giovedì 23 febbraio 2017

Kiko non vuole che diventiate santi

Parto da alcuni recenti commenti:

@Tripudio."Anziché ricercare la santificazione personale (dalla quale senza alcun programma prestabilito derivano frutti), ci si dà da fare in attività"

Da Autore della lettera...
Mi hai fatto ricordare una cosa riguardo la santificazione personale.
Alla convivenza di inizio corso dell'anno scorso ricordo bene come il catechista la sminuì asserendo "tu pensi a diventare santo? Guarda che non è questione della tua personale santificazione. È la comunità che diventa santa, non è un discorso di diventare santo tu." Insomma il senso del discorso era "un nuovo concetto di santità, in cui quello che importa è che la comunità, come un unico corpo, diventi santa": un discorso in cui sembrava che il desiderio di santità fosse un orgoglio privato, da combattere perché sfavoriva (o escludeva, a suo parere) la comunità. Cioè: che tu diventi santo non gliene frega niente a nessuno perché di fondo la santità non è questo, ma ha senso solo in un'ottica comunitaria ("portiamo in cielo comunità sante, dove non c'è Peppino che è santo e un altro no, ma la comunità è santa"). Insomma tu come persona conti niente, e quel poco che conti è solo in funzione della comunità. Dovrei ritrovare il mamotretro dello scorso anno (anche se di rileggere simili oscenità non ne ho proprio voglia). Una santità costruita insomma: come fa ad esserci una santità comunitaria se non c'è prima una santificazione intima e personale? Come si fa a sminuire o deridere la prima (scoraggiando implicitamente chi ascolta, perché potrebbe pensare che "allora sono un superbo a voler diventare santo") senza rendersi conto che la seconda altro non è che il frutto della prima?

Da Veterano...
Quello che propone il cammino neocatecumenale è un abbassamento morale anziché un innalzamento spirituale, che non si può negare all’inizio del cammino è rivestito di rinnovamento, ma a cui non ci si arriverà mai, anche dopo il “Matrimonio spirituale”, significa dopo almeno quarant’anni di sentirsi dire che siamo peccatori. Dopo un certo periodo si crede davvero che sia l’unica realtà e quindi ci si comporta da tali, peccatori incalliti incapaci di vedere dove si trova il Bene e perseguirlo, tanto all’uomo è impossibile! Teologia totalmente opposta al riscatto dell’uomo!

Aggiungo ai commenti la mia esperienza...
"Mica sei entrata nel cammino per diventare santa?"
Bizzarra domanda/affermazione da fare a chi è alla fine di un lungo percorso di fede.
La risposta che esce spontanea e immediata è:
"No! Sono entrata nel cammino per vedere, alla fine di tutto l'itinerario, se è possibile riuscire a diventare peggiore di prima!".

Nel cammino siamo di fronte ad una costante banalizzazione e ad un totale svilimento del senso della "santificazione personale", così come avviene per tutto quello che potrebbe mettere al centro la persona, l'individuo, rispetto al contesto comunitario che è l'unico che conta.
Il singolo viene progressivamente diluito nella comunità, disciolto fino a scomparire come persona.
Ecco che, finalmente, abbiamo scoperto cosa "si scioglie" nel cammino:  l'identità personale, che si perde totalmente. 

C'è un modello di camminante che Kiko ha ben chiaro nella mente e a questo, negli anni, va ad
allineare tutti quelli che entrano nell'esperienza di cui è l'iniziatore.









I catecumeni fanno un lunghissimo percorso spersonalizzante per trasformarsi, come gruppo che ha ascoltato insieme il Kerigma, in comunità: ossia tu sei in quanto "comunità", senza comunità non sei nulla. 

