venerdì 21 agosto 2020

"IL SALE DELLA TERRA, VI° PUNTATA: PERDONARE I NEMICI

Dodicesimo e ultimo articolo dedicato alla trasmissione di propaganda neocatecumenale "Il sale della terra" andata in onda sulla TV Rai nel 1983. In fondo a questa pagina trovate il link agli articoli precedenti.

Nella sesta puntata di quella serie trasmessa ne "Il sale della terra" si parte con un video già visto, che evidentemente a loro piace tanto mostrare: le interviste ai “cristiani della domenica”, in particolar modo ad un ragazzo che ammette di confessarsi meno di una volta all’anno.

Subito dopo parte un video con le interviste a persone ad Isola delle Femmine, Palermo.

La domanda è: “Se uno le facesse un torto, lei che farebbe?

Naturalmente, i pescatori intervistati rispondono tutti che reagirebbero. Normale.

Per introdurre il tema del perdono, i kikos picchiano giù duro e mostrano un altro video su fatti di cronaca molto gravi: il rapimento e l’uccisione di Marzia Savio nel 1982, l’uccisione di Simonetta Lamberti in un attentato, sempre nel 1982, l’attentato alla sinagoga dello stesso anno, il massacro dei campi palestinesi in Libano, bambini morti nel sud-est asiatico, lo spaccio della droga, la scorta di Aldo Moro massacrata nel 1978, uomini uccisi nel Salvador…

La domanda è la stessa, ma formulata diversamente: “Si può perdonare? È giusto perdonare?

Gennarini parla del “senso di giustizia che c’è nel cuore di ogni uomo”, che lo fa ribellare, reagire davanti a queste cose. Non sa di aver ragione. Reagire al male è necessario per ristabilire la giustizia, eliminare i pericoli, mitigare gli scandali. È la reazione eccessiva o irragionevole ad essere ingiusta. Il senso di giustizia è innato nella coscienza dell'uomo, ce l'ha anche chi non ha mai conosciuto la fede.

Gennarini prosegue dicendo una cosa del tutto ovvia, senza sapere di aver ancora ragione (ma lui la presenta per contestarla, perché vuole spostare il discorso sul perdonismo neocatecumenalizio):
Si ha paura che, qualora si perdonasse, l’avversario, il nemico farebbe di peggio e che quindi gli si darebbe in un certo senso via libera”.
È vero: nessuno deve rendersi complice del male. Se il perdonare equivale a "invitare" il nemico a fare di peggio, è come compiere un male verso sé stessi (oltre che aumentare la probabilità che anche il nemico si danni l'anima). La complicità col male non è mai il risultato del vero amore.

Sul tema intervista mons. Tomko, vescovo cecoslovacco, segretario del sinodo mondiale dei vescovi.
Tomko non sta al gioco e storna il discorso dagli eventi mondiali e di cronaca per riportarlo alle famiglie, al lavoro, dove si vivono molti conflitti per affermarsi, per far carriera.
Nessuno vuole colpe e si sente sempre vittima.
Afferma che è da qui che nasce l’odio, che poi sfocia in conflitti più grandi.
Dice che bisogna partire facendo domande a se stessi per primi.

Immediatamente dopo si manda il video della sequenza della crocifissione dello sceneggiato televisivo a puntate per la RAI, “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli.

Ne sarà fiero, Gennarini, questo sceneggiato è pur sempre un po’ farina del suo sacco: ne fu il “consulente”, cioè fu quello che diede consigli a Franco Zeffirelli, dopo aver insistito molto con lui perché accettasse di dirigerlo.
Magari molti non lo sanno, ma ha avuto mani in pasta anche in questo.

Il kolossal televisivo di Zeffirelli
con la consulenza di Pier Emilio Gennarini
Questo film, nel 2003, è stato inserito in una pagina di un sito evangelico come film cristiano.

Gennarini aveva già fatto programmi a tema religioso su Mosè e gli Atti degli Apostoli quindi, testuali parole di Zeffirelli:
Gennarini e Fabiani dissero che era il momento di affrontare il Gesù, prima che lo facessero altri e lo FACESSERO MALE”.
Gennarini… che superbo!
Pensava che altri “lo facessero male”.
Il depositario della vera fede… i migliori…

Dopo lo spezzone del film, di nuovo il canto neocatecumenale “Figlie di Gerusalemme”, che deve piacere molto a Gennarini, perché è già la seconda volta che lo propone.
Nel proporlo dice:
In questo canto, il Signore che sale al Calvario dirà “che succederà del legno secco?” cioè degli empi, se l’innocente soffre così? Ma lo stesso Signore, lo stesso Gesù, prega per gli EMPI, per i peccatori, che siamo noi”.
Noi siamo gli empi.
Non dico santi, certamente peccatori, ma empi…
Ma la sa Gennarini la definizione di “empio”?

L’empio è colui che non riconosce Dio e non gli rende culto. È l’iniquo, colui che non ha timore di Dio, colui che pronuncia iniquità e frode con la sua bocca: ha cessato di essere savio e di fare il bene (Salmo 36, 1-4).

Tralasciamo…

Giovanni Paolo II in un video parla del peccato: “Padre ho peccato contro di te”, chiamare il peccato col proprio nome…

Gennarini prende spunto dal Papa per snocciolare un mantra di cristianesimo rovesciato.
Solo quel lato sanno vedere i neocatecumenali:
Questa croce di Gesù Cristo, in fondo MI SITUA COME UN ASSASSINO, e io non mi sento un assassino. Questo è il punto che mi manca, e che manca a molti, di entrare in questa coscienza che senza questa croce io sono condannato, in un certo senso, come gli assassini che abbiamo visto all’inizio di questa puntata”.
Eppure i "giusti" esistevano anche prima della venuta di Gesù e non si condannavano ma, secondo Tertulliano, si collocavano nel cosiddetto "Seno di Abramo", non negli inferi, godendo di una consolazione provvisoria fino alla resurrezione della carne, quando tutti avranno la loro mercede.
Lo si legge anche nella Scrittura nella parabola di Lazzaro e il ricco epulone, quando si dice che il povero Lazzaro morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo.

Riconoscersi peccatori va bene, perché ognuno di noi lo è, ma andare a pensare che la croce di Gesù “mi situa come assassino”, è una deformazione tutta neocatecumenale, che fa della morte di Gesù un libello di condanna, che della passione e morte di Gesù riesce a prendere soltanto la parte “pessimistica”, il lato del Dio giudicatore silenzioso, che ti “denuncia” addirittura come assassino.

Cristianamente parlando, la croce di Gesù è AMORE.

