domenica 15 aprile 2018

Tutto fumo e niente arrosto: i seminari kikiani Redemkikos Mater

Abbiamo estratto dalle statistiche pubblicate dalla Conferenza Episcopale Spagnola la situazione dei principali seminari neocatecumenali Redemkikos Mater (R.M.) - diciamo "principali" perché una casa con due seminaristi e un presbitero non si può chiamare seminario come invece fa Kiko Argüello, che prima grida "abbiamo oltre cento seminari!" e poi tace che tre quarti di tali "seminari" sono comunità minuscole. Il che non è affatto strano, visto che lo scopo della formazione neocatecumenale è di evitare che i seminaristi kikiani possano accedere ad una normale formazione garantita dal vescovo, ma abbiano solo accesso al kikismo-carmenismo soprattutto per quanto riguarda spiritualità, dottrina e liturgia.

Nelle statistiche abbiamo evitato di menzionare i trasferimenti da seminario a seminario (alquanto frequenti in ambito neocatecumenale vista la faciloneria con cui i giovinotti si "alzano" per timore di non aver risposto alla "chiamata di Kiko" e per paura di non compiacere abbastanza i desideri dei cosiddetti "catechisti") e gli abbandoni, poiché l'importante è capire che consistenza ha un seminario neocatecumenale e quante ordinazioni kikiane ci sono ogni anno. Inoltre il trasferirsi in un altro paese, anche se di lingua spagnola, è concettualmente un abbandonare e ricominciare, per cui il dato della sola Spagna si può ancora considerare come abbastanza significativo (tanto più che tra Italia e Spagna si concentra oltre l'ottanta per cento delle comunità kikiste-carmeniste del mondo).

C'è anche da notare che un seminario non può crescere più di quanto la struttura (mura e stanze e spazi comuni) non gli permetta. Per cui è un madornale errore organizzativo l'aprire nuovi e nuovi seminari kikiani con strutture piccole, tanto più che i tanto vantati "presbiteri R.M." sarebbero diocesani ma missionari. Ma a Kiko piace vantare "più di cento seminari"... Dalla tabella, infatti, si nota come i maggiori seminari kikiani abbiano, a regime, fra i dieci e i venti seminaristi: in tutta la Spagna fa eccezione solo il seminario kikiano di Madrid.

Quelle statistiche vanno dal 2001 - quando i seminari neocatecumenali più consistenti della Spagna erano solo quelli delle diocesi di Madrid, Córdoba e Segorbe-Castellón - al 2017 incluso, coi nuovi seminari neocatecumenali appena aperti nelle diocesi di Alcalá e di León con ben sei seminaristi ciascuno. Capite? Una casa con sei ragazzi, e la chiamano "seminario"... altro che il seminario kikiano di Madrid, che nei primi anni 2000, con un'ottantina abbondante di seminaristi, era grosso modo rilevante rispetto al seminario diocesano di Madrid (che aveva più di 150 seminaristi: ma è una diocesi di oltre tre milioni di anime), e si era ancora alquanto lontani dal primo Statuto Temporaneo Ad Experimentum del 2002 (quello approvato all'insaputa di Giovanni Paolo II, che infatti tacque per interi mesi, senza mai menzionarlo).

Seminaristi neocatecumenali
evocano lo spirito di Kiko
Un altro dato interessante è che dai primi anni 2000 ad oggi il numero di seminaristi neocatecumenali è pressappoco raddoppiato (sebbene da alcuni anni stia vivendo una fase discendente) ma... il numero di ordinazioni no. Questo già ci dice che la percentuale di "alzati" incapace di perseverare verso il sacerdozio perfino nel comodo nido neocatecumenale di un seminario R.M., è in perenne crescita. La scusa della "lunga formazione" (¹) non regge, visto che in seminari kikiani appena aperti (cfr. Cartagena) dopo appena quattro anni si procede alla prima ordinazione (evidentemente un soggetto "traslocato" da altrove). Il gigantesco totale di 178 ordinazioni sacerdotali in 17 anni (una media di dieci all'anno: quanto ci vorrà per avere "ventimila preti per la Cina"?) è particolarmente misero a confronto delle ordinazioni diocesane in Spagna (oltre duecento l'anno, e potrebbero persino includere seminaristi kikiani spediti alla diocesi anziché in un seminario R.M.): anche credendo alla propaganda kikiana, la scarsità vocazionale del Cammino è decisamente più grave di quella delle diocesi e delle parrocchie.

Si può perciò ipotizzare che tali seminari siano un'area di parcheggio in attesa di essere traslocati altrove. Di conseguenza le ordinazioni di presbiteri kikiani nel resto del mondo dovrebbero essere tantissime per compensare la tutt'altro che esaltante situazione spagnola. Invece, nemmeno fuori dal recinto kikiano italo-spagnolo si vedono risultati. Questa è una conferma indiretta che il traslocare seminaristi kikiani da un R.M. all'altro è un modo per sottrarre gli inetti dalle statistiche: l'importante, per Kiko, è sempre e solo il vantare numeroni giganteschi.

Vale anche la pena ricordare un dato che non emerge dal grafico: il numero di abbandoni del sacerdozio, molto più alto fra i "presbiteri R.M." che fra i sacerdoti diocesani, per cui le ordinazioni kikiane non possono giustificare alcun trionfalismo. È anche il caso di ricordare un curioso fenomeno migratorio di presbiteri kikiani che smettono di ubbidire ai cosiddetti "catechisti" in modo da poter ubbidire solo al vescovo: di fatto è un abbandonare il Cammino allo scopo di servire la Chiesa.



Note.

