Nostra traduzione di una pagina di Glaucon Jr dal blog Adventures in Tradition, pubblicata ad agosto 2016.
La visione deformata di Kiko
prima parte: la chiesa di Kiko
Avendo aperto la discussione su cosa c'è che davvero non va nel Cammino Neocatecumenale, inizierei col dire quanto mi sono sbagliato quando in un post recente pensavo che si potesse dialogare: non c'è alcuna possibilità di intavolare un dialogo con loro. La loro capacità di dialogo è quanto quella una figurina di terracotta. Dubito persino che con loro si possa parlare del meteo perché anche in tal caso vi risponderebbero a vanvera, dicendo che Tim è a capo di un complotto che lamenta che Hon fa piovere a Maina e uscire il sole a Ylig, e che se parlo loro del meteo non avrei abbastanza titoli di studio in metereologia a meno di non ascoltare le "catechesi" di Kiko sulle previsioni del tempo: solo così saprei di cosa sto parlando.
Insomma, parlare con loro è come parlare di aritmetica con un bambino di quattro anni che pensa che 2+2=22. Nella testardaggine e nella foga di dimostrare di sapere, si rifiuteranno di accettare spiegazioni: non conoscono né la "struttura" né la "logica" di ciò di cui stanno discutendo. Proprio ciò che succede coi neocatecumenali: non possiamo parlare, o dialogare, o arrivare a un minimo di intesa (o almeno un chiaro disaccordo) perché nonostante abbiamo in teoria una fede in comune, non abbiamo in comune una terminologia, un comune linguaggio della fede, con cui poter farci capire.
L'eresia e la sua causa
Alla luce di ciò devo dire che tutto questo parlare di Eucarestia e altari ha fatto emergere un accanitamente brutto isolamento da parte dei neocatecumenali sul loro blog. Anziché dire "sì, su questo e quello siamo d'accordo ma non su quell'altro", pubblicano cacofonie di dichiarazioni secondo cui Chuck non conoscerebbe l'insegnamento della Chiesa, don Hardon (di venerata memoria) non avrebbe conosciuto gli insegnamenti della Chiesa, scommetteteci pure che a detta loro non la conosceva neppure il cardinal Arinze e nemmeno il vescovo Sheen, nemmeno san Tommaso d'Aquino, nemmeno Garrigou-Lagrange. In altre parole, sono convinti di conoscerlo solo loro, devoti di Kiko, e tutti noialtri saremmo eretici.
E tutto questo è un problema perché i più non considerano cosa si intende esattamente per eresia:
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2089 spiega: L'incredulità è la noncuranza della verità rivelata o il rifiuto volontario di dare ad essa il proprio assenso. « Viene detta eresia l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti ».
In altre parole:
- devi sapere che viene insegnata una certa verità di fede
- che tale verità è necessaria (esempio: dobbiamo credere al dogma dell'Immacolata Concezione, ma non siamo tenuti a credere che Nostra Signora è apparsa a Fatima)
- devi ostinatamente rifiutare di accettare tale verità in virtù di tali altri fattori.
Per noi cattolici è importante ricordare che l'opinione dei Padri e Dottori della Chiesa è che la
causa dell'eresia, in ultima analisi, è un'
eccessiva attenzione su un aspetto particolare del dogma, a detrimento di qualche altro aspetto. L'eresia ariana ne è un chiaro esempio: Ario diede tanta enfasi all'umanità di Cristo da rifiutare categoricamente la Sua divinità, affermando che Cristo sarebbe stato la più importante e alta creatura anziché essere coeterno col Padre nella Santissima Trinità.
Allo stesso modo gli eretici monofisìti enfatizzarono talmente la Sua divinità che per loro la natura umana di Cristo sarebbe stata annullata dalla natura divina - quasi come estrema reazione ad Ario.
Vivendo nel XXI secolo siamo tentati di pensare semplicisticamente che alla lunga sarebbe solo una diversità di opinioni o inonimo di falsità. Ma l'eresia porta sempre -sempre!- alla distruzione morale in generale, e al peccato mortale o addirittura sacrilegio o blasfemie sataniche. Sempre.
