giovedì 30 giugno 2011

La Chiesa deve ritrovare il suo "Munus dogmatico". Perchè?

La nostra Jonathan spesso ci dona perle come questa, che estraggo dalla discussione perché merita evidenza. Oltretutto ci consente di fare un passo avanti nella riflessione innescata da Infinito-quotidiano, perché contiene un riferimento che non si usa più ricordare, ma dal quale non possiamo prescindere: "bisogna lasciarsi scottare dal fuoco del dogma". E allora è arrivato il momento di domandarci: che cosa sono i Dogmi e che fine hanno fatto?
Lo riporterò in conclusione dopo l'intervento di Jonathan.


Se avessi un padre molto malato, e molto ricco, e, per assicurarmi l’eredità gli chiedessi il suo consenso firmato a usare e spendere come mi pare il suo patrimonio, certo, avrei il ‘timbro’, potrei fare vita da nababbo senza incorrere in alcun rischio giudiziario, però… prima o poi la mia coscienza o gli occhi di un amico o la memoria di Dio mi accenderanno qualche domanda, mi chiederanno ‘dove sei? Che hai fatto’?

Così la Chiesa è molto malata, ferita, deturpata, lo sappiamo bene tutti. Ma è e resterà per sempre la sola custode della sola Verità che dà salvezza. Se è giusto innalzare al santo Padre suppliche accorate perché provveda con la sua autorità a ripareggiare la verità tradita, se è giusto riconoscere e denunciare la responsabilità della gerarchia ecclesiastica che va dietro ad ogni vento di dottrina, è però altrettanto giusto e necessario che ciascuno di noi piccoli del gregge si assuma la propria responsabilità di cercarla quella verità, di amarla tre volte, di obbedirle, di difenderla. Non è tempo questo di sedersi comodi sulle misericordie concesse di timbri e approvazioni, di indugiare sui ‘così fan tutti’.

Proprio perché sappiamo che la chiesa oggi pullula di infedeltà dottrinali prima ancora che etiche laddove dovrebbe invece risplendere di limpida santità, proprio per questo bisogna mettere il proprio cuore al servizio della verità. Bisogna lasciarsi scottare dal ‘fuoco del dogma’ e lì ritrovare il passo della propria vita. I grandi santi questo hanno fatto, S. Francesco o S. Agostino per es., o la nostra S. Teresa Benedetta della Croce, hanno accolto il pungolo della loro coscienza e hanno scelto la via stretta della verità. Nella Chiesa, nella comunione dei Santi, nella fedeltà.


Bene. Cos'è il Dogma? Lo esprimo con le parole di Romano Amerio in Iota Unum:
È proposizione fondamentale della filosofia cattolica che il verbo mentale si adegua all’essere della cosa pensata e che il verbo vocale si adegua al verbo mentale. Una catena di certezze corre dall’ordine ontologico a quello dell’intelletto e a quello del linguaggio.
Ma se si ammette come i novatori che le formule rispecchino solo l’apprensione soggettiva invece del contenuto ontologico della verità, la teologia dilegua in pura psicologia e la dogmatica in storia del dogma.
Il rapporto tra le verità di fede e le formule dogmatiche è certo difficile. Paolo VI nel discorso in Uganda chiamò la Chiesa «conservatrice del messaggio» e ribadì che lo conserva in formule «che si debbono mantenere testualmente» (OR, 2 agosto 1969). Concedendo però che il linguaggio della fede che si deve custodire ammette pluralità, lascia ancora sospesa la questione; le formule non sono infatti forse determinazioni di linguaggio? Questa incertezza si trova già nel discorso inaugurale del Concilio che distingueva tra il depositum fidei e «la formulazione del rivestimento e il modo di enunciarlo eodem tamen sensu eademque sententia».
Già in questa distinzione è contenuto il germe della dissoluzione del dogma e della confusione che ne è derivata. Infatti le formule non sono rivestimento perché la veste è un’aggiunta estrinseca.

Il dogma è l’espressione di una nuda verità rivelata attraverso una formula vincolante: i termini che la compongono esprimono un senso preciso e univoco certo e immutabile, perché proveniente da una Rivelazione Soprannaturale che accogliamo nella realtà teandrica (umano-divina) di Gesù di Nazareth; per cui cambiando un termine si verifica il passaggio da un senso ad un altro e, quindi, da una verità alla sua negazione, dato che il mutamento di forma comporta anche il mutamento di sostanza. Non è possibile mantenere il senso di una proposizione esprimendolo in termini di senso diverso. Se per esempio la formula di fede è: il pane è transustanziato nel corpo di Cristo, la formula: il pane è transfinalizzato nel corpo di Cristo distrugge la verità di fede.

E’ così che utilizzando un linguaggio ambiguo ed approssimativo si dà una nuova interpretazione della fede, si opera il passaggio da un senso all’altro, cioè da una verità alla sua negazione.

San Tommaso dice che il dovere del Superiore è duplice: «primum cohibere falsa docentes, secundum prohibere ne populus falsa docentibus intendat» «Primo, tenere a freno chi insegna il falso; secondo, impedire che il popolo presti attenzione a chi insegna il falso». Ma oggi questo principio è immolato a quello della libertà.

Viviamo in una cultura che respinge i vincoli di qualunque genere e non si accorge che in questo modo respinge il suo Fondamento ontologico: il vincolo originario con Dio, al quale siamo ordinati ed è fonte della vera Libertà. Il resto è licenza e arbitrio travestiti da libertà. Il Dogma mantiene intatto quel vincolo originario, perché la Verità a cui si aderisce si inscrive e prende carne nella vita e nella storia di chi la accoglie e quindi la vive. Infatti la Verità è una Persona alla quale ci ancorano i dogmi: i Fondamenti che ci orientano e ci guidano nella Via. Credere e agire diversamente, fidandosi di cattivi maestri e falsi profeti porta "altrove"...

Ci chiediamo con sgomento: a chi sta affidando oggi la Chiesa il suo "munus docendi"? E con quale metodo e con che linguaggio?

43 commenti:

  1. Riporto qui, perché in tema, un commento di Infinito-quotidiano dal thread precedente:
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    I discorsi fatti da Alessio sono perfettamente in linea con la desacralizzazione della liturgia e con la concezione moderna della Chiesa. Cioè: ognuno fa ciò che vuole e siccome io lo voglio, è giusto che mi venga riconosciuto.