¹) La Chiesa prevede che la durata normale della formazione al sacerdozio sia dai quattro ai sei anni. Nell'epoca postconciliare, di fronte alla marcata crisi del sacerdozio, molti vescovi hanno pensato che bastasse allungarne i tempi, credendo così di risolvere il problema. Kiko compie lo stesso errore, ovviamente in modo più grave, allungando la "formazione" nei R.M. a ben nove anni (le virgolette sono necessarie perché il seminarista kikiano viene esclusivamente addestrato alla spiritualità kikiana - quella delle confessioni pubbliche, della vita comoda, delle carnevalate liturgiche, ecc.), col risultato che i suoi "seminaristi" sono arroganti, ignoranti, sono ubbidienti solo ai loro cosiddetti "catechisti" (anche se in teoria dovrebbero dare priorità assoluta al vescovo che li ordina), sono infastiditi da qualsiasi cosa che non sia il Cammino.

²) Utilizziamo ironicamente il termine "Redemkikos" perché Kiko ha adoperato abusivamente il titolo di Redemptoris Mater ("Madre del Redentore") per i suoi seminari. La devozione mariana nel Cammino è nel migliore dei casi inesistente, nel peggiore è una forma velata di kikocentrismo assoluto (si vedano ad esempio le orride "icone" di Kiko). Alla luce dei problemi dottrinali, disciplinari, liturgici, ecc., e del percorso ancor oggi poco limpido per vagliare e ordinare, i seminari neocatecumenali andrebbero chiusi d'autorità e i loro seminaristi rimasti dovrebbero compiere la stessa formazione richiesta a quelli diocesani: se si sentono sinceramente "diocesani missionari", non dovrebbero avere alcun problema.

35 commenti:

  1. Chiaro? Rispetto a una quindicina d'anni fa Kiko ha il doppio dei seminaristi, il triplo dei seminari, mentre il numero di ordinazioni resta sostanzialmente lo stesso - misero, e ben lontano dal delirante slogan dei Ventimila Presbiteri Per La Cina.

    Alla faccia di coloro che di fronte ai casi Giappone e Guam dicevano che per un seminario kikiano chiuso dieci ne vengono aperti. Oh, certo, certamente! Fra quindici anni, se il Cammino esisterà ancora, avrete duecento seminari nella sola Spagna, ma totalizzerete sempre una decina di ordinazioni l'anno, delle quali - come al solito - metà abbandona il sacerdozio nel giro di 6-12 mesi, e l'altra metà vivrà oscillando fra depressione e immoralità.

    Kiko può far pressioni sul Papa in ogni modo (come ad esempio il costringere numerosi vescovi a marcar presenza all'autocelebrazione neocatecumenale del prossimo 5 maggio), ma ormai coi suoi numeroni inventati e coi suoi slogan ridicoli non può ingannare più nessuno.

    Il Cammino, fondato sulla menzogna e sull'inganno, sta decrescendo inesorabilmente. Auguriamo perciò a Kiko lunga vita, affinché nel veder dissolversi il suo impero possa avere occasione di convertirsi alla fede cattolica e rinnegare pubblicamente le eresie che lui e Carmen hanno sempre professato.

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    1. Nel lunghissimo elenco di menzogne e inganni del Cammino bisogna tener presenti due parole:

      1) "evangelizzazione", che nel gergo cattolico significa portare il Vangelo sostenuti dall'autorità della Chiesa (senza tale sostegno si è protestanti!), mentre nel gergo neocatecumenale significa fare uno spettacolino in piazza grattugiando le chitarrelle kikiane e sciorinando una mezza dozzina di frasi fatte (sempre la stessa sbobba) all'unico scopo di far sorgere nuove comunità neocatecumenali; la cosiddetta "evangelizzazione" neocatecumenale è contro la Chiesa e lo dimostra il fatto che tale iniziativa viene fatta con o senza l'assenso del vescovo (cfr. ad esempio il caso della diocesi di Faenza);

      - tutto questo senza dimenticare che il cristiano è chiamato all'unione con Dio, attraverso gli insostituibili sacramenti e sostenuta necessariamente dalla conoscenza delle verità di fede; partire per andare ad evangelizzare è una vocazione specifica, non è un'attività che serve a dividere i cristiani tra "quelli di serie A" e "quelli di serie B": i neocatecumenali, ogni volta che blaterano di "evangelizzazione", stanno esibendo solo la loro grande superbia nel sentirsi superiori agli altri (del resto, con un "iniziatore" così superbo, come potrebbe essere diversamente?), presumendo che chi non fa le carnevalate in piazza come loro dev'essere per forza un "cristiano di serie B";

      2) "missione", che nel gergo cattolico indica l'essere inviati da chi ha la vera autorità per farlo (cioè quella della Chiesa, che invia in missione solo chi si è liberamente consacrato; la Chiesa non mette fardelli sulle spalle dei fedeli), poiché deriva dalla locuzione latino "mìttere", cioè "inviare, mandare"; i kikos non sono inviati dalla Chiesa ma da Kiko (che per loro è l'unica autorità), tant'è che la cosiddetta "missione" neocatecumenale va contro i vescovi poiché i kikos vengono spediti allo sbaraglio in tutto il mondo infischiandosene dell'ordinario del luogo (o peggio, tentando di corromperlo a suon di regalie, tentando di ingannarlo riguardo ai propri veri scopi - quelli di fondare nuove comunità kikiane - ecc.); si veda ad esempio il caso del Giappone, dove il vescovo non li voleva e gli adoratori dell'idolo Kiko hanno voluto per forza rimanere facendosi scudo di pronunciamenti di qualche elemento "addomesticato" nei sacri corridoi;

      - la "missione" neocatecumenale, come detto da più vescovi (Giappone, Guam, ecc.), è funzionale alle esigenze del Cammino, a costo di andare contro la Chiesa, a costo di derubare la Chiesa come nel caso del seminario neocatecumenale di Guam, per grazia di Dio soppresso, la cui property era stata abusivamente sottratta alla diocesi e regalata di nascosto ad un'equipe neocatecumenale di stanza in New Jersey (il testo di quella Declaration era astutamente congegnato in modo da sembrare una restrizione di utilizzo che il vescovo applicava a sé stesso, e in realtà era formalmente una donazione a soggetti estranei alla diocesi, di modo che se il successore si fosse in qualche modo opposto al Cammino a Guam, i kikos di lì avrebbero conservato il controllo e la proprietà del seminario e della proprietà multimilionaria).