Dunque, lo smodato attaccarsi ad un dogma mentre se ne esclude o banalizza un altro, comporta necessariamente che ne scaturisca peccato grave. Insisto a ripeterlo perché è necessario per comprendere ciò che stiamo per dire fra poco.
Ora, chiunque abbia prestato un minimo di attenzione sa che Chuck, Tim e altri hanno denunciato a lungo la pessima "teologia" neocatecumenale. Eppure, ogni volta che qualche portavoce del Cammino tenta di difendere i propri pessimi insegnamenti, tira in ballo il Catechismo in maniera esasperante. Non è questione di chi ha ragione e chi no. È questione che di fronte alla Verità, rifiutano tassativamente di ammettere di avere un qualsiasi torto, per poi subito condannarti perché non sei dalla loro parte e dunque saresti contro la Chiesa e contro Cristo.
Dunque la buona notizia di tutti questi screzi che abbiamo avuto con gente del Cammino è che molti fedeli hanno rafforzato la propria fede (proprio perché hanno dovuto difenderla contro i neocatecumenali, cioè hanno dovuto combattere per Cristo). Ecco perché è così importante approfondirla.
La brutta notizia è che coloro che hanno più bisogno di conoscere la fede - quei fratelli di buon cuore le cui menti sono ottenebrate dalle pessime "catechesi" del Cammino - sono del tutto impermeabili a qualsiasi insegnamento che non provenga dalla loro gerarchia di cosiddetti "catechisti". Quei fratelli sono in qualche modo "cattolici caduti". Ecco perché ritengo che il problema sia questo: cos'è che porta quella gente normale, intelligente, a perdersi così, a farsi fare un lavaggio del cervello? Non ho dubbi che amino il Signore e che desiderino essere fedeli (secondo la loro idea di fedeltà). Ma l'eresia scava dentro e riduce tutto a tenebre, perché nell'eresia si viene inevitabilmente portati verso errori più gravi e peccati più gravi.
Ora, chiariamo subito che Dio nella sua infinita misericordia è capace di usare il male (come l'eresia) per ottenere il bene (portare le anime a Lui, portarle alla conversione). Dunque una volta riavvicinatisi al Signore mediante il Cammino, dovrebbero abbandonare quei pessimi insegnamenti, giusto? E invece non accade. È una terribile tragedia che non accada. Se un'anima persiste in quell'eresia ne abbraccia suo malgrado le conseguenze: la morte delle virtù, peccati ancora più gravi.
In questione, qui, non sono le singole anime, ma l'intera visione del mondo data dal Cammino, il presupposto in cui sono stati "catechizzati", che porta necessariamente a perdere la fede, la speranza, la carità. Ecco perché è imperativo avvicinarli per riportarli alla pienezza della fede, rallegrandosi del loro tornare al Signore.
Non essendo tuttora pervenuti a quella pienezza, cos'è che li trattiene lì nel Cammino? Scoprendo cos'è che cattura e guida quelle povere anime, potremo spiegare quali sono i tre grandi semi di distruzione piantati dal "coltivatore" che li ha ingabbiati. E non avremo bisogno di cercare a lungo la risposta perché ce la dà nientemeno che lo stesso Kiko Argüello.
Kiko e la sua visione del mondo
È Kiko Argüello a indicarci la lente attraverso cui tutti i membri del Cammino devono vedere il mondo, e tale lente è la fonte di tutti i problemi che riscontriamo nel Cammino. È la base di tutti gli eccessi teologici che ispirano non solo le loro eresia me anche quell'allegro maneggiare falsi insegnamenti al pari di un ragazzino che ha trovato il fucile di suo padre.
