domenica 7 luglio 2019

C’ERA UNA VOLTA…

C’era una volta in un paese straniero, un giovanotto presuntuoso che cercava disperatamente di diventare un grande della storia e si ingegnava in tutti i modi per realizzare il suo sogno.
Beh, certo, si credeva “speciale”, e così pensava che in qualche modo la gloria gli fosse dovuta.

Alla ricerca della gloria
Era fortunato, perché nel suo paese a quel tempo potevano studiare pochissime persone, ma lui ebbe questo privilegio. Le scuole e le università migliori erano tenute da religiosi, per cui il giovanotto, fin da piccolo, ebbe a che fare con i frati, le preghiere, la vita religiosa, a tal punto che anche i suoi studi artistici ne furono influenzati.

Per rincorrere il successo quindi, per prima cosa provò con la pittura, alla quale si era da sempre dedicato, ma si accorse ben presto che non ce l’avrebbe potuta fare: sapeva soltanto ricopiare, e nemmeno tanto bene.

"Icona" del
presunto arcangelo Raffaele
Allora si demoralizzò e, come molti giovani della sua epoca, si prese un anno sabbatico per andare a vedere come vivevano i poveri, visto che lui era nato ricco borghese e quella vita l’annoiava: si sentiva attratto dalla rivoluzione sociale che a quell’epoca imperversava, dall’essere alternativo. Cercava qualcosa di nuovo.

Intanto, mentre cercava se stesso, si andava lentamente sviluppando in lui una forma sottile di delirio mistico e si fece strada nella sua testa l’idea di poter essere un “prescelto”.

D’altronde, nella vita aveva avuto solo due esperienze di fondo: la pittura e l’istituto religioso. Se non sfondava nell’arte, l’unico altro modo possibile per lui era la religione.

Si mise così in testa di avere delle visioni, di essere “toccato” dallo Spirito di Dio ed il delirio religioso ad un certo punto ebbe il sopravvento, come in una sorta di presunta, immaginaria predestinazione.
Credeva di avere qualcosa in sé, lo sentiva, e lo chiamava Dio.

Ma durante tutto quel tempo, c’era anche un angelo decaduto che andava alla ricerca di un’anima da conquistare: adocchiò il giovanotto e, reputandolo la giusta preda per la sua missione, iniziò a parlargli, mascherandosi in ciò che l’ingenua anima in pena desiderava, era lui quella presenza che il giovanotto sentiva.

Così lo confuse, si spacciò per angelo di luce ed il povero ingenuo ragazzo visionario, ascoltando ed accogliendo questa voce, poté iniziare un’opera che nel giro di pochi anni lo avrebbe condotto ad ottenere la fama che desiderava.

Si legge nel Vangelo: “Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai” e così quell’essere gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria ed il ragazzo accettò.

La promessa fu mantenuta ed avvenne che il giovanotto conquistò il mondo ed ebbe gloria, fama, potere e soldi.

Gloria, fama, potere, soldi
L’angelo decaduto aveva già preparato la strada da tanto tempo e quindi non fu un problema: lo introdusse nella sala dei bottoni, dove incontrò chi gli permise di entrare per devastare.

Intanto questa voce, questa presenza che il giovanotto sentiva dentro di sé continuava a parlargli suadente, convincendolo sempre di più che era un grande, un prescelto, uno che aveva una missione da compiere e che in questa missione lui lo avrebbe aiutato.

E l’aiutò: si aprirono molte strade che avrebbero dovuto rimanere chiuse, affinché dallo spiraglio potesse entrare quel fumo che riuscì ad odorare anche il successore di Pietro.

In molti furono attratti, perché non si guardava tanto alla sostanza, ma all’apparenza. E l’apparenza di quest’opera era sfavillante, entusiasmante, accattivante… come tutte le tentazioni.

Il povero giovanotto, totalmente offuscato dall’ottenimento di siffatto successo quasi improvviso, mai si chiese chi era davvero colui che gli elargiva tanta gloria e si calò così bene nella parte che iniziò a vantarsi a destra e a manca della sua bravura, continuando a pensare che quella presenza fosse Dio.