Dentro l'esperienza si sperimenta una sicurezza, una stabilità, ci si identifica con gli altri, si trovano le risposte pronte per ogni situazione, si sa quali sono i comportamenti da assumere senza timore di sbagliare, addirittura si sa anche dare i giusti consigli a chi avesse dei dubbi, nonostante si sia condannati a contemplare sempre e solo i propri peccati, senza speranza!
Si comprende perché chi esce dall'esperienza, dopo anni e anni di cammino, dovrà fare i conti con una incapacità totale di vivere autonomamente la propria vita; la comunità ormai si è strutturata in lui e si ritrova senza più un'identità, se si muove al di fuori del contesto in cui è come incapsulato.
Ma sorge spontanea la domanda: cosa ha di cattolico un simile “itinerario di de-formazione” che pretende di rivitalizzare il Sacramento del Battesimo nei battezzati scristianizzati o sacramentalizzati/non catechizzati/che indossano ancora l'abitino (stretto) della prima comunione?

Il cammino neocatecumenale, vogliamo sottolineare, non ha le connotazioni di base per essere definito cattolico ma, come già abbiamo dimostrato, rientra più propriamente nei canoni dei sistemi dittatoriali.

Catechismo della Chiesa Cattolica
Il Battesimo è "il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito" (art.1213).E’ chiamato "illuminazione" perché coloro che lo ricevono "vengono illuminati nella mente" (art.1216).1993 Dio tocca il cuore dell'uomo con l'illuminazione dello Spirito Santo, in modo che né l'uomo resterà assolutamente inerte subendo quell'ispirazione, che certo può anche respingere, né senza la grazia divina, con la sua libera volontà, potrà prepararsi alla giustizia dinanzi a Dio [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1529].1995 Lo Spirito Santo è il maestro interiore. Dando vita all'"uomo interiore", la giustificazione implica la santificazione di tutto l'essere.

La Dignità della persona umana
1730 Dio ha creato l'uomo ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell'iniziativa e della padronanza dei suoi atti. « Dio volle, infatti, lasciare l'uomo "in balia del suo proprio volere" (Sir 15,14) perché così esso cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, con l'adesione a lui, alla piena e beata perfezione »:49 « L'uomo è dotato di ragione, e in questo è simile a Dio, creato libero nel suo arbitrio e potere ».501731 La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da sè stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell'uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine.1738 La libertà si esercita nei rapporti tra gli esseri umani. Ogni persona umana, creata ad immagine di Dio, ha il diritto naturale di essere riconosciuta come un essere libero e responsabile. Tutti hanno verso ciascuno il dovere di questo rispetto. Il diritto all'esercizio della libertà è un'esigenza inseparabile dalla dignità della persona umana, particolarmente in campo morale e religioso.54

Sottoponiamo al vaglio di questi articoli del Catechismo della Chiesa cattolica la condizione del "cristiano adulto" che, terminato il suo lungo percorso neocatecumenale,  ha finalmente conosciuto di essere solo un grandissimo peccatore.
In questa sua condizione, la piena maturità della fede e il perfetto discernimento consistono:
- nel diffidare della propria intelligenza,
- immolare l’idolo del proprio cervello al santo iniziatore e
- obbedire SEMPRE a lui, senza pensare e senza capire, nella persona dell’inviato alla sua vita, colui che è “suo catechista per sempre”.

 « Miei carissimi figliuoli in G. C.,
vicino o lontano io penso sempre a voi.
Uno solo è il mio desiderio, quello di
vedervi felici nel tempo e nell’eternità.


I grandi santi e iniziatori di tutti i tempi, che hanno conosciuto il "maestro interiore",  si sono prima applicati, nel nascondimento, alla propria personale santificazione, che hanno coltivato per tutta l'esistenza (attraverso una perfetta, anche se a volte per loro dolorosissima, obbedienza alla Santa Madre Chiesa), e poi hanno condotto, per questa stessa strada, le persone loro affidate dalla Divina Provvidenza

senza crogiolarsi, come fa Kiko, nel ripetere ogni giorno "sono un peccatore, un falso, un superbo" e restando per sempre in una situazione, in cui imbriglia anche tutti i suoi seguaci, che lo esime da ogni tensione o sforzo.

E questo insegna - il famoso fare la virtù senza sforzo mal inteso e mal comunicato - per continuare ad assecondare, senza troppi sensi di colpa, le proprie cattive tendenze.