Per amore all’uomo Gesù si è volontariamente consegnato alla croce, ai nemici, alla morte, affinché attraverso di essa potessimo accedere al cielo.
Un atto d’AMORE, NON UN ATTO DI CONDANNA.

Gennarini chiede una parola a Vanhoye, ormai ospite fisso, dopo aver detto che tutti siamo peccatori e dobbiamo prendere coscienza del nostro peccato.

Vanhoye risponde:
Chi dice di non essere SOLIDALE con i peccatori, si separa come i farisei e diventa peccatore nel senso più drammatico, cioè un peccatore che non si riconosce tale e che dunque non ha rimedio possibile”.
Solidale?
Non mi pare il termine più adeguato…

Anche Tomko asseconda la linea di Gennarini:
Però questa esperienza umana, è vero, per essere riconosciuta come qualcosa di profondo, nella sua malvagità abissale, che ABBIAMO DENTRO ANCHE COME POSSIBILITÀ, bisogna misurarla con quella morte sulla croce”.
Possibilità?
E se certe “possibilità” non accadono mai?

Gennarini è soddisfatto:
Lei mons. Tomko ci ha parlato della grandezza di questo amore, che si è fatto crocifiggere per i nostri peccati e che ci ha offerto GRATUITAMENTE, ci offre gratuitamente, il perdono e la riconciliazione…

GRATUITAMENTE è un’altra parolina cara ai neocatecumenali, pare che non importi nemmeno il pentimento ed il proposito reale di abbandonare il peccato. Sembra un AUTOMATISMO.

A sostegno delle tesi parte un interminabile video sull’esperienza di una signora cambogiana che ha sofferto persecuzioni e morti a causa dell’invasione degli Khmer rossi a Phnom Penh.

Un travaglio indicibile: marito e 9 degli 11 figli uccisi o morti di fame…
Lei afferma di aver sempre creduto alla misericordia di Dio, di aver sfamato il carnefice del marito e di saper perdonare tutti, come ha fatto Gesù.
Parla dell’amore di Dio.
Mai dubitato, nemmeno davanti ad atroci sofferenze, ingiustizie e morti.
Questa avrebbero dovuto veramente proclamarla santa.

Tomko, sulla questione dice:
Lei ha perdonato perché è stata perdonata da Dio. Ha sentito l’amore di Dio così forte da rigenerare in lei il cuore perché fosse capace di perdonare”.
Veramente la signora non ha mai detto di “essere stata perdonata”, ha sempre e solo detto cosa ha patito e che ha perdonato chi l'ha fatta patire.
Del “suo” peccato da perdonare non ne ha proprio parlato.

Gennarini sottolinea ancora, insistendo:
“Cioè ha ricevuto quello spirito che le ha testimoniato dentro di lei che dio la amava. DIO LA PERDONAVA E L’AMAVA. E questo ha trasformato il suo cuore”.
“Dio la perdonava” non l’ha detto, di cosa l’avrebbe perdonata?
Non si sa…

Questa signora ha testimoniato che è riuscita ad amare e perdonare i suoi persecutori, credendo ogni istante nell’amore di Dio e nella sua misericordia, MAI ha detto che questo perdono derivava dall’essersi sentita perdonata per prima.

Mons. Caughlan risponde alla domanda su “come si può ricevere questo dono gratuito del perdono”:
Quella donna cambogiana ha dato espressione al fatto che ha capito che Dio la ama. E conoscendo quell’amore nella sua vita ha saputo rispondere “amatevi gli uni gli altri” come dice Gesù. È proprio ciò che dava speranza a quella donna, che altrimenti era portata solo in una direzione: vendetta e morte, più violenza, più morte. Invece quella donna, con l’esperienza dell’amore di Dio, siccome noi pecchiamo tutti, sappiamo però che Dio è fedele…”.
Questo argomento del sentirsi amati da Dio” è molto interessante, perché la signora cambogiana ha avuto una vita in cui di questo amore c’era fortemente da dubitare, ma non ha dubitato, anzi, ha perdonato lo sterminio lento di 9 membri della sua famiglia.

Quello che manca a questa esperienza però è la concretezza, ci aiuterebbe moltissimo uscire dalle parole e dalle teorie per capire “dov’è che questa Signora ha potuto vedere l’amore di Dio”.

Nei lager c’era padre Kolbe, uomo concreto che si è consegnato volontariamente alla morte per salvare una vita, nell’India più povera c’era Madre Teresa e tutte le sue sorelle, a far presente l’amore di Dio nella sofferenza dei poveri moribondi, in Cina c’era un padre salesiano che diede la vita per salvare una vita.

Nell’esperienza di questa signora cambogiana, quello che “ci manca”, per assorbire pienamente il concetto, è “dove abbia visto e sentito l’amore di Dio”.
Saperlo ci aiuterebbe tantissimo.
Ci aiuterebbe ad uscire dalle “sole parole”.

Per esemplificare il concetto di perdono, Gennarini mostra una “piccola comunità” (mai si dice neocatecumenale), in cui si celebra la penitenziale.
Lì c’è anche un ragazzo a cui hanno ucciso il padre.

Siamo di nuovo ad Isola delle Femmine, in provincia di Palermo.
Poco prima erano stati intervistati i pescatori, che “non perdonavano”.

Ora Gennarini ci mostra che nello stesso luogo i neocatecumenali (rigorosamente in incognita), invece sanno perdonare, attraverso la visione di una penitenziale neocatecumenale.

Celebrazione penitenziale neocatecumenale
Per la cronaca, diciamo subito che il Movimento Neocatecumenale non esiste più in località Isola delle Femmine.

Nel 2012, proprio nella parrocchia di Maria SS. delle Grazie, esattamente quella del video, fu fatto un referendum in cui si chiedeva: “Sei d'accordo se in parrocchia riprende il Cammino Neocatecumenale?”.
Solo 32 votanti, nessuna esposizione dei risultati, ma nel sito parrocchiale, insieme a tutte le altre attività pastorali come Cursillos, Milizia dell’Immacolata, Rinnovamento dello Spirito e Azione Cattolica, IL MOVIMENTO NEOCATECUMENALE NON FIGURA.
È chiaro quindi che in quella parrocchia “così segno di amore e perdono” (neocatecumenale), il Cammino fu interrotto e poi, alla richiesta di alcuni se si desiderava ricominciarlo, la risposta è stata NO.
Tutti gli altri Movimenti coesistono tranquillamente, solo il Movimento Neocatecumenale è stato estromesso.