      Tutto questo diventa immediatamente comprensibile nel momento in cui si nota che per i fedelissimi del Cammino neocatecumenale la menzogna è santa, qualora serva a difendere il prestigio e la comodità del Cammino e dei suoi capicosca.

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  2. I "sacerdoti" catecumeni che mi è capitato di ascoltare, dicono sempre le stesse cose, non fanno quasi mai riferimento alle letture della domenica appena lette e non si evince empatia e sensibilità verso la debolezza umana...ex fratello

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    1. E come i catechisti nc hanno una strana curiosità e interesse per la vita sessuale delle persone.Elena

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    2. Caro ex fratello,
      Anch'io ho notato questa cosa!
      Le letture della domenica, per i sacerdoti NC, sono solo un pretesto, un veloce punto di partenza, per poi partire per la tangente con le solite kikate. Parlano tanto, più di quanto dovrebbe durare un'omelia, ma ripetono sempre le stesse cose.

      Mentre ora, queste omelie di noi semplici cristiani della domenica, mi stanno nutrendo come mai avevo provato nel cammino. Infatti il sacerdote rimane sulle letture di quella domenica e li sviscera e attualizza.
      Se ci sono dei brani del vangelo paralleli, mette in evidenza le sfumature di quel vangelo rispetto al suo analogo di un altro evangelista.

      EX-NC-???

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  3. Forse non è stato pensato fin da subito a questo scopo, ma il "seminario" neocatecumenale, con il suo rapporto in diminuzione fra frequentanti e ordinati, potrebbe servire a formare, come prodotti di scarto, dei giovani catechisti più preparati (relativamente) di altri, che affrontano la vita matrimoniale e la nascita dei figli come una missione sacerdotale per Kiko.
    Il seminario così come concepito è infatti la prosecuzione logica della formazione del giovane kikiano, perché dopo la serrata formazione del post cresima, i ritmi della comunità, pensati per famiglie già formate, persone adulti, anziani, non sono sufficienti. Per questo nelle comunità ormai zeppe di soli figli del cammino vengono inviati dei "padrini" delle comunità dei loro genitori per continuare il catechismo costante; ma si vede che anche questo non è sufficiente, i giovani si annoiano, perdono interesse facilmente, escono dalla comunità, "sperimentano l'inferno del mondo" (parole di don Pezzi).
    Ecco allora il motivo dei tanti pellegrinaggi motivazionali e delle tante richieste di "alzate".
    I giovani alzati, prima ancora di entrare in seminario, entrano in un circuito cosiddetto di discernimento vocazionale, fatto di convivenze, incontri aggiuntivi con i catechisti, che culminano poi in anni di seminario, ove ricevono ancora la stessa formazione che conosciamo.
    In conclusione, Kiko sta formando, anche attraverso le molte vocazioni che non sfoceranno nell'ordinazione, una classe dirigente del cammino che dovrebbe trasformarlo in un "popolo di sacerdoti che regnano sulla terra" (come ci informa anche il canto kikiano, in cui le deformazioni del testo scritturale non sono mai casuali).

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    1. Illuminante a questo proposito la lettura del thread di Pax "I giovani balilla del duce Kiko".

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    2. Verissimo.
      Quando un ragazzo esce dal seminario RM perchè viene giudicato non adatto, automaticamente gli viene trovata una fidanzata da sposare in poco tempo. Se poi ha difficoltà a trovare lavoro o a reinserirsi nella società(tanti hanno abbandonato l'università o il lavoro per entrare nel RM) allora li spediscono in missione.

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  4. Perdonate l'OT

    Lettera aperta al mio stalker neocatecumenale (che sempre legge l'Osservatorio)
    Come ben sai, fratello mio, ho ricevuto da FB il quarto blocco consecutivo, questa volta per un mese. Poco male, io non vivo di FB, sul profilo mio io pubblico solo poesie, altri diffonderanno i miei post concernenti il Cammino. Poco male: grazie al tuo stimolo, potrò dedicare più tempo alla redazione del mio secondo saggio sul CNC, che stava andando a rilento.
    Quello che forse non sai, o hai finto di non sapere, è che FB blocca per la pubblicazione di contenuti recenti:
    "Di recente hai pubblicato un contenuto che non rispetta le normative di Facebook, pertanto ti è stato impedito temporaneamente di usare questa funzione. Per ulteriori informazioni, visita il Centro assistenza. Per impedire di ricevere blocchi in futuro, assicurati di aver letto e compreso gli Standard della community di Facebook". Ora, "caro fratello che ama il nemico", con quattro blocchi consecutivi io non posso aver pubblicato contenuti che non rispettano le normative di FB. L'articolo di ieri sera certamente è lecito: è un confronto critico tra lo gnosticismo secondo papa Francesco e la dottrina del CNC.
    Tu, egregio "fratello della Chiesa che ama", hai fatto un grande sbaglio: hai segnalato commenti vecchi di mesi, tra i quali quello dell'ultimo blocco nel quale semplicemente ti invitavo a collegare il cervello alla tastiera prima di definirmi "falso teologo", giacché teologia ed esegetica sono discipline differenti. Hai segnalato un commento postato su un gruppo oramai chiuso da quindici giorni, quindi non più recente, e nel frattempo che io già ero bloccato.

