sabato 20 settembre 2025

Tocca sempre ribadire i concetti essenziali...

Nessun senso del sacro
Oggi è sabato, e dunque stasera i neocatecumenali celebreranno le loro carnevalate liturgiche zeppe di abusi e strafalcioni kikiani-carmeniani, in spregio al Messale Romano approvato da Paolo VI, alle «decisioni del Santo Padre» del 1° dicembre 2005, e perfino al loro stesso Statuto che le ha fatte sue.



Concetti essenziali:
 oltre a dimostrare con segni e prodigi di essere davvero il Figlio di Dio, Nostro Signore ha insegnato (dottrina), ha santificato (sacramenti), ha guidato spiritualmente. Questo triplice munus sacerdotale è esattamente l'incarico affidato alla Chiesa, da Lui costituita su Pietro e gli Apostoli, e sui loro successori.

Tutto il resto è secondario. Tutto ciò che non riguarda l'insegnamento della santa dottrina, la santificazione mediante i sacramenti, la guida spirituale, può nel migliore dei casi essere un aiutino secondario... e nel peggiore dei casi essere di ostacolo o addirittura scandalo.

Dunque - tanto per cominciare con un facile esempio - la sinodalità è inutile, se il suo risultato non è una maggior conoscenza dottrinale (tutti siamo chiamati a conoscere la santa dottrina, ognuno secondo le proprie capacità intellettuali), se il suo risultato non è un vivere più santamente i sacramenti, se il suo risultato non è un miglioramento della vita spirituale e morale, allora è inutile.

E così pure i movimenti ecclesiali, i pellegrinaggi e giubilei, il musical parrocchiale, i preti-influencer, perfino le processioni e le feste patronali, o sono di efficace sostegno alle anime (lo si dimostri per bene), o sono inutili (se non addirittura un ostacolo e un danno).

In particolare il Cammino Neocatecumenale è un vero tumore spirituale per le anime che lo approvano o addirittura frequentano.

Infatti nel Cammino non viene insegnata la santa dottrina ma viene somministrato un confusionario indottrinamento «erroneo, equivoco e fuori strada» (dovuto al fatto che gli autoproclamati "iniziatori", dall'alto della loro ignoranza e disprezzo per il Magistero, si spacciavano per "ispirati dallo Spirito", cioè infallibili e al di sopra di ogni critica). 

Ne è prova - fra i tanti altri - il fatto che gli adepti del Cammino, anche quando a parole professassero qualche articolo di fede cattolica, non hanno nulla da ridire sui cosiddetti "catechisti" (e ancor meno su Kiko, autonominatosi «il Vostro Catechista») che se ne infischiano. Si veda per esempio come nessun fratello delle comunità abbia mai avuto da ridire sulla diаbolica inversione di ruoli: "sacerdote in ginocchio davandi al laico Kiko per farsi benedire".

Prima comunione neocatecumenale:
pare un cosplay con distribuzione di snack
anziché la prima volta che si riceve l'Eucarestia
Inoltre nel Cammino i sacramenti vengono ridotti a spettacolino autogestitocon tutto lo show di "comunione seduti", di pagnottone-focacce sbriciolose, di insalatiere-copponi a cui tutti si devono abbeverare, di dispersione menefreghista di briciole e di gocce, di banalizzazione della confessione (da un lato "confessioni pubbliche", dall'altro "ma tanto abbiamo la penitenziale", e in mezzo una quantità di comunioni sacrileghe e sacrilegi eucaristici...).

E per di più, quanto alla guida spirituale, i cosiddetti "catechisti" del Cammino non hanno né titolo né conoscenze per guidare spiritualmente i fratelli delle comunità, ed infatti fanno danni incalcolabili spiritualmente e spesso anche materialmente (vedasi ad esempio la dettagliata testimonianza di Faustini, tristemente ancora attualissima).

Dal momento che la volontà e l'«autorità» di Kiko sono indiscutibili - persino quando blatera idiozie come «Dio ci parla attraverso i testimoni di geova», dopotutto i fratelli del Cammino sono convinti che «Kiko ha il carisma, chi sei tu per giudicarlo?» - ne segue che anche i cosiddetti "catechisti", ripetitori a pappagallo («ham ham!!») delle elucubrazioni e dei metodi di Kiko, sono da considerarsi indiscutibili anche quando proclamano emerite idiozie, e si deve loro ubbidienza assoluta anche quando comandano assurdità e azioni scriteriate o peccaminose (e no, non è vero che attraverso di loro fluirebbe la grazia anche quando comandano qualcosa di sbagliato).

Insomma il Cammino va contro la missione della Chiesa, va contro il bene delle anime, va contro il più elementare buon senso. Il Cammino è fondamentalmente una setta idolatrica, di sapore protestante-ebraico, un «cavallo di Troia» nella Chiesa, «che di cattolico ha solo la decorazione».

Tutte queste cose sono verificabili da chiunque abbia avuto almeno un pochino a che fare col Cammino, e sono state verificate persino da atei che pur detestando la fede e la Chiesa e la morale cattolica, hanno riconosciuto in qualche loro amico neocat le tipiche aberrazioni del Cammino.

"Comunione seduti"
in attesa che scatti il segnale manducatorio:
nel frattempo Kiko se la canta e se la suona
Oltre che eretica, la setta neocatecumenale è anche scismatica - fin dalle intenzioni degli autoeletti "iniziatori": quando non si vedeva accontentato dalla Santa Sede, Kiko ha più volte minacciato apertamente dicendo cose del tipo: "ma che aspettano, che ce ne andiamo coi protestanti?... che facciamo come in Giappone che ci ritiriamo nelle case?" (indicava il Giappone perché una quindicina d'anni fa i vescovi giapponesi sono stati fra i pochi a frenare davvero il Cammino, sopprimendone il seminario kikolatrico di Takamatsu e limitando drasticamente le cosiddette "catechesi" neocatecumenali, sicché le riunioni della kikolatria son proseguite nelle abitazioni private).

La lista di scandali neocatecumenali è vastissima (e tocca vertici tragicomici o addirittura grotteschi) ma i fratelli delle comunità vengono addestrati a fingere di non sapere, di non interessarsi, di non voler sentirne parlare. Sanno benissimo che ad aprir bocca verrebbero puniti (ricatti morali, mobbing, ostilità degli altri fratelli di comunità e addirittura dei familiari...).

Dunque non fatevi ingannare da tutti gli untuosi e mielosi discorsetti dei kikolatri ("il Signore mi ha salvato", "il Cammino mi ha salvato", "tu giudichi", "non hai fatto esperienza del Cammino"...): anche i protestanti sanno dire che Gesù è il Redentore, anche i testimoni di geova sanno dire che l'Altissimo è onnipotente, anche gli eretici sanno cantare inni, salmi e cantici al Signore, anche i pagani sanno augurare "la pace".

La fede cattolica è semplice da vivere: dottrina, sacramenti, vita morale. Le "sovrastrutture" - movimenti ecclesiali, sinodalità, petizioni... - se non ti aiutano a capire di più la dottrina, a vivere più santamente i sacramenti, a vivere meglio la morale cristiana, sono inutili, se non addirittura dannose.

Da parecchi decenni papi e vescovi sono stati ripetutamente messi in guardia su quel cancro spirituale che è il Cammino (che si autoproclama "frutto del Concilio"). Ci vien da pensare che stiano aspettando che il Cammino si estingua da solo - come avviene ad ogni setta quando sta per perdere il suo idolo.

giovedì 4 settembre 2025

«E io sono morto di crepacuore»: testimonianza di don Leonardo Maria

C'è una lunga (77 minuti) ma interessante testimonianza di don Leonardo Maria Pompei, sacerdote piuttosto noto sul web per le sue catechesi.

Nella testimonianza racconta di come i suoi genitori entrarono nel Cammino Neocatecumenale e lui stesso, dodicenne, andando per la prima volta alle celebrazioni del sabato sera e vedendone la gran caciara di canti e balli, vi si appassionò.

Ma ebbe la grazia di incontrare negli anni successivi altre figure di vita cristiana e di maturare la propria vocazione; la testimonianza più importante fu quella di un suo amico, Francesco, che si spense rapidamente (ma serenamente) a 23 anni a causa di un linfoma leucemico. Grazie a tali testimonianze matura la vocazione al sacerdozio.

Entra così in un seminario Redemkikos Mater ma... comincia a comportarsi male rispetto agli standard neocatecumenali: legge vite dei santi, documenti del Magistero, e comincia a vedere delle «storture» in ciò che faceva e insegnava il Cammino rispetto a ciò che aveva sempre fatto e insegnato la Chiesa.

I primi due anni di seminario vanno (stranamente) abbastanza tranquilli, ma all'inizio degli studi teologici comincia a vedere che quelle «storture» sono un po' troppe - e i dubbi non gli passano neppure al vedere Giovanni Paolo II a Porto San Giorgio.

Don Leonardo dice: «chi conosce i neocatecumeni lo sa, non ci si può mettere mai in ginocchio, la Comunione "in mano", seduti, col pane azzimo... ho cominciato a dire: "ma che son queste cose!". Quindi cominciai a capire la Presenza Reale, e altre cose, la natura sacrificale della Messa... e loro: "però c'è andato il Papa, e però c'è stato il Concilio Vaticano II, e c'è il rinnovamento della Chiesa"... io non sapevo che fare, e cominciano i primi grossi conflitti di coscienza... Vedo una cosa che è storta, oggettivamente storta, ma che vive in un contesto ecclesiale, per cui se tu ti metti contro questa realtà, tu ti metti contro la Chiesa, contro il Papa: ma che sei matto?... seguiresti la volontà tua invece di quella di Dio? e ti metti pure contro la famiglia?... Insomma, non vi dico quello che ho passato».

Nel 2000 fu inviato - da seminarista - a fare l'itinerante neocatecumenale in Campania. E si ritrova ad una mega-convivenza dove tutti gli itineranti neocat, per lo più laici, «negli incontri o nei pasti, parlavano senza freni, perché non c'era il vescovo, il cardinale, ad ascoltare». 