    Il caso del CNC è abbastanza evidente, ma è un sistema diffuso in tutta la Chiesa. Si fa ciò che si vuole per anni, con la complicità di Vescovi indifferenti (o, peggio, conniventi) e poi quando la Santa Sede scopre l'anomalia, invece che intervenire duramente e estirpare l'errore, lo si legalizza.

    Così è avvenuto per tutti gli indulti, per tutti gli "oppure" presenti nei Messali, e per tutte le brevi concessioni fatte qua e là.

    Se è vero, come è vero!, che a Pietro è stato dato il potere di sciogliere e legare su questa terra (e tale e quale avverrà in cielo), mi attengo a quanto dispone il Santo Padre.

    Rimango comunque perplesso, come ho esposto precedentemente, sul metodo utilizzato. Piuttosto che ammettere, condannare ed esplicitare che all'interno della Chiesa serpeggia l'eresia e la disobbedienza, esse non vengono più chiamate con il loro nome, ma vengono indicate come "pluralità", "carismi particolari", ecc. Le cose le se possono chiamare come vogliono, ma mantengono la loro sostanza.

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  2. Infinito-quotidiano coglie nel segno.

    E' proprio anche una questione di linguaggio e il problema sta nel fatto che il concilio ha scelto la 'forma' mutevole e ingannatrice rispetto alla 'sostanza' fondante e costitutiva.

    Lo vediamo nell'immagine ricorrente della "chiesa pellegrinante", il che è vero; ma riduttivo, perché la sua realtà non si esaurisce tutta nel peregrinare. Mentre procede nella vita e nella storia, vi scrive qualcosa, ma solo perché, essendo in primis il Corpo Mistico di Cristo Sua Sposa, è la Sua Presenza salvifica e Redentrice e realizzatrice del Regno che essa vi impianta e vi scrive.

    Gli insegnamenti che propina anche il Cnc, rientrano in questo quadro: sottolineano delle cose vere, ma nascondono e quindi alla fine lasciano indietro, oltrepassano e fanno sparire le verità fondanti della nostra Fede, prima fra tutte il Sacrificio di Cristo e, quindi, anche la Grazia Santificante, il senso del peccato e tutta l'antropologia che ne deriva.

    Il Dogma non è solo una formula che ingabbia, come sostengono i menzogneri, ma è una freccia infuocata verso l'infinito: infuocata del fuoco dello Spirito, per chi non lo contrista e non se ne distoglie inseguendo altri miraggi...

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  3. I discorsi fatti da Alessio sono perfettamente in linea con la desacralizzazione della liturgia e con la concezione moderna della Chiesa. Cioè: ognuno fa ciò che vuole e siccome io lo voglio, è giusto che mi venga riconosciuto.

    Questo è anche conseguenza dell'antropocentrismo spinto, altro frutto avvelenato del concilio, dal quale pure bisogna prendere le distanze e ritrovare il Signore al centro di tutto.

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  4. " Le cose le se possono chiamare come vogliono, ma mantengono la loro sostanza. "

    già. E e qual'è la sostanza di una forma pastorale come quella del concilio?

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  5. Una forma pastorale, credo, può mutare, adattarsi al tempo. E, forse, può anche sbagliare. La forma pastorale si adatta ad una dottrina. Il problema del Vaticano II e, soprattutto, quanto ne è seguito, è che non vi è più stata una dottrina sotto. O, non vi è più stata una chiara dottrina. O, peggio, c'è stata un'altra dottrina, sicuramente non cattolica.

    L'errore, credo, sta nel fatto di mettere la pastorale come fine ultimo di ogni pensiero e di ogni insegnamento.

    Mi spiego. Leggendo i resoconti dei partecipanti al Concilio Vaticano II si evince abbastanza chiaramente che l'interesse dei Padri (non tutti, ovvio) fosse quello di, con la scusa di essere pastorali, sdoganare qualsiasi decisione.

    In nome di non so quale utilità pastorale si è proposto di ridurre il Breviario, in nome dell'utilità pastorale si è cercato (e ottenuto) di introdurre le lingue volgari all'interno della Messa; in nome della pastoralità non si celebra più coram Deo; in nome della pastoralità i sacerdoti si vestono da laici, in nome della pastoralità al catechismo non si insegna più la Dottrina, ma non ho ancora capito bene cosa, ecc, ecc, ecc.

    Qualsiasi forma pastorale si voglia adottare deve sempre tenere presente e fare riferimento alla Santa Dottrina Cattolica.

    Altrimenti di che stiamo parlando?

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  6. Esattamente, la parola 'pastorale' è stata il grimaldello con cui molti consapevolmente, altri avventuristicamente presi da ingenuo entusiasmo e superficiale conoscenza della dottrina, hanno cavalcato o favorito il cambiamento che, anzichè un auspicabile rinnovamento (che il Papa dell'epoca aveva chiamato 'adeguamento'), ha operato una vera e propria mutazione genetica, più vicina al protestantesimo della Riforma che alla Tradizione.

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  7. Il caso del CNC è abbastanza evidente, ma è un sistema diffuso in tutta la Chiesa. Si fa ciò che si vuole per anni, con la complicità di Vescovi indifferenti (o, peggio, conniventi) e poi quando la Santa Sede scopre l'anomalia, invece che intervenire duramente e estirpare l'errore, lo si legalizza.

    Così è avvenuto per tutti gli indulti, per tutti gli "oppure" presenti nei Messali, e per tutte le brevi concessioni fatte qua e là.
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    Quoto, se alla parola errore si sostituisce "sperimentazione liturgica".

    e soprattutto quoto la parte degli "oppure nei messali".
    In piedi o in ginocchio, sulla lingua o sulle mani, ecc...

    Al.

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  8. Spesso la sperimentazione liturgica è stata (ed è) una parola edulcorata per nascondere l'errore. La sperimentazione liturgica è già un'errore quando si realizza contro quanto stabilito dall'Autorità competente.

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  9. La riduzione del Breviario a "liturgia dei minuti" (non "liturgia delle ore" perché "due salmi e un cantico" si concludono veramente in poco tempo) c'è stata perché si stufavano di pregare.

    Benché il Breviario sia carico di Tradizione, personalmente sono convinto che la sua riduzione così drastica (e l'aggiunta delle "invocazioni" inventate una quarantina d'anni fa) non sia un evento drammatico come l'introduzione del Novus Ordo Missae nel 1970.

    Il termine "sperimentazione liturgica" contiene già in sé la spiegazione di tutti i problemi. Puoi sperimentare e provare qualcosa che costruisci tu. Ma mentre il Breviario poggia sulla tradizione degli Apostoli (che dopo la Resurrezione continuarono per un po' a frequentare il Tempio e a pregare coi salmi), la Messa non è qualcosa che costruisci tu.

