il Signore è con te” è densa di implicazioni forti e coinvolgenti. Quando l’angelo le rivela “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine”, Maria sa bene cosa significa quel che le viene detto e, dimostrando di essere in dialogo con il suo Signore nel quale ha da sempre riposto tutta la sua fiducia, dialogo pieno di intelligenza e di confidenza, chiede soltanto il “come” il Signore avrebbe operato.

È, insieme, un segno di grande consapevolezza e disponibilità a collaborare al meglio, in totale fiducia, sapendo che alla sua povertà di creatura supplisce la Grazia immensa del Signore. Ed ecco la sua risposta attraverso la quale inizia l'introduzione dell’umanità nel Regno, nella “creazione nuova”, che troverà il suo compimento nell’ottavo giorno, il primo dopo il sabato (Giovanni 20,19), il giorno della Risurrezione: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”, che ribalta per sempre un tragico antico “non serviam”...

Il fatto che l'Ave Maria sia in gran parte composta da brani della Scrittura la rende ancor più solenne e radicata della Tradizione. Ma non è certo questo il suo pregio principale. Recitando, facendo nostre, immergendoci nelle parole di questa preghiera e nel loro significato, non facciamo altro che 'entrare' in uno dei casi esemplari di 'chiamata' contenuti della S. Scrittura e raccoglierne i frutti. Vi sono presenti tutti gli elementi: Annuncio, dialogo, promessa divina, risposta, evento salvifico corrispondente alla chiamata.

Ovvio che quando si tratta di preghiere, escludiamo la loro 'ripetizione' meccanica, che non è altro che guscio vuoto di parole al vento, che può sfociare nel devozionismo o nella superstizione; degenerazioni o pecche dalle quali la Chiesa ha sempre insegnato a guardarsi, ma che nel cammino si danno per scontate e vengono assolutizzate come fossero l'unica realtà possibile ai cosiddetti "cristiani di serie B" (cioè chiunque, pur credente e praticante, non "fa" il cammino). E questo soltanto per giustificare il disprezzo ed in definitiva il rinnegamento delle preghiere tradizionali, che tuttavia in qualche modo sono uscite dalla porta e rientrate per la finestra, venendo poi 'consegnate' con grande enfasi. Così come il rosario, sempre irriso dai catechisti, venne introdotto nel momento in cui Giovanni Paolo II indisse l'anno del Rosario. Ma esse vengono vissute con atteggiamenti interiori diversi, indotti da insegnamenti e prassi particolari, come già accennato.

Recita - contemplazione.

Quando ci 'immergiamo' nell'Ave Maria (perché la preghiera è immersione nella realtà contemplata che sempre rivolgiamo al Signore e alla Sua Madre), sappiamo a Chi ci stiamo rivolgendo e ripercorriamo con gratitudine, gioia e fidente attenzione, la storia della Salvezza, che è anche la nostra Storia-con-Dio, proprio grazie a quel che contempliamo, approfondiamo e viviamo sempre di più.

Abbiamo ricordato sopra, dal Vangelo di Luca, i vari elementi di questa storia, nei quali entriamo attraverso le parole della preghiera. Nella seconda parte, quando pronunciamo "Madre di Dio", non è già fonte di commozione e gioia grandi riconoscere in due sole parole una realtà incommensurabile: la Vergine Santa e la nostra 'confessione' del credere e proclamare che lei è Madre di Dio, Colui che abbiamo appena benedetto come frutto del suo seno e della sua risposta, che è anche Figlio di Dio oltre che vero uomo, perché nato da Donna, intessuto nel suo grembo, assoggettandosi ai ritmi naturali, per opera dello Spirito Santo?