    A seguito della vostra attività intimidatoria contro una giovane, falsamente accusata di consegnare gli Annunci all'Osservatorio, avevo promesso di informare un catechista ai vertici del Cammino. Assieme ad altre due persone indignate come me l'ho fatto e non a uno solo, a più di uno.
    Ora prometto di presentare un esposto all'Autorità Giudiziaria contro anonimi (non so se il tuo profilo nel commento in calce sia reale, ne dubito) per questa attività persecutoria, la quale mi impedisce di esprimere in un social forum il mio pensiero critico sulla dottrina e sulle prassi di un movimento e del suo fondatore, il quale è un personaggio pubblico e come tale criticabile.
    Credimi che lo farò, "fratello mio che ama molto il prossimo", anche noi abbiamo conservato gli screenshot delle discussioni:
    https://imgur.com/krXQ9SK
    Credimi che lo farò: io mantengo le promesse e anche sono curioso di sapere se a essere deficitario è l'algoritmo di Facebook oppure se c'è altro di molto deficitario.

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  5. by Tripudio ha detto: "la menzogna è santa, qualora serva a difendere il prestigio e la comodità del Cammino e dei suoi capicosca"

    e questo è il motivo per il quale perdono colpi di giorno in giorno, nonostante tutto l'ambaradan promozionale con il quale si agitano in particolar modo sulla stampa cartacea tradizionale. Siamo nell'era della comunicazione, le informazioni viaggiano in particolar modo sulla Rete, le persone si informano. Hanno voglia di sparare balle grosse come una mongolfiera.

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  6. Nell'inserto "Roma Sette" dell'Avvenire di oggi c'è scritto che Domenica prossima 22 aprile il Papa ordinerà a San Pietro 16 nuovi Sacerdoti, dei quali 11 per la Diocesi di Roma. Di questi 11 nuovi sacerdoti diocesani 6 provengono dal Redemptoris Mater. Indovinate quanti di questi 6 presbiteri sono italiani? Nessuno! Neanche uno. Sono tutti stranieri.

    Annalisa

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    1. Non c'è solo la voglia matta di colonizzare la diocesi di Roma, già neocatecumenalizzatissima grazie a un diluvio di bustarelle (capite a cosa servono le "Decime"? A comprare il consenso del clero...).

      C'è anche il fatto che per le sue dimensioni, la diocesi di Roma è un comodissimo porto di mare. Una volta incardinati a Roma, fanno la bella vita:
      - partono in "missione" kikiana senza avvisare nessuno
      - prendendo contemporaneamente lo stipendio dell'ottopermille
      - conservando un pied-a-terre nella diocesi più importante del mondo, più turistica, più gettonata da carrieristi, clericalisti e vanitosi di ogni genere.

      Non come le diocesette sperdute che ogni tre preti han da dividersi otto parrocchie e se uno arriva con cinque minuti di ritardo lo notano tutti, a cominciare dalla Curia, e i seminaristi super controllatissimi per evitare di portare al sacerdozio soggetti incapaci o perennemente in "crisi" (cioè in vacanza).

      Ricordo un sacerdote incardinato a Roma cofondatore di una mini comunità che per varie circostanze doveva traslocare a qualche centinaio di chilometri di distanza, che rispose sdegnato: "andarmene da Roma? io sono incardinato qui! e chi si muove!"

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  7. Intanto il bulletto numero uno deve aver preso qualche ceffone sonoro dai suoi catechisti, perché su Facebook è sparito. Quello che si meritano moralmente, e ora anche penalmente. Stupidi, non sapete che gli atti persecutori sono puniti con il carcere? Sciocchini.

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  8. P.s. E poi, la propria autostima deve essere davvero minima se trovano soddisfazione nel bloccare profili.

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    1. Davvero è difficile che possano capire che la censura è la miglior propaganda per gli scritti censurati. L'autostima dovrebbero averla sotto i piedi, considerato che sono incapaci di confutare una sola argomentazione.

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    2. Tutte le volte che hanno preteso di conoscere i nostri veri nomi, è perché bruciano dal desiderio di distruggerci, sia anche soltanto limitandosi a "segnalare" a Facebook ossessivamente ogni giorno.

      Proprio come diceva il Vangelo a proposito del giorno in cui aggredendoci, crederanno di rendere gloria al dio Kiko.

      Intanto, su Jungle Watch, c'è una foto con l'allusione "al giorno in cui tutto è iniziato". Vi si vedono John T., un laico che tre anni fa per diversi mesi aveva detto di "sapere" qualcosa riguardo al vescovo pedofilo omosessuale ma di non poter aggiungere altro perché la vittima in questione non era ancora pronta a farsi avanti, e il presbitero pedofilo neocatecumenale A. Cristobal, all'epoca ancora cancelliere di curia.

      Ricordo che il vescovo pedofilo neocatecumenale minacciò di querela il detto John, che per tutta risposta fece un comunicato stampa dal tenore di "ah, sì? e querelami, vediamo cosa succede in tribunale". Naturalmente il vescovo neocatecumenale pedofilo non fece nulla, credeva ancora di farla franca (la pacchia sarebbe durata pochissimi altri mesi soltanto, il bubbone scoppierà a maggio 2016).

      Riguardo alla foto mi pare di ricordare uno scontro col presbitero pedofilo neocatecumenale Cristobal tutto indaffarato a fare il moralizzatore garantista. Google non mi è di aiuto, non riesco a rintracciare la pagina relativa. Cristobal è stato richiamato in diocesi e adesso deve scegliere se darsi alla macchia facendosi proteggere dai neocatecumenali (grandi amici dei pedofili), oppure se affrontare la giustizia umana in previsione di prepararsi a quella divina...

      Di fronte a questi scandali - che un onesto fratello del Cammino rinfaccerebbe severamente ai suoi cosiddetti "catechisti" - nelle comunità ci si preoccupa solo di fare la carnevalata nelle piazze e di identificare chi non loda il Cammino per aggredirlo in ogni modo.