Intanto il suo dominatore seguitava a mandargli ispirazioni e a fornirlo di una forza instancabile, tanto che poté dedicarsi ad ogni forma di arte, dalla pittura, alla musica, all’architettura, concentrando in sé stesso ogni potere ed ogni relativa gloria. Divenne un idolo per le genti ed ogni cosa portava il suo nome.

I musicanti di Brema.
Ricordano qualcuno...
Gli furono dati anche soldi e potere sugli uomini: in nome di questa voce interiore ne distrusse molti.
Ma l’angelo decaduto era molto più furbo del giovanotto dabbene e senza che lui se ne accorgesse, lo indusse al desiderio di invadere e conquistare le nazioni, il mondo intero, affinché la sua opera giungesse in tutto il suo dominio, come era scritto.

Così il giovanotto, ormai divenuto uomo, viaggiava, viaggiava instancabilmente in tutto il mondo per portare il verbo del suo dominatore, coinvolgendo in questa missione anche molti di quelli che lo avevano seguito.

Quando il giovanotto si trovò ad invecchiare, la missione era ormai quasi compiuta: le nazioni erano “invase”, i riti stravolti, la dottrina mistificata, molte genti distrutte e il fiume di soldi scorreva in piena, i suoi seguaci lo adoravano.

Una vita intensa, piena di soddisfazioni e di vittorie, le folle idolatranti al seguito, un impero costruito, ma…

Nell’avvicinarsi dell’ora dell’incontro con quel dio che sentiva dentro di sé, quando gli anziani vengono annoverati tra i saggi e viene loro reputato il rispetto dei capi, l’ormai anziano giovanotto decadde nel nonsenso, gli pesò la vita, non ebbe più parola, quella parola che incantava le folle. Non ebbe saggezza.

L'Anziano pensieroso
depone le spade
Insieme a lui il regno si sgretolava, sopravvenne l’affanno e le folle lo abbandonarono, rimanendo un misero manipolo di irriducibili.

L’anziano dominatore ha ora lo sguardo sperso, il volto grave, un peso che lo schiaccia, il salario del suo vissuto.
Forse non crede più molto a quella voce che sempre lo ha istruito e a cui sempre ha dato ascolto. È stupito. Non comprende, non sa.

Non sa che nel cammino della sua vita, mentre era intento a costruire, fare, progettare, invadere, conquistare e distruggere, agiva anche un angelo che lui non poteva vedere, che si nascondeva ai potenti, che senza sosta dipanava quel fumo che essi producevano.

Era un angelo di luce, inviato dall’alto, che silenzioso lo seguiva e demoliva la sua opera, illuminava le menti, svelava i segreti, liberava…


Angelo di Luce
Perché c’era una sola pietra su cui poteva essere fondata la Chiesa e contro di essa le porte degli inferi non prevarranno.

Quello che succederà all’anziano signore non è nel potere della conoscenza umana, ma per tutti c’è sempre una speranza, fino all’ultimo alito di vita, perché Colui che inviò l’angelo di luce è bontà infinita.

8 commenti:

  1. Grazie, Libera, mi ha commosso questo tuo racconto, soprattutto nel momento in cui hai svelato che, accanto a quest'uomo, che fu giovane, pieno di vigore, carismatico, capace di convincere e di entusiasmare come di legare, oscurare, distruggere, c'è sempre stato un angelo di luce per riparare alle sue peggiori malefatte, ispirare il bene, proteggere tante persone di buon cuore che hanno creduto in ciò che di buono potevano fare per gli altri e davvero lo hanno compiuto, nonostante tutto.
    Là dove viene invocato Gesù, anche se i motivi di fondo non sono così nobili e trasparenti, quall'angelo non può mancare.
    Io vedo in questa dolce presenza la Vergine Maria, che protegge la Chiesa dalle eresie e le anime dall'errore più grave, l'invocare il nome del Signore per ingannare e non per salvare, la appropriazione indebita dei Suoi doni, la bestemmia contro lo Spirito, peccato che non può essere perdonato.

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  2. Grazie Libera! Interessante e vero l articolo di oggi. Che il Signore liberi i suoi figli, da tutto quello che non é secondo verità di Cristo.