E quando ci affidiamo a lei, riconoscendoci peccatori, per la sua potente e amorevole intercessione particolarmente nelle presenti necessità nostre e del mondo intero, invocandola già fin da ora al nostro fianco. nel momento cruciale in cui si compie il nostro percorso su questa terra e avviene il 'passaggio' definitivo da questa all'altra vita? Mai stanchi e mai sazi di invocarla e chiamarla in nostro soccorso, nostra grande Avvocata, Protettrice e Dispensatrice di Grazie?

Come qualificare il comportamento di chi 'banalizza' una cosa del genere per spacciare il luterano Sola Scriptura o uno spontaneismo raffazzonato e spesso stereotipato e ripetitivo? O brandisce le Lodi, già preghiera comunitaria della Chiesa, come se fossero privilegio esclusivo dei camminanti?

21 commenti:

  1. Grazie Mic.

    16 ani di cn e nessuno mi aveva mai fatto una Catechesi simile.. ho fatto anche la tappa dell'iniziazione alla preghiera.. ma niente..
    Dio Ti benedica

    (vero è che neanche io - zombificato - mi prendevo la briga di informarmi)

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  2. Sono felice, caro Aldo, e considera che son partita dall'essenziale. Comunque ogni preghiera, detta con fede e attenzione del cuore e della mente desta, è un contatto vivo con la Persona divina cui si rivolge... è una 'porta' verso il cielo e un trampolino anche verso il 'Sacro Silenzio', che è la vera Adorazione...

    Ma, partendo da qui, ognuno di noi può diventare "lampada accesa" davanti all'Altissimo, con l'aiuto e l'intercessione della Madre Santa e Benedetta, e trovare pace e consolazione e tante luci che nutrono la fede e il nostro essere-nel-mondo-con-Lui...

    e, continuare a contemplare fedelmente, con fede pura limpida e salda, anche nei momenti di aridità, quando le consolazioni vengono meno e il cuore sembra non 'accendersi', rimanere arido e insensibile... ma è un passaggio ineludibile perché la fede si purifichi e si sfrondi da tutte le ragioni che ci impastoiano e rendono magari 'interessate' le nostre motivazioni... Certo il nostro bisogno è sempre presente; ma riuscire ad andare anche oltre questo, significa lasciare al Signore lo spazio per colmare tutti i nostri bisogni e curare le nostre mancanze secondo la Sua Volontà...

    Non è vero che siamo salvati sono quando 'sentiamo' qualcosa... ricevere illuminazioni e risposte è sempre una grazia grande e, come dice Elia, "il Signore parla con la voce di un silenzio sottile, " (1Re 19,13)

    Quell'esaltazione da cui siamo presi (già l'esrpessione ci dice: "catturati", prigionieri) durante le esaltanti atmosfere indotte nel cammino toccano l'emozione, ma poi cosa resta? Il fatto di dover ritrovarla rinnovandola ogni volta ripetendo l'evento comunitario che la genera...

    ma questo è un fatto soltanto umano, non viene dal Signore, ma dal cammino che si è fatto Dio di se stesso e di chi lo intraprende e, di fatto, se ci pensi bene, resta inn superficie e chiude la porta all'autentico personale, intimo, profondo rapporto col Signore possibile con la vera preghiera, che è personale, prima ancora che comunitaria

    Ricordo anche le famose preghiere silenziose che ogni tanto venivano suggerite, ma con l'indicazione di meditare sulla nostra nullità e di quanto siamo vermi e compagnia bella.... questo già orienta al famoso 'svuotamento di sé'.

    Ma noi non dobbiamo essere svuotati e riempiti: dobbiamo rimanere quelli che siamo, ma 'trasformati, intessendo il nostro 'uomo nuovo' nel rapporto con Dio nella preghiera e nella vita, che ci genera Figli adottivi in Cristo...

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  3. Non trovate assolutamente delittuoso anche il tentativo di sminuire la portata di questa semplicissima, ma fondamentale preghiera dei fedeli?
    E' oreghiera di saluto, di lode, di contemplazione,di richiesta,di benedizione.
    Non ricordo mai di averla recitata comunitariamente almeno una volta nella mia pluriennale esperienza nel Cammino....