Così, un giorno, prende la macchina e va a Loreto, ad inginocchiarsi davanti alla Madonna di Loreto a pregare: «non ce la faccio più... io per il Signore vado in capo al mondo, ma io qui non ci resisto più».

Così, scartata l'ipotesi di ordini religiosi, decide di passare al seminario diocesano, divenendo infine sacerdote per la diocesi di Latina (nel frattempo legge tutta la Summa Theologica dell'Aquinate, perché gli sembrava «molto limitata» una formazione teologica incentrata solo sul Concilio Vaticano II).

Vi risparmio il resto della testimonianza, peraltro interessantissima perché a furia di informarsi - perfino quando era scettico sulla Messa in latino, «tutta strana» - ha capito da solo ciò che nessun altro dei suoi formatori e parroci gli aveva detto.

Cliccare qui se non si vede il video.



giovedì 21 agosto 2025

La successione ereditaria del satrapo e dei suoi emissari

Braccia conserte in segno di ribellione e sfida,
persino al momento della Comunione
Una delle ultime novità di cui sono venuta a conoscenza tramite neocatecumenali (a cui ovviamente sembra tutto normale) è la seguente: dato l'avanzare dell'età di Kiko, si stanno organizzando per la "successione". Mi è stato detto esattamente questo: per salvaguardare la purezza del Cammino delle origini, visto che come Kiko stanno invecchiando anche i catechistoni della prima ora, la disposizione ufficiale è che questi "passino" le loro comunità a figli/parenti diretti. Praticamente un'oligarchia di fatto, una satrapìa ereditaria.

Ovviamente alle mie domande (sarcastiche, lo ammetto ma era troppo divertente, ma tanto il sarcasmo non l'hanno colto) circa la Provvidenza e l'opera dello Spirito Santo, per cui non ci si dovrebbe teoricamente porre troppo il problema della successione e come riorganizzarsi una volta morto Kiko, non ho ricevuto risposta. "Riorganizzarsi", proprio così hanno detto: e mi basta che abbiano usato questo termine dal sapore aziendale. Solo che non si rendono conto di quanto riveli questa parola.

da: Autore della Lettera

domenica 10 agosto 2025

La panzana dei "120mila" neocat al Giubileo dei giovani

Roma, 4 agosto 2025: al Giubileo
Kiko fuma una sigaretta
(e nell'altra mano ha il pacchetto).
Fonte: video di un neocat, a 52'17"
Al Giubileo dei giovani a Roma? I giovani neocat non erano di certo 120.000. Non fatevi illudere dalla propaganda kikiana.

Per la Messa di apertura del Giubileo dei Giovani in Piazza San Pietro, tutti in piedi, erano 120.000.
E non certamente tutti neocatecumenali.

Basta fare il paragone tra la folla in San Pietro e le file di sedie da 10 posti a Tor Vergata con Kiko, e la sproporzione risulta evidente.

Nel video dell'incontro del Papa coi giovani a Tor Vergata, al minuto 8:29 e seguenti, si possono contare benissimo le sedie del settore davanti al palco che il giorno dopo sarà occupato dai neocatecumenali.

È già tanto se arrivavano a 50-60 mila, a voler essere eccessivamente generosi verso il Cammino.

Anche dai numeri sparati da Kiko alle presentazioni, se acriticamente li prendiamo per buoni (ma anche no), risultano circa 61.000 persone.
Le nazioni di cui non ha detto i numeri sono insignificanti (ma a Kiko piace contare le bandierine sul suo mappamondo) e il Cammino vi è poco presente, quindi aggiungono poco.

Ma si sa, l'ingordigia e la menzogna sono di casa da quelle parti e, siccome la Messa di apertura del Giubileo dei Giovani ha contato 120mila CATTOLICI, per forza all'incontro neocatecumenale dovevano esserci 120mila NEOCATECUMENALI.

Domandine:
Kiko in vacanza (chi la paga?)
foto di repertorio

  • Ma allora i NEOCATECUMENALI non sono andati alla Messa di apertura del Giubileo dei Giovani?
  • Oppure le 120 mila presenze in piazza San Pietro erano forse solo di neocatecumenali?

Insomma, Kiketto vostro ha totalizzato lo stesso numero esatto di presenze della Messa per i Giovani in San Pietro con la presenza del Papa...

Marco

lunedì 30 giugno 2025

La crisi della Chiesa, cioè il Cоncilio Vaticаnо II

Immagine molto sgradita ai kikolatri

1. La Chiesa sta attraversando una crisi di fede, cioè il Cоncilio Vaticano II e le sue conseguenze.

Piaccia o non piaccia, è indiscutibile che nell'epoca "preconciliare" le vocazioni abbondassero, che le liturgie fossero per gran parte celebrate con la dovuta dignità e sobrietà (dovute a Nostro Signоre, visto che la liturgia è intesa ad essere "il cultо a Dio gradito"), che i cattolici fossero molto più "praticanti" di oggi, che la voce della Chiesa risultasse autorevole anche per i "tiepidi" e persino per i nemici (Stalin chiese sarcastico quante divisioni avesse il Papa, visto che i capi di stato non riuscivano a non tener conto dell'autorità di Pio XII), ecc.

È indiscutibile che il Cоncilio Pаstоrale "Vаticanо II" sia stato la risposta sbagliata al momento sbagliato. Risposta "sbagliata", poiché anziché definire dogmi e condannare errori, ha parlato di tante (troppe) cose e in maniera "pastorale" (cioè non vincolante per la fede), addirittura in modo ambiguo (è il Conciliо dei "tuttavia", la magica parolina che consente di affermare una cosa e poi lasciar spalancata la porta a chi volesse affermare il suo contrario), prestandosi ad essere l'alibi e il grimaldello per tutti gli aspiranti "rivoluzionari" (inclusi i due eretici spagnoli Kiko e Carmen). Del Vaticano II, "quel che era buono non era nuovo, quel che era nuovo non era buоno".

Fateci caso: quelli che più si richiamano al Vaticano II sono i più allergici alla Tradizione cattolica. Come se ciò che credevano e celebravano giganti come padre Kolbe e padre Pio avesse smesso di essere sacro e grande e dovesse essere improvvisamente proibito. Come se il Vaticano II fosse uno "spartiаcque" fra tutto ciò che c'era prima e tutto ciò che ci sarà domani, come se ciò che c'era prima fosse praticamente tutto da ignorare, da buttar via, da rifiutare, senza altra spiegazione che "eh ma c'è il Cоncilio!": il cоncilio "pastorale" usato per proibire tutto ciò che c'era prima.

2. Questa crisi si vince solo ripartendo da ciò che "funzionava", e cioè dalle cose cosiddette "preconciliari".

Regalini, ricche tavole imbandite, alcool e sigari:
il metodo kikiano per corrompere prelati

Quando a un bivio si sbaglia strada, il ripartire dalle certezze precedenti non è una vergogna, né un disоnore, né un arretrare: è semplice buon senso. I fautori del vaticansecondismo, col loro neo-dogma enunciabile come "indietro non si torna", sono coloro che vogliono coscientemente perseverare nell'errore: l'errore di presumere che "ieri" fosse tutto sbagliato, e "oggi" sia per ciò stesso automaticamente giusto, l'errore di presumere che "Tradizione" sia sbagliata (in quanto di "ieri"), e il "progresso" sia automaticamente giusto (in quanto "progredisce", in quanto di "oggi").

Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. (Benedetto XVI)
La Chiesa ha urgente bisogno di ripristinare ciò che per le generazioni anteriori era sacro e grande e che la sosteneva, che non è affatto "superato": la liturgia tradizionale, l'insegnamento della santa dottrina, l'abito ecclesiastico, ecc.

Una setta eretica e idolatrica come il Cammino Neocatecumenale poteva nascere solo in quei formidabili anni in cui tutti gli aspiranti "capi" e "rivoluzionari" si aspettassero dei generici Grandi Cambiamenti dal Cоncilio. Fateci caso, tanti di quei grandi cambiamenti (come il "girare gli altari", come la "comunione sulle mani", come gli eventi "interreligiosi", ecc.) non erano stati richiesti né auspicati dal Vaticano II. Tanta gente, anche nel clero, anche in buona fede, ha "applicato" non il Conciliо Pastorale, ma solo le sue interpretazioni più "rivoluzionarie".

Il risultato è un cristianesimo appiattito, insipido, magari pure caciarone come il neocatecumenalismo, ma fondato su emerite corbellerie dottrinali, su liturgie-cerimoniali spettacolarizzate, su un adeguarsi al mondo, sul dover cimentarsi in "cambiamenti" senza neppure capire il perché. "Eh, padre Pio è bravissimo, ma non possiamo mica celebrare come celebrava lui (la Messa tridentina con la comunione in ginocchio e alla bocca), non possiamo mica parlare come parlava lui (la severità di giudizio su temi di morale oggi "legalizzati" e sdoganati, ecc.).

Inversione dei ruoli:
sacerdote in ginocchio
davanti al laico
che lo "benedice"
3. Per un osservatore esterno, il Camminо Neocatecumenale è la miglior dimostrazione della crisi della Chiesa. 

"Com'è possibile che la Chiesa tolleri una setta come quella neocatecumenale?", è la domanda che tanti cattolici si fanno osservando anche soltanto le storture liturgiche del Cammino, che neppure papa Benedetto XVI è stato in grado di fermare (la lettera del 1° dicembre 2005 con le «decisioni del Santo Padre» è rimasta lettera morta).

Questo significa che oggi, nella Chiesa, oltre alla crisi di fede c'è anche una crisi di autorità. I vescovi e i papi conciliari non hanno corretto gli errori della rivoluzione conciliare (eppure era loro sacro dovere farlo), lasciano che tante anime si cibino di veleni spirituali (come il Cammino), non infliggono punizioni a chi le merita (come il Cammino) solo perché hanno il terrore che si capisca che la propria autorità è riconosciuta solo quando fanno i simpaticoni e distribuiscono trite banalità.