Evidentemente i presenti a quella penitenziale mostrata con tanta sicumera dal Gennarini, non hanno saputo diffondere sufficientemente amore e perdono.
Non li hanno più voluti…

Gennarini chiede a padre Nocent una parola su questa liturgia, in cui “c’è anche la confessione, ci sono preghiere, ci sono diverse cose…”

Nocent mette l’accento sulla “nuova creazione”: il cristiano è diventato Cristo. Sottolinea anche l’importanza della comunità, perché il peccato, anche quello più segreto, tocca tutta la comunità.
Ma specifica:

“Tutta questa comunità presente nella confessione segreta, perché PENSO che la chiesa ha mai gradito la confessione pubblica… perché non è edificante”.

Avrà mai saputo che sia agli scrutini che molto di più alla Redditio, le persone confessano i loro peccati pubblicamente? Le loro cose “segrete”?
Questo NON È EDIFICANTE.

Alla rassicurazione di Gennarini che la “confessione non è pubblica, ma privata”, Nocent aggiunge:
Mi sembra che qui è una realizzazione in cui vediamo l’esercizio totale del sacerdozio della chiesa, pur non confondendo che non è la comunità che rimette i sacramenti, ma il sacerdozio ministeriale. Però tutto mi sembra completo”.
Completo nel senso di sacerdozio ministeriale insieme al sacerdozio comune.

È l’ora del canto del GRUPPO PARROCCHIALE (così lo definisce furbescamente Gennarini), che canta il canto neocatecumenale “Non resistete al male”.

Prendendo spunto dalle parole del canto, Gennarini concede che questo del “non resistere al male” non è da intendersi come una legge, ma come un’opera di Dio che, comunque, in chi non la vive provoca qualcosa che fa soffrire”.

Chiede a Vanhoye se questo è vero e lui risponde:
Certamente, se non la compiamo, allora ci rinchiudiamo in noi stessi, ci lasciamo fermare dal muro dell’odio, e siamo separati dagli altri, isolati in noi stessi e separati anche da Dio. Perché non corrispondiamo al desiderio di Dio, rifiutiamo di essere in questa grande corrente dell’amore misericordioso, che parte da Dio e che vuole attraverso di noi andare a tutti. E questa è una grande sciagura per la nostra vita spirituale”.
Belle parole.
Quel che non si comprende bene è come mai, se si tratta di un’opera di Dio, gratuita, la si possa “rifiutare”.
Chi rifiuta Dio e le sue opere, non è certamente cristiano. È empio.
Chi pratica i sacramenti e crede in Dio, è evidente che desidera “questo dono gratuito”, altrimenti andrebbe lontano dalla Chiesa.

Come mai allora, uno che sta alla sequela di Gesù dovrebbe rifiutarsi di accogliere la sua opera gratuita?
Se è gratuita e non c’è da fare nulla, bastando andare alle celebrazioni, quest’opera dovrebbe essere concessa a tutti, anche ai “cristiani della domenica”, che vanno alle celebrazioni, secondo il kikianesimo “senza fare nulla”, come giudicano loro.

I "cristiani della domenica", che vengono sempre malamente giudicati, nella peggiore delle ipotesi farebbero esattamente come i neocatecumenali: andare alle celebrazioni e "non fare nulla".
Come mai allora Dio eleggerebbe a “dono gratuito della sua opera” solo i neocatecumenali?

A parità di “nulla fare” seguendo solo le celebrazioni, questo dono gratuito dovrebbe arrivare a tutti.
Ma non pare proprio che i neocatecumenali la pensino così.

Ci mancava, in mezzo a tante tragedie mondiali e cronicistiche, che Gennarini introducesse il concetto di “nemico” in quelli che sono vicini a noi nella quotidianità.

Ma puntuale arriva anche questo “kikiano concetto”:
Noi pensiamo tante volte che i nemici sono lontani, invece tante volte i nemici sono vicini, sono in casa nostra, sono nel nostro lavoro, sono quelli che ci stanno appresso, ci stanno accanto e ci infliggono delle piccole o grandi sofferenze. Questo si verifica non soltanto nelle famiglie, ma anche nelle comunità religiose, non di rado”.
Ce lo spiega un video dalla Colombia, secondo lui. TERRIBILE.

Qui si tratta di un convento di suore francescane, alle quali viene chiesto se “il Concilio” ha cambiato la loro vita.

Il Concilio?

Comunque sì, il Concilio l’ha cambiata, si sentono cose incredibili da parte di queste suore:
PRIMA quando suonava la campana io andavo a pregare, ma non perché sentivo il bisogno di pregare. OGGI sento una necessità tremenda della preghiera per il tipo di vita che facciamo”.
Ma scusi, suora, la vita che fate non era la stessa sia PRIMA che OGGI?

Come mai prima non aveva voglia di pregare ed oggi, la stessa identica vita da sempre condotta, le ingenera una “necessità tremenda”?

Ah ecco, dà la risposta:
Prima eravamo più chiuse in noi stesse, ora invece che siamo più aperte agli altri sento di più il bisogno di mettermi davanti al Signore. Altrimenti mi svuoto subito”.
La suora “si svuota subito” al momento che si trova “più aperta agli altri”.
Mah…

Un’altra suora dice:
PRIMA non avevamo relazioni tra di noi, anche perché le comunità erano più grosse e si rischiava di disperdersi. Ognuno faceva la sua vita, interiormente angosciata [sic], praticamente morte [sic], ORA non è così, è diverso”.
Ma ci rendiamo conto?

Questi son riusciti a far credere alle suore che PRIMA erano MORTE ED ANGOSCIATE.
Ah, ma ORA, col neocatecumenalesimo “è diverso”.

Purtroppo non spiega in cosa sia “diverso”. Classico.

Un’altra suora vaneggia:
Ad esempio noi in questa casa viviamo in 4 o 5. Se io mi arrabbio con Maria Carmen o con Bianca o con Begonia, è impossibile vivere se non cerchiamo di nuovo la comunione. Mi costa molto, però vedendo che il Signore mi perdona, io scopro l’amore [sic: scoprooo???]. E l’amore si manifesta perdonando il nemico. In quel momento IL NEMICO è quella sorella con cui non vado d’accordo. Perché la cosa più dura nella vita religiosa è proprio il contatto quotidiano
INCREDIBILE.

Al di là di sentir dire da una suora che “solo ora scopre l’amore”, queste frasi implicano di più.

Sono riusciti ad insinuare anche nelle suore la mela primordiale: l’altra suora è il “nemico”. L’albero dell’Eden per Eva era il “nemico”, ambedue “MI LIMITANO”.
Solo perché magari si sono bisticciate.

Sono riusciti ad introdurre IL NEMICO anche nel convento francescano.
Ma suore… L’altra suora è L’ALTRO, CRISTO, non IL NEMICO.

Le suore convertite da Kiko
Oppure… guarda guarda, che pian piano si viene a scoprire il progetto del maligno: L’ALTRO È CRISTO (come dice Kiko che gli disse la madonna), o È IL NEMICO?