Ma soprattutto i santi, quelli veri, sono stati prima di ogni altra cosa luminosi e limpidi esempi per chi li seguiva e per chi li ascoltava una vera gioia.



Pax



19 commenti:

  1. Ho l'impressione che Sankiko sia rimasto fermo al '68.

    Autore della Lettera ricorda: "Alla convivenza di inizio corso dell'anno scorso ricordo bene come il catechista la sminuì asserendo "tu pensi a diventare santo? Guarda che non è questione della tua personale santificazione. È la comunità che diventa santa, non è un discorso di diventare santo tu."

    A me fa pensare agli esami di gruppo all'Università, all'epoca delle contestazioni iniziate appunto nel '68. Siccome avevano studiato in gruppo (comunità?) bastava interrogare uno e tutti gli altri avrebbero avuto diritto al medesimo voto.

    Prima o poi mi aspetto una nuova, nostalgica, costosa kikona: Che Guevara su foglia d'oro davanti a Sankiko che gli dice: "Che, prega per me!"

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  2. Pax

    Buongiorno Apostata, ben trovato,
    Volevo chiederti di vedere, sul post " Una breve triste storia." il commento di Anonimo delle 21:48.
    Pone una domanda a cui solo tu puoi rispondere.

    Grazie
    Pax

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  3. ...che tu diventi santo non gliene frega niente a nessuno perché di fondo la santità non è questo, ma ha senso solo in un'ottica comunitaria ("portiamo in cielo comunità sante, dove non c'è Peppino che è santo e un altro no, ma la comunità è santa"). Insomma tu come persona conti niente, e quel poco che conti è solo in funzione della comunità. Dovrei ritrovare il mamotretro dello scorso anno (anche se di rileggere simili oscenità non ne ho proprio voglia). Una santità costruita insomma: come fa ad esserci una santità comunitaria se non c'è prima una santificazione intima e personale?...

    Un nuovo concetto di "santità di riflesso", dove il fratello Tizio (che magari "zoppica" secondo i criteri del cammino) può diventare santo grazie al fratello Caio che invece è ligio, costante ed inquadrato.
    Comodo a pensarci effettivamente... così un domani al cospetto di Dio potranno dire: "Signore signore, ma come non ho dato frutti di conversione? Vedi come si è convertito Caio? E Kiko ha sempre detto che è tutta la comunità che si santifica, quindi di riflesso anche io! Tu giudichi!"

    Etneo

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  4. Buongiorno a te Pax.

    Corretta la tua esegesi :-) di trettre. Si vece che hai studiato Kikologia applicata.

    Questa la spiegazione per Anonimo.

    "trettre dottor (h.c.) Arguello"

    *trettre: Sankiko si fregia di ben tre lauree, come umilmente strombazza ai quattro venti sempre e comunque.
    Perché trettre e non triplice?
    Perché i Trettre erano un gruppo di comici napoletani, e le sue tre lauree fanno ridere come loro.
    In altre parole, delle lauree di cui si fregia, noi ce ne fregiamo altamente.

    *(h.c.): honoris causa!
    Tuttavia, data l'abitudine del Nostro di stravolgere segni ed interpretazioni (Lino docet) sappi che per Sankiko honoris causa ha un duplice significato.
    Non solo il dovuto riconoscimento accademico dei suoi alti meriti, ma soprattutto l'onore che lui concede all'Università permettendole il privilegio di annoverarlo fra i suoi titolati.
    Santa umiltà, insomma.

    Quanto agli appellativi, Anonimo, tempo fa ci divertimmo a chi ne trovava di più. La discussione non la ricordo, ma dato l'enorme numero di carismi di cui Sankiko è portatore, qualunque cosa tu scriva funziona.