    La liturgia viene direttamente da Nostro Signore. Chiunque può pregare a modo suo, ma per la liturgia della Messa fu Nostro Signore stesso, volontariamente, esplicitamente, deliberatamente, chiaramente a dire: "fate questo in memoria di Me".

    Quindi la Messa si celebra per comando diretto di Nostro Signore, e nella modalità direttamente ereditata dagli Apostoli.

    Questa modalità si è evoluta (i primi tempi gli Apostoli non celebravano con la pianeta e la stola e coi sei candelabri) ma si è evoluta lentamente, mai nella sostanza, e solo per chiarire meglio visibilmente a chi celebra e a chi assiste, il Mistero che si compie.

    Alcune devozioni personali (come il salmo 42 ai piedi dell'altare, come il prologo di san Giovanni al termine) erano talmente sentite e diffuse e santificanti che sono state "acquisite" nella Messa per volontà esplicita dei successori di Pietro. Così come i significati acquisiti da alcuni accorgimenti apparentemente secondari (il manipolo, originariamente uno strumento per liberarsi del sudore dalla fronte senza dover disimpegnare una mano: dalla consacrazione in poi, il sacerdote non staccava mai i polpastrelli di pollici ed indici: anche questa devozione del sacerdote, gesto apparentemente secondario ma visibilmente in onore dell'Eucarestia, è divenuta obbligatoria col passare dei secoli).

    Le modifiche al Messale che si sono stratificate nel tempo hanno dunque lentamente accolto i frutti migliori della fede vissuta seriamente da tantissime generazioni di sacerdoti (quel "nobis quoque peccatoribus" detto ad alta voce è perché nello spiegare la struttura della Messa agli aspiranti sacerdoti si ricalcava la Passione e la Resurrezione, per cui quelle tre parole erano associate cronologicamente al grido di Gesù in croce) oltre che di fedeli (il gesto dell'inginocchiarsi) e non hanno mai intaccato o modificato il significato originario.

    La Messa, insomma, non è per nulla terreno di sperimentazioni o invenzioni. L'ha comandata Nostro Signore e si è arricchita della santità di venti secoli di fede sinceramente vissuta: la sola idea di sperimentare le è totalmente estranea.

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  10. Il nuovo Messale (del "Novus Ordo") entrato in vigore nel 1970, se non ci fosse l'autorità del Papa a garantirlo sarebbe completamente da rigettare, poiché pieno di novità, di aggiustamenti arbitrari (non sempre "cattivi" ma spesso "arbitrari" e assai raramente dettati da una qualche forma di fede popolare), pieno di "oppure", pieno addirittura di complicazioni (sapevate che esistono altri due modi di rispondere oltre al "Proclamiamo la Tua morte, o Signore..." che però nessuno conosce? nelle intenzioni di chi ha creato il messale Novus Ordo, sarebbe il popolo stesso a dover scegliere quale delle tre formule usare tutti insieme...).

    Dato che c'è l'autorità del Papa a garantirlo lo riteniamo valido. Ma l'esperienza ci ha insegnato che la Messa tradizionale in latino "Vetus Ordo" è decisamente migliore di quella Novus Ordo, perché favorisce più raccoglimento, più silenzio, più preghiera... è insomma sotto tutti i punti di vista più riconoscibile come "fate questo in memoria di Me". E pensare che la Novus Ordo era stata progettata proprio pensando alle esigenze dei fedeli...!

    C'è poi il fatto che abusivamente molti hanno visto la Novus Ordo come terreno fertile per le innovazioni e le sperimentazioni. Hanno erroneamente pensato che la liturgia sia un "cerimoniale" aggiustabile a seconda dei gusti dei partecipanti anziché il comando esplicito di Nostro Signore arricchito dalla preziosa eredità di venti secoli di santità cristiana.

    Così, è andata a finire che benché il Messale Novus Ordo preveda tanti "oppure" e una inedita libertà di azioni nella celebrazione, ci si è trastullati ad inventarne di tutti i colori (chi per la prima volta assiste ad una celebrazione sobria e pulita della Novus Ordo allibirà al ricordare gli stupidi e diffusissimi abusi che aveva visto fino al giorno prima).

    Pensate un po': il Cammino Neocatecumenale pochi anni fa si è fatto sgridare da papa Benedetto XVI perché fra i tanti abusi... tenetevi forte... l'omelia spetta al ministro ordinato, cioè al sacerdote o diacono. Ma questa è un cosa da primo anno di catechismo dei bambini!

    Eppure, proprio la voglia matta di sperimentare, aggiustare, fabbricarsi una cerimonia-cabaret che (come scrisse testualmente al Papa il signor Kiko Arguello) porti i fratelli "dalla tristezza all'allegria", proprio quella ha fatto dimenticare i concetti più elementari della Messa.

    Ed infatti i risultati li vediamo in tutte le parrocchie, dove il prete si atteggia tanto spesso a presentatore, ed introduce nella celebrazione elementi di spettacolo (prediche-show, processioni offertoriali che scimmiottano quelle sacre di ingresso e uscita dei pontificali, teniamoci-tutti-per-mano...) senza contare i danni aggiunti dai laici che ne hanno seguìto il cattivo esempio (come quelle orride canzonette che sembrano jingle pubblicitari della scatola di caramelline).

    Al vertice di questi abusi si colloca purtroppo il Cammino Neocatecumenale, con le sue "messe del sabato sera" imbottite di tutto (prediche, interventi, "monizioni", canzonette con chitarrelle, tamburi da Africa nera, balletti e girotondi, senza contare pagnotte e boccali, suppellettili e arredi sacri di gran sciatteria, etc).

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  11. A questo punto è possibile anche capire la maldicenza dei neocatecumenali che ci accusano di parteggiare per la "Messa in latino", come se in questione non fossero i diritti di Dio ma una generica lotta tra umane fazioni.

    Il punto più importante per spiegare la loro menzogna sta nel fatto che è fondata sulla confusione tra cerimonia e liturgia.

    Per noi la liturgia è "fate QUESTO in memoria di Me"... per loro, così come per tanti "progressisti" o "modernisti" o come dir si voglia, varrebbe invece: "fate UNO SPETTACOLINO in memoria di Me".

    Sp beme che esistono anche dei tradizionalisti amanti di pizzi, paroloni in latino e arte, che si pongono il problema di come spettacolarizzare una liturgia "tridentina". Avendo avuto a che fare con più d'uno di tali soggetti, posso dire in tutta coscienza che conosco i miei polli e perciò ho ancora più motivo per condannare il confondere la liturgia con una cerimonia.