Uno dei più gravi aspetti della crisi "conciliare" è proprio la mentalità  il fatto che qualsiasi critica ad un andazzo sbagliato viene tacciata di essere "preconciliare", "ribelle", "nostalgica", contraria al "progresso" della Chiesa, magari addirittura "scismatica-eretica-sedevacantista" (ai nemici della fede non mancano mai gli insulti, specialmente quando c'è da abusare di termini del lessico cattolico).

4. Alcuni punti fоndamentali degli autoeletti "iniziatori" del Cammino

  • I due autoproclamati "iniziatori" non hanno mai voluto santificarsi ma solo essere "capi"
  • non hanno mai voluto farsi vagliare dalla Chiesa - specialmente riguardo alle millantate "apparizioni" e locuzioni -, ma solo farsi "approvare" in qualche modo
  • non hanno mai voluto santificare sé stessi, ma solo farsi temere, ubbidire, riverire, elogiare, soprattutto farsi pagare profumatamente
  • sono convinti di essere la "vera Chiesa", cioè che la Chiesa cattolica abbia sempre sbagliato (da Costantino fino al Vaticano II, e del Vaticano II sarebbe buona solo la loro sgangherata interpretazione)
  • hanno insegnato emerite corbellerie (che non hanno mai voluto rettificare, neppure di fronte all'evidenza che avevano torto), e promosso una liturgia zeppa di carnevalate e strafalcioni
  • con la scusa di essere "ispirati dallo Spirito", hanno vietato qualsiasi critica ("tu dunque critichi lo Spirito! tu dunque critichi la Bibbia!"). 
     

    L'idolo e la sua claque

martedì 24 giugno 2025

"Nunc cognovimus quia daemonium habes": ora sappiamo che hai un demonio...

Ricordate quell'episodio del Vangelo in cui farisei dicevano "sappiamo che hai un demonio"? Ebbene, ricorda i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali. 

Occorre anzitutto spiegare ai nuovi lettori il nocciolo del problema.

Nei primi anni '60 Kiko e Carmen desideravano essere fondatori di una qualche comunità, sentendosi portatori di una qualche imprecisata "novità", come se la Chiesa fosse sbagliata e abbisognasse della loro interpretazione del Concilio per salvarla. Fondarono così quello che sarebbe stato successivamente chiamato "Cammino Neocatecumenale".

Autoproclamandosi "ispirati dallo Spirito" non hanno mai tollerato correzioni, nemmеno sui loro più madornali errori teologici, liturgici, ecclesiali, dottrinali, spirituali, sociali, familiari, eccetera, come se lo Spirito ispirasse errоri, disubbidienze, tracotanza, superbia. "Kiko ha il carisma, chi sei tu per giudicarlo?", cioè nella mentalità neocatecumenale non importa la verità, importa solo l'opinione di Kiko e Carmen, di cui va scimmiottato tutto.

I cosiddetti "catechisti", cioè la gerarchia di pretoriani di Kiko e Carmen, ne sono i ripetitori a pappagallo, e quindi spesso (spessissimo) si ritrovano di fronte a un bivio: ribаdire la dottrina kikiana-carmeniana, o insegnare ciò che insegna la Chiesa? eseguire la volontà di Kiko e Carmen, o compiere ciò che è gradito a Dio? seguire le indicazioni di Kiko e Carmen, o quelle del Papa, dei documenti liturgici validi per tutta la Chiesa, e dello stesso Statuto del Cammino? Calpestare la dignità dei fratelli del Cammino o il proprio egoismo? Ovvio che a seguire Dio anziché Kiko, o a tentennare anche una sola volta, è una catastrofe per il cosiddetto "catechista" neocaetcumenale. Kiko e Carmen non ammettono altro che l'ubbidienza cieca.

Volenti o nolenti i cosiddetti "catechisti" devono far rigare dritto i "fratelli del Cammino" affinché questi facciano crescere il prestigio e i soldi di Kiko, della sua setta neocatecumenale, e dei suoi pretoriani. (Eh sì, perché essere un cosiddetto "catechista" del Cammino comporta un discreto numero di piccoli privilegi, incluso il difendere certe maialate).

Occorre qui far notare che in una qualsiasi normale aggregazione cattolica, piccola o grande che sia, lo scopo dei fondatori è santificare sé stessi e aiutare altri a santificarsi; e tale deve essere lo scopo anche della gerarchia sottostante, e anche del popolino dei seguaci. Se non c'è tale scopo, non si può più parlare di comunità, aggregazione, fraternità, associazione, famiglia religiosa, gruppo, eccetera: si può parlare solo di "setta", dove i fondatori (e i loro emissari) hanno a cuore qualcosa di mondano, non la propria santificazione, e quindi ogni loro azione, insegnamento, pensiero, sarà orientato a come massimizzare soldi, potere, prestigio, e altri lerci interessi, anche se proclamassero continuamente di essere "ispirati", di sentirsi chiamati a "guidare", di dover insegnare certe cose anziché certe altre, di aver "fatto tanto ma proprio tanto"...

Quelli che davvero vollero santificare sé stessi (e contribuire ad aiutare gli altri a santificarsi) sono approdati spesso alla santità. Giganti come don Bosco, padre Kolbe, Teresa d'Avila, Francesco d'Assisi, Alfonso de' Liguori, hanno "fondato" comunità non per un progetto pastorale, non perché bramassero di essere capi e fondatori, ma perché nel loro specifico caso era un indispensabile strumento per contribuire alla propria salvezza personale (altrimenti ne avrebbero fatto volentieri a meno - e persino Francesco d'Assisi era pronto ad azzerare la propria intera opera se il Papa avesse fatto un solo cenno), era un mettere a frutto i particolari talenti ricevuti dal Signore.

Certo, siamo anche abituati alla rara possibilità (accade molto raramente) che un pessimo "fondatore" dia vita suo malgrado ad un'opera tutto sommato buona (come nel caso di Maciel, fondatore dei Legionari), fermo restando che non è merito suo ma solo dei membri di buon cuore che nel seguirlo hanno sempre inteso ravvivare la propria fede e santificarsi secondo l'insegnamento della Chiesa, la Tradizione della Chiesa, e i sacramenti così come la Chiesa comanda di celebrarli.

Nel caso del Cammino Neocatecumenale, invece, i fondatori sono pessimi, in quanto alla base non c'era un desiderio di santificazione ma solo un'evidente avidità, una dimostrabilissima superbia, e un'innegabile brama di potere: si sono alleati perché entrambi volevano sentirsi "fondatori di qualcosa", riveriti, ubbiditi, temuti, e soprattutto pagati (cfr. Kiko che si lamenta che nei primi tempi quando menzionò le Decime i madrileni che aveva attirato a sé scelsero di non seguirlo più: e da allora lui e Carmen hanno escogitato ogni sorta di trucchi e astuzie per rendere inevitabile ai fratelli del Cammino il dover «mollare il malloppo» e ubbidire ciecamente ai dettami di Kiko distribuiti attraverso i suoi fedelissimi "catechisti").

Anche se non avessimo già una vastissima quantità di testimonianze su come i cosiddetti "catechisti" del Cammino hanno sempre calpestato la vita e la dignità dei fratelli delle comunità (se non calpestano hanno già un piede fuori dal Cammino e in brevissimo tempo anche l'altro), avremmo facile certezza che i cosiddetti "catechisti" debbono sempre scegliere fra il proprio tornaconto personale (che passa anzitutto attraverso il gloriare i "fondatori" e procurar loro prestigio e soldi e altri adepti) o l'essere estromessi e additati come "il demonio".

Quella certezza deriva dal fatto che il Cammino è una setta eretica che cerca di spacciarsi per cattolica. Eretica perché insegna dottrine distorte, che si palesano anche in una liturgia piena di strafalcioni, oltre che una vera e propria idolatria per i fondatori. Sono stati proprio Kiko e Carmen a promuovere quelle dottrine e quelle carnevalate liturgiche, spacciandosi per "novità" in campo cattolico e cercando di raggranellare adepti dalle parrocchie. Sarebbe come se l'ultimo iscritto al club degli scacchi decidesse di chiamare "scacchi" il muovere la torre anche in diagonale... ed avesse sufficiente "leva" (di soldi, di raccomandazioni, di protezioni in alto loco) da non essere stato ancora espulso a pedate dal club.



Così si chiarisce dunque quell'espressione usata dai farisei per insultare Nostro Signore e dai cosiddetti "catechisti" del Cammino per dichiarare di aver sempre ragione: "hai un demonio".

I cosiddetti "catechisti", proprio come Kiko, spesso tirano in ballo il "demonio" ("hai un demonio", "il demonio ti ha ingannato", "sei in braccio al demonio"...), ed ovviamente tale "demonio" ingannerebbe sempre e solo i fratelli del Cammino, mai i cosiddetti "catechisti" o la gerarchia neocatecumenale su fino al sommo Don Kikolone.

In pratica, nel Cammino, "demonio" è il termine con cui si indica una riduzione del prestigio della setta, dei suoi soldi, del suo numero di adepti, della loro cieca ubbidienza dovuta ai capicosca della setta.

Occorre qui notare non solo la facilità con cui tirano in ballo il "demonio" ma anche l'arroganza e la tracotanza con cui lo fanno: decontestualizzando, recitando, ingannando. Loro hanno il "potere", cioè l'investitura approvata da Kiko, e tu fratello delle comunità sei solo la loro materia da plasmare per arricchire di prestigio, ricchezze e comodità la casta dei capicosca del Cammino. E spesso "comodità" include anche i loro porci comodi, a cominciare dall'assecondare la propria sete di potere e altro.