Se sono ambedue le cose, significa che CRISTO È IL NEMICO.

Il kikianesimo, L'ALTRO, a volte l’altro lo chiama “Cristo”, a volte “nemico”, dipende da come porge il discorso.

Ma non può essere così: o è l’uno o è l’altro.

O lo devo amare in quanto amando l’altro “amo Cristo in lui”, o lo devo amare “perché l’altro è il nemico”.

Fai comunità che vivano in umiltà, semplicità e lode, dove L’ALTRO È CRISTO” afferma Kiko che gli avrebbe detto la Madonna.

Perché allora definisce Cristo nell’altro, il “nemico”?
Questo punto meriterebbe maggiore approfondimento.

Insomma, le suore ne sono rimaste convinte.
Dice infatti un’altra suora:
Io vedo come con l’esperienza del neocatecumenato, del Cammino Neocatecumenale, le relazioni a livello umano sono migliorate. La mia esperienza concreta è che io vedo in me delle tare psicologiche che mi impediscono di mettermi in comunione con gli altri. Ma nella mia comunità mi sento più amata, più accettata, e questo mi aiuta a migliorare”.
La suora che "vede in sé tare psicologiche"
Ma a che livello stiamo, di psicologia e psichiatria, o siamo sul piano della fede?

La suora vede in sé “delle tare psicologiche” che “migliorano” stando nella sua comunità, dove si sente più amata…

Il neocatecumenalesimo è riuscito anche ad insegnare alle suore “più capacità di perdonare, come una necessità, non è una cosa imposta dal di fuori. Ma ti viene dal di dentro”.

PRIMA no.

Finita l’allucinante esperienza di tutte le suore, si parla dell’omicidio di Vittorio Bachelet, ucciso dai terroristi sulle scale dell’università di Roma nel 1980.
Al funerale, il figlio Giovanni pronuncia parole di perdono e nel video si sente di sottofondo il canto parrocchiale “Quando busserò alla tua porta”.

In studio viene intervistato anche il fratello di Vittorio, Adolfo, che è un padre gesuita.
Anche lui dice che tutti in famiglia hanno perdonato, si aspettavano quell’evento.

Vittorio Bachelet e famiglia aderivano all’Azione Cattolica, per cui viene intervistato in studio l’allora presidente dell’Azione Cattolica che dice:
«Un perdono così non si improvvisa, evidentemente è un perdono che rivela la vita di una famiglia “in stato di perdono”, cioè in una condizione perenne, quotidiana di tensione verso il perdono. Credo davvero che per giungere a degli atti così significativi che segnano una vita, ci sia alle spalle un cammino continuo di formazione all’amore e quindi al perdono».
Ah, ma allora la Chiesa “funzionava” anche prima dell’avvento dell’Argüello!

L’Azione Cattolica, infatti, era nata ben nel 1867!

È da questa Chiesa che è arrivata la formazione ed il perdono.
La Chiesa che l’Argüello ha sempre denigrato e attaccato.

E le suore ancora non lo sapevano…
Maddai…

Però Monticone, l’allora presidente dell’A.C., non parla proprio come l’Argüello:
Di conversione continua, sì, direi esercitata anche. Evidentemente è un PERDONO CONQUISTATO, CON FATICA (il contrario del Cammino Neocatecumenale, per loro è GRATIS). E non soltanto conquistato in quel momento tragico e straordinario, ma conquistato giorno per giorno in quel contesto familiare, umano, ecclesiale, in cui è vissuta e vive quella famiglia”.
PERDONO CONQUISTATO CON FATICA.

E se il perdono, come tutti dicevano prima, non è opera umana, vuol dire che per vivere in questa dimensione costante di perdono quotidiano, qualcosa l’uomo di suo ci deve mettere, affinché il divino scenda sull’umano.

In effetti Gennarini, prendendo spunto da delle parole di Giovanni Paolo II, corregge immediatamente il tiro, alla maniera neocatecumenale:
Abbiamo ascoltato cosa ci ha detto il Papa… Questo è impossibile per l’uomo, per le forze dell’uomo, occorre certamente CHE DIO PRENDA L’INIZIATIVA perché possa avvenire questo, che Dio apra la strada del perdono e dell’amore…
IMPOSSIBILE PER L’UOMO.

Certo, sulle sue sole forze, ma l’uomo, quando combatte nella fede, combatte INSIEME A DIO.
Però combatte.
Guai se smettesse di farlo, come predicano i neocatecumenali.

Quella contro il male è una battaglia dell’uomo, con Dio come alleato.
Non è, come dicono i neocatecumenali, che l’uomo debba solo cantare, ballare e mangiare e poi “fa tutto lo Spirito Santo gratis”.

È il GRATIS il punto perverso dell’eresia kikiana.

Si dà all’uomo ciò che vuole: compagnia, ambiente, allegria (solo di facciata), baldoria, banchetti, viaggi chiamati “evangelizzazione”…
E poi gli si dice che “non deve fare altro”, un giorno “passerà lo Spirito Santo” e lo farà “uomo nuovo” gratis.
Solo per essere andato in compagnia, aver suonato, ballato, mangiato, viaggiato ed ascoltato la Parola di Dio in libera interpretazione.
Pure la soddisfazione di credere che “io posso interpretare quello che la parola dice a me”, è una cosa deviata, ma allettante, così ognuno se la può accomodare a piacimento: “Secondo me…”

Miglior pacchia non la poteva escogitare.
Unico scotto: dover obbedire agli “illuminati” catechisti, senza pensare.

Per molti non pensare è pure un vantaggio: pappa scodellata per tutta la vita.
Tanto va bene tutto, io “qui sto tanto bene…”

Quasi a conclusione si intervista un padre di famiglia che dovrebbe riassumere tutto quanto detto in precedenza.
Chi parla è un uomo semplice, un carpentiere da Cittanova a Reggio Calabria.

Dice che giocava a poker e barava, anche per somme molto alte, intravedendo nella causa del vizio del gioco un malessere interiore.
Un giorno, mentre giocava a carte, morì un suo figlio di 13 anni per un attacco all’aorta.
Da lì ha iniziato a farsi domande e, dopo aver letto un manifesto affisso in parrocchia, è andato ad ascoltare le catechesi per adulti.
Scrutando le Scritture aveva ascoltato parole sul perdono al nemico.
Così, quando gli hanno ucciso un figlio di 21 anni, ha potuto perdonare.
In 10 anni a Cittanova avevano ucciso ben 32 persone. Questioni di faide.
All’apprendimento della notizia si è messo in ginocchio a pregare per “chiedere perdono”.
Il cugino, latore della notizia, ha pensato che “forse questo qua c’entra nell’omicidio di suo figlio”, perché in effetti, se chiedeva perdono, non stava perdonando.
Dichiara di amare i suoi nemici.
Della moglie, non presente all’intervista, neanche l’ombra, mai rammentata nemmeno una volta.
Su questa testimonianza niente commenti.