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  4. Dopo tanti anni, ricordo ancora una vecchietta (credo che all’epoca fosse vicina ai cento anni!) malata, costretta a letto, nella sua casa povera, spoglia, vestita solo di ricordi, fotografie, cose antiche. Non potendo uscire, riceveva la Comunione in casa, per le mani di una suora. Quella vecchietta aveva sempre in mano un rosario, ma si lamentava “ non mi ricordo più le preghiere, non ricordo più l’Ave Maria”. Ne piangeva addolorata e cercava il nostro aiuto non per nutrirsi o curarsi, ma per poter di nuovo e ancora dire le sue Ave Maria. Quanto deve aver amato quelle lacrime il Signore!

    Per me quella vecchietta è stata ed è tuttora un esempio di santità. Per il cammino sarebbe soltanto una cattolica della domenica, di quelle con le ginocchia abituate ad un latino sconosciuto e misterioso. Devozionismo sterile, direbbero. Perché in realtà il cammino non sa pregare.

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  5. Quando ero nel cammino recitavamo spesso le Lodi, anzi io le cantavo. Credo, in cuor mio, di avere pregato anche quando cantavo i salmi, spesso li sceglievo io, anche se il consiglio era di farsi dare i canti da chi aveva preparato la celebrazione.E' capitato anche a me di notare una certa sufficienza per coloro che pregavano col rosario o per chi aveva una devozione per una santa o santo, questo mi ha sempre infastidito. Al di la' di quello che ci insegnavano i catechisti, eravamo lasciati molto a noi stessi per un lungo periodo di tempo penso di avere avuto un ruolo di punto di aggregazione per la comunita', anche se loro non avevano nè vera amicizia ne' comunione con me e questo si e' visto alla fine. Anche questo fatto che non ti cercano piu' e ti danno dell'indemoniato non credo sia un comportamento cattolico.Non ho mai sentito di nessun movimento o associazione cattolica che si comporti in modo così anti-cristiano. Anche questo contribuisce a definire il CN come setta. Nel periodo attuale, diverse volte ho recitato il rosario in latino su internet con Skype e il mercoledi' prego S.Gemma Galgani.
    Un abbraccio+

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  6. Il Santo Rosario è l'arma più potente per far scappare il demonio.
    E' la preghiera del popolo ma e sopratutto la preghiera di Maria S.S.
    Il vangelo formula la prima parte, la chiesa la seconda e Maria accorre sempre là dove la si invoca.

    Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatòribus,
    nunc et in hora mortis nòstrae.
    Amen!

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  7. Ciao, Cinzia dov'eri?
    Bentornata e grazie!

    Ci uniamo anche noi all'invocazione, che non abbandoniamo mai!