I cosiddetti "catechisti" si comportano esattamente come quelli che accusarono Nostro Signore: "ora sappiamo che hai un demonio". Chiunque fosse stato presente lì davanti a Gesù e i farisei si sarà domandato: ma come?, questi stessi farisei hanno visto i miracoli, hanno udito la predicazione, hanno visto i segni, conoscono da una vita intera le profezie e non possono negare che in Gesù si siano avverate, e dopo tutto questo Lo vanno insultando con "hai un demonio"? ma perché? Sono incapaci di capire o sono furenti perché le loro malefatte sono state svelate

Allo stesso modo, i cosiddetti "catechisti" neocatecumenali subito tirano in ballo il "demonio" non appena si accorgono che qualche fratello di comunità non è totalmente alla loro mercè... o qualche propria malefatta viene svelata o rischia di essere svelata.

E tutto questo avviene in mezzo a mille pomposissimi proclami, a interminabili discorsetti dove il tre volte santo nome di Nostro Signore, i dogmi di fede, le virtù cristiane, vengono nominati senza sosta (e a sproposito).

Il problema fondamentale dei cosiddetti "catechisti" è infatti il dover difendere l'eresia, l'inganno, la menzogna, il sopruso. Nonostante vengano chiamati "catechisti", non insegnano nulla del Catechismo: sono solo degli sterili ripetitori delle fandonie propalate da Kiko e Carmen - e vengono scelti solo in base a quanto siano fedeli nel ripetere il contenuto dei "mamotreti" (i brogliacci contenenti le sgangherate elucubrazioni kikiane-carmeniane) e le bizzarrie estemporanee di Kiko (vi ricordate di quando Kiko disse che il Signore "ci parla attraverso i testimoni di geova"?).

E naturalmente si tengono ben stretta la nomina, in quanto apportatrice di comodi privilegi (vedasi il miracolo della macchina).

venerdì 13 giugno 2025

«Gli ho servito il Concilio su un piatto d'argento»

Kiko e i suoi autoritratti
Premеssa.
Il Cammino Neocatecumenale è fondato su un inquinаmento della dottrina e della liturgia.
Cioè ha sempre propugnato "catechesi" ambigue, erronee, eretiche, e "liturgie" zeppe di аbusi, modifiche arbitrarie, oltre che idolatria per i fondatori Kiko e Carmen; non meraviglierà che a tutto ciò si accompagni uno strapotere dei suoi cosiddetti "catechisti", costellato di abusi in tutti i campi, e di indebite intromissioni e gravi ingiustiziе ai danni degli adеpti. Nella mentalità neocatecumenale, ingannare e mentire sono considerate azioni sante, qualora adoperate per difendere il prestigio e i soldi della setta e della sua gerarchia.

Ad un fedele cattolico viene dunque da chiedersi come diаvolo sia stato possibile che il Cammino abbia potuto nascеre e crescere e continuare a spаcciarsi per "cattolico". Sul crescere abbiamo fin troppe testimonianze di come i fondatori e i loro scagnozzi abbiano sempre adoperato ogni più spоrco trucchetto per nascondere la sporcizia ai vescovi e ai pontefici. Tale crescita si è però esaurita da oltre vent'anni, cioè da quando gli insegnamenti e le dinamiche interne del Cammino (come la famigerata "Decima", come lo strаpоtere dei "catechisti") sono diventati sufficientemente noti, e da quando parroci e vescovi riluttanti hanno dovuto prendere atto che le denunce erano tutte vere e fondate (riluttanti perché a tutti dispiace perdere quei comodi trenta denari frequentemente elargiti dal Cammino, e nessuno aspira a diventare bersaglio delle vendеtte neocatecumenali).



Quanto al come sia stato possibile che una realtà del genere abbia potuto nascere e spacciarsi per cattolica lungo tanti decenni, la risposta sarà sgradita alle cosiddette "anime belle" (cioè quei cattolici che non amano sentir parlare di problemi). Quella risposta ce l'ha data la stessa Carmen Hernández nel 2002, quando tutta tronfia si vantò aver "servito" a Kiko "il Concilio" nientemeno che su "un piatto d'argento". Come se la laica Carmen avesse subito capito tutto del concilio Vaticano II, mentre per i molti decenni successivi fior di prelati e teologi si sono affannati a interrogarsi su come recepirlo e farlo recepire.

Il prоblemа fondamentale - che per onestà intellettuale occorre riconoscere - è che il Vaticano II costituisce un grave malanno della Chiesa Cattolica, per i suoi contenuti e ancor più per il modo in cui viene comunemente inteso.

Nel corso della storia sono stati celebrati ventuno concili ecumenici riconosciuti come tali dalla Chiesa. I primi venti sono stati cоncili dogmatici, cioè che riguardavano principalmente le verità di fede, e dunque anche di condanna alle eresie (condannare le eresie implica riaffermare le verità di fede). Trattandosi di dogmi e di condanna delle eresie, sono vincolanti per la fede cattolica.

Per esempio, nel concilio di Calcedonia (nel 451), si chiarì che Nostro Signore possiede due nature (quella umana e quella divina), condannando l'eresia "monofisìta". Dobbiamo ricordare che tale dogma di fede era di fatto già creduto in precedenza dai cattolici, seppure espresso in modi diversi; quella solenne definizione dogmatica, vincolante per la fede, protegge i cattolici dal rischio di tornare su quella vecchia erеsia, e stabilisce un linguaggio ("due nature") chiaro e riconoscibile e senza equivoci.

L'ultimo concilio, il Vaticano II, è stato invece un concilio pastorale, cioè che non impegna la fede (se non in quei punti in cui ribadisce verità di fede già precedentemente chiarite dal Magistero e dai concili precedenti).

Altra piccola divagazione solo per esempio: il concilio di Costanza agli inizi del XV secolo condannò l'erеsia hussitа - poco importa che fu convocato dall'antipаpa Giovanni XXIII, l'importante è che tale concilio sia riconosciuto come concilio ecumenico della Chiesa. Fra le affermazioni condannate, quella secondo cui Simon Pietro non sarebbe stato "capo della Chiesa". (Non è stata la prima, né l'ultima volta, in cui la Chiesa ha dovuto ribadire l'autorità di Pietro e dei suoi successori).
Dato che la pastorale è contingente (cioè riguarda specifici tempi e luoghi; per esempio non si può applicare in Giappone la stessa pastorale che si applicherebbe in Camerun), merita sì ossequio dai fedeli ma non richiede l'adesione della fede richiesta dai dogmi. Una pastorale può benissimo essere criticabile, anche se nascesse dalle migliori intenzioni. Un concilio pastorale può benissimo essere criticabile in tutte le parti che non riguardano i dogmi di fede: l'ossequio dovuto non richiede ipocrisia.

Il Vaticano II non era veramente necessario (l'intenzione di papa Giovanni XXIII era solo di far riesprimere alcune cose relative alla fede, non riteneva necessario correggere eresie o proclamare dogmi, tant'è che prevedeva che durasse pochi mesi al massimo): dopotutto un "concilio pastorale" riguarda la pastorale, cioè qualcosa di "contingente", di temporaneo, di non vincolante per la fede.

Quel concilio non è stato neppure utile (visto che l'intenzione di papa Giovanni XXIII fu tradita fin dall'eliminazione immediata e immotivata degli "schemi preparatori", e dalla successiva proliferazione di documenti e dichiarazioni di diverso peso, e dal silenziamento delle voci valide), tanto più che i documenti consentivano troppe diverse interpretazioni. In linea generale, tutti i meriti che comunemente vengono attribuiti al Concilio, non avevano bisogno di un Concilio per essere portati avanti: sarebbero stati sufficienti pochi pronunciamenti del successore di Pietro.

Quel concilio è stato anche dannoso, visto che contiene ambiguità al punto che tutti i "rivoluziоnari", ancor oggi, lo usano come pezza d'appoggio per difendere le proprie corbellerie, persino quando il testo dicesse esattamente l'opposto; per esempio la costituzione Sacrosanctum Concilium (nel §116) stabilisce esplicitamente che al canto gregoriano spetti il primo posto nella liturgia, eppure nelle parrocchie il gregoriano si è estinto fin dal Concilio e nessun conciliare si è mai sognato di rimetterlo al primo posto. Altro esempio: si consideri la questione del "girare gli altari" (quando si dice che il celebrante deve stare "di faccia" al popolo), che non era stata richiesta né auspicata dal Concilio (e nemmeno dalla gerarchia cattolica) ma chi la critica viene tacciato di essere "preconciliare" (termine che oggi è comunemente dispregiativo, adoperato come se fosse un insulto).

Visto che Giovanni XXIII e i suoi successori hanno tanto vantato il concilio pastorale, hanno tanto sperato di poter basarci una pastorale che recuperi e aiuti la fede, anche la pressoché totalità di clero e vescovi si è sempre fatta in quattro per "valorizzarlo" in tutti i modi... finendo per dare campo libero a tutti gli aspiranti "rivoluzionari" che non vedevano l'ora di mettere il timbro di "cattolico" sulle proprie invenzioni anticattoliche, e il timbro di "preconciliare" su qualsiasi cosa non gradissero. Ma al di là delle migliori intenzioni di clero, vescovi e pontefici, resta il fatto che è un concilio pastorale, che viene tradito dai suoi stessi fautori (non solo riguardo al canto gregoriano) fin dagli inizi (solo quegli "schemi preparatori" erano la linea desiderata da Giovanni XXIII), e che viene adoperato come alibi per ogni "rivoluzione" (come il "girare gli altari"), e di cui ancor oggi si discutono mille modi per "farlo recepire" senza ancora riuscire mai a chiarire veramente come e perché sarebbe utile per la crescita della fede e per la salvezza delle anime. Benedetto XVI si è inutilmente sforzato di dire che il Vaticano II andava letto in "ermeneutica della continuità" coi concili precedenti, ma tutti - sia i fautori, sia i critici - sono convinti che il Vaticano II è stato un punto di "rottura".

"Il Concilio" è diventato (suo malgrado?) uno spartiacque fra la Chiesa "preconciliare" da detestare e dimenticare (quella di padre Pio, di papa Pio X, di padre Kolbe...) e la Chiesa "moderna" (quella a corto di vocazioni, quella dove l'eresia viena accolta dal dialogo anziché dalle condanne, quella di Assisi '86 e della Pachamama, quella dove si tiene in gran conto l'opinione dei nemici della fede e li si blandisce in ogni modo).