Cittanova appartiene alla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e ci sono solo due parrocchie.
A noi non pare che ad oggi esista il Movimento Neocatecumenale in nessuna delle due.
Almeno questo è ciò che risulta da un'attenta ricerca online.

Si conclude il ciclo di trasmissioni neocatecumenali con il canto neocatecumenale “Per amore dei miei fratelli” eseguito dalla band neocatecumenale della parrocchia di S. Luigi Gonzaga.

Rigorosamente sempre in incognita fino alla fine…
(fine)


Nel 1983 la RAI trasmise sei puntate di propaganda neocatecumenale nella trasmissione "Il sale della terra" condotte dal neocatekiko Mimmo Gennarini. Gli articoli precedentemente pubblicati su questo tema sono:
  1. introduzione e contesto storico
  2. "prima-e-dopo", dalla prima puntata de Il sale della Terra
  3. "fruttidelcammino", dalla prima puntata
  4. sofferenza-morte-ingiustizia, dalla seconda puntata
  5. il possesso della morte, introduzione alla terza puntata
  6. il possesso della resurrezione, terza puntata
  7. devianze neocatecumenali, quarta puntata
  8. trasmissione della fede ai figli, quarta puntata
  9. la "novità" nella Chiesa, quinta puntata
  10. le opposte teologie a confronto, quinta puntata
  11. testimonianze sulla mancanza di carità dei fratelli del Cammino

25 commenti:

  1. Quando qui riportiamo notizie da Guam, ci sono due punti preliminari su cui vale la pena di riflettere.

    Il primo è che i cattolici di Guam sono riusciti a far sopprimere il seminario neocatecumenale Redemptoris Mater e a sbarazzarsi dello schifoso vescovo pedofilo neocatecumenale: il Cammino non è invincibile, nonostante i suoi numerosi "potenti appoggi". Il Cammino non proviene da Dio, per cui occorre spazzarlo via dalle parrocchie e dalle diocesi, e occorre limitare drasticamente coloro che sono conniventi col Cammino (conniventi ideologicamente o anche solo per soldi e favori, perché in entrambi i casi danneggiano il popolo di Dio). I casi di Guam e del Giappone dimostrano che ciò è possibile.

    Il secondo punto è che la vita dei cattolici a Guam continua ad essere attivamente ostacolata dai nemici della Chiesa - a cominciare dai neocatecumenali - perché i leader della Chiesa continuano a battere in ritirata. (Tutto il mondo è paese, nevvero?)

    Con questo vogliamo dire che il nostro grido di dolore non è affatto ingiustificato, visto che la leadership cattolica è sempre più latitante. La Chiesa non è una federazione di movimenti valutati secondo il numero di adepti e di attività pubbliche. La Chiesa non è un'associazione di Amici del Libro Sacro (tanto meno un Club dell'Alce), ma ha il compito - per ordine di Nostro Signore stesso - di pascere gli agnelli, non di affamarli; di pascere le pecorelle, non di abbandonarle nel deserto delle mode e delle cattive politiche; di pascere i "Miei agnelli", non di cantarsela e suonarsela e pretendere che gli agnelli del Signore si adeguino al patetico andazzo (come quando ti sgridano perché hai fatto qualche battutaccia sulla vergognosa eterodossia neocatecumenale).

    Vogliamo anche ricordare che solo riaffermando chiaramente le verità di fede (e celebrando degnamente il Signore) possono essere sconfitti gli eretici (come i neocatecumenali). Se l'urgenza dei vertici della Chiesa è di compiacere gli LGBTP*, la politica, i media, le mode, sono gli agnelli del Signore a perderci la salute (spirituale e spesso anche materiale). Non ci servono le omelie, non ci servono le sfumature, non ci servono gli applausi, non ci servono i discorsoni con i mille distinguo intesi a non offendere nessuno: ci serve solo la verità, quella verità su cui si fonda la nostra fede. Più si consente che la fede venga avvolta da ambiguità, e più gli eretici (protestanti, neocatecumenali, ecc.) avranno successo, avvelenando la salute spirituale di interi popoli ("prima di incontrare il Cammino... dopo aver incontrato il Cammino...", sottinteso: la Chiesa non serve a niente, visto che esiste il Cammino).

    A costo di urtare la suscettibilità dei kikos, a costo di far notare le porcate dei loro caporioni passati a peggior vita o in procinto di farlo, bisogna sempre ricordare che l'unica cosa che conta è l'unica vera fede dell'unica vera Chiesa, e che le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni: le buone intenzioni neocatecumenali, tutto il darsi da fare nel Cammino, tutto il buon cuore messo a disposizione dei cosiddetti "catechisti", sono la strada sbagliata, il Cammino è un percorso sbagliato.

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    1. Quando dico certe cose spesso non vengo capito perché chi legge ignora alcuni punti fondamentali che tutti i cattolici già conoscono. Per esempio:

      primo punto: il fatto che c'è differenza tra santa Chiesa e uomini di Chiesa. Questi ultimi sono peccatori, ancorché incaricati di pascere il gregge. Ma la santa Chiesa è solo quella che Nostro Signore volle fondare (dandole come incarico il proseguire la Sua divina opera di insegnamento, guida e santificazione).

      Per esempio: le carnevalate liturgiche non sono opera della Chiesa, perché Nostro Signore non vuole le carnevalate, perché il culto a Dio non è uno spettacolino autogestito. Invece un sacerdote in confessionale che amministra l'assoluzione, può essere più peccatore del penitente stesso, ma in quel momento sta compiendo (forse addirittura suo malgrado) l'opera della Chiesa. Questo è il paradosso per cui certi Papi molto corrotti sul piano personale meritano la nostra stima in quanto pastori della Chiesa (ad esempio il corrottissimo Alessandro VI Borgia) molto più di certi Pontefici assai "pastorali" ma poco avvezzi alle verità di fede e alla divina liturgia.

      Altro esempio: il kikolatra che si affanna a "preparare la liturgia" potrebbe anche essere in buona fede convinto di fare qualcosa gradito a Dio, eppure sta contribuendo a rendere la liturgia uno spettacolino autogestito, senza contare che l'ossessivo uso di gadget kikiani, canti kikiani, ecc., rende tale celebrazione inequivocabilmente idolatrica («maledetto l'uomo che confida nell'uomo»: questi confidelissimi nel Kiko purtroppo riceveranno la ricompensa che spetta loro, quella degli idolatri). Nostro Signore saprà vagliare il buon cuore distinguendolo dalle malvagità, ma questo non significa che il contribuire all'idolatria comporti meriti presso Dio...