    Puoi provarci tu stesso. Parti da imbianchino, cassamortaro, muratore (libero?) plagiario, strimpellatore ambulante, urlatore, inquilino a scrocco, sigaraio, comandante in capo di vescovi e cardinali, cantastorie, cacciadiavoli, spazzanebbia, ammaestrapiccioni, viaggiatore a sbafo, aragostaro, affarista manolesta, profeta di sventura, disoccupato a vita, mantenuto, imbonitore, pescatore di cefali, inquisitore di seminaristi, nuovogiovanniinmezzoavoi, messiapresenteinnoi, ispirato permanente, elicotterista, venditore di santini propri, scrittore di libri fantasy, piazzista di arredi farlocchi, barista visionario.

    Provaci, Anonimo, vedrai quanti carismi! E pensa che c'è anche chi gli crede...

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  5. Sono devoto a don Bosco e a Domenico Savio. Quest'ultimo - "il santo dei ragazzi" - a tredici anni o giù di lì, già diceva ai suoi compagni: «la santità consiste nello star sempre allegri». Aveva fatto suo l'insegnamento di don Bosco, e lo ripeteva ai ragazzi dell'oratorio con quella stessa semplicità.

    Naturalmente si tratta di letizia cristiana, non della chiassosa "allegria": si può essere sinceramente lieti anche nel dolore (a causa delle certezze della fede), ma nel dolore non si può essere sinceramente allegri. L'allegria è qualcosa di passeggero. Uno dei madornali errori della "spiritualità" neocatecumenale è proprio la confusione tra letizia e allegria: col risultato che per sembrare cristiani i neocatekikos devono fare caciara, cfr. ad esempio il funerale col balletto-girotondo, una cosa che offende Dio oltre che i defunti.

    San Domenico Savio è noto anche perché tra i propositi della sua Prima Comunione aveva aggiunto: «la morte ma non i peccati». Una cosa del genere la può dire solo chi conosce l'insegnamento cattolico sulla divina Grazia (e la differenza tra peccati mortali e veniali): al contrario di ciò che hanno blaterato per mezzo secolo i due eretici Kiko e Carmen, è davvero possibile resistere al peccato, rifiutarlo, collaborare con la Grazia, fortificandosi in ciò a furia di opere buone (buone agli occhi di Dio): nessuno è così forte da resistere sempre al peccato, ma questa non è una scusa per smettere di combattere - nella diabolica mentalità neocatecumenale certe volte è necessario inventarsi perfino dei peccatoni giganteschi pur di passare qualche interrogatorio nei "passaggi" o negli autobus della GMG... senza contare quei tizi che prima fanno i propri porci comodi e poi in comunità se ne vantano dicendo: «eh, sapete, quando il Signore toglie la mano dalla testa, ne succede di ogni».

    Quella maligna menzogna del neocatecumenalismo - secondo cui la santificazione non sarebbe personale ma comunitaria - sovverte l'insegnamento di Nostro Signore, come se quest'ultimo avesse detto: «va', la fede "della tua comunità" ti ha salvato». Veramente Kiko non vuole che diventiate santi. Ed i kikatekisti, ubbidienti ripetitori pappagalleschi, rovinano i fratelli delle comunità in nome dell'idolo.

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    1. Caro Tripudio da ex allievo salesiano non posso che quotare appieno questo stile cristiano doc!

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  6. @ l'apostata ha detto: "Perché i Trettre erano un gruppo di comici napoletani, e le sue tre lauree fanno ridere come loro"

    Nella redazione dei trattati di Kikologia applicata, carissimo, bisogna essere esaustivi e chiari. Non bisogna lasciare spazi a interpretazioni arbitrarie.
    L'intuizione che tu hai avuto nella citazione dei Trettre a proposito delle tre lauree - ebbene sì, l'intuizione come insegna Kiko è superiore alla ragione - è assolutamente fondata :-)

    Lo dimostra il seguente brevissimo video:
    Cliccare qui

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  7. Pax

    Quanto agli appellativi, Anonimo, tempo fa ci divertimmo a chi ne trovava di più. La discussione non la ricordo, ma dato l'enorme numero di carismi di cui Sankiko è portatore, qualunque cosa tu scriva funziona.
    Provaci, Anonimo, vedrai quanti carismi! E pensa che c'è anche chi gli crede.