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  8. Le parole che scrivete, e che seguo sempre con molta attenzione, sono veritiere.
    Mi rendo conto però proprio in questi giorni che uscire dal Cammino richiede una Grazia che va ben al di là delle disquisizioni.
    Per molti che, come me, hanno vissuto per vent'anni la propria vita nel Cammino e che hanno coltivato le loro relazioni solo all'interno della comunità, uscire comporta, più che rimorsi teologici, la capacità di sperimentare la solitudine.
    E non è facile.
    Vedere anche solo sui social network le foto di persone con cui hai mille ricordi, a cui hai confidato i tuoi più profondi segreti, i sussulti del cuore, le trepidazioni indicibili, e che ora neanche ti chiamano per andare alle festicciole estive, fa male e parecchio. Perché giocoforza anche le festicciole sono sentite come 'comunitarie', come parte del Cammino che totalizza ogni aspetto della vita, ben al di là della celebrazione sacra. Per esperienza le persone esterne alla comunità spesso si sentono a disagio per i canti che non conoscono (lodi in spazi aperti, schitarrate festaiole ecc.), e vengono poi regolarmente bombardate di inviti alle catechesi tali da farli sentire inevitabilmente 'estranei'. Un ingranaggio fuori posto. In genere tali persone poi non tornano alle festicciole comunitarie.
    Oramai da qualche anno solo solo.
    Nella Chiesa non trovo la mia identità, poiché mentre il Cammino e RnS sono ovunque, la prima Messa Tradizionale è a centinaia di km di distanza, e finora non ne ho seguita nemmeno una perché non posso materialmente. Alla Messa parrocchiale è praticamente impossibile far amicizia (in Cammino è invece facile, e questo è uno dei motivi per cui 'tira'). Sul lavoro dire di essere cattolico ti qualifica come alieno. Le amicizie virtuali non sono la stessa cosa, anzi se non si sta attenti si rischia di diventare preda del demonio che su internet ha mille mezzi da usare.
    E a meno di particolari carismi eremitici l'uomo ha bisogno di amici (se non ho nessun 'prossimo' chi amo?).
    Per cui è questo l'ostacolo più grande da vincere, la solitudine.
    Nonostante sia ormai consapevole senza dubbi che in Cammino non ho incontrato Cristo, ma solo un antidepressivo-eccitante chiamato col nome del Signore, vedere quelle foto fa male, e molto. Ora pregherò e so che il Signore mi consolerà (come sempre), che la vera pace che ho nel cuore non mi potrà essere strappata. Ma la sofferenza è reale (anche Cristo pianse più volte).
    Un abbraccio.

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  9. Caro Manilo,

    solo poco fa ho letto il tuo post con molta commozione e comprendo il tuo stato d'animo e la situazione di questo momento.

    Non è facile intrecciare relazioni nuove e profonde come si desidera; ma spero che il Signore ti faccia dono di una situazione o di una circostanza che possa venirti incontro in questo senso.

    Intento sento che la Grazia non ti manca e che il tuo cuore piange, ma è ben radicato.

    Così è anche per me, sia pure per motivi diversi...

    Che l'Angelo Santo, per intercessione della nostra Madre Santa e Benedetta, e in Cristo Signore, porti al trono dell'Altissimo il calice delle nostre sofferenze e delle nostre attese più profonde, insieme alla gratitudine di aver condotto le nostre vite fino a questo momento e di custodirle nel Suo Amore adesso e per sempre

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  10. Caro Manilo, hai descritto la situazione che ho vissuto anche io quando mi sono allontanato da quell" antidepressivo eccitante" che è il Cammino. Anche io ho sofferto e a lungo.
    Piano piano però ho imparato che le nuove relazioni, le nuove amicizie, non nate o coltivate all'interno della Comunità, erano e sono meno stereotipate, meno " dovute", decisamente più spontanee e veramente gratificanti.
    Ti auguro profondamente ciò che ti ha augurato Mic e ti siamo vicini.
    Anzi...restiamo vicini, se leggete, recitando tutti insieme alle 22,00 di stasera un'Ave Maria!