Dunque come facciamo a scoprire ciò che non ci dicono, o che probabilmente non conoscono nemmeno loro stessi? Lo ammetto, mettere le mani sui primi pochi volumi del Direttorio Catechetico di Kiko e Carmen è stato un po' difficile, mentre mi è tuttora
impossibile rimediare gli ultimi circa sei volumi. Impossibile nel senso di
non possono proprio essere ottenuti, se sei uno dei
los de afuera ("quelli di fuori", fuori dal Cammino). Così abbiamo da considerare ciò che leggiamo nei primi volumi, su cui
Chuck ha pazientemente lavorato per avere indizi su cosa sta succedendo. Ci tocca essere sistematici e ricostruire il senso del sistema di Kiko basandoci sull'evidenza. Dunque, per capire meglio la maniera di Kiko, mi sono cimentato a leggere. E, nero su bianco, già dalle pagine che trattavano le catechesi iniziali, Kiko stesso rivela quale è la radice del problema. Riassumendo:
- Cristo è stato inviato da Dio Padre per... "distruggere le barriere" che dividono gli uomini, e per formare una comunità
- tale comunità sarebbe la Chiesa
- queste barriere sono insormontabili perché siamo troppo deboli, solo Dio può riuscirci
- così, Cristo viene nel mondo e muore e risorge cosicché possiamo essere la Chiesa in comunione tra noi, senza più quelle barriere
- la grande barriera alla base di tutte le divisioni sarebbe la paura della morte
- qualsiasi rifiuto di amare (non porgere l'altra guancia, non soffrire persecuzioni, non soffrire per gli altri) verrebbe dalla paura della morte
- la paura della morte proverrebbe dall'esperienza del peccato
- avendo Cristo vinto la morte, tutte queste barriere verrebbero annullate e quindi noi tutti potremmo divenire comunidad.
È una parlantina elegante, che perciò ti trae in inganno. I bei sentimenti sono spesso alla base di terribili conseguenze - e questo è uno di tali casi. C'è un madornale errore in quelle premesse di Kiko, ed è l'aver detto che Cristo sarebbe venuto
espressamente per riconciliarci fra noi;
Kiko non dice mai che ci dobbiamo riconciliare con Dio. Da nessuna parte. Mai.
Quella è la "catechesi iniziale" di Kiko per portare gli uomini a Cristo. Anche quando menziona il peccato, non spiega mai che a causa del nostro peccato ci siamo allontanati da Dio. Ma sul serio? Dunque i nostri mali, la nostra cecità nelle cose della vita, sarebbero da attribuire a barriere fra gli uomini, e viceversa?
Il motivo di tutto ciò è che Kiko non crede alla possibilità di riconciliarsi con Dio. Per Kiko non c'è bisogno di riconciliarsi con Dio perché Dio non ne ha alcun bisogno, e il peccato non offenderebbe Dio in alcun modo, a Dio non importerebbe nulla dei nostri peccati, "Dio perdona sempre". Per Kiko, dunque, la Chiesa come Corpo di Cristo è fondamentalmente una Chiesa orizzontale - cioè una comunità di credenti, una comunità di amore che ha vinto le barriere che impedivano di amarsi tra fratelli. E... il peccato? Per Kiko sarebbe solo l'esperienza della morte al livello più profondo. Tutto qui?
Ma il salario del peccato è la morte - la morte c'è a causa del peccato, e perciò l'esperienza della morte e l'esperienza del peccato non possono essere risanate. Kiko inverte i due fattori e dice che l'uomo avrebbe fatto "esperienza della morte" per aver mangiato i frutti dell'albero, che simboleggerebbero il peccato (giorno 3 delle "catechesi"), e l'esperienza del peccato causerebbe le divisioni.
In realtà quelle divisioni fra gli uomini derivano dagli effetti del peccato. Kiko batte anche sul tasto che il peccato causerebbe divisioni dentro di noi, che è pure vero, ma non c'entra con la sua tesi riguardo alla morte, alle fragilità e alle barriere da superare. Tesi kikiana che non ha nulla a che fare con la rottura della comunione fra l'anima e Dio, rottura davvero reale e deliberata. La parola "peccato", per Kiko, indica solo il contrario dell'amore (a sé stessi e agli altri). È una visione molto riduttiva perché esclude Dio dalla questione.
In altre parole, ogni peccato è "solipsistico", nel senso ermeneutico del "riguarda esclusivamente me stesso", moltiplicato per un miliardo di volte in una Chiesa che "riguarda esclusivamente noi", quando in realtà tutto riguarda la Santissima Trinità, dalla quale noi tutti dipendiamo.