    Grazie, a leggerli tutti in fila non riuscivo più a trattenere le risate.
    Grazie per il buonumore, c'è n'è proprio bisogno.

    Pax

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  8. Pax
    @Tripudio
    Mi ritrovo in pieno nel tuo commento delle 10,58.

    Don Bosco grande punto di riferimento anche per me, da sempre.

    Ho messo nel post il link della lettera da Roma ai suoi ragazzi e ai suoi collaboratori.

    Trasuda amore da ogni riga e una magnifica vocazione alla vera gioia.,
    leggere quello che hai scritto mi dà il coraggio di sottolineare qualcosa,
    PERCHÉ vedo che anche tu, come credo e spero anche altri su questo blog, presti attenzione agli insegnamenti sublimi dei santi, senza il timore di essere accusato di bigottismo, sentimentalismo, pseudo misticismo, fuga dalla realtà e, infine, di pensare solo egoisticamente, egocentricamente A DIVENTARE SANTO TU.
    tagliandoti fuori dalla comunità ..
    Ma Gesù non ci insegna che ognuno renderà conto della propria Anima?:

    Dalla lettera di don Bosco

    - Che essendo amati in quelle cose che loro piacciono, col partecipare alle loro inclinazioni infantili. imparino a vedere l'amore in quelle cose che naturalmente loro piacciono poco; quali sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi; e queste cose imparino a far con slancio ed amore

    Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della famigliarità! Il maestro visto solo in cattedra e maestro e non più, ma se va in ricreazione coi giovani diventa come fratello.
    Se uno è visto solo predicare dal pulpito si dirà che fa né più né meno che il proprio dovere, ma se dice una parola in ricreazione, è la parola di uno che ama. Quante conversioni non cagionarono alcune sue parole fatte risuonare all'improvviso all'orecchio di un giovane nel mentre che si divertiva!

    - Eppure mio caro, non vedi quanta frequenza di Confessioni e di Comunioni vi è nell'Oratorio?
    - E’ vero che grande è la frequenza delle Confessioni, ma ciò che manca radicalmente in tanti giovanetti che si confessano è la stabilità nei proponimenti. Si confessano, ma sempre le stesse mancanze, le stesse occasioni prossime, le stesse abitudini cattive, le stesse disobbedienze, le stesse trascuranze nei doveri. Così si va avanti per mesi e mesi, e anche per anni [...].
    Sono confessioni che valgono poco o nulla; quindi non recano pace, e se un giovinetto fosse chiamato in quello stato al tribunale di Dio sarebbe un affare serio.
    [...]
    [Qui Don Bosco si propone, appena rientrato da Roma, di avvisare alcuni giovani dell’Oratorio, e intanto esorta tutti alla santità].
    Qui vi dirò che è tempo di pregare e prendere ferme risoluzioni; proporre non colle parole, ma coi fatti, e far vedere che i Comollo, i Savio Domenico, i Besucco e i Siccardi vivono ancora tra noi.

    Concludo: sapete che cosa desidera da voi questo povero vecchio che per i suoi cari giovani ha consumata tutta la vita? Niente altro fuorché, fatte le debite proporzioni, ritornino i giorni felici dell'Oratorio primitivo.

    Abbeveriamoci, amici, alla vera sapienza e al vero amore in Cristo Gesù.

    Pax

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  9. Alcune lucide e interessanti considerazioni ....
    Da una persona a me cara che bazzica ancora nelle comunità ma, ogni giorno, legge ciò che viene scritto su questo Blog e che non vuole personalmente fare commenti....

    "Vogliamo tralasciare la "santificazione personale" e parlare della "santificazione comunitaria"?
    Interessante parlare della comunione nelle comunità, che non arriva mai, quella tra i fratelli!
    Basta fare una bella ripassata alla lavanda dei piedi...... abominevole, che crea giudizi dove non ci sono.
    Uno arriva e, di punto in bianco, ti lava i piedi.
    Tu ci rimani malissimo, magari ti incavoli.
    Gli altri fanno mille congetture.
    Il risultato: quello che ha lavato i piedi si sente pronto e tranquillo per la VEGLIONA di Pasqua.
    Tutto il resto della comunità è partita in nuovi giudizi.
    Una tragedia totale.