    Ma Nostro Signore ha chiesto spettacoli? Adorare Iddio in Spirito e Verità significa fabbricarsi una cerimonia con canzonette, balletti, chitarrelle e girotondi? Che razza di liturgia può essere mai una che si discosta enormemente perfino dal Messale del 1970 proprio da parte di coloro che si autoproclamano "frutto del Concilio Vaticano II"?

    La liturgia è per la nostra unione con Dio, al punto che se il celebrante è distratto e l'assemblea è distratta ma uno solo dei fedeli la vive con devozione e fede, ebbene, quell'uno solo ne ricaverà tutti i frutti spirituali possibili (fermo restando che una liturgia svaccata rende molto più difficile cavarne frutti).

    Quando talvolta in conversazione ho indicato Kiko come "cabarettista", l'ho fatto non per vituperarlo ma per riassumere in una sola parola uno dei suoi errori fondamentali, che lui stesso ha orgogliosamente ammesso scrivendo al Papa che la cosiddetta "Messa" neocatecumenale non vuole seguire il Messale Romano perché vuol portare i fratelli "dalla tristezza all'allegria" (17-1-2006).

    Vedete? Al centro della liturgia, secondo Kiko e la sua musa Carmen, non c'è più Dio, ma ci sono i fratelli tristi da rallegrare (e a giudicare dalla tipica cupa espressione di tutti i neocatecumenali che ho conosciuto, devo pensare che finora quelle celebrazioni kikiane del sabato sera non hanno prodotto risultato).

    Quando nel Medioevo volavano feroci scomuniche per aver spostato una sola virgola, è proprio perché all'epoca si era ben coscienti che cambiare un solo minuscolo iota porta a conseguenze inenarrabili. Guardate in pochi decenni il Cammino cosa è diventato!

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  12. Solo per pura carità pastorale il Papa intende ancora stringere a sé le anime semplici ingannate dal Cammino, perché sa che imbrigliate nell'errore e pressate da ogni parte potrebbero fraintendere il senso di una scomunica a Kiko e Carmen, i quali già minacciano uno scisma (durante una convivenza a Porto San Giorgio; nessuno dei presenti si alzò per abbandonare il Cammino! immaginate dunque quale poteva essere la pressione psicologica su quella povera gente!)

    Per questo, sebbene io sia convinto della necessità di una scomunica ai due "iniziatori", nel vedere che Benedetto XVI sta giocando la sua ultima carta (quella della fiducia al successore di Pietro) devo dedurre che lui si aspetta davvero che Kiko e Carmen prima o poi tentino un colpo di testa.

    A quel punto i loro seguaci si chiederanno: ma se il Papa ci ama, se il Papa è con noi, se con le nostre stesse orecchie glielo abbiamo sentito dire... perché mai dovremmo separarci da lui?

    Il dramma più tragico sarà di coloro che non riuscendo ad ammettere di aver sbagliato per una vita intera a difendere il kikismo-carmenismo, dovranno inventarsi una spiegazione complicata, così come i testimoni di Geova ne inventano di sempre più complicate per giustificare i loro errori e le loro sballate profezie sulla fine del mondo.

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  13. Ma allora che fare a fronte di questo scellerato scempio soprattutto della liturgia? Certamente è necessario quel ripristino in pienezza del munus docendi di cui dice Mic nell’articolo d’apertura. Il ‘sì-sì, no-no’ che è sempre stato il linguaggio della Chiesa. Radaelli nel suo ultimo saggio si chiede perché un doppio sì e un doppio no, e risponde che non basta dire la verità (il primo sì), ma bisogna dommatizzarla con un secondo definitivo sì; e non basta riconoscere l’errore (il primo no), ma bisogna anatemizzarlo con un secondo no decisivo. Ma ci si può aspettare realisticamente che questa specie di prodigio avvenga così, d’improvviso, in rottura con quasi tutto e tutti? Penso proprio di no.

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  14. E in ogni caso, nell’attesa e nella speranza orante che la Chiesa torni ad essere se stessa, che fare, che fare nel ‘frattempo’? Intendo noi, piccoli figli di questa Chiesa assopita? Ecco, io credo, e me ne vado convincendo sempre più strada facendo, che ci tocchi una responsabilità forse impropria ma necessaria di amare la Verità tre volte, come dicevo, tre volte come chiesto a Pietro anche se noi non siamo Pietro. Il movimento liturgico ‘dal basso’ forse richiama a questa responsabilità. Devo cercarla quella verità nello scrigno prezioso della Chiesa, e se anche la ‘mia’ Messa NOM non ha la bellezza veritativa della Tradizione, potrò almeno riconoscervi il Volto del Signore, nonostante quei gesti accorciati che hanno ormai perso ogni valenza mistagogica. Potrò io dire di no a quel parroco che replica alle mie proteste ‘la chiesa non è più una gerarchia piramidale’, tanto per dirne una. Potrò io dire di no all’errore che finirà per urlare alla mia coscienza, se l’avrò fatta scottare al fuoco del dogma. Non so se mi spiego. Io sento fortemente l’onere di questa responsabilità, che ripeto forse impropria. Impropria e dunque troppo gravosa, non so. Tuttavia la vita di fede, che è poi la vita tutta intera, nelle sue scelte di fondo, nel suo orientarsi sulla via stretta della verità, non può essere delegata alla mera speranza che prima o poi tutto s’aggiusterà. O ad una Guida che quel fuoco sacro tarda ad accendere.

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  15. La domanda sul cosa fare nel frattempo, nell'attesa di un intervento chiarificatore e veritiero dall'Alto è quantomeno urgente e altrettanto interessante.

    Credo che a noi che abbiamo la grazia di amare la Tradizione della Chiesa, è chiesta una grande prova e una grande fede. Quella di non dubitare di Dio, di Cristo e della Chiesa. Sarebbe facile puntare il dito e abbandonare tutto, o al massimo chiuderci in un passato ormai tale.

    Ci è chiesta la fede di credere nella Provvidenza divina. La storia della Chiesa è piena di crisi. Dall'alto e dal basso. Dio sa scrivere dritto anche su righe storte e sa ricavare il bene dal male. Confidiamo in Lui e nella Santa Vergine Maria, Madre della Chiesa.

    Nel frattempo, credo, abbiamo l'onere (ma credo altrettanto, l'onore) gravoso certo, ma al servizio della Chiesa Universale, di fare del nostro meglio. Di intervenire laddove è possibile, di educare chi ci è affidato, di denunciare e di salvare, sempre per quanto ci è possibile, quel Tesoro prezioso e immenso della Liturgia cattolica e del deposito della fede.