      Secondo punto e corollario del primo: ciò che non è santo, non può provenire dal Signore. Ciò che non attira le anime alla santità (cioè alla felicità eterna), non può provenire dal Signore. Nel migliore dei casi è perdita di tempo; nel caso tipico, è idolatria.

      Nella Chiesa si sono succedute intere generazioni di santi la cui caratteristica comune è che la loro santità e la loro fede erano altamente "infettive" per tutti i tipi di persone. San Giuseppe Moscati, laico, contribuisce a convertire un noto massone in fin di vita. Nessuno dei due aveva fatto "cammini" di "riscoperta", né "preparazioni" di "ambientali", né "tappe" con "scrutini", né obbligo di "decime" e di "lodi domestiche". Moscati, ai suoi pazienti, suggeriva di riprendere la vita di preghiera perché da medico sapeva che chi si arrende, chi smette di sperare, finisce per lasciar progredire la malattia. Soprattutto, consigliando preghiera e frequenza ai sacramenti, indicava tutta la Chiesa, non indicava una roba come l'adesione al Club di Kiko e Carmen.

      I kikolatri che adorano Kiko e Carmen non conoscono "fede" al di fuori di Kiko e Carmen. Anche quando ti indicano la Chiesa, stanno sempre malignamente sperando di farti aderire al Cammino (o almeno di farti dare soldi e privilegi a gente del Cammino).

      Ecco perché non smettiamo di ricordare ai lettori che questo è solo un blog inteso ad aiutare a far aprire gli occhi. Il riferimento ultimo delle nostre discussioni non è il blog, ma la santa Chiesa. Non ci interessa avere "molti lettori" o "molti commenti"; per noi è già una festa se qualcuno, con o senza imbattersi in questo blog, ripudia l'eresia kikista-carmenista e abbraccia la fede cattolica. Per cui certe cose possono sembrare ripetitive per chi lo frequenta assiduamente, ma non lo sono per chi càpita su queste pagine per caso.

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    1. Su questo blog ci siamo limitati a "seminare", sapendo che il "raccolto" non sarà nostro.

      Chiunque si imbatta in queste pagine, anche se stava cercando argomenti diversi dalla setta neocatecumenale, anche se distratto da mille altre cose, ha la possibilità di approfondire. E questo può capitare anche parecchi anni dopo la pubblicazione di una pagina, perché le singole pagine restano rintracciabili sui motori di ricerca.

      Per questo ce ne infischiamo del numero di visite e di lettori e di commenti, per questo pubblichiamo pagine nuove ogni due o tre giorni indipendentemente dal "successo" di pubblico e dalle date del calendario e dalle "quotazioni" di un argomento.

      Il tutto, se mi consentite una leggera ironia, ci risulta anche facile perché:

      - il Cammino è oggettivamente una setta che ha molto da nascondere (al punto che i fratelli di comunità ti sgridano perché hai rovinato la loro finzione di sorpresa e stupore);

      - il Cammino è talmente idolatrico che non ha mai fatto nulla per aggiustare le proprie porcherie (altri movimenti hanno furbescamente corretto, rivisto ed eliminato ciò che non andava bene; ricordo di un movimento giovanile americano che ebbe un mini-rimprovero dalla Santa Sede a proposito della loro "liturgia dei giovani", il capo del movimento soppresse tale "liturgia dei giovani" immediatamente scrivendo a tutti i membri che è più importante ubbidire alla Chiesa che fabbricarsi una liturgia "per quanto bella");

      - il Cammino ha molti, molti, molti scheletri nell'armadio, e specialmente i suoi farneticanti iniziatori e i mastini del "cerchio magico" kikiano-carmeniano.

      Come profetizzò padre Zoffoli, la nostra generazione avrebbe visto la spettacolare caduta del Cammino, con un gran tonfo. Mi permetto di ipotizzare che ciò accadrà quando i soldi non basteranno più a pagare tutto il giro di corrotti e corruttori, e qualcuno che si sentirà tradito dai mancati incassi si trasformerà da amico del Cammino in nemico, e allora sarà inutile gridare al "giuda", al "faraone", allo "sputare nel piatto in cui ha sempre mangiato" (mangiato a spese dei fratelli delle comunità torchiati senza sosta da oltre cinquant'anni)... sarà inutile e anche doloroso per i kikos perché scopriranno troppo tardi che a parte loro, nessuno "esterno al Cammino" aveva mai sinceramente creduto alla bontà del Cammino.

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  3. Mi sa tanto che vi accontentate ormai di un dialogo tra voi. Perché non avete pubblicato il mio commento?

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    1. Perché gli insulti anonimi, le trollate anonime, i perditempo anonimi, gli off-topic anonimi, non contribuiscono alla discussione.

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  4. Spesso questo blog ha dedicato articoli e commenti al concetto tutto neocatecumenale di 'amore al nemico' ma credo che sia un argomento così interessante che sarà difficile poterlo archiviare dicendo 'abbiamo detto tutto'.
    Per inciso, vorrei dire che nel blog ci saranno pure molte ripetizioni, ma vorrei vedere come si potrebbe essere del tutto e sempre originali dopo 2500 articoli che vertono sempre sullo stesso argomento.
    Il blog è una specie di Enciclopedia Britannica del Cammino Neocatecumenale, utile a chi fa delle ricerche tematiche su Google, a chi legge un articolo di attualità anche a livello puramente informativo. Certo, ha dei lettori fissi, ma sono certa che, se sono tali, è perché, magari non sempre, ma è interessante e dà buoni spunti informativi e di riflessione.
    Sul tema, anch'io mi ripeto, ma ho i miei chiodi fissi, devo dire che trovo nella visione neocatecumenale un peccato originale, che è qello di preoccuparsi tanto dell'amore, della carità e del perdono e per nulla della giustizia, dell'onestà, della rettitudine.
    Come pure ci si preoccupa della fede e non della verità, dell'amore al nemico e non dell'amore al prossimo, delle virtù teologali e non di quelle naturali, dell'unità e non della comunione.
    E proprio questo che fa sì che il Cammino appaia avere solo la decorazione del cattolicesimo, come diceva il vescovo Schneider, e non la sostanza.
    Naturalmente tutto ciò lo affermo senza fare un giudizio sulle persone: è il sistema che fa acqua da tutte le parti.
    In Cammino può succedere che in uno scrutinio una giovane madre si autoaccusi di non sopportare la madre che deve tenerle i figli piccoli mentre lei va a fare la catechista, e che giustamente la rimbrotta, e il catechista discernente le consigli di amare la madre come Gesù amò il nemico che lo uccideva, invece di valutare se è il caso di prendere una baby sitter o in alternativa di ridurre gli impegni missionari per dedicarsi ai propri doveri di stato. Un po' più di amore al prossimo, in conclusione, evita di farselo, il nemico.
    In fondo la fede cattolica è semplice, ce l'hanno insegnata al catechismo, che, non dimentichiamolo, è stato il nostro vero 'catecumenato post-battesimale'.