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    3. "Tutte le volte che hanno preteso di conoscere i nostri veri nomi, è perché bruciano dal desiderio di distruggerci..."
      Sì, è la medesima tattica usata con gli ex dissidenti o con chi, non essendo un ex, ha parenti in Cammino.
      Nel mio caso, come si dice a Napoli, "hanno fatto marenna a sarachielli" ("hanno fatto merenda con i saraghetti", cioè con un pesce poverissimo): una sola parente ho come ex, mia suocera, che li schifa.
      Purtroppo per loro, la lettera aperta nel giro di qualche giorno sarà pubblicata da vari gruppi Fb e nel giro di un mese sarà letta da un migliaio di persone. Già l'hanno postata nel mio profilo bloccato, dove pubblico solo poesia, e i neocat saranno conosciuti da qualche centinaio di scrittori che nemmeno sanno cosa sia il Cammino.
      Continuate così, kiko's: nel breve tempo, con le zappe che vi date sui piedi, il cammino ve lo sognerete di notte e il suo crollo sarà un incubo.

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  9. Una domanda per chi ci capisce, qui da me hanno 3 seminaristi, ma tutti all'estero, ma perché non li tengono in italia e gli stranieri a studiare a casa loro? Anche per l'università è più facile studiare madrelingua e andare poi all'estero. Tra l'altro anche nella loro parrocchia "madre" è così, sono tutti all'estero.

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  10. Perché Kiko spostando le persone come vuole dimostra quello che gli interessa di più: che domina i suoi.

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  11. Io credo anche per un altro motivo: la distribuzione serve, con quei miseri numeri, per non lasciare vuoti alcuni seminari - pardon, mi correggo, meglio appartamenti.

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  12. Blogger "beati" ok, ma senza sapere leggere e scrivere, potrebbe ipotecare una parte importante del clero italiano, mi spiego, uno dei 3 della mia parrocchia lo conosco bene avendo studiato al liceo con mia sorella, si è diplomato e poi laureato in medicina con il massimo dei voti, poi dopo l'ultima gmg è andato al seminario, dove sta certamente avrà/starà imparando una lingua complicata, prima di iniziare gli studi e credo che questo comunque rappresenterà per lui una zavorra formativa, più di un pretino che parlicchia la lingua non sarà mai. Se invece lo avessero tenuto in Italia, uno così lo avrebbero potuto avviare agli studi di secondo livello e poi magari alla carriera ecclesiale: diplomatico, vescovo, rettore di seminario ecc, insomma un tassello di potere, cui tengono. Perché allora agiscono così?

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  13. Il fatto è che, finché rimane Kiko, che considera la preparazione altrui una minaccia per sè stesso, non verrà mai incentivata la preparazione culturale dei futuri presbiteri. A me è bastato sapere che studiano la storia della Chiesa sul libro della Pellicciari per capire lo standard richiesto.
    In cammino l'ignoranza è ed è sempre stata una carta vincente. Per conquistare simpatie e uomini propri nelle gerarchie della Chiesa non contano certo sul cursus honorum dei presbiteri, ma su qualcosa di molto più prosaico cioè sui soldi.

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  14. Molto interessante che ci si stupisca che vengano chiamati "seminari" case di formazione con solo una decina, o anche 5-6, studenti. Ma io domando: siete a conoscenza della situazione della Chiesa? Pensate che sia ancora diffusa la situazione di qualche decennio fa, con le diocesi costrette a costruire nuove strutture per accogliere le nuove centinaia di studenti? Così accadde nella mia diocesi, molto prolifica nelle vocazioni, che costruì un nuovo seminario, da aggiungere al secondo edificio, e che ora giace abbandonato e sarà venduto. E quello vecchio è tristemente vuoto, a ritmo di una ordinazione l'anno, in una diocesi con centinaia di migliaia di battezzati. Una ordinazione l'anno, per sei anni, fanno sei studenti, senza contare gli abbandoni (il Vescovo ha espressamente detto che ci saranno anni senza ordinazioni). E a quanto so, è una ordinazione diffusa, se Avvenire periodicamente pubblica la notizia che nella piccola diocesi italiana, il Vescovo ordina 1 sacerdote, dicasi uno. E qui si continua a fare ironia su seminari redemptoris mater con "solo" una decina di studenti. La situazione è questa, nella Chiesa, e nel Cammino c'è il problema che statisticamente parlando, una realtà piccola e minoritaria non riesce a sostenere la mancanza di clero nella Chiesa. Come se da domani ogni Diocesi chiedesse all'Opus Dei la cura di una-due chiese, che richiede più di qualche sacerdote ciascuna.
    Riguardo l'ordinazione di stranieri a Roma, posto che è notorio, lo saprete anche qui, che Vallini chiedeva restassero a Roma tutti, o quasi, i seminaristi romani, posto questo, non capisco che problema ci sia nell'ordinare persone straniere. La Chiesa è diventata un organo nazionale? Certo, secondo la normativa concordataria, non potranno diventare parroci o vescovi, non essendo (per ora) cittadini italiani. Ma che a Roma, cuore della Chiesa universale, ci sia un clero rappresentativo di ciò (e non solo trai i sacerdoti usciti dai redemptoris mater, pensiamo a tutto il clero che studia nelle università pontificie, a tutti i membri di ordini religiosi che hanno a Roma la loro sede) lo vedo come una cosa non solo buona, ma auspicabile. Tra l'altro accade anche nella mia piccola parrocchia di provincia, che nei tempi forti, il parroco, formato nel seminario diocesano, mica ha tempo di confessare, fa chiamare il buon pretino indiano o africano, che, con tutta la buona volontà, confessa persone anziane, che parlano anche poco italiano.
    La situazione della Chiesa è questa, complessa, varia, e non la rappresenta nè i grandi seminari RM con molte decine di studenti, che sono pochi e solo quelli "antichi", nè i seminari tradizionalisti, come quello dei Cristo Re Sommo Sacerdote, pieni perchè davvero pochi, e fermi ad un passato anacronistico, quando celebrano il triduo pasquale nella forma anteriore alla riforma di Pio XII.
    buon tempo pasquale
    Pioppi

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    1. Sì, siamo a conoscenza della situazione della Chiesa.