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  11. Caro Manilo,hai trovato qui degli amici che ti comprendono perchè hanno fatto il tuo stesso percorso(io no, sono uno "spurio", che vuoi farci...)! Non pensare che le tue difficoltà a trovare una messa non siano capite dal Signore.Per quanto riguarda il fare amicizia nella parrocchia, anche qui non preoccuparti. Io non ho mai avuto amicizie parrocchiali perchè non ho avuto modo di frequentare gruppi visto che la mia vita è sempre stata intensa e sbatacchiato di qua e di là con molte prove.Comunque ho sentito sempre la vicinanza "dell'Amico più sincero" che non poche volte mi ha tirato via per i capelli da situazioni molto difficili. Ognuno di noi ha il suo percorso ma prima o poi si trovano delle affinità in persone che si incontrano nella vita, indipendentemente dalla fede. Anzi devo dire che lo stare in un gruppo con le stesse caratteristiche di stampo religioso inibisce la frequentazione di altri. Ricordo ancora quante discussioni anche aspre fatte con consessi di miscredenti od atei che erano ben felici di gettar fango sulla Chiesa.Hanno sempre avuto pane duro per i loro denti, da parte mia. Alcune volte ero solo contro 5 o 6 che si accanivano in invettive. Che urli tiravo!La strada di ciascuno è apparentemente solitaria, in realtà intorno a noi ci sono l'angelo custode, i nostri defunti, i santi di cui abbiamo venerazione,la Madonna quando la invochiamo. Siamo circondati da esseri che sono al nostro fianco. Ho appena avuto conferma che in terra di missione asiatica, in un luogo a me molto caro, la setta neoc. ha escluso dalla catechesi biblica delle brave persone autoctone disponibili a spiegare il Vangelo, solo perchè non neocatec. Ho chiesto al Signore di farmi il piacere di non far tornare in quella terra quei "missionari" italiani, stipendiati dalle decime mondiali, i quali proprio si fanno forza col gruppo e si sentono supportati dalla comunità settaria. E' proprio quello che dici che dà quella sensazione drogante di comunità e che impedisce a ciascuno di loro di vivere autonomamente un percosro di fede.La massa è il punto di forza del cammino eretico. Anzi chiedo a tutti quelli che leggono, amici sconosciuti a me, ma ben conosciuti da Dio di dire una preghierina perchè il Signore impedisca questa riunione deleteria di "missionari" dediti alla degradazione cattolica, una preghiera di dispersione del gruppo, per un'autonomizzazione della fede ed un ritrovare sè stessi nella vera unità della Chiesa secolare e tradizionale.

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  12. Caro Manilo, purtroppo il sito ne ha combinata una e quello che avevo scritto mi è stato cancellato. Riprendo con altri argomenti.Non ti preoccupare di quanto senti ora che hanno sentito la maggior parte di coloro che qui scrivono(salvo me che sono uno "spurio).io non mi sono mai meso in gruppi poichè la mia vita dispersa mi ha portato ovunque senza possibilità di avere amicizie di fede; comunque ora sono qui a scrivere anche se non conosco personalmente nessuno. Ma che importa? Il Signore ci conosce e ci fa incontrare nelle vie che Lui conosce.Tante volte da solo mi sono scontrato con negatori della fede anche ad urli.In realtà non simao mai soli ma abbiamo sempre vicino Qualcuno deputato ad aiutarci, basta porre una particolare attenzione che senz'altro a te non manca.La setta neocatecumenale si avvale proprio del gruppo per darsi qulla forza che altrimenti verrebbe a mancare. L'ho anche io capito nella terra asiatica di missione, a me molto cara, dove predicatori della Bibbia,autoctoni, molto preparati, sono stati esclusi dalla predicazione poichè non neocatecumanli ! Ho ripensato a quelle figure di "missionari" europei, foraggiati dalla setta con le decime mondiali , che infarciscono di dottrina luterana e simil-cattolica i poveri abitanti del posto ed ho chiesto al Signore la dispersione di questi perchè alcuni non possano tornare là, e si scomponga il gruppo che si fa forza dalla sua massa. Questo chiedo e chiedo una preghierina anche a tutti perchè il Signore non permetta questo raggrupparsi, separi la setta (septo=separo) e tolga forza. Solo così vedremo l'autonomizzazione individuale della fede, proprio come tu ora Manilo stai vivendo, se pur con difficoltà iniziale. Ricordo un proverbio:NON SI POSSONO STRAPPARE PAGINE DAL LIBRO DELLA NOSTRA VITA, MA SI PUO' VOLTARE PAGINA E RICOMINCIARE A VIVERE !-