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  5. Quando si separa il Vangelo in tanti "messaggi" indipendenti l'uno dall'altro, si cade nel settarismo e nell'ideologia.
    Perciò il perdono non va mai separato dall'espiazione e dalla giustizia, altrimenti non esisterebbe l'inferno, che invece esiste eccome!
    Così come l'amore di Gesù non può essere separato dalla sua "rabbia" contro i farisei, dalla sua "furia" contro i mercanti del Tempio, dal suo fuggire chi lo cercava per curiosità, dal suo dire a chi gli chiese se sarebbe andato alla festa delle capanne a Gerusalemme che non ci sarebbe andato, e invece ci andò, ecc.

    Il Vangelo va preso INTEGRALMENTE, altrimenti lo si riduce a una filosofia o, come fa il Cammino, a una gnosi.

    Mi sono sempre chiesto perché è così facile trovare cristiani zelanti ma squilibrati o, in alternativa, cristiani equilibrati ma lassisti, cioè più equilibristi che equilibrati, mentre è così difficile trovare cristiani che siano sia zelanti, che equilibrati.
    Non necessariamente santi (meglio se lo sono), magari peccatori come Papa Alessandro VI, ma che non concedono sconti alle esigenze del Vangelo, che è esigente e realista e perciò è equilibrato.
    Per questo occorre fare sempre riferimento alla dottrina TRADIZIONALE della Chiesa, che risale direttamente fino agli Apostoli: interpreta in modo giusto ed equilibrato la Fede.

    Per i camminanti sembra che l'unico modo di perdonare è disprezzare la giustizia.
    Ma se così fosse, sarebbe una giustizia ingiusta, e il male potrebbe essere scambiato per bene, e il bene per male.
    Proprio come si fa nel Cammino

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    1. Il perdono va sempre offerto, ma la giustizia va sempre vista come un'esigenza. Gesù mette i giusti tra i beati e la giustizia a cui Gesù fa riferimento è, certo, anche quella sociale, ma è soprattutto una giustizia dal PECCATO, una giustizia che esige un giusto rapporto con lui. La giustizia sociale è una conseguenza ovvia.

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    3. Preciso riguardo lo zelo di Papa Alessandro VI: mi riferivo allo zelo del suo magistero e non certo allo zelo della sua testimonianza di vita.
      La testimonianza di vita è necessaria, soprattutto quando si deve testimoniare la verità e l'amore a chi non è credente.
      Per Santa Teresa d'Avila era meglio un direttore spirituale dotto che santo. Se tutte e due era il massimo.

      Di Papa Alessandro VI si poteva dire di fare quello che diceva e non fare quello che faceva, del papa dei camminanti, invece, di deve dire di non fare quello che dice e nemmeno quello che fa.
      Lo zelo dei camminanti è pericoloso perché un buon catecumenale è il cattivo catecumenale.

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    4. Libera: un mio amico che è uscito dal Cammino dopo averlo concluso, mi ha raccontato che quando dovette affrontare per la prima volta la confessione pubblica, si rifiutò di raccontare certe cose intime. Allora il responsabile dei catechisti di zona, davanti a 500 persone, fece una battuta sul suo handicap. I 500 del pubblico risero.
      Poi, privatamente, il grande catechista gli chiese scusa...

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    6. Un concetto sbagliato di peccato e di misericordia accomuna i modernisti "classici" e il Cammino.
      Il problema, secondo me, è che anche in questo caso c'è una visione parziale e non integrale del Vangelo.

      E' vero che Dio perdona 7 volte sette, cioè sempre (se il pentimento è vero e perciò se c'è il proposito di non peccare più), ma è anche vero che il peccato è un "dramma" e non uno scherzo. Così lo viveva la Chiesa primitiva (quella vera) e così lo vivono i santi (non presunti).

      Basta leggere le lettere di Paolo, ma anche di Pietro, Giovanni, Giuda... il peccato (grave) dopo la conversione era quasi inconcepibile.
      Nella Chiesa primitiva dopo il Battesimo c'era solo una possibilità di confessarsi.
      Era esagerato, ma il senso dell'orrore del peccato non lo era, è un senso che risale agli Apostoli e perciò è il senso vero che deve animare le definizioni dottrinali sulla misericordia.

      Poi la Chiesa si è aperta sempre più, ma si è aperta seguendo lo stesso senso della dottrina apostolica. Si è capito che la Confessione doveva essere frequente perché l'uomo è quello che è e la misericordia di Dio è infinita, ma senza perdere di vista l'orrore del peccato.
      Anzi, senza l'orrore del peccato non esiste la gioia della salvezza e perciò si banalizza la misericordia scambiandola col blasfemo misericordismo che, presumendo la salvezza, è una bestemmia contro lo Spirito Santo al pari della disperazione della salvezza.

      E' commovente la storia avvenuta in Spagna del Crocifisso dal braccio schiodato perché un sacerdote, che si ritrovava sempre a confessare un uomo che cadeva sempre nello stesso peccato, un giorno gli disse che era stufo e non lo avrebbe assolto: allora il Crocifisso allungò il braccio e disse al sacerdote che, se non lo avesse assolto, ci avrebbe pensato lui che era morto per i peccatori.
      Ma il penitente, che si accusava di debolezza, e che era effettivamente un incostante, viveva ogni volta il dramma del peccato. Era sinceramente addolorato e si proponeva sempre con sincerità di non ricadere.