      Perciò, partiamo dai fatti che, in quanto tali, smentiscono gli slogan del Cammino.

      L'istituzione dei seminari, cinque secoli fa, a seguito del Concilio di Trento, fu dovuta alla necessità di garantire che la formazione al sacerdozio avesse ovunque un preciso (chiamiamolo così) "standard di qualità", anzitutto in materia liturgica e dottrinale, così da alleggerire i vescovi del peso di occuparsi singolarmente di ogni singola vocazione (resta inteso che il vescovo, nella sua piena libertà e responsabilità, decide caso per caso ogni singola ordinazione: nessun vescovo è obbligato a ordinare qualcuno; il seminario è uno strumento, non un sostitutivo della responsabilità).

      Le dimensioni dei seminari della Chiesa sono sempre state tutt'altro che piccole - i vescovi hanno giustamente ritenuto che non vale la pena investire troppe risorse per una comunità di meno di un centinaio di seminaristi, ed infatti le strutture erano sempre dimensionate su quei livelli. Oltre ad un adeguato numero di sacerdoti per la formazione spirituale e liturgica, occorreva infatti un adeguato numero di docenti di sacra teologia.

      In tempi molto recenti, diciamo dagli anni '90 in poi, molte diocesi italiane, sul modello di alcune diocesi di altri paesi, hanno creato dei seminari diocesani o interregionali di dimensioni più piccole del tipico centinaio di seminaristi, allo scopo di formarsi meglio "in casa" i candidati al sacerdozio. È una necessità contingente. È semplicemente un modo temporaneo di organizzare lo strumento "seminario" al servizio del bene della Chiesa. È la risposta recente dei vescovi alla diminuzione delle vocazioni nell'epoca postconciliare. Non è né un obbligo inevitabile, né una soluzione insostituibile.

      Ora, il Cammino non si è mai fidato dei seminari diocesani/interdiocesani poiché per quanto criticabili in fin dei conti tali seminari seguono le indicazioni dei vescovi. E il Cammino non vuole che i vescovi si accorgano di essere stati presi per il sedere e di aver ordinato preti che anziché servire il popolo di Dio corrono solo a servire la setta neocatecumenale (per di più stipendiati con le offerte del popolo di Dio).

      Inoltre per gli autoeletti "iniziatori" del Cammino contano solo i numeroni giganteschi da esibire come certificazione di successo e di santità. Pertanto, nella loro visione distorta della realtà, credono che un seminario "piccolo" sia pur sempre un seminario, e vanno insinuando che:
      - se un seminario diocesano ha una ventina di seminaristi, allora "buu! buu! hanno poche vocazioni!"
      - se un seminario neocatecumenale ha cinque o sei seminaristi, allora "evviva! il Cammino ha aperto un altro grosso seminario! noi abbiamo le vocazioni e i cristiani della domenica no!"

      La truffa dei seminari Redemkikos Mater consiste nel fatto che il Cammino, anziché riempire i seminari delle diocesi, ha creato i propri seminari: per disubbidire ai vescovi, fingendo di ubbidire. Qualche vescovo c'è cascato, qualche altro no. Lo sappiamo tutti - e lo dice lo stesso Statuto dei seminari R.M. - che la formazione nei seminari R.M. è finalizzata a formare "presbiteri" secondo la spiritualità e le esigenze del Cammino Neocatecumenale.

      Ugualmente ingannevole è il limitarsi al numero delle ordinazioni. Il seminario è un luogo di crescita e di verifica, non una catena di montaggio.

      Inoltre, se per giustificare i seminari neocatecumenali hai bisogno di denigrare la Chiesa significa che ti senti superiore alla Chiesa. Il Cammino si vanta di essere un insieme di beni spirituali, ma tali presunti "beni spirituali" hanno bisogno di sottrarre vocazioni alla Chiesa e tenersele per sé.

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    2. E visto che ci siamo, mettiamo pure i puntini sulle rimanenti "i".

      Bisogna essere particolarmente nemici della verità per fare illazioni sulla "Chiesa organo nazionale". A Roma e dintorni lo sanno tutti che il tipico prete straniero è uno che vuol rimanere lì perché al suo paese non c'è la civiltà. Con queste mie stesse orecchie ho sentito emeriti pretini considerare la diocesi di Roma l'Eldorado dove si mangia tre o quattro volte al giorno, dove i parrocchiani ti invitano a pranzo e ti fanno abbuffare come un maiale da ingrasso, dove le vecchiette sganciano offerte senza batter ciglio, eccetera. La "vocazione" di quei soggetti, evidentemente, non era al sacerdozio, ma era alla vita comoda. E avevano pressoché tutti problemi di peso. E quelli che non li avevano, nel migliore dei casi erano pretini che inseguivano il sogno di essere incardinati nella diocesi più prestigiosa del mondo e di vantarsene ogni volta che qualcuno nomina il Papa. E pensare che dall'Africa e dalle zone disagiate del mondo i vescovi locali in buona fede spendevano per tali seminaristi cifre inimmaginabili (per il budget diocesano locale) per garantirsi almeno qualche buon prete affezionato al Papa e alla buona teologia... salvo poi, alla fine della formazione, vederli chiedere di farsi incardinare a Roma o in qualche comoda diocesi centroitaliana.