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  3. Tra qualche anno qualcuno dirà :"ma chi erano questi neocatecumenali?, cosa facevano, come hanno fatto a convincere delle persone, più o meno normali, a fare tutto quello che hanno fatto?".
    Sono sicuro che nessuno crederà all'obbedienza ai catechisti, alle decime obbligatorie, agli scrutini come confessioni pubbliche dove si raccontano cose delicate e personali, al denaro in nero, agli investimenti milionari, ai paradisi fiscali, alle vocazioni indotte per comando, ai matrimoni endogami, ai servizi sempre più gravosi e sempre più inutili, all'impossibilita di fare critiche sul cammino neocatecumenale, al segreto sulle pratiche del cammino, al catechismo parallelo del direttorio catechetico segregato e mai pubblicato.
    Tutto questo un giorno sarà dimenticato e qualcuno dirà che non è mai esistito.
    Succederà come con il massacro degli ebrei nella Germania di Hitler,si neghera' ogni cosa perché sarà ritenuto impossibile che 1 milione di persone possa essere stato preso in giro in questo modo.
    Eppure noi ex sappiamo che è tutto vero, sappiamo che non è una favoletta e sappiamo pure che se è successo una volta può succedere ancora.
    Noi abbiamo il dovere, anzi l'obbligo morale e materiale di vigilare sulla verità.
    L'angelo di Luce ci aiuta e noi sappiamo quanto è stato buono con noi, ora tocca a noi aiutare l'angelo a illuminare le tenebre del cnc e portare fuori la verità per restituire la vita è la fede alla gente ingannata dal cammino neocatecumenale.
    LUCA


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    1. Ben detto Luca! Sfortunatamente tante persone seguaci del cnc sono in buona fede, non riescano a concepure l'inganno morale sottile a cui sono sottoposti. Che Dio li aiuti!

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  4. Nella storia, molto realistica, manca, penso volutamente, la Carmen.
    Senza Carmen Kiko oggi avrebbe sposato una svedese, si sarebbe divorziato e farebbe una normale vita da borghese con idee oscillanti tra estrema destra e destra liberale.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. In effetti Kiko e Carmen volevano solo fama, gloria e soldi ma - come osservava amaramente Cesare Pavese - l'unica cosa peggiore del non raggiungere i propri ideali è... il raggiungerli pienamente. (Poiché ci si accorge che non valevano l'impegno della propria vita).

      Quando nel Vangelo ci sentiamo promettere che occorre cercare solo la gloria di Dio perché tutto il resto verrà in sovrappiù, possiamo verificarlo già nella vita dei santi. La ricchezza è solo uno strumento. A don Bosco pervenivano fiumi di denaro, e lui stesso non si stancava mai di chiedere offerte: solo che quel denaro era uno strumento (oratori, vocazioni, carità, chiese, gloria di Dio...): don Bosco potrebbe essere considerato "ricco" in termini economici, ma non si trattava di quella "ricchezza" che rende così improbabile l'ingresso nel regno dei cieli.

      Persino un impostore come Maciel, che al pari di Kiko ha dedicato tutta la sua vita ad arricchirsi e a compiere peccati turpi, ha usato buona parte di quella ricchezza per promuovere una congregazione seriamente dedita al triplice munus sacerdotale, di retta dottrina, di buona vita di preghiera, e di impeccabile liturgia. Sarà anche stato il suo intelligente "paravento", ma intanto - volente o nolente - ha spiritualmente beneficiato tantissime anime. Tant'è che si parla di distinguere tra il carisma di fondatore (che non aveva) e il carisma di fondazione (scollegato dall'opera). E magari qualcuna delle sue turpitudini gli verrà scontata a causa del bene che (volontariamente o involontariamente) ha fatto alla Chiesa.

      Kiko e Carmen per tutta la vita sono stati determinatissimi ad arricchirsi, a essere capi glorificati, temuti e ubbiditi, e hanno fabbricato una falsa spiritualità spacciandola per "ispirazione dallo Spirito". Pertanto la loro brama di ricchezza e potere costituisce un'aggravante del fatto che hanno promosso una liturgia pagliaccesca e una dottrina completamente sballata.

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