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  16. Carissimo,
    siamo perfettamente in sintonia!

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  17. "Benedetto XVI sta giocando la sua ultima carta (quella della fiducia al successore di Pietro) devo dedurre che lui si aspetta davvero che Kiko e Carmen prima o poi tentino un colpo di testa."

    Di colpi di testa ce ne sono stati tanti. Il problema è che non solo sono stati tollerati e quindi avallati, ma li si manda ad "evangelizzare"!

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  18. Leggendo l'ultimo articolo di Rodari (250 preti austriaci chiedono il sacerdozio femminile) mi viene da pensare ancor di più che per "ritrovare il Munus" sia necessario cominciare ad operare tagli dolorosi ma necessari.

    Solo che l'obiettivo dei vescovi, oggi, quasi sempre è solo uno: "coprire" le parrocchie.

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  19. Più che coprire le parrocchie, l'obiettivo di certi Vescovi mi sembra sia quello di coprire i movimenti. E, di conseguenza, le parrocchie che "appartengono" a quei movimenti.

    Purtroppo l'interesse è tutelare il movimento di appartenenza, non la Chiesa cattolica.

    Se questo non è uno scisma, visto che molti movimenti vanno volutamente e apertamente contro il Santo Padre e la Chiesa cattolica, cos'è?

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  20. Vedo su PapalePapale.com una serie di tre articoli (1 2 3) sul cardinale Canizares Llovera, che ci ha molto stupito per la dimestichezza con cui passava dalle liturgie tridentine dell'ICRSS (formalissime fino all'ultimo merletto) a quelle neocatecumenali.

    Nei tre articoli, scritti con uno stile molto "da sagrestia", viene descritto Canizares come assolutamente non tradizionalista, sebbene in qualche modo favorevole ai tradizionalisti. La cosa che mi colpiva di più è che lui, prima dello sbarco a Roma (sbarco dovuto a screzi con l'episcopato spagnolo), non aveva mai favorito minimamente la liturgia tridentina. Ed ora, a quanto pare, lo fa solo per scelta "politica" (per cui all'improvviso può rimangiarsi la parola e "improvvisi impegni" gli fanno abbandonare la promessa di celebrare al termine del Convegno).

    In verità, conosco molti personaggi di Chiesa che benché appaiano difensori della santa dottrina cattolica e della liturgia, in realtà lo sono per altri scopi, diversi dal voler pregare con frutto senza trasformare la liturgia in uno spettacolino.

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  21. "Benedetto XVI sta giocando la sua ultima carta (quella della fiducia al successore di Pietro) devo dedurre che lui si aspetta davvero che Kiko e Carmen prima o poi tentino un colpo di testa."

    Di colpi di testa ce ne sono stati tanti. Il problema è che non solo sono stati tollerati e quindi avallati, ma li si manda ad "evangelizzare"!


    Siete fuori strada,
    I colpi di testa dati da Kiko è Carmen sono stati dati su consenso del Papa e troppi documenti li accertano.
    Il problema è se credere o meno a ciò che Pietro benedice, anche se con riserva.

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  22. Il problema è se credere o meno a ciò che Pietro benedice, anche se con riserva.

    se tu stesso riconosci che "Pietro benedice con riserva" e questa riserva non viene né riconosciuta né attuata, vedi bene che noi crediamo a ciò che Pietro benedice con riserva, e cioè a una realtà 'purificata', non ostinatamente arroccata nelle sue struttura prassi regole e quant'altro...

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  23. I colpi di testa dati da Kiko è Carmen sono stati dati su consenso del Papa e troppi documenti li accertano.

    Un "colpo di testa" è un fatto compiuto, che non può basarsi su un consenso preventivo, altrimenti non sarebbe più un "colpo di testa".

    Non vi accorgete che piegate la logica alle vostre affermazioni sofistiche?

    Resta il problema del "fatto compiuto" che diventa regola nefasta per tutto il Corpo Mistico...

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  24. Dico la mia velocemente

    1)Ammesso e non concesso che si possa "sperimentare" una liturgia per vedere l'effetto che fa cosa dire? Che, se l'intento era "l'actuosa partecipatio" dei laici l'esperimento è fallito in pieno!

    Il motivo? Per me è molto semplice perchè i santi sacerdoti si sono "scordati" che il compito di "indicare" e "ricordare" e "spiegare" alla luce del Vangelo e del Deposito della Fede ce lo hanno loro in virtù del sacramento dell'Ordine.

    Hai voglia a mettere il sacerdote di fronte ai fedeli. Loro, instintivamente, cosa pensano? che sia LUI il protagonista il che potrebbe anche essere buono nella misura in cui sia veramente un "alter christus", ma di questo evidentemente non si ha consapevolezza.

    La soluzione quindi è semplice: che si ritorni a fare quello che ora non si fa più (in nome di cosa lo sa solo Dio) ovvero il sacerdote faccia il sacerdote e il laico il laico (ognuno consapevole del proprio insostituibile ruolo)

    2)Può passare mai il principio secondo il quale chiunque (e quando dico chiunque vuol dire CHIUNQUE) possa fare quello che vuole in ambito liturgico?

    Diceva bene Alessio: certe cose sono state ammesse CON RISERVA? Si è mai interrogato, ha mai riflettuto sull'intimo significato di questa RISERVA? Oppure gli è allegramente bastato quello che gli è stato detto da Kiko e soci?

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  25. Piccola chiosa all'intervento di prima. Si è cambiata la liturgia? Bene, allora si SPIEGHI VERAMENTE la belllezza ed il significato di quello che c'è dietro ogni singolo gesto.

    Si educhi veramente al Sacro Silenzio (che è semplicemente quel silenzio e quella pace che noi vorremmo se un nostro caro Amico ci dovesse parlare di qlc di veramente importante)

    Nella mia esperienza si può fare- Con me lo hanno fatto. E forse sarà per questo che, senza aver mai visto nè partecipato ad una messa in rito VO, appena vedo video di messe NC mi sento spiritualmente a disagio..

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  26. Scusate l'ignoranza: ma dov'è questa riserva?! Da decenni si praticano e si insegnano cose che nulla hanno a che vedere con la Chiesa cattolica, eppure da Essa vengono tollerate, permesse e, a volte, promosse. Cos'è, quindi, e dov'è questa riserva?

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  27. dov'è questa riserva?