In fin dei conti, persino nel punto più generale, Kiko dice che tutto il peccato ha un impatto esclusivamente orizzontale (nel senso di sociale, nel senso che non riguarda Dio). A meno di sfumare per bene questo concetto oltre i limiti imposti dalla coerenza, non si può assolutamente far "funzionare" la teologia di Kiko.
Il problema con la sua visione del mondo
Senza voler essere troppo teologico ma cercando di far comprendere la questione: la teologia della Chiesa secondo Kiko - cioè la sua ecclesiologia - è centrata su "noi"; anche presentandola come informata da Cristo e imbevuta dello Spirito, è solo una comunità che ha superato le barriere fra uomini, e non ha nulla a che vedere col riconciliarsi con Dio. La Chiesa è una comunità di credenti, non il vero Corpo di Cristo: non è un corpo che soffre per Lui e con Lui. Invece la chiesa di Kiko è una dove la Passione è solo un pit-stop verso la Resurrezione, e la Resurrezione è funzionale solo alla comunidad. La Crocifissione è ridotta ad uno sfortunato episodio su cui i credenti non dovrebbero mai indugiare (per timore che scivolino in qualche perverso rifiuto della Risurrezione e del suo trionfo).
In altre parole, e al di là di altre questioni, il problema fondamentale è che nel descrivere la chiesa in questo modo, Kiko cancella completamente il valore dell'Incarnazione e l'atto della Redenzione (motivo per cui gente come Zoltan loda così spesso Lutero, con la cui dottrina sulla salvezza i neocatecumenali son tanto d'accordo).
Con la sua visione, questa lente attraverso cui Kiko vede il mondo e la Chiesa, non c'è più bisogno di preti, solo presbìteri; niente altari, solo mense per il banchetto; niente arte sacra, solo le "icone" di Kiko; niente canti, solo i canti di Kiko; niente teologia, solo il Direttorio Catechetico; niente organo, solo chitarre e tamburelli; niente penitenza, solo accettazione; niente vero Dio-vero uomo crocifisso, solo il Signore Risorto.
In gergo più teologico, Kiko sta imponendo una separazione radicale fra il Dio trascendente e la Chiesa immanente (perché la presenta in modo fondamentalmente "orizzontale"), che è il madornale errore di ogni credo non-cristiano. Ma la Chiesa ha sempre insegnato che il Dio trascendente si è fatto davvero immanente nella Chiesa (l'Eucarestia, ecc.) in una maniera reale e letterale (non solo "spiritualizzata"); allo stesso modo, la Chiesa immanente diventa davvero trascendente perché è davvero il Corpo Mistico di Cristo, non semplicemente la comunidad, ed è Chiesa Militante, Chiesa Purgante, Chiesa Trionfante - una Chiesa che vive e muore come il suo Signore, la Sposa che aspetta un giorno di essere crocifissa col suo Signore che la grande festa di nozze all'Eschaton possa essere compiuta nella sua perfezione.
E se comprendi che la venuta del Figlio di Dio nel mondo è per la redenzione e la riconciliazione dell'uomo con Dio, e che solo da ciò può avvenire la riconciliazione dell'uomo con l'uomo, allora Kiko e i suoi ti accuseranno di essere un "quasi-catechizzato", o addirittura un "paganizzato".
Kiko accusa tutti (anche i suoi seguaci) di essere aggrappati a pratiche praticamente superstiziose (ciò che san Tommaso d'Aquino chiamerebbe "osservanza vana", come il sacrificare un capretto a Pasqua solo perché gli israeliti facevano così), pratiche che Kiko/Pius/Diana chiamano "religiosità naturale". In altre parole, i neocatecumenali credono che la nostra fede sia infantile e immatura. San Francesco d'Assisi avrebbe avuto una fede immatura, padre Pio avrebbe avuto una fede immatura, il curato d'Ars una fede immatura... Quanta presunzione, quanto orgoglio hanno i neocatecumenali: credono di essere i più veri cattolici, gli unici con la fede adulta, solo perché hanno ricevuto gli insegnamenti di Kiko!
Questo è il loro concetto di Chiesa e, tranne per una questione di apparenze formali, non sono sicuro che Kiko pensi davvero che anche noi siamo parte della Chiesa.