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  14. Caro Manilo,
    benvenuto nel club! Cosa credi che io , uscito dal CN, da pochi mesi, non viva un senso di estrema solitudine?
    Non sai quanto ti capisco.......
    Ma voglio rompere questa tetra situazione con un raggio di sole! Cio' che dobbiamo ri-cominciare ad apprezzare è il senso di stupore dei bimbi verso la meraviglia di essere vivi , quì ed ora. Se tu ricevi Gesù in quel posto molto intimo, di cui parlano i santi e i mistici, impari la piu' sublime verita': TU SEI CON GESU'!
    Nell' umilta' della preghiera ricevi Gesù nel modo più intimo e fecondo. Per dirla con San Paolo: è meglio essere soli per amare con tutto il cuore, con tutta la nostra forza, con tutta la nostra mente, il Signore Gesu,' che bussa ogni giorno alla nostra porta come un mendicante: Egli vuole cenare con noi. Apriamo noi la porta a questo straniero, a questo pazzo, a questo povero, scansato dalla sua stessa famiglia. a questo ladro ,malfattore, seduttore del popolo. Offriamo almeno un bicchiere d'acqua a questo condannato a morte, che sanguina con tutte le sue piaghe aperte ?.........Era un sognatore , un blasfemo, con delle magie ha sedotto il popolo.....Ebbene anche io, sono un povero disgraziato, sono un sognatore!
    NOI NON SIAMO SOLI: ad ognuno di questi piccoli cui rivolgeremo un piccolo gesto d'amore, lo rivolgeremo a LUI. Guardo il tramonto e ringrazio Dio ( anche io faccio le mie molte beraka’h) ogni giorno.
    Sia benedetto il Signore Dio dell'universo! Egli ci aiuta ad uscire da ogni schema, perchè Egli è il solo Signore degli enigmi. Caro Danilo, non sentirti solo! Il Signore bussa alla nostra porta……ceneremo con Lui e Lui con noi?

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  15. Abbiamo noi occhi così puri da poter contemplare almeno il nitore delle Tue vesti?
    Sicuramente così non è Signore Gesù....Concedi almeno che ti amiamo nei piccoli, negli oppressi....
    Piu' prezioso di oro fino e più dell'argento è per me la Tua Parola.
    Mostrami la via. Possa io mai non deviare da essa.

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  16. PER MANILO

    Caro fratello, sai bene che non sei solo, la Chiesa del Signore è la nostra sede ufficiale e anche se piena di tante anomalie e tanti peccati, resta la sede ufficiale. I fratelli e le sorelle del cammino non sono un ricordo lontano, appartengono alla tua vita di credente e ti hanno aiutato a crescere più o meno nella consapevolezza. Sentiti sempre parte di loro, ma con delle esigenze diverse, quelle di ampliare la parola famiglia, che non è solo all'interno di una associazione ma nell'intero cosmo.
    Ti voglio bene e posso capire il tuo stato d'animo. Resta comunque unito al Signore e sarai sempre unito ai fratelli.

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  17. A mia memoria, nessuno dei numerosi neocatecumenali da me conosciuti ha mai avuto una pietà eucaristica e una devozione mariana. Quel poco che ho visto era "di rappresentanza", si fingeva cioè un po' di devozione solo per farsi notare da altre componenti ecclesiali.

    Sulla devozione mariana ricordo in particolare la smorfia di fastidio di un giovane neocatecumenale. Ricordo anche quando disse che davanti al Tabernacolo lui faceva un "inchino profondo" piuttosto che la genuflessione (anche quello era "di rappresentanza", era "profondo" proporzionalmente al rango delle persone che lo osservavano).

    Questo giovane divenne poi prete. Figlio di catechisti del Cammino, è oggi "presbitero" per loro volontà e determinazione (non sono io a dirlo: erano i suoi compagni di seminario a dire che la sua vocazione "ce l'hanno in realtà i suoi genitori").

    La pietà eucaristica e la devozione mariana sono due cose legate tra loro; chi ha sinceramente l'una, avrà sinceramente anche l'altra; chi finge l'una, mancherà dell'altra (o fingerà di averla).