    La riserva è nelle parole e nei gesti del Papa quando:

    1. invita i movimenti e specificamente il Cnc alla comunione ecclesiale e all'obbedienza ai vescovi. (Strano che normalmente si dà il caso che sono i vescovi ad adeguarsi, e quindi obbedire, al CnC)

    2. 'mostra' una liturgia correttamente celebrata e invia una Lettera da parte del Culto Divino (bypassata e disattesa: uno dei clamorosi "fatti compiuti")

    3. richiama i sacerdoti al loro ruolo di guide e santificatori (strano che, all'ultimo momento, il modello del curato d'Ars da lui posto durante l'Anno Sacerdotale, sia tramontato dato che gli è stata impedita la proclamazione come protettore dei sacerdoti: fatto clamoroso che nessun media ha rilevato). Forse per nulla strano che alla chiusura dell'anno sacerdotale non fossero presenti i sacerdoti kikiani (notizia mai smentita).

    4. quando solleva in una riunione interdicasteriale il problema del "culto della personalità" dei fondatori

    5. nell'ultimo convegno diocesano richiama la catechesi come "azione ecclesiale" e quindi i catechisti devono attenersi a ciò che insegna la Chiesa e non ad altre interpretazioni.

    6. nello stesso Convegno e in molte omelie richiama "l'educazione all'interiorità", completamente sconosciuta nel Cnc

    7. Tutto il resto è l'interrogativo più drammatico di tutti i tempi...

    Con Amerio possiamo, purtroppo parlare di desistenza dal governo, perché mostrare, indicare, esortare, invitare, non sono atti di governo ma forme di blando insegnamento. Seria la conseguenza che, per dirla sempre con Amerio, è la breviatio manus Domini...

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  28. Concordo su quanto dici in merito all’operato del Sommo Pontefice Benedetto XVI che invita i movimenti alla comunione ecclesiale, che celebra degnamente la liturgia ponendosi come modello, che richiama i sacerdoti al loro ruolo sacramentale e non solo pastorale; concordo su tutto. Però le cose continuano a non tornare. Mi sembra come se ad un figlio che torna tardi la sera a casa e in condizioni pietose, piuttosto che rimproverarlo, punirlo e aiutarlo, si continui a predicare come ci si comporta. Ad un figlio reticente, credo, poco importa del buon esempio del padre e delle sue chiacchiere. Con questo non voglio sminuire l’operato di Sua Santità, né irridere le Sue parole, anzi!. È che, mi sembra, che per spegnere il fuoco ci stia soffiando sopra e, tra pochi intimi, ci si limiti a gridare aiuto. Le cose sono due: o la Chiesa non è governata dal Papa (mi continua a risultare incomprensibile come una decisione da Lui presa, su una questione che Lo riguardava direttamente, non venga realizzata – vedi la proclamazione del santo Curato d’Ars a patrono di tutti i sacerdoti -) o c’è qualcosa che io continuo a non capire. Perché “va bene” la disobbedienza, ma qui il problema mi sembra più profondo, serio e grave. Sembra, con la scusa di non condannare e di non punire, di essere conniventi con chi è contro la Chiesa di Cristo.

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  29. Sembra, con la scusa di non condannare e di non punire, di essere conniventi con chi è contro la Chiesa di Cristo

    Qui il bisturi è arrivato fino in fondo, Infinito-quotidiano.
    Questa ipotesi DEVO allontanarla dalla mia coscienza e dal mio cuore, e mi dico che non possiamo essere nella mens del Papa né ci è dato conoscere tutti i retroscena di una Curia (e non solo) pesantemente inquinata... su questo, purtroppo non ci sono dubbi.

    In ogni caso mi conforta, torno di nuovo ad Amerio: a quella che egli in Iota Unum
    definisce "la legge della conservazione storica della Chiesa": "la Chiesa non va perduta nel caso non 'pareggiasse' la verità, ma nel caso 'perdesse' la verità". E quando la Chiesa non pareggia la verità? Quando i suoi insegnamenti la dimenticano, o la confondono, la intorbidano, la mischiano, come avvenuto (non è la prima volta e non sarà l’ultima) dal Concilio a oggi.

    La verità potrebbe (possiamo parlarne solo al condizionale) andar "persa", solo se fosse colpita da anatema o se venisse dogmatizzata una dottrina falsa. E questo appartiene solo al Papa e questo nessun Papa lo ha mai fatto né mai lo farà.

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  30. ... il problema è che con la scusa della 'pastorale' non si dogmatizza più nulla; ma si lascia 'praticare' quanto mai si dovrebbe.

    Resta da dire, anzi da pregare: fino a quando, Signore?

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  31. Mi sembra come se ad un figlio che torna tardi la sera a casa e in condizioni pietose, piuttosto che rimproverarlo, punirlo e aiutarlo, si continui a predicare come ci si comporta. Ad un figlio reticente, credo, poco importa del buon esempio del padre e delle sue chiacchiere.
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    infinitoquotidiano, le condizioni pietose non le vediamo affatto nel CNC, semmai nelle parrocchie che si stanno spopolando perchè a nessuno importa più di Dio.
    Al CNC, che mostra frutti, la Chiesa ha detto ANCHE QUESTO SI PUO' ACCETTARE (in genrale su molte cose), perchè si è resa conto che siccome in giro di frutti non si vedono più (ma oggettivamente negli ambienti tradizionalisti invece si vedono, quasi a segnalare i 2 opposti, ecco il recupero dell FSSPX, che dà frutti, vedi ordinazioni), forse è il caso di valorizzare quei carismi che li danno.

    Ecco che è disposta ad istituzionalizzarli pressappoco così come sono, ammettendo anche qualche concessione, chiaramente senza pensare che in questo modo di fatto diventa anch'essa sempre più plurale e variegata.

    Comprendi infinitoquotidiano, che pietose quindi sono le condizioni di chi sta nella palude, ad eccezione di qualche isola felice come quella evidentemente che frequenta AleCT.

    Alessio

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  32. Alessio ci sono i frutti sbandierati, enfatizzati, magari ottenuti con OGM.

    Colui che nel Vangelo ha detto "dai frutti li riconoscerete", non si riferiva né al numero di ordinazioni né alle folle osannanti, ma ai veri "Adoratori in Spirito e Verità"... ci sono, ci sono. Ma non vanno nelle piazze né sventolano striscioni e, forse, nemmeno scrivono sui blog.

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  33. Caro Alessio la Chiesa non è una multinazione che deve far quadrare un bilancio. La Chiesa non è una questione di numeri. Alla Chiesa non servono le piazze piene. Le chiese sì. Ma con i cuoi rivolti a Dio. Non al proprio fondatore, o, peggio ancora, a noi stessi.