      Se invece si da per scontato che non si può non peccare, è molto facile, er direi molto probabile, cadere nell'impenitenza finale e dannarsi

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    7. L'atteggiamento del catechista di zona del tuo amico ex neocat., Pietro, è tipico delle stragrande maggioranza dei catechisti del Cammino: forti con i deboli e deboli con i forti. Esattamente l'opposto di come dovrebbe agire un cristiano. E il fatto di scusarsi in privato rivela tutta l'ipocrisia e la vigliaccheria di un simile atteggiamento, e anche l'insincerità delle scuse. Se la richiesta di perdono del catechista fosse stata autentica, l'avrebbe fatta di fronte alle 500 persone davanti alle quali aveva messo in ridicolo il tuo amico, o almeno in presenza della sua comunità. E invece no: davanti a loro ha fatto il bullo, il gradasso, infischiandosene bellamente dei sentimenti della persona che stava prendendo in giro. Poi, in privato, ha fatto il finto pentito. E' chiaro poi che simili atteggiamenti vengono riprodotti a mo' di fotocopia da catechistucoli di ogni risma, fino all'ultimo bulletto neocat. di periferia che si sente autorizzato a strapazzare il povero disgraziato di turno solo perché è il suo "catechista". La pratica poi dei regalini, che menziona Libera, è un'altra presa in giro tipicamente neocat. Ti fanno il "regalo" ma poi continuano impunemente a tramare contro di te nell'ombra e anche alla luce del sole. L'unica volta che sono stato oggetto di questa pratica del regalo, l'ho rispedito al mittente. Il "fratello", offeso, si è rivolto ai catechisti i quali mi convocarono per sapere perché mai avessi rifiutato il regalo del "pentito". Dissi loro che se il pentimento era sincero, avrei accettato di buon grado che il detto fratello come regalo cominciasse a collaborare con me, invece di continuare a mettermi ostacoli ogni dove e a farmi continue angherie, con il tacito avallo del catechista capo... Ovviamente tale regalo non giunse mai, anzi, le angherie continuarono come e più di prima... nonostante il millantato "pentimento"....

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  7. Grazie per questa rassegna delle puntate del Sale della Terra, è una semplificazione per chi non se la sente di vederle. Non sapevo del film di Zeffirelli, anche queste curiosità sono utili. Sul perdono io stesso ho dovuto chiederlo ad una persona della mia famiglia che non fa parte della comunità. Inutile dirvi che oggi me ne pento. Se una persona non può evitare il peccato di conseguenza non ha colpe. Ad esempio se un uomo stupra fa una brutta azione che merita il giudizio peggiore, però si ritrova a ricevere e non a dare il perdono...perché la vittima non capisce che c' è un piano dietro. Nel cammino insegnano a non denunciare e le vittime che non lo hanno fatto, perché ce ne sono che invece l' hanno fatto, hanno un peso sulla coscienza che mica possono giustificare con " ma mi hanno detto di non denunciare". Io oggi sono felice lontano da loro, il cammino è un ricordo lontano. Grazie
    Riccardo

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  9. Mi associo a Riccardo e Libera Mente Semper.Ho trovato la serie di articoli molto interessante, pennellate di passato molto utili a capire e ricordare.
    Le suore morte e angosciate che hanno imparato da Kiko sono quasi una barzelletta.
    Mario

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  10. Riccardo, o tu non sai usare le negazioni o non possiamo certo approvare ciò che scrivi nel tuo commento.
    Riporto dal tuo post:

    "Sul perdono io stesso ho dovuto chiederlo ad una persona della mia famiglia che non fa parte della comunità. Inutile dirvi che oggi me ne pento.(!!!) Se una persona non può evitare il peccato di conseguenza non ha colpe.(!!!!) Ad esempio se un uomo stupra fa una brutta azione che merita il giudizio peggiore, però si ritrova a ricevere e non a dare il perdono...perché la vittima non capisce che c' è un piano dietro.(????) Nel cammino insegnano a non denunciare e le vittime che non lo hanno fatto, perché ce ne sono che invece l' hanno fatto, hanno un peso sulla coscienza che mica possono giustificare con " ma mi hanno detto di non denunciare".(!!!!###)

    Se intendevi davvero ciò che hai scritto, sei lontano dal Cammino ma sei ancora neocatecumenale fino al midollo.

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  11. Il cammino delle vittime masochiste e dei peccatori impenitenti che "non possono non peccare", quindi continuano imperterriti nei loro peccati pretendento il perdono obbligatorio dalle loro vittime.
    Un mondo al rovescio dove il cattivo diventa sadico ed il buono masochista.
    Un perdono che diventa perdonismo ed un peccato che diventa Fede.
    Una esaltazione al peccato senza fine che diventa la strada diretta verso la salvezza.
    Una fiera del peccato, dove viene esaltato chi ha fatto, fà o farà il peccataccio più grosso.
    Chi non ha peccati importanti si sente annichilito, si sente falso, si sente finto.
    Chi non dichiara peccati su peccati è considerato ipocrita, falso, moralista, bugiardo, bigotto.
    Chi ha grossi peccati si sente a casa, amato, rispettato, compreso, pieno di attenzioni, si sente arrivato nel posto giusto.
    Chiaro che esalta questa condizione.
    Lo sa benissimo che da qualsiasi altra parte non verrebbe mai considerato come nel CN.
    Gesù Cristo è venuto o no a questo mondo per curate i "malati"?
    Ed i "malati" sono tutti nel cammino neocatecumenale.
    Quindi Gesù Cristo è venuto per i neocatecumenali.
    La verità e la giustizia sono un optional nel CN.
    Non servono, sono un peso inutile.
    Peccato, perdono obbligato,amore al nemico, ma solo se il nemico è neocatecumenale.
    Se il nemico non è neocatecumenale non c'è problema, non c'è nessun peccato
    Per dimostrare di essere superiori si chiede perdono ma solo per mostrarsi umili, mica perché il neocatecumenale ha veramente qualcosa da farsi perdonare.
    Il CN è perfetto e i neocatecumenali sono gli eletti.
    Loro sono, luce, sale, lievito del mondo, quindi: richiesta di perdono di facciata è poi tutto come prima.
    Tanto l'inferno non esiste, nel CN ci si salva a grappoli, non c'è il giudizio personale, se sei neocatecumenale la salvezza ce l'hai già in tasca, tu e tutta la tua comunità.
    Per guadagnarsi la vita eterna ed un posto in paradiso è sufficiente finire il CN.
    Capito cristianucci della domenica?
    Il CN di Kiko&C ha la salvezza in automatico a fine cammino.
    Che poi il cammino non finisce mai è un semplice dettaglio.
    Come si fa a rinunciare alla salvezza gratuita e senza fare assolutamente niente ?
    Vabbe, magari proprio gratuita non è ma comunque lo vuoi o no un tesoro in cielo?
    Mica vai a sindacare che la gerarchia del CN il tesoro, con i tuoi soldi, ce lo ha già da subito qui sulla terra.
    Devi smetterla di guardare la trave nell'occhio dei tuoi catechisti, pensa alla pagliuzza nel tuo occhio.
    Allora cammino For Ever.
    Finché dura la pacchia, godetevela, voi piccoli servi inutili neocatecumenali e voi utili idioti della gerarchia ecclesiale corrotta.

    LUCA

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  12. Cercando la risposta cominci a capire che nel Movimento Neocatecumenale lo spirito santo non arriva MAI.

    Forse "aspettando Godot" ?

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