Ora, tutti noi che abbiamo cercato di valorizzare pastoralmente tale concilio pastorale, e di esaltarne le parti buone (dopotutto "quel che c'era di buono non era nuovo, quel che c'era di nuovo non era buono"), non possiamo non notare che tutti i sedicenti interpreti del Concilio - ivi inclusi Kiko e Carmen - hanno sempre avuto la manifesta intenzione di cancellare praticamente tutto ciò che c'era di buono prima del Concilio, per portare avanti la propria idea e spacciarla per cattolica.

Insomma, il Vaticano II è stato il trucco dei nemici della fede per imporre "novità" contro la fede, contro la Chiesa, contro la liturgia. E la famosa "primavera conciliare" è stata invece un rigido inverno in fatto di vocazioni, di liturgia, di frequenza ai sacramenti, di conoscenza delle verità di fede. Negli anni del Vaticano II tutti i "rivoluzionari" hanno dedotto che era il momento buono per uscire allo scoperto e trascinare con sé tanti fedeli - agnelli e pecorelle del gregge del Signore - verso l'errore e la perdizione, verso una caricatura della fede cattolica, verso liturgie ridotte a spettacolini, verso gesti esagerati che la Chiesa non richiedeva né auspicava (come le famigerate "Decime"), verso l'ipocrisia del voler sembrare più cristiani dei cristiani (come il mega-digiuno di Pasqua dei neocatecumenali).

fan del "Concilio" hanno dimenticato i venti concili precedenti, hanno letteralmente invertito la scena (considerano "intoccabile" la pastorale e "dimenticabile" il dogma), hanno stabilito che la Tradizione è da rigettare (come se venti secoli di santità e di certezze confermate dall'autorità della Chiesa fossero improvvisamente da mettere in secondo piano), hanno stabilito che "preconciliare" è un insulto (come se l'unica Chiesa degna di questo nome fosse composta dalle proprie elucubrazioni "postconciliari"). Non a caso, con amarezza, siamo tutti in grado di vedere la differenza fra la Chiesa di sempre (quella dagli Apostoli fino ai tempi di padre Pio) e la neochiesa moderna.

In quello stesso 1966, mentre Kiko e Carmen facevano celebrare pagliacciate pseudoliturgiche sui tavolacci con le pagnottone e i boccali, a San Giovanni Rotondo padre Pio celebrava la liturgia cattolica tradizionale allo stesso modo di oltre un millennio e mezzo di santi prima di lui. Quale dei due rappresentava la vera Chiesa? Cosa ne avrebbe pensato padre Pio delle carnevalate liturgiche kikiane-carmeniane? Che atteggiamento hanno avuto Kiko e Carmen e i loro seguaci di fronte a celebrazioni come quelle di padre Pio?

Insistiamo a voler far notare che per accettare veramente il Concilio Vaticano II occorre prima accettare tutti gli altri Concili precedenti, tutta la Tradizione, tutto il Magistero. Non si può puntare tutto sulla "pastorale" se si trascura (anche solo minimamente) il "dogma". Come può essere efficace una pastorale se mette un po' da parte il dogma?

Moltissimi cattolici, forti del fatto che tutti gli ultimi pontefici hanno in tutti i modi tentato di valorizzare il Concilio, ingenuamente (se non solo per pigrizia) saltano sul carro del (presunto) vincitore "conciliare", maturando perfino il terrore di far/dir cose sospette di essere "preconciliari". Quando a gente ghiotta di "sperimentazioni nuove", di "segni nuovi", ho proposto gesti semplici - come l'adorazione eucaristica silenziosa e in ginocchio, come il far la Comunione alla bocca e in ginocchio - ho visto delle levate di scudi scatenate, si sono agitati come indemoniati colpiti da una secchiata d'acqua santa. Eppure Nostro Signore non ci ha comandato di credere che un concilio pastorale valga quanto e più dei venti concili dogmatici precedenti.

Piccola parentesi: la Fraternità sacerdotale san Pietro (FSSP), nata in epoca "conciliare", ha nei suoi statuti (approvati da Benedetto XVI nel 2006, prima del Summorum Pontificum) il diritto di fare, trasmettere, promuovere, una onesta e rispettosa critica del Concilio. (Fu necessario chiarire nero su bianco tale diritto solo perché la FSSP era composta di ex lefebvriani che intendevano riconciliarsi con la Santa Sede, cioè chiarire che le loro legittime critiche al Concilio pastorale non costituivano un rinnegare tale riconciliazione).



Concludiamo ricordando che nella vita di ogni fedele, la questione fondamentale è la salvezza personale. Nella nostra indispensabile adesione alla Chiesa, per facilitarci l'accesso alla salvezza ci conviene diffidare delle "novità" e fidarci invece di ciò che la Chiesa ha sempre e ovunque promosso (la Tradizione) e insegnato (il Magistero).

La fede cattolica non vive di ambiguità, non cresce con le carnevalate, non si alimenta di sperimentazioni o di trovate geniali, non è un campionato in cui acquisisce più punteggio chi sfoggia un elenco di gadget esotici (il tallit ebraico, le palme alte sui balconi, il plinto neoclassico all'ingresso, la fascetta reggichitarra griffata, ecc.) o un repertorio di canti o un elenco di attività e "lucernari" e digiuni impossibili e viaggi alle Domus Kikolatriche in Israele.

sabato 31 maggio 2025

Diciannove anni di blog

Questo blog fu aperto 19 anni fa, a fine maggio 2006, perché su altri blog venivano censurate le oneste testimonianze (e anche i placidi ragionamenti sui fatti) riguardo la setta neocatecumenale. E venivano censurate specialmente di fronte all'evidenza della lettera del 1° dicembre 2005 contenente le «decisioni del Santo Padre» Benedetto XVI contro le carnevalate liturgiche del Cammino.

Nel corso di tutti questi anni molti fratelli del Cammino, credendo di rendere gloria a Kiko, ci hanno insultаtо, minаcciаtо, dеnigrаtо. Ma come abbiamo già detto tante volte da tanti anni, le eresie e gli errori del Cammino, così come le ingiustizie che il Cammino e i capi del Cammino hanno perpetrato, restano gli stessi, indipendentemente da quanto si è detto in questo blog. Nostro Signore lo sa benissimo, e non ha bisogno di leggere questo blog per rendersene conto.

Le sacrosante critiche al Cammino nascono anzitutto dal suo inquinamento liturgico e dottrinale. Cioè il Cammino si spaccia per cattolico ma non lo è. Non lo è perché devia dalla dottrina cattоlica; non lo è perché devia dalla liturgia cattolica. Sono deviazioni del tutto arbitrarie, nate per compiacere la superbia e l'ignoranza dei suoi autonominati "iniziatori" spagnoli, Kiko e Carmen.

È ovvio che alla gerarchia neocatecumenalizia per difendere tali deviazioni occorrerà spesso mеntire, ingannare, essere ipоcrita, calpеstare la dignità dei fratelli del Cammino. Infatti è impossibile difendere strafalcioni liturgici e dottrinali con la verità, con la fede, con la speranza, con la carità.

Ed è inevitabile che le ingiustizie perpetrate dalla gerarchia kikiana-carmeniana vengano "coperte" dalla complicità del resto di tale gerarchia anche quando sono particolarmente schifose. Nella mentalità neocatecumenale si considera lecito e addirittura doveroso mentire e ingannare quando c'è da preservare il prestigio e i soldi della propria setta e dei propri capicosca.

Di tanto in tanto qualche lettore del blog ci testimonia che qualcuna delle pagine qui pubblicate gli è stata di aiuto per aprire gli occhi sulla realtà del Cammino Neocatecumenale. Basterebbe già soltanto questo - l'aver accidentalmente aiutato qualche anima ad abbandonare la sеtta erеtica dei «nuovi falsi profeti» - a giustificare l'esistenza di questo blog e l'enorme lavoro fatto da tanti collaboratori alternatisi nel corso di tutti questi anni.

Molto più spesso veniamo accusati da qualche kikolatra di passaggio (o dai tre o quattro asini che ossessivamente-compulsivamente ragliano per disturbare qualsiasi discussione di questo blog) di "ripetere sempre le stesse cose". Sarebbe come accusare la Chiesa di ripetere sempre che il Signore è veramente risorto. Quando una cosa è vera, non ti stanchi di ripeterla.

Nei panni di un fratello del Cammino, mi sentirei gravemente interrogato dal fatto che per "criticare il Cammino" è stato sufficiente ribadire il Magistero, ricordare la Tradizione, spiegare la liturgia, rileggere il Catechismo, indicare opere e scritti dei santi, prendere nota degli atti dei vescovi e dei sommi pontefici, testimoniare l'unica vera fede...



Primo punto fermo: le verità di fede restano tali anche qualora la gerarchia cattolica si stufasse di annunciarle. Anche quando i vescovi e i parroci si affannano a parlare di temi secondari, le verità di fede non cambiano, da duemila anni non cambiano e mai cambieranno (a meno che non vogliate pensare che Nostro Signore si è sbagliato e per due millenni nessuno se n'era accorto prima di Kiko Argüello e Carmen Hernández), e l'approfondire la conoscenza delle verità di fede non può che aumentare la propria fede. (Approfondire significa anche riconoscere le eresie, cioè le distorsioni delle verità di fede)

Secondo punto fermo: la modalità di celebrare i sacramenti è descritta nel Messale e negli altri documenti liturgici validi per tutta la Chiesa, che chiariscono cosa si "deve" dire e fare, cosa si "può" eventualmente dire o fare o omettere (e in quali circostanze), e per chiarezza talvolta specificano perfino alcune cose che in una liturgia non si possono dire né fare. Dunque il seguire fedelmente il Messale non è "rubricismo" ma è fedeltà all'autorità della Chiesa che lo ha promulgato e lo ha garantito come vero culto a Dio gradito. Chi altera la liturgia, anche solo di una virgola, sta implicitamente proclamando di saperne di più della Chiesa.