    Pax

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  10. Tretre(h.c.) vogliadilavoràsaltamiaddosso Arguello

    Tretre (h.c.) tufaticeiomagno Arguello

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  11. Grazie apostata, sei stato esauriente,😂😂😂,
    Tretre (h.c.)memagnotutto Arguello
    Tretre (h.c) elicotterista auguello
    Tretre (h.c.) santosubito Arguello 😇
    Tretre (h.c.) esorcista argueglio,....,...........

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  12. Grazie Pax per il post pubblicato e anche agli interventi successivi ..
    .. in realtà inizialmente nn mi riferivo a quelli goliardici .. ma ripensandoci svolgono invece anch’essi azione educativa perche danno 1 esempio, a chi legge qsto blog nel suo insieme, di ciò che è una comunità veramente umana (e quindi dico io anche cristiana): una condivisione di contenuti dove ciascuno contribuisce con le sue informazioni (drammatiche o umoristiche), col suo stile, le sue conoscenze e le sue ignoranze, le sue intuizioni (personali e diverse l’una dall’altra) e i suoi ragionamenti logici su fatti reali, e poi anche le sue crisi e le sue certezze, le sue richieste d’aiuto e il suo mettersi a disposizione per essere d’aiuto …… chissà se le comunità cristiane primitive erano più simili a questo o più alle comunità NC … dove, è stato ben detto, la persona singola non è oggetto di rispetto , portatrice non di talenti unici e irripetibili ma solo di peccati, di soldi e consenso numerico ; la vita in comunità è alienante nn solo perché ti divide dal mondo normale (dove i NC dimenticano esserci le persone che dovrebbero salvare (!?) ) ma soprattutto ti aliena da te stesso e quindi ti allontana da Dio perché è solo col tuo cuore, mente, volontà che puoi rispondere al dono della fede … non puoi far rispondere altra gente al tuo posto … solo “il mio io” + “il tuo io” + “il suo io” … forma il popolo dei credenti.
    Grazie in particolare x i brani del catechismo sulla Dignità della persona umana e il rispetto che le è dovuto e per aver ricordato S.Giovanni Bosco, che i giovani li ha davvero aiutati a crescere e diventare consapevoli della propria “bellezza” agli occhi di Dio, e c’è riuscito perché ha avuto RISPETTO di ciascuno nella propria diversità!
    Mi sembra pertinente aggiungere le parole del Papa a S.Marta qualche settimana fa :
    “ Lui [Gesù] aveva gli occhi fissi sulla gente.
    ‘Sì, si, sulla gente, sulla moltitudine’
    – ‘No, su ognuno!’. E questa è la peculiarità dello sguardo di Gesù.
    Gesù non massifica la gente: Gesù guarda ognuno”.
    Lo sguardo di Gesù va al grande e al piccolo. Così guarda Gesù: ci guarda tutti, ma guarda ognuno di noi. Guarda i nostri grandi problemi o le nostre grandi gioie, e guarda anche le cose piccole di noi. Perché è vicino. Gesù non si spaventa delle grandi cose, ma anche tiene conto delle piccole. Così ci guarda Gesù”
    CONTINUA