    Qualsiasi movimento, ordine, parrocchia o quant'altro deve confrontarsi con la Verità, con Gesù Cristo, con la Chiesa cattolica. Non con le chiese vuote e le piazze piene.

    Con questi discorsi forse Vasco Rossi e Renato Zero potrebbero anche loro pretendere credito.

    Molta della gente che si dice (ma non so quanto si crede) cristiana, ha una dottrina tutta sua. Il problema non è nemmeno troppo relativo all'affluenza alla Messa domenicale. Essa rimane fondamentale e centrale, ma non è l'unico segno per valutare la sanità della fede della gente. Anzi.

    Credo che molti frutti, probabilmente molti di quelli che tu Alessio decanti, siano frutti malsani, deformati.

    Ha senso, è cattolico, fare il discorso "in assenza di tanti frutti buoni e sani, ci accontentiamo dei frutti cattivi e malati"?

    Direi proprio di no.

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  34. Vorrei dire al caro Alessio che se, definendo la mia realtà come "isola felice", vuole dire che la mia realtà non fa testo perchè "le parrocchie si spopolano etc. etc." beh...diciamo che sta sbagliando.

    Tanto per chiarirci:

    vengo da una realtà che non si può definire parrocchiale, che segue la spiritualità ignaziana e la devozione al S.Cuore di Gesù

    DI CONSEGUENZA si trova ad operare ANCHE in un contesto parrocchiale nient'altro che semplice. Anzi...

    Quello che dico io è che avere un sacerdote che "indichi" e "insegni" non dovrebbe essere "un'isola felice", ma invece dovrebbe essere UN DIRITTO che spetta al POPOLO DI DIO in quanto tale.

    Per il resto d'accordissimo con infinitoquotidiano: dobbiamo volere i frutti buoni, non gli OGM

    P.S. BUONA SOLENNITA' DEL S.CUORE A TUTTI

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  35. Per il resto d'accordissimo con infinitoquotidiano: dobbiamo volere i frutti buoni, non gli OGM
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    Ma ancora non avete chiarito a chi spetta discernere.

    Il mio Vescovo, quando è venuto a celebrare con le comunità, ha detto che il discernimento in primo luogo spetta al vescovo e la sua presenza era proprio per attestare che riteneva questa realtà fruttuosa, soprattutto perchè la riteneva una delle poche ancora in grado di parlare di Cristo ai giovani.

    Forse tu infinitoquotidiano, sai discernere meglio dei vescovi? diccetolo, che ti chiamamo apostolo...

    No AleCT, non dicevo che non facevi testo. Io ritengo la parrocchia luogo ideale per crescere nella fede. Ma oggi sono abbastanza vuote, mica sarà colpa del CNC? non facciamo del CNC il capro espiatorio di tutto...

    Alessio

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  36. Ma ancora non avete chiarito a chi spetta discernere.

    ma ancora non hai capito che siamo di fronte ad un discernimento del cavolo, da parte di chi dovrebbe discernere?

    Se un certo discernimento (o sarebbe meglio dire mancanza di discernimento) cozza contro la mia coscienza e la mia esperienza, ma soprattutto contro il mio 'sensus Fidei' cattolico e ancor di più col Magistero di sempre, lo posso affermare che è un discernimento del cavolo, perché non è una mia opinione, ma ho i miei termini di paragone, i Fondamenti della Fede che non ho posto io, ma gli Apostoli, quelli veri!

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  37. Piuttosto, una domanda.

    Che fine fanno i dogmi per una entità come il Cnc, che ha cancellato la Tradizione da Costantino al Vaticano 2?

    Mi pare che hai detto di tutto tranne cosa pensi dei dogmi, di cui si parla in questo articolo, e dell'autentico Munus docendi che non può appartenere a laici addottrinati da falsi profeti.

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  38. Caro Alessio,
    il CNC non ha la colpa di tutto. Questo è chiaro. Io non l'ho mai pensato. L'importante è che non si consideri questa mia affermazione come una giustificazione per tirare dritto fregandosene di tutto e di tutti. Sempre il solito ragionamento: "almeno noi facciamo qlc, quindi..." e pretendendo anche di averci ragione.

    A me pare chiaro come il sole che chi poteva discernere l'ha fatto. Anche con mezzi importanti. Ma MAI queste "correzioni" sono state prese, dal parte del direttivo del CNC come dovevano essere prese e cioè con ubbidienza e volontà di cambiare comprendendo il perchè e il per come. Niente. Kiko va avanti per la sua stra, tanto i frutti (per lui) ci sono.

    Ma che cosa si aspetta? Che il Papa PUBBLICAMENTE (ricordiamoci che Gennarini protestò con Tornielli perchè puubblicò la lettera di Arinze: nella testa del direttivo NC doveva rimanere SEGRETA anche quella) dica a KIKO è CARMEN: SMETTETELA ALTRIMENTI VI SCOMUNICO?

    Comprendono solo questo?
    Ragioniamo per assurdo: e se lo dicesse davvero? Come andrebbe a finire?

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  39. Alessio, vedo che fai progressi. Adesso alle tue teorie di ecclesiologia fatta in casa si aggiunge il nuovo tormentone dell’anche questo si può accettare raccolto da una fantomatica intervista tratta da chissà dove. Da cercatore della verità quale ti mostravi un tempo, eccoti approdato nel più becero dei relativismi, che cavalca alla grande l’onda dell’ambiguità più spinta. Di dogmi sembra non valga davvero la pena parlare, perché per voi è solo roba da preistoria. La storia invece, la state facendo voi, non hai bisogno di dimostrarlo, il vostro è il carro dei vincitori, lo sappiamo, avete i numeri, avete i frutti, avete chi vi compiace col suo discernimento ad hoc. Vi manca qualcos’altro, e tu ti ostini a non vederlo.

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  40. dice ancora Alessio.

    pietose quindi sono le condizioni di chi sta nella palude

    secondo te. Ma come si diceva, è questione di scelte. E’ questione di fede, direi. Per me, ex apprendista catechista nc come te, credere e vivere in Cristo Signore è prima di tutto riconoscere la bellezza del Suo Volto nella Chiesa e attraverso la Chiesa. Che è come dire riconoscere la Verità, unica, salda, immutabile, che affonda le sue radici nella Tradizione e nel Magistero della mia Chiesa. Sarà anche, oggi,una pietosa palude la mia Chiesa, ma l’ho scelta lasciando il cn, e lo rifarei mille volte, perché è lì che riposa tutta la mia speranza. E’ lì lo scrigno prezioso. Ti auguro, Alessio di ritrovare la voglia di scoprirlo quello scrigno.