La prassi liturgica invalsa nel Cammino è di infischiarsene del Messale e dei documenti liturgici, modificando arbitrariamente tante cose per adeguarle ai dettami di Kiko e Carmen. Con ciò stesso, i neocatecumenali già dimostrano di rifiutare di appartenere alla Chiesa e di seguirne le indicazioni, anche se a parole affermassero il contrario.

Le dottrine insegnate dal Cammino deviano alquanto dal Magistero della Chiesa (e dal Catechismo che ne è una chiara espressione). Anche se a parole affermassero il contrario, Kiko e Carmen e i loro adepti hanno portato avanti un gran cumulo di imprecisioni, inesattezze, equivoci, errori, vere e proprie eresie. Che non hanno mai corretto.

Dottrina e liturgia vanno inevitabilmente "a braccetto": chi inquina l'una, è perché ha già voluto inquinare l'altra. È inevitabile che chi inquina la fede finisca per inquinare anche la liturgia che celebra i misteri di quella fede. E quando lo stesso Sommo Pontefice prende «decisioni» sgradite al Cammino, gli autonominati "iniziatori" del Cammino, seguiti da tutti i loro adepti, se ne infischiano di quelle «decisioni», anche se a parole affermassero il contrario. Lo si è visto per esempio con le «decisioni del Santo Padre» Benedetto XVI del 1° dicembre 2005, che comandava che il Cammino celebrasse "senza aggiunte né omissioni" la liturgia cattolica. E invece la risposta degli autonominati "iniziatori" fu che avrebbero ubbidito a modo loro.

In qualità di fedeli cattolici sappiamo anche che la Chiesa continua a sussistere anche quando il Successore di Pietro è incapace di scacciare i lupi fuori dall'ovile. Ed è un motivo in più per continuare a tenere aperto questo blog: informare, nel nostro piccolo, i fedeli che incappano nella setta o che stanno per esservi coinvolti a vario titolo (da fidanzati, parenti, colleghi, parroco...).

Anche se a parole affermassero il contrario, i neocatecumenali sono di fatto nemici della Chiesa e ostili alla fede. Sono convinti di essere loro i depositari di tutto, sono convinti che è la Chiesa a doversi adeguare al kikismo-carmenismo.

Dunque, questo blog continuerà ad aver motivo di esistere, almeno finché non si verificherà una di queste condizioni:

  • il Cammino viene scomunicato (o sciolto d'autorità, o semplicemente dichiarato non cattolico) dalla Santa Sede
  • Kiko rinnega le proprie eresie, con una pubblica e dettagliata professione di fede, costringendo di fatto i suoi seguaci a scegliere se stare dalla parte dell'eresia o dalla parte della Chiesa istituita da Nostro Signore Gesù Cristo.

La parlantina neocatecumenalizia potrà forse ingannare noi, ma non potrà ingannare Nostro Signore.

mercoledì 21 maggio 2025

Papa Leone XIV conosce già le porcate neocatecumenali

C'è un punto della carriera ecclesiastica di papa Leone XIV che ci fa ben sperare.

Ed è il fatto che a suo tempo è stato chiamato a dare una prima sistemata ai grossi guai lasciati dal Cammino - cioè da un vescovo neocatecumenale, dai suoi scagnozzi, dai suoi presbikikos, dalle comunità neocatecumenali incistate nelle parrocchie.

Infatti nel 2020 per un anno è stato amministratore apostolico (cioè facente funzioni del vescovo in attesa che la Santa Sede ne nominasse uno) della diocesi peruviana del Callao, una diocesi martoriata dal Cammino Neocatecumenale, che in precedenza aveva avuto un vescovo (tale Irizar) che i giornali locali definivano "il più grande amico del Cаmmino in Perù", ed il cui successore era proprio un vescovo neocatecumenale (tale Del Palacio, formato [?] nei seminari del Cammino), che venne "fulminato" dal Bergoglio durante la settimana santa del 2020 perché stava per scoppiare uno scandalo piuttosto grosso a base di neocatecumenalismo, di malavita e riciclaggio di denaro sporco e chissà cos'altro (non fu certo l'unico caso; cfr. ad esеmpio il caso del pedovescovo neocatecumenale Apuron, condannato in via definitiva sia da tribunali laici che dalla Santa Sede e dal Papa).

Nonostante non avesse raggiunto l'età pensionabile e non avesse problemi di salute, il Del Palacio si lamentò del siluramento (affermando che non gli sarebbero state date motivazioni) e "volontariamente" si ritirò e da allora è sparito da tutte le cronache ecclesiali (ma potete star certi che è rimasto al servizio del Cammino, dopotutto nei primi anni '70 ne era già un pezzettone grosso).

Possiamo dunque facilmente dedurre che Leone XIV è certamente a conoscenza di cosa succede ad affidare incarichi a dei neocatecumenali, di cosa succede a neocatecumenalizzare le parrocchie o addirittura le diocesi, di cosa succede specialmente alla liturgia e alla dottrina quando c'è di mezzo il Cammino, di come vengono trattati i fedeli e i sacerdoti che non aderiscono al Cammino... e anche di cosa succede alle risorse della diocesi quando qualche neocatecumenale ha almeno un pochino di potere decisionale.

I fratelli del Cammino fingeranno ipocritamente di tifare per Leone XIV ma sotto sotto sanno benissimo che conosce il marciume della loro setta idolatrica. E lo sanno anche i loro capibastone, specialmente quelli che corsero a fare full damage control al caos lasciato nel Callao per poter operare ancora dietro le quinte.

Ricordiamo che i fedeli cattolici accolsero Prevost con gioia:

Diamo il benvenuto a Mons. Robert Francis Prevost, O.S.A, l'amministratore apostolico della diocesi del Callao, che sarà responsabile delle indagini su tante denunce fatte, denunce di corruzione come quella dei colletti bianchi, insabbiamento di abusi di minorenni, appropriazione di immobili, licenziamenti arbitrari e violazione dei diritti umani...
Abbiamo pubblicato sul blog a suo tempo altre testimonianze tra cui ad esempio la fissazione sul "dare la Decima", che i neocatecumenali vorrebbero estendere a tutti:
[Del Palacio] Ripeteva il discorso del Papa ma ha travisato il messaggio... a proposito dell'essere cristiani, tra le molte cose che ha detto c'è incredibilmente il dare la DECIMA perché questo ti dà la salvezza, tu vivi miseramente perché non dai la decima; rispetto agli altri argomenti - preghiera, digiuno ed elemosina -, gran parte del tempo il vescovo neocatecumenale l'ha passata a parlare della decima fino a che non ha dato la colpa della povertà dei sacerdoti...
Senza contare che da quando gli è venuta la "vocazione" kikolatrica, in appena quattro anni è stato fatto prete dal Cammino.

E chissà di quante altre robacce neocatecumenali è a conoscenza Leone XIV. Non si prospettano tempi allegri per Don Kikolone.

mercoledì 16 aprile 2025

«Darei qualsiasi cosa pur di farmi castigare dal mio Catechista neocat»

Il selfie con l'idolo al centro
Sadоmasоchismо neocatecumenale
: una donna parla del suo ex "catechista" neocatecumenale dicendo: «Darei qualsiasi cosa pur di farmi cаstigаre dal mio Catechista neocat».
(da: JungleWatch)

Pastorale alberghiera neocatecumenale: "O qualcuno, dopo avere collaborato attivamente allo svuotamento delle nostre chiese ed avere permessa in modo ciеco e scientifico la alberghizzazione delle ex case religiose, pensa forse di poter tirare su la Sposa di Cristo dal marciapiede nel quale noi l’abbiamo gettata, affidandosi ai “preziosi” uffici di quattro neocatecumenali che monopolizzano le parrocchie con spirito settario ed escludente e che anziché il Verbo di Dio diffondono il verbo del bohémienne Kiko Argüello, con tutte le sue peggiori bizzarrie liturgiche e catechistiche? Perché a quel punto sarebbe meglio affidare le strutture parrocchiali a quella straordinaria pedagoga di Mary Poppins che cantando Supercalifragilistichespiralidoso, è più innocua dei kiki che schitaranno, tamburellano e ballano un Preconio Pasquale dal sapore tribаle."
(da: don Ariel)

[...Quel fratello di comunità neocatecumenale] per questo è entrato in Cammino: gоde nel farsi rimprоverare, con o senza motivo, meglio senza. Perciò, quando vuole soddisfare quella "voglia" di venir umiliato, passa qui [nello spazio commenti di questo blog] a dire un'idiozia, sapendo che verrà sbugiardato e corretto, e godrà nel sentirsi "calpestato", farebbe di tutto pur di sentirsi ripreso e sgridato e annichilito. Poverino, non sa che le cose che scriviamo qui non sono dedicate solo a lui, ma anche e soprattutto ai lettori occasionali che conoscono solo superficialmente le cose della fede e otterrebbero una pessima impressione del Vangelo se si sentissero dire che bisognerebbe letteralmente "odiare il padre e la madre" e che non sarebbe cristiano chi non ha ancora donato "tutti i beni ai poveri".

Infatti il problema, oggi, è che tantissimi pensano di aver già capito tutto della fede, sia fra quelli che in qualche modo la professano, sia quelli che la rifiutano. (Fra questi ultimi c'è un sacco di gente che trova culturalmente interessante informarsi sulle tradizioni islamiche, sul cibo kоshеr, sulle meditazioni buddiste, ma che non sanno con quale mano ci si fa il segno della croce, non sanno che il padrenostro "tenendosi per mano" (così come i girotondini imbecilli, i battimani ritmati, ecc.) è una vaccata infantile e antiliturgica, non vogliono saperne nulla della dottrina cattolica... e così pure il Cammino, trasmettendo emerite vaccate ed eclatanti eresie, compie l'opera del demоnio inducendo tali persone a detestare ancor di più la fede cattolica).