    I fratelli neocatecumenali sono spesso talmente succubi della pressione esercitata dai cosiddetti catechisti, che non osano proporre un rosario o un'adorazione eucaristica silenziosa per il (fondato) timore di essere ignorati, derisi o addirittura sgridati.

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  18. La testimonianza di Manilo ( che capisco bene e condivido per intero) dichiara la sconfitta plateale del cammino che promette una fecondità illusoria. Illusoria,lo ripeto. Il cammino, che vorrebbe condurre ad una fede adulta, in realtà conduce solo e sempre al cammino; non alla Chiesa, non a Cristo, ma al cammino, nel cammino, dentro la comunità. Te ne accorgi appena metti i piedi fuori di là. A che serve un ‘itinerario di iniziazione…’ se appena ne esci per cercare nuovi orizzonti nella Chiesa ti ritrovi solo ed estraneo a tutti? A nulla, il cammino non è quello che dice, ma solo un cerchio chiuso in se stesso e impermeabile, che ti lega a sé non per promuovere la tua vita, ma per servire il cammino con la tua vita.

    Tuttavia , Manilo, la solitudine che eredita chi esce da quel cerchio, può non essere un ostacolo, come dici, ma piuttosto un’occasione. Di Grazia, di respiro, di libertà feconda. Non bisogna smettere di cercare, dentro e attorno a sé, desti e vigilanti. Il prossimo da amare ti verrà incontro, e sarà un dono per te, e quel prossimo userà la tua solitudine, e le tue mani e la tua voce, per incontrare il Signore e saziarsi di Lui. Non voltarti indietro, non cedere alla nostalgia delle ‘cipolle’ indigeste che mangiavi in comunità, ma leggi e vivi la solitudine come un sabato di attesa viva, di speranza vera, che non delude e non illude. Perché il Signore non è un’icona piatta e scolorita, è una Persona che sta accampata attorno a te, sempre, e sa e vede nel segreto.

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  19. Ecco Manilo, hai visto quanta com-passione ? Visto quante persone hanno scritto per te ?Visto che solidarietà vera e profonda fatta veramente nel nome della Verità di Cristo ? Mi ha colpito ed ho apprezzato molto il commento di Jonathan riguardo al cerchio del cammino che ruota solo intorno a sè stesso senza aperture poichè il cammino ti prende la vita non per Cristo, ma per il cammino soltanto !Ritengo sia un'analisi molto profonda e sia la sintesi di quel che comporta la setta neocatecumenale:un cammino in cerchio, fine a sè stesso, che ti succhia via la vita in una dispersione di tempo sterile senza contatti esterni al cerchio e che nel cerchio si chiude e nel suo cerchio ti fa morire l'anima. Come ti senti fuori dal "cammino" in cerchio ? Male e nessuno! Ok! Significa che quel cammino è sterile e non ha prodotto alcuna elaborazione profonda del tuo spirito, non ti ha dato una fede autonoma,non ha prodotto "talenti" nella tua psiche. Fuori dal cammino comincerai a sentire la libertà della tua anima che grida direttamente al Signore con tutta la libertà che il Signore ti ha dato, sentendo la gioia profonda del tuo spirito che gioisce e che ignora quanto di questa libertà viene dalla tua ascesi e quanto sia dono di Lui. E questa fusione, di cui non saprai mai quanto è Sua e quanto tua( delle tue forze)è la Grazia che ti permette di dar gloria a Dio e ti farà sentire libero,ma in Lui.

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  20. Hei Manilo, sursum corda!
    Ti ho letto già ieri ma soltanto adesso riesco a scriverti.