    Ricordo una magnifica omelia di Benedetto XVI di qualche anno fa, nella quale egli diceva che il mistero della Vita Trinitaria è iscritto nel genoma dell’uomo. Per cui potremmo dire che cercando dentro di noi, troviamo sì la consuetudine al peccato, troviamo la miseria della polvere che siamo, ma anche quella consanguineità con Dio che ci fa capaci di Lui. Capaci di riconoscere il vero, il bello, il buono e di farne regola del nostro vivere quotidiano. Sono sua figlia, e il fuoco della verità, che è Dio, non mi fa paura, ma anzi mi scalda e mi illumina e mi conduce. E solo quel che deve bruciare brucerà. So di averlo già detto ultimamente anche troppe volte, ma credo sia argomento ormai ineludibile e spero tanto che i nostri pastori se ne convincano.

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  41. Rispondo ad AleCT, che dice:

    "Ma che cosa si aspetta? Che il Papa PUBBLICAMENTE (ricordiamoci che Gennarini protestò con Tornielli perchè puubblicò la lettera di Arinze: nella testa del direttivo NC doveva rimanere SEGRETA anche quella) dica a KIKO è CARMEN: SMETTETELA ALTRIMENTI VI SCOMUNICO?"

    Domando io: perchè non è presa in considerazione questa ipotesi? Dove sarebbe il problema, lo strano? Per paura delle conseguenze omettiamo di dire la verità? Oltretutto, l'ho scritto in qualche altro commento, lo scisma all'interno della Chiesa c'è già. Il CNC e non solo, seguono sè stessi o i propri capi, non il Capo e il Suo Vicario sulla terra.

    Perchè girarci intorno? Non pensi che con questa apparente (e, sottolineo apparente) complicità, che traspare dal non condannare apertamente, la fede di molti piccoli venga scandalizzata o, peggio, venga meno?

    Nella Chiesa cattolica si ha l'idea ormai che ognuno possa fare ciò che vuole; è comprensibile che qualcuno allora si domandi: dov'è la verità se anche laddove dovrebbe essere tutelata non viene fatto. Allora è vero che tutto è relativo, ecc, ecc.

    Questi sono discorsi che io mi son sentito fare. Non tutti hanno la passione, il tempo e la possibilità di informarsi di certe cose e di mettersi a fare discorsi teologici, dottrinali, ecc.

    I semplici, i piccoli, che fanno? Vedono che le liturgie sono pagliacciate, la Messa dipende dal celebrante e non da Dio, nè dal Papa (tant'è che basta attraversare la strada, entrare in un'altra chiesa cattolica, e trovarvi un rito molto diverso da quello da dove si viene); vedono che il Papa dice alcune cose, ma i Vescovi e i sacerdoti fanno l'opposto (e gli è permesso di farlo, se non addirittura benedetto!), che cosa gli rispondiamo? Come li rinforziamo nella fede?

    Vedi che, forse, per tutelare la verità, dichiarare apertamente che lo scisma c'è non mi sembra un'idea troppo allucinante.

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  42. Alessio, vedo che fai progressi. Adesso alle tue teorie di ecclesiologia fatta in casa si aggiunge il nuovo tormentone dell’anche questo si può accettare raccolto da una fantomatica intervista tratta da chissà dove
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    ha parlato la teologa...
    Ogni estate ha il suo tormentone... ma credo che non abbiate mai compreso fino in fondo il mio stato d'animo.

    Io sono un legalista, in fin dei conti, ragiono a quadretti. per me è inconcepibile una frase del tipo "anche questo si può accettare", perchè di fatto vuol dire che la regola non è una regola, ma è un colabrodo, è una serie di "ma anche", insopportabile, perchè lasciapassare all'anarchia (direi oramai postconciliare).

    Più indago e più trovo conferme che il CNC si integra benissimo con questa Chiesa, e che questa Chiesa comincia a stufarmi; ma fino a che ciò non avviene (lo stufarmi), il CNC è la scelta migliore. In caso contrario la scelta è evidente, e non prevede paludi, ma il ritorno al "punto di ripristino" più sicuro, all'incirca al 1960 o giù di lì.

    Alessio

    RispondiElimina
  43. Più indago e più trovo conferme che il CNC si integra benissimo con questa Chiesa, e che questa Chiesa comincia a stufarmi; ma fino a che ciò non avviene (lo stufarmi), il CNC è la scelta migliore. In caso contrario la scelta è evidente, e non prevede paludi, ma il ritorno al "punto di ripristino" più sicuro, all'incirca al 1960 o giù di lì.

    la storia di questi ultimi anni non è trascorsa invano. E' irrealistico rimaner fermi alla Chiesa pre-conciliare.

    Il concilio ha portato tante discontinuità, purtroppo applicate, che hanno prodotto molte mutazioni genetiche (una è il Cnc, poi ce ne sono altre legate al modernismo).

    Ma il Concilio, se letto "in continuità", come afferma il Papa e come dimostriamo noi, ha in sé elementi di rinnovamento nella continuità che non vanno disattesi. Quel che è da abbandonare è tutto quanto ci allontana dalla Tradizione e quindi dalla Verità e ci ha portato fin qui.

    Il termine di paragone, è il Sacrifico di Cristo e la Sua Salvezza che, per agire, richiede la nostra volontà e non la semplice fede fiduciale e quindi l'appartenenza e le prassi di un contesto che è lui che ti salva, parlando di Cristo, ma purtroppo sfigurandolo e, quindi, profanandone sia la Divinità che l'Umanità.

    STA CRUX DUM VOLVITUR ORBIS.

    Non esiste solo il Cnc o la 'palude'. Esiste la Chiesa che, purtroppo, ha inglobato molti elementi estranei. Punto

    Il Signore ci ha dato il discernimento per riconoscerli e prenderne le distanze e scegliere il Bene che ci è destinato.

    Il legalismo è farisaico, mi sembra, e non aiuta a mettersi in contatto col pulsare fecondo della Vita e a lasciarsi abbagliare dallo splendore della Verità e a lasciar bruciare le scorie inutili al fuoco del Dogma.

    Strano, un legalista dovrebbe essere portato a rispettare i Dogmi. Ma lo farebbe solo in senso giuridico, rigido, non vitale: i dogmi non sono gabbie legaliste, ma "frecce direzionali" infuocate e feconde.

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