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  13. Mi pare di capire che non bastano i “successi” di una comunità se al suo interno c’è anche 1 sola persona che soffre a causa di “fratelli”.
    Riguardo alla sicurezza che dà la comunità (come ben è stato detto: “si sperimenta una sicurezza, una stabilità, ci si identifica con gli altri, si trovano le risposte pronte per ogni situazione, si sa quali sono i comportamenti da assumere senza timore di sbagliare”)
    Mi sembrano pertinenti le parole del Papa di quest’oggi:
    “Gesù non risponde se sia lecito o non è lecito; non entra nella loro logica casistica. Perché loro pensavano soltanto alla fede in termini di ‘si può’ o ‘non si può’, fino a dove si può, fino a dove non si può. Quella logica della casistica: Gesù non ci entra, in questo. Gesù li qualifica ‘duri di cuore .. e dice la verità. Senza casistica. Senza permessi. La verità”.
    “Gesù dice sempre la verità”, ”spiega le cose come sono state create
    “E il cammino di Gesù – si vede chiaro – è il cammino dalla casistica alla verità e alla misericordia. Gesù lascia fuori la casistica. A quelli che volevano metterlo alla prova, a quelli che pensavano con questa logica del ‘si può’, li qualifica – non qui, ma in altro passo del Vangelo –ipocriti. Anche con il quarto comandamento, questi negavano di assistere i genitori con la scusa che avevano dato una bella offerta alla Chiesa. Ipocriti. La casistica è ipocrita. E’ un pensiero ipocrita. ‘Si può – non si può’ … che poi diventa più sottile, più diabolico: ma fino a chi posso? Ma di qui a qui, non posso. E’ l’inganno della casistica.”
    Il cammino del cristiano non cede dunque alla logica della casistica, ma risponde con la verità, cui si accompagna, sull’esempio di Gesù, la misericordia, “perché Lui è l’incarnazione della Misericordia del Padre, e non può negare se stesso.
    Giustizia e misericordia, strada non facile ma che rende felici
    “Quando la tentazione ti tocca il cuore, questo cammino di uscire dalla casistica alla verità e alla misericordia, non è facile: ci vuole la grazia di Dio perché ci aiuti ad andare così avanti. E dobbiamo chiederla sempre. ‘Signore, che io sia giusto, ma giusto con misericordia’. Non giusto, coperto dalla casistica. Giusto nella misericordia. Come sei Tu. Giusto nella misericordia.
    Poi, uno di mentalità casistica può domandare: ‘Ma, che cosa è più importante, in Dio? Giustizia o misericordia?’. Anche, è un pensiero malato, che cerca di uscire … Cosa è più importante? Non sono due: è uno solo, una sola cosa. In Dio, giustizia è misericordia e misericordia è giustizia.”
    Immagino che, come per me, anche per altri che hanno subìto ingiustizia , sia difficile praticare la pazienza che tale giustizia-misericordia richiede ma .. mi pongo una domanda (spero non retorica) : quei neocatecumenali che sono in buona fede, se anche non gli importa di non essere rispettati loro stessi, come fanno a non intervenire quando assistono ad un “maltrattamento psicologico” nei confronti di 1 altro fratello e lo vedono soffrire e leso nella sua dignità? Non sentono in se’ lo Spirito di Gesù che dice “abbi compassione di lui, prendi il posto suo come io ho preso il tuo, proclama sui tetti (semplicemente difendilo davanti all’assemblea) la verità del suo essere figlio di Dio e non schiavo di nessun uomo!? Ma hanno ricevuto uno spirito di timidezza o lo Spirito di figli adottivi?
    L’eredità del Padre nostro che è nei Cieli, non è da dividere tra i membri della comunità ma è tutta intera per ognuno (il bicchiere, di qualunque foggia e dimensione, si realizza quando lui è tutto pieno , non omologandosi agli altri)! - Certo che in quanto umani siamo peccatori e deboli ma, ripeto, perché fare coscientemente, deliberatamente del male a un essere umano come te, che già sta soffrendo per le prove della vita? Anche l’omertà è un male fatto coscientemente.
    Un saluto - Roberta

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  14. Apostata, grazie di esistere

    Trentatré dottor (h.c) Arguello


    Trettre (h.c.)tuosuffrimiento Arguello
    trettre (h.c) mullerlaiuta Arguello
    Trettre (h.c.) mastroliatoredingranaggistrategici Arguello


    Per gli appellativi si può prendere spunto anche dalle sue parole, ipse dixit:

    obbedisciame, volontadidioperte, diocispira, iovinvio, mettituttonelsacconeroperme........

    Tripudio, voglio ringraziarti ancora per il tuo bel commento su don Bosco e San Domenico Savio.