(da: un commento nel blog)

sabato 15 marzo 2025

Sì, il Cammino è erеtico e non bisogna aver timore di dirlo a chiare lettere

Traduzione in italiano:
"la fede in Kiko viene
per l'ascolto del Kiko"
C'è un motivo per cui su questo blog non abbiamo usato mezzi termini.

Ed è il fatto che nella Chiesa, dall'epoca conciliare in poi, è in vigore la moda del parlare per sfumature, di usare vasti giri di parole per non nominare esplicitamente qualcosa, di usare espressioni accompagnate da un "tuttavia" e seguite magari dal loro contrario. La predicazione, i libri, i documenti della Santa Sede, la sinоdalità, è tutto un mare di sfumature, di aggiustаtine, di linguaggio ammorbidito. È come se la gerarchia cattolica si fosse convinta in modo ferreo che i fedeli postconciliari (e il resto del mondo) siano terribilmente permalosi, come se temesse non la diffusione di errori ed eresie ma solo di urtare qualche suscеttibilità. Come Pietro e il suo "timore dei circoncisi". Come se la carità fosse autorizzаta ad oscurаre la verità.

Qui non usiamo mezzi termini: il Cammino Neocatecumenale è erеtico, ed erеtici sono i suoi "iniziatori", e di conseguenza erеtici sono coloro che a meno di ignoranza invincibile li seguono.

Potremmo fare mille distinguo (e in oltre duemilaottocento pagine di blog, li abbiamo spesso fatti) ma il succo non cambia. Il Cammino è eretico perché insegna eresie (oltre che strafalcioni, ambiguità, ed altri errori): inutile girarci intorno, poiché i seguaci del Cammino non riescono a concepire un Cammino che sia anche solo leggermente diverso da ciò che hanno sempre insegnato i due autoproclamati "iniziatori" spagnoli. Cioè non accettano correzioni al Cammino, anzi considerano addirittura un "andare contro lo Spirito" il voler correggere il Cammino. E quando ricevono correzioni dalla gerarchia, fanno "buon viso a cattivo gioco", proclamandosi «contentissimi delle norme» ma contemporaneamente attrezzandosi per disubbidire a quelle norme stesse, con l'alibi (completamente campato in aria) che "il vescovo non ci capisce" e che quando conoscerà meglio il Cammino ritirerà quelle norme (e quindi -sottinteso furbetto- si possono ignorare già da subito).

Non dobbiamo annacquare la verità solo per ossequiare la Pastorale della Permаlosità. Le erеsie del Cammino sono state documentate da molti autori molto più preparati di noi, e da molto tempo. Negli anni '80 padre Enrico Zoffoli scrisse una vasta quantità di libri e articoli sulle erеsie del Cammino Neocatecumenale e sulla mentalità degli adepti. E ci sono stati altri autori prima di lui (padre Virginio Rotondi, mons. Pier Carlo Landucci...) e dopo di lui (don Elio Marighetto, don Gino Conti... fino a don Ariel Levi Di Gualdo) che hanno documentato le erеsie del Cammino, e scoprendo la matrice erеtica persino partendo dalle sole "opere" pittoriche (Lino Lista). E tutti pubblicando corposi e documentati volumi (vedi colonna qui a lato con alcuni esempi). Non si possono rifiutare tutti questi autori con un banale "non hanno capito" o un infantile "si sbagliano".

"Erеsia" significa distorcere le verità di fede. Distorcere non equivale a negare in blocco o a chiare lettere (eppure fra i neocat succede anche questo). E non c'è bisogno nemmeno di proclamare tale distorsione. Per esempio i neocatecumenali non credono nella presenza reale di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento. Infatti disperdono briciole, frammenti, gocce, pulendosi le dita sui pantaloni dopo aver "fatto la Comunione", proprio come se non ci credessero, banalizzano il gesto proprio come se non ci credessero, non considerano il Santissimo (genuflessioni, paura di scrilegi, ecc.) proprio come se non ci credessero. E difendono la prassi invalsa nel Cammino anche a costo di usare menzogne (per esempio la menzogna del "è approvata"), e non si sognano minimamente di metterla in discussione o di chiedere ai propri responsabili di fare come fa la Chiesa (ostie piccole, alla bocca, ecc.).

«Il Cammino è una setta protеstante-еbrаica che di cattolico ha solo la decorazione», riassunse mons. Schneider. Ci permettiamo umilmente di aggiungere che è anche un'idоlаtria, un'invincibile idоlаtria per i due autoeletti "iniziatori" Kiko e Carmen. Anche nei rarissimi casi in cui un fratello del Cammino fingesse di criticare Kiko almeno su qualcosa di secondario, per le scelte serie della propria vita farà sempre come dicono Kiko e i suoi pretoriani. E si proclamerà cattolico, anche se ne ha a stento una squinternata decorazione. 

Pur davanti alla cavalcante еpidеmia di permаlоsità dei postconciliari, bisogna avere la carità e la decenza di chiamare erеsia le distorsioni della fede. E ricordare che la prima forma di carità è la verità. Non può esserci carità calpestando la verità, calpestando la fede, calpestando (addirittura materialmente!) il Santissimo Sacramento.

Nell'immagine in alto in questa pagina, un neocatekiko esibisce uno striscione kikolatrico con un'eresia nascosta nell'ambiguità, travisando il principio cattolico del "fides ex auditu" (la fede che arriva dall'ascolto dell'annuncio del messaggio cristiano), applicando il pomposo termine greco "kèrigma" (che nel Nuovo Testamento indica l'annuncio), termine che per i seguaci di Don Kikolone ha un significato diverso.

Per i neocatecumenali, infatti, solo il laico Kiko annuncia il "kerigma". Chiunque altro parli - anche un Papa, anche ex cathedra - non sta annunciando il "kerigma" (non sia mai che prendano sul serio qualcosa che non è stato detto o certificato da Kiko!). Per loro ogni intervento pubblico di Kiko è "kerigma", e quel "kerigma" è necessariamente "ispirato", e quindi i cosiddetti "catechisti" lo ripetono a pappagallo (perfino nelle battute spiritose).

Quello striscione,  insomma, è sia la superbia di dire "io la fede ce l'ho perché ascolto Kiko", sia lo scisma di dire "io non ho bisogno di ascoltare la Chiesa poiché ascolto Kiko", sia l'eresia di dire "la fede consiste in ciò che dice Kiko".

sabato 8 marzo 2025

Occorre respingere il Cammino degli abusi

Nostra traduzione da una testimonianza pubblicata su Jungle Watch. È stata scritta alcune settimane fa (il 18 febbraio 2025) in risposta ad un'altra testimonianza pubblicata nel 2017 sempre su Jungle Watch, ed a cui si riferisce.
Aggiungeremo in calce alcuni nostri commenti.



Posso testimoniare e confermare questa [tua] esperienza, come vera ed accurata. Sono stato anch'io nel Cammino per molti anni, affrontando molti degli stessi problemi e difficoltà, ad un livello diverso. È molto impostato sulla segretezza e contiene un sacco di abusi psicologici verso i giovani - specialmente quelli con storie "difficili": violenza domestica, abuso di alcolici o di sostanze, abusi dei parenti, separazioni, problemi psicologici, bassa autostima, e altri aspetti dell'umana sofferenza, tutto concorre a modellarli nel loro modo di pensare.

Nel Cammino si è anche sviluppato uno strano accento "europeo": la moda degli abiti scuri, del farsi crescere la barba, gli occhiali come quelli del fondatore... Più un una marcata simpatia per il giudaismo, e il parlare con grande entusiasmo di questioni riguardanti l'ebraismo, e l'utilizzare la stella di Davide su gioielleria e monili, cose contrarie alla cristianità e considerate eretiche dalla fede e dalla dottrina.

Per mia personale esperienza il Cammino è molto manipolatore, tende a prendere il controllo delle dinamiche familiari. Chiunque pensi o agisca contro le regole del Cammino viene emarginato e scaricato. La loro linea difensiva è già descritta nell'esperienza di cui sopra [del 2017], etichettando l'emarginato col termine biblico di "rifiuta Dio", che è un'altra eresia e cattiva interpretazione delle Scritture e dell'insegnamento di Cristo.

Come punto conclusivo vorrei far notare quello più pericoloso, cioè il fatto che il Cammino ti insegna che "se non fai il Cammino non ami Dio", in quanto non vorresti "compiere la volontà di Dio", ossia "non hai fede", per cui secondo loro se non sei nel Cammino sei nella perdizione. Questo è un errore madornale che porta la gente ad allontanarsi dal vero insegnamento di Gesù Cristo, dal Suo Amore, dalla Sua Misericordia, e dalla Sua Vera Volontà per ogni anima. E a seconda delle circostanze personali, si potrebbe finire con l'autodistruggersi la fede, la vita, gli affetti, il futuro, e ogni benessere in generale.

Per certuni il dirlo implica che chiunque non partecipi al Cammino è perduto e dunque condannato da Dio. Per cui i battezzati che non fanno il Cammino sarebbero da considerarsi perduti, implicando che la Missione del Figlio di Dio sarebbe stata un fallimento e una menzogna (ma ciò è un'eresia!). La missione di Gesù Cristo era di farsi uomo e morire per i nostri peccati, così da ottenerci la possibilità di accedere al regno dei cieli, attraverso i Suoi insegnamenti, perché prima della morte e risurrezione di Cristo non c'era la possibilità di accedervi.

Riferitevi alla vita di Cristo nel Nuovo Testamento, ai Vangeli. Vi incoraggio, voi che leggete, a non farvi prendere dall'ira o dalla foga di giudicare, ma di considerare ciò che costui [testimonianza del 2017] vi sta dicendo. Vi posso dire che se avete dubbi o domande, pregate e chiedete di comprendere, perché costui dice la verità. Prego il Signore che aiuti, guidi, guarisca e dia pace a chi ha scritto tale testimonianza, e che comprenda che tutto ciò era destinato - a ragione - a educare altri. Dio vi benedica, e ricordatevi Matteo 7,15: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci».