      Riguardo al citato ICRSS, si tratta di una società di vita apostolica secondo le norme del Diritto Canonico. Un po' come un ordine religioso. Inoltre celebra la liturgia che -come scrisse Benedetto XVI il 7/7/2007- non è mai stata abolita, e che pertanto non hai diritto di criticare, perché altrimenti stai criticando il Papa, la Chiesa, e tutti i santi che l'avevano celebrata e vissuta, incluso padre Pio. Infine, tale istituto gestisce diverse parrocchie italiane su invito esplicito dei vescovi. Insomma, tirare in ballo quell'istituto non c'entra niente col discorso del sacerdozio in diocesi. Ovviamente l'esistenza di istituti come l'ICRSS, l'IBP, la FSSP, ecc., dà un fastidio terribile ai neocatecumenali: ma come?! i tradizionalisti possono creare dei loro seminari per la liturgia tradizionale, e noi veniamo criticati perché abbiamo creato dei seminari per la liturgia neocatecumenale?

      Esatto: la liturgia neocatecumenale è sbagliata, profondamente sbagliata, inventata da due laici arroganti e ignoranti, proibita da più Pontefici, dallo Statuto stesso, persino dal buonsenso del fedele ignorante che si chiede come mai le comunità "neocatecumene" debbano fare la loro carnevalata in privato, nelle salette con le seggiole pieghevoli e il tavolino smontabile evitando gli spazi sacri della chiesa. E naturalmente ad una pessima liturgia è inevitabilmente associata una pessima teologia: gli insegnamenti neocatecumenali contengono ambiguità, eresie, errori madornali (ma come, un "dio" sadico e cinico che ti "manda le disgrazie" per convertirti?).

      Infine, facciamo nuovamente notare come il dato spagnolo sui seminari Redemkikos Mater sia selvaggiamente tragicomico: i kikos hanno raddoppiato il numero di seminaristi ma le ordinazioni totali sono in fin dei conti rimaste le stesse di quindici anni fa. Il Cammino apre a tutta forza nuovi "seminari" (chiamando "seminario" una casa con sei - diconsi 6 - "seminaristi" kikiani), e non riesce minimamente a "produrre" le numerosissime vocazioni che vanta di avere.

      Il Cammino è fondato sulla menzogna e l'inganno. Esiste per glorificare Kiko, non per glorificare Dio. Esiste come "chiesa nella Chiesa", non come entità soggetta alla Chiesa. Esiste per far crescere sé stesso, come un parassita, non come sostegno all'unica vera Chiesa istituita da Nostro Signore personalmente.

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    3. Lungi da me contestare il rito antico, dato che periodicamente lo seguo. Contestavo che seguissero il triduo pasquale nella forma anteriore alla riforma di pio XII, e quindi anche al messalendi Giovanni XXIII, quello che benedetto XVI disse di seguire, indicandomi anche alla ecclesia dei, che però, autorizzando la forma più antica di quella antica, ha mostrato di fare più antiquariato, che vera liturgia, posto che la riforma di pio XII e poi quella conciliare sul triduo è la più tradizionalista di tutte, rifacendosi alle origini.
      Sul resto, partiamo da premesse opposte, e rimaniamo alle nostre conclusioni.
      Pioppi

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    4. La menzogna del modernismo - che il Cammino ha fatto sua fino alle più comiche conseguenze - è quel «rifarsi alle origini».

      È una menzogna per tre motivi:

      1) perché non è un "ripristinare" ma un "rifarsi", cioè inventare una cosa nuova che intenderebbe somigliare alle "origini";

      2) perché non esiste una documentazione precisa sulle "origini", dunque quel "rifarsi" partendo inevitabilmente dall'incertezza, approda inevitabilmente all'incertezza;

      3) perché chi si illude che ii tornare alle origini cristiane sarebbe garanzia di purezza, con ciò stesso sta affermando che la Tradizione della Chiesa non sarebbe stata costellata di santità e di avanzamento nella conoscenza dei divini misteri, ma sarebbe stata uno sbagliatissimo elenco di "incrostazioni" da eliminare al più presto. (Nota: un ordine religioso che intende ritornare al carisma originario lo fa perché riconosce una "crisi" e riconosce "incrostazioni": si considerino ad esempio quei francescani dotati di ascensori, condizionatori, ricchi pasti, disponibilità monetarie, ecc., e che di fronte a tale vergogna scelgano di tornare alle origini del francescanesimo).

      Riguardo al presunto rifarsi alle origini per la liturgia, facciamo un esempio: la Prex Eucharistica II (quella più breve, e perciò più usata nelle parrocchie), dicono che sarebbe ispirata al canone di Ippolito - ispirazione decisamente discutibile, visto che diverge alquanto dagli elementi conosciuti di quel canone. Ma a noialtri, in qualità di fedeli cattolici, in assenza di elementi chiaramente erronei è sufficiente che il Papa abbia impegnato la propria autorità per riconoscere la validità del rito - e Paolo VI l'ha impegnata.

      Al contrario, la Prex Eucharistica Kikista-Carmenista della prassi neocatecumenale non gode di nessuna approvazione pontificia (altrimenti esisterebbe un Messale Neocatecumenale liberamente utilizzabile da qualsiasi sacerdote cattolico). I fratelli del Cammino possono spremersi come limoni a gridare che il loro rito personalizzato «è ispirato alle origini, si rifà alle origini, ripristina le origini», ma ciò non toglie che si tratta di nient'altro che una liturgia inventata. (Nota: inventata non da esperti liturgisti, ma da due laici ignoranti e arroganti e -per loro stessa ammissione- vogliosi di essere "capi fondatori" di qualche comunità).

      Riguardo al tenore del commento delle 14:05, notiamo che riesce a scrivere non una ma due volte "Pio XII" in minuscolo. Lo facciamo notare perché non è la prima volta, è qualcosa di sistematico, è la conferma che i kikos vedono la Tradizione Cattolica come fumo negli occhi - anche quelle volte in cui proclamano di andare anche alle liturgie tridentine (suona peraltro stranissimo che pur andandovi, riescono a non capire la differenza tra liturgia "culto gradito a Dio" e liturgia "carnevalata del sabato sera").