    Carissimo, il mio primo intervento su questo blog (ancora non sapevo gestire bene l’account ed era venuto fuori un “g. ha detto…”, poi sono riuscito a mettere il nick attuale) l’ho scritto oltre un anno dopo la mia fuoriuscita dalle cnc e credo possa darti l’idea di quanto comprenda il tuo stato d’animo…

    Devo dirti però, che fino ad oggi quel silenzio di cui parlavo (nel quale si ha l’impressione di essere soli), sia quello degli ex fratelli, che quello interiore, mi ha aiutato a fare pulizia di (quasi) tutti gli ‘stati emozionali’ provocati dal modus operandi del cammino (ciò che tu chiami antidepressivo-eccitante) ed ha fatto sì che iniziassi a vedere la vera Bellezza che promana da Cristo vivo nell’Eucaristia e non soltanto nei segni imposti dalla ’nuova estetica’ kikiana.
    Durante la ‘militanza’nc, non ho mai visto alcuno dei fratelli, neanche tra quelli ‘adulti’ nella fede e ‘avanti’ nel cammino, fare 10 min. di Adorazione Eucaristica, né tantomeno qualcuno me lo ha mai consigliato.
    Solo oggi inizio a comprendere “cotanta Bellezza” che, con mio stupore e gioia, si ripete ogniqualvolta mi inginocchio davanti all’Ostensorio o al Tabernacolo.
    Manlio, il Signore non abbandona mai nessuno e di questo ne fai esperienza anche tu perché dici “Ora pregherò e so che il Signore mi consolerà (come sempre), che la vera pace che ho nel cuore non mi potrà essere strappata” e tanto serve a lenire le nostre immancabili sofferenze.

    Riguardo all’identità …
    Sì, è vero, nel ‘cammino’ ti appiccicano tante ‘medaglie’ camuffate dalla parola ‘servizio’ nelle quali ti ‘identifichi’ e quando non le hai più, ti sembra di non “essere”. Invece è proprio da lì che il Signore ci chiama ad “andare oltre” alle formalità, ai ruoli, alle aspettative umane e ci fa capire che noi già “siamo” perché suoi figli fin dal nostro Battesimo. Ecco la nostra identità!
    Io so che tu lo sai ma, ogni tanto forse fa bene sentirselo dire. :-)

    E poi dai, non esagerare, è mai possibile che i parroci dei dintorni non celebrino mai una Messa per i cattolici di serie B ? ;-)



    Un saluto affettuoso ed un abbraccio nel Signore.

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  21. carissimi,
    entrando in un vecchio thread dalle pagine visitate che ci vengono segnalate ho scovato questo mio post e lo ripropondo perchè è pertinente qui:

    ricordate, diverse è pagine fa, lo sminuire da parte dei nostri interlocutori, l'importanza di preghiere, come l'Ave Maria, intessute di Vangelo e di amorosa dimestichezza con i misteri del Regno, che la Chiesa ci tramanda e ci consegna?

    L'Ave Maria è di per sé sola già una catechesi fondamentale

    1. il saluto dell'Angelo
    2. l'annuncio dell'Opera della Salvezza e della Grazia
    3. l'assicurazione della Presenza di Dio e del Suo favore
    4. la benedizione come donna
    5. la benedizione del frutto del grembo e il Suo Nome
    6. nell'invocazione 'Madre di Dio' c'è il duplice riconoscimento dell'incarnazione e della Divinità di Gesù
    7. la richiesta d'intercessione
    8. il riconoscerci peccatori
    9. l'estensione della preghiera dal momento presente a quello supremo del nostro 'passaggio'...

    Ognuno di questi punti può essere contemplato e se ne possono intuire e sviluppare le meraviglie...

    Un catechista avrebbe di che 'accendere' il cuore dei suoi catechizzandi solo parlando dell'Ave Maria e delle verità di Fede che custodisce come uno scrigno stupendo... altro che catechesi piene di "arcani" imparate a memoria o preghiere spontanee che, quando ne hai ascoltate un po', sono sempre le stesse!

    senza nulla togliere alla preghiera spontanea che è l'effusione del nostro cuore e della nostra vita...

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