Alcuni nostri commenti per chiarire qualcosa a chi non è un asino ragliante...

Chi lascia commenti nei blog non intende scrivere precisissimi trattati teologici, ma veicolare impressioni, idee, notizie, esperienze. Figurarsi se scrive da cellulare. Quindi evitiamo, cortesemente, di cercare il pelo nell'uovo, e andiamo all'essenziale. Quando il saggio indica la luna, lo stolto si limita a guardare il dito - e, desideriamo qui aggiungere, il furbetto fa finta di vedere solo il dito, anzi, solo l'unghia, anzi, vede un'unghia immaginaria e comincia a pontificare vastamente su quella.

I rapaci lupi dell'aristocrazia neocatecumenale vengono in veste di pecore ma vogliono sfruttаre le vоstre soffеrenze, le vostre difficoltà, le vostre incertezze, per far crescere la setta di Kiko. Sono come dei bulli che cercano una vittima: perciò vanno respinti e denunciati. Avvertono sempre urgenza di manipolare i fratelli delle comunità - specialmente i più giovani e vulnеrabili - perché il Cammino sta "invecchiando": le adesioni sono ai minimi storici, le comunità si estinguono (vengono fuse, o addirittura soppresse), i fratelli delle comunità hanno sempre meno figli (sicché si è "bruciato" anche il trucchetto di formare nuove comunità fatte di figli del Cammino).

L'importanza del commento tradotto qui sopra riguarda il fatto che il Cammino consente che avvengono abusi ai danni di persone deboli. In qualità di cattolici, noi respingiamo e condanniamo quegli abusi, quello sfruttare persone innocenti e deboli, quell'accusare falsamente di essere «senza fede» o «contro Dio» chiunque non si pieghi.

sabato 22 febbraio 2025

Catho-washing neocatecumenale - cioè l'ipocrisia degli eretici

Glossario per i non addetti ai lavori:

  • "Annuncio": autocelebrazione stagionale di Kiko, in cui annuncia sé stesso.
  • "Kerigma": le elucubrazioni "annunciate" da Kiko, farcite di eresie e di svarioni tragicomici.
  • "SRM": seminario neocatecumenale Redemptoris Mater, uno degli oltre cento avamposti kikolatri nel mondo, solitamente consistente in un presbikiko e un paio di "seminaristi".
  • "SRM Roma": il primo SRM aperto nel 1990 grazie al cardinal massone Ugo Poletti.
  • "Catho-washing": quando si aggiunge un po' di decorazione fintamente cattolica sopra un coacervo di eresie e malvagità, per farle sembrare cattoliche a chi non è abbastanza informato. Si applica il noto detto partenopeo: "Pascà, è inutile che aggiungi rum: una cacca non diventerà mai un babà".

Ci permettiamo qui sotto di spiegare alcuni termini da pagina 18 dell'Annuncio di Paskiko 2024, desiderando mettere alla luce la smania neocatecumenalizia di sembrare più cristiani dei cristiani.

 "Accompagnato dai sacramenti": per la nostra salvezza Nostro Signore ha istituito i sacramenti, non i "kerigmi" di autoeletti "iniziatori", nemmeno se questi ultimi si autoproclamassero "ispirati dallo Spirito". Infatto lo Spirito non suscita eresie, né ipocrisie, né malvagità, né pagliacciate liturgiche.

"Morire gli uni per gli altri": modo troppo pomposo per indicare la virtù della carità; nel Cammino, però, contiene il sottinteso che quella virtù vale solo all'interno delle comunità neocatecumenali e solo sotto la direzione dei cosiddetti "catechisti" del Cammino. Se compi un atto di carità verso qualcuno che non ti è stato indicato esplicitamente da tali "catechisti", infatti, "sei un superbo", "hai un idolo", "non stai facendo bene il Cammino", ecc.

"Perché il Kerygma porti frutto": «affinché le elucubrazioni di Kiko e Carmen continuino a prоdurre i pessimi frutti che hanno prodotto dal 1964 fino ad oggi». Frutti di idolatria, di ipocrisia, di mancаnza di carità, di clericаlismo, di eresia, di sacrilegi eucaristici...

"Crоcifiggerci per gli altri": modo troppo pomposo per indicare la virtù della pazienza; stranamente non si tratta mai di esercitare tale virtù verso persone che criticano il Cammino...

"Amare il nostro fratello": fratello di comunità, s'intende; e s'intende che devono anche "volare le sedie", altrimenti non stai "facendo bene il Cammino". Invece, verso le persone esterne al Cammino, i neocatecumenali vengono addestrati a fingere di essere sempre calmi e sorridenti, in modo da poter dire all'interlocutore "ma perché si altera?", col sottinteso: "io non mi altero, dunque io ho ragione".

"Non resistere al male": ipocrisia pura, visto che sono abituati a minacciare azioni legali, compiere vendette e rappresaglie, fare mobbing e doxxing, verso chiunque critichi il Cammino - specialmente quando lo critica in modo pacato, documentato, e con testimonianze dettagliate. (Nota: per gli adepti di Kiko, una "testimonianza" è tale solo se favorevole al Cammino, a Kiko, e ai suoi pretoriani cosiddetti "catechisti").

"Lavanda dei piedi": un gesto liturgico della Chiesa interno alla liturgia del giovedì santo, che i neocatecumenali hanno staccato e alterato per trasformarlo in carnevalata autocelebrativa comunitaria.

"Sermone della cena": enorme fiume di parole kikolatriche, di cui se ne poteva proprio fare a meno. Chissà perché lo chiamano "sermone", come i protestanti. Forse per indicare che a parlare è un cosiddetto "catechista" laico anziché un sacerdote?

"Non accettiamo di essere umiliati dai nostri fratelli": sottinteso che i fratelli di comunità sono autorizzati a umiliare gli altri fratelli (alla faccia dell'amare il nostro fratello). Sottinteso del sottinteso: i cosiddetti "catechisti" devono umiliare tutti, ma non devono ricevere alcuna critica perché altrimenti "stai criticando lo Spirito"...

"È importante che non solo il presbìtero... si umilia": nel Cammino si comanda che il gesto liturgico del sacerdote debba essere scimmiottato dai laici. In questo caso col termine "umiliarsi" vogliono intendere un "accettare che qualcun altro reciti la scenetta del lavare i tuoi piedi". Ribadiamo che nella liturgia cattolica è il sacerdote a compiere il gesto, che ha valore simbolico (cioè non riguarda nel merito ciò che i partecipanti avrebbero da perdonarsi).

"Ma anche noi che ci mettiamo al servizio dei fratelli": si intende dei fratelli del Cammino; in quel contesto il "servizio" sarebbe il darsi da fare nel cerimoniale kikolatrico che scimmiotta (e modifica) il segno liturgico della lavanda dei piedi della liturgia cattolica.

"Prendendo su di noi i loro peccati": colossale idiozia, anche se volesse scimmiottare l'offrirsi come vittima per i peccati di altri. Infatti ognuno è responsabile dei propri peccati, e spesso è anche vittima dei peccati altrui. Ma anche se è possibile offrire preghiere e penitenze per le anime altrui, nessuno prende formalmente "su di sé" i peccati" degli altri, in quanto i peccati sono offesa a Dio (per cui non bastava una riparazione umana, non bastavano olocausti e sacrifici, se non quello di Nostro Signore, vero uomo e vero Dio). In altre parole, nel Cammino confondono i peccati con le sofferenze e le difficoltà...

"Significa accettare che la croce è...": bisogna diffidare di chi cerca di infilare significati diversi (anche se "eleganti") su ciò che fa e dice la Chiesa. Nella sua plurimillenaria saggezza, la Chiesa (che ci ha sempre insegnato che solo Dio merita adorazione) ha stabilito il rito dell'adorazione della croce, per farci meglio comprendere il Venerdì Santo, la Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. In qualità di cattolici, seguiamo ciò che ha sempre fatto e celebrato e insegnato la Chiesa, senza infilare a forza "nuovi significati" (che hanno sempre il sottinteso che i "vecchi significati" insegnati dalla Chiesa sarebbero superati, incompleti, sbagliati).

"La croce è il cammino luminoso...": tanta pompa magna per evitare di dire che nel Vangelo l'espressione «rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (cfr. Lc 9,23) ci insegna che siamo chiamati alla salvezza attraverso le difficili circostanze della vita di ogni giorno, e che siamo chiamati a costo di rinnegare le nostre cattive inclinazioni (attraverso le penitenze, la preghiera, le opere buone) e i peccati (attraverso la confessione, l'unzione degli infermi, il battesimo).

"Vivremo una notte di festa": sono solo alcune comunità monastiche a passare la notte di Pasqua in veglia e preghiera. Nella Chiesa cattolica, infatti, a parte la "messa della notte" (che raramente comincia più tardi delle 23), non è richiesto di far levatacce o seratacce o nottatacce, tanto meno alle persone anziane, ai bambini, ai malati. La Chiesa non impone fardelli da farisei, ma usa il buon senso. Nel Cammino, invece, si fa la nottataccia con interminabile digiuno, e con grande cagnara alle sei del mattino - dove dei poveracci che bevono a stomaco vuoto si ubriacano o peggio, e altre scenette mondane tutt'altro che di manifestazione di fede nel Risorto.

"Anche i bambini la stanno desiderando": che ipocrisia! È come dire "il mio gatto è vegano".

"È un modo per catechizzarli": in senso kikiano, s'intende.

"Coloro che hanno terminato l'itinerario neocatecumenale sono chiamati a vivere 50 giorni di festa": chiamati da Kiko, non dalla Chiesa; festa per Kiko, non della Chiesa; e naturalmente dovranno continuare a pagare la Decima e a dipendere dai cosiddetti "catechisti", poiché il Cammino Neocatecumenale non termina mai, nemmeno dopo vari decenni quando sarebbe ufficialmente "terminato".