      Ma soprattutto notiamo che per lui è indispensabile rimanere sulle sue "conclusioni" e sulle sue "premesse opposte". Qui noialtri ci limitiamo a documentare, testimoniare, ragionare. Non ci siamo mai stancati di far notare che chi inventa liturgie, lo fa perché crede che la liturgia sia uno spettacolino, una carnevalata, come se Dio esigesse non «l'unico culto a Te gradito» ma una specie di variety show sacro in cui l'assemblea celebra sé stessa (un interminabile diluvio di paroloni laicali, risonanze, monizioni, ecc., che oscura la Parola di Dio, cancella il sacro silenzio, annacqua le formule sacre, il tutto fra grattugiate di chitarrella, gente -anche "catechisti"- che esce a fumarsi una sigaretta, bambini fracassoni). Questi sono purtroppo fatti concreti, ed è del tutto disonesto partire astutamente da "opposte premesse" al puro scopo di giungere a "diverse conclusioni".

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  15. "c'è il problema che statisticamente parlando, una realtà piccola e minoritaria non riesce a sostenere la mancanza di clero nella Chiesa."
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    I sacerdoti? I seminaristi?
    Meglio pochi ma BUONI, meglio pochi che neocatecumenali.

    Le vocazioni sacerdotali? Meglio poche ma AUTENTICHE, che siano operai mandati veramente dal "Padrone della messe" .. e non da "qualcun altro" che cerca di insinuarsi come una serpe nella Chiesa.

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    1. Vocazioni buone e autentiche ci sono nel Cammino (e non solo il caso a voi noto di don Fabio Rosini, vocazione che era buona e autentica anche quando faceva il cammino, e pure da itinerante...) come in tutta la Chiesa. E vocazioni non autentiche ve ne sono ovunque. Demonizzare da una parte, e idealizzare dall'altra, ha lo stesso risultato: uscire dalla realtà.
      Pioppi

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    2. In base a quali dati il commento delle 17:27 proclama di sapere cosa avesse in cuore don Fabio prima di ritrovarsi in "discomunione con Kiko"?

      E se davvero non ci sarebbe stata alcuna conversione in don Fabio, come mai da "buono e autentico" si sarebbe ritrovato in "discomunione con Kiko"?

      Come al solito sono le tipiche arrampicate sugli specchi. Evidentemente la paura ancestrale del commentatore delle 17:27 è che qualcuno che fa il Cammino possa accorgersi che c'è qualcosa di marcio e uscirne.

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    3. Un mio ex fratello di comunità manifestò una vocazione adulta al sacerdozio.
      I catechisti gli fecero pressioni a non finire perché andasse in un seminario RM, ma lui ribadiva fermamente di sentirsi chiamato a frequentare il seminario diocesano; così fece e divenne sacerdote.

      Un esempio di vocazione autentica, non "nel cammino" o "grazie al cammino" ma NONOSTANTE il cammino.

      Se nella Chiesa possono esserci casi di vocazioni non autentiche, quanto questo è molto più probabile avvenga nel cammino, tramite la "formazione" che viene fatta nei seminari RM che già in partenza poggia su fondamenta sbagliate?

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  16. @roberta Salerno
    Il tuo ex fratello con la vera vocazione sicuramente non avrà risposto con il solito slogan.

    "Thierry Randrianantenaina, 27 anni, originario del Madagascar e studente del Redemptoris Mater. Il matrimonio dei miei genitori infatti si è salvato per pura grazia: è stato un segno di fedeltà che il Padre mi ha fatto sperimentare nella mia vocazione e che tuttora è seme di speranza nel mio futuro ministero». Il padre ha avuto un problema di alcolismo che ha pesato sull’equilibrio familiare ma «l’accompagnamento della Chiesa, in particolare con l’esperienza del Cammino neocatecumenale - spiega - ci ha fatto sperimentare la misericordia di Dio»."

    Dal sito del Vaticano.

    Frilù

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    1. :)
      No, in effetti ha solo ringraziato la sua famiglia (non NC) per avergli voluto sempre bene e accettato la sua scelta, quegli amici che pur nn condividendo hanno continuato a stargli vicino e i sacerdoti che con la loro vita e le loro parole sono stati per lui d'esempio e di aiuto.

      Tutto molto "banale" insomma per un NC, nn degno di essere pubblicizzato .. da chi ha dimenticato (o non ha mai saputo) che la misericordia e la fedeltà del Padre agiscono nella discrezione, nel nascondimento, nella semplicità .. senza bisogno di mettere in piazza i problemi di famiglia ...
      Saranno poi i frutti a essere visti pubblicamente.
      Questo sacerdote è stato assegnato alla parrocchia dove era cresciuto, non si è risparmiato a prodigarsi in tutto quanto gli veniva chiesto, si è fatto amare sia dai giovani che dagli anziani.
      È venuto a mancare improvvisamente all'età di 47 anni. Tanti amici sofferenti e straripanti di lacrime al suo funerale, sua madre che sembrava la Madonna sotto la croce .. Tanti anche arrabbiati con Dio che pure nn potevano fare a meno di stare lì a vegliarlo recitando il Rosario .. e poi il miracolo dei confessionali .. Proprio tante persone "arrabbiate" hanno accolto l'invito del parroco a cercare un senso di quell'avvenimento nel Sacramento della Confessione .. c'è stato bisogno della presenza di tanti sacerdoti per amministrare il Sacramento, durante tutti i due (o 3 nn ricordo) giorni in cui la salma è stata esposta in chiesa, col parroco accanto a lui a vegliare pregando durante la notte.

      Sì, una vocazione UMANAMENTE vera.

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