    Pax

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  15. Roberta care, ti ringrazio dal profondo del cuore.
    Il tuo commento mi ha incoraggiata.
    In realtà in questi giorni ho pensato di dire cose che non trovavano condivisione su questo blog, visti i pochi commenti e mi sono fatta tante domande, se io me la stessi cantando e suonando da sola.
    Sono tanti anni, ormai, che sono uscita dal cammino, anni di nascondimento e solitudine, con la vita normale da riprendere, la mia famiglia e tante elaborazioni mentali e spirituali da fare per gestire (non so esprimermi) tutta la devastante esperienza n.c. che avevamo vissuto nell'esclusivismo di questa pseudo realtà ecclesiale, dal momento che nel cammino, io e la mia famiglia, avevamo messo TUTTA la nostra vita.
    Sto abbastanza sofferente oggi, meglio non dica altro.
    Devo rileggere con calma il tuo commento, che come sempre, offre tanti spunti estremamente illuminanti.
    Come con altre donne che scrivono su questo Blog trovo con te mille affinità e mi sei di grande aiuto, sempre.
    Sapendo che, come me, tutto quello che ci dai delle tue riflessioni, convinzioni e conclusioni, è profondamente radicato nella tua dolorosa vicenda personale, causata dal cammino, a gestire la quale poi sei stata lasciata sola.
    Anzi in questo il ruolo dei catechisti, degli ex fratelli e, purtroppo, dei Parroci e in genere dei Pastori della Chiesa è stato di complicità, omertà, se non di diventare a loro volta aguzzini, anche loro.
    Che Dio li perdoni, tutti!
    Basta
    Voglio evidenziare per ora alcune cose del tuo commento:

    1.....questo Blog....dove ognuno contribuisce ..anche con le sue crisi e le sue certezze, le sue richieste d’aiuto e il suo mettersi a disposizione per essere d’aiuto …… chissà se le comunità cristiane primitive erano più simili a questo ( Blog) o più alle comunità NC … dove, è stato ben detto, la persona singola non è oggetto di rispetto , portatrice non di talenti unici e irripetibili ma solo di peccati, di soldi e consenso numerico ; ........

    2. Tutto quello che dici su ciò che chiami "la logica della casistica" bellissimo, Dio certamente li confonde, nelle loro certezze acquisite, radicate nella superbia.... Perché la Sapienza, quella vera, è radicata nel profondo del cuore, di quale casistica parliamo? Che poi fare le cose come vanno fatte ci serve solo per aumentare il nostro orgoglio, per sentirci noi a posto e per meglio giudicare gli altri, se non sbaglio questi erano i farisei. Incomprensibile per loro "ama e fai quello che vuoi" come insegna S.Agostino.

    3. Immagino che, come per me, anche per altri che hanno subìto ingiustizia
    ...........sia difficile capire i neocatecumenali.."...
    come fanno a non intervenire quando assistono ad un “maltrattamento psicologico” nei confronti di 1 altro fratello e lo vedono soffrire e leso nella sua dignità? Non sentono in se’ lo Spirito di Gesù che dice “abbi compassione di lui, prendi il posto suo come io ho preso il tuo, proclama sui tetti (semplicemente difendilo davanti all’assemblea) .......

    Qui non ho nulla da aggiungere, queste sofferenze anche io le ho patite tutte, dopo essere stata messa alla berlina sopra ogni cosa perché mai, mai, abbiamo taciuto di fronte a cose scandalose e terribili, subite sempre da chi umanamente contava poco nel cammino, gli ultimi, che venivano insabbiate e coperte dai capi-catechisti per "IL BENE DEL CAMMINO".

    Grazie ancora Roberta, grazie.

    Pax

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  16. Grazie a tè Pax della tua testimonianza e della passione che ci metti in questo blog . Stó cercando anch io la verita sul cnc . La tua fatica non è inutile , perché stai dando voce e interpreti i sentimenti di tanti noi . Che il Signore ci guidi alla verità tutta intera . Alberto

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  17. Grazie Alberto, speriamo sia come dici tu, speriamo bene, e che Dio ci guidi ......